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Il destino di una notte: Harmony Destiny
Il destino di una notte: Harmony Destiny
Il destino di una notte: Harmony Destiny
E-book147 pagine2 ore

Il destino di una notte: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Un appuntamento al buio può essere rischioso, soprattutto quando l'uomo che ti trovi davanti è bello, sexy e bugiardo!



Andare a un appuntamento al buio con uno sconosciuto non rientra certo nei suoi programmi, ma in gioco c'è un'eredità da milioni di dollari e a Julie Nelson non conviene fare la schizzinosa. Anche perché ad attenderla a quel tavolo c'è l'uomo più affascinante che lei abbia mai visto. Alto, moro, sensuale in ogni gesto, lui non è proprio il tipo che si sarebbe aspettata di trovare. E, quando giunge il momento di scambiarsi il bacio della buonanotte, Julie decide di continuare la serata con l'uomo del mistero in camera da letto. Ma al risveglio l'attende un'amara sorpresa e la sensazione che il destino si sia preso gioco di lei.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788858946831
Il destino di una notte: Harmony Destiny
Autore

Susan Mallery

Susan Mallery is the #1 New York Times bestselling author of novels about the relationships that define women’s lives—family, friendship, romance. As “the master of blending emotionally believable characters in realistic situations” (Library Journal), she has sold over forty million copies of her books worldwide. Susan grew up in California and now lives in Seattle with her husband. She’s passionate about animal welfare, especially that of the ragdoll cat and adorable poodle who think of her as mom.

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    Anteprima del libro

    Il destino di una notte - Susan Mallery

    successivo.

    1

    Il suo primo appuntamento al buio era stato un tale disastro che Julie Nelson aveva giurato a se stessa di non accettarne altri per il resto della sua vita.

    Il tipo in questione aveva flirtato con tutte le ragazze presenti nel locale, tranne lei, aveva mangiato a quattro palmenti e, alla fine, se l'era squagliata senza dire nulla, lasciandola a piedi e con un conto salato da pagare. Aveva sedici anni, all'epoca, e se non fosse finita in ospedale per un'intossicazione alimentare, sarebbe probabilmente riuscita a dimenticare in fretta la brutta serata.

    Vomitare poi addosso all'unico infermiere carino del reparto era stato il massimo della vergogna.

    Mai più appuntamenti al buio, aveva quindi giurato a se stessa.

    Fino a quella sera.

    «Andrà malissimo, me lo sento» borbottò mentre porgeva le chiavi dell'auto al parcheggiatore e si incamminava verso l'ingresso di uno dei ristoranti più in della West Coast. «Devo essermi rincretinita. Che diavolo ci faccio qui?»

    Domanda superflua, dal momento che conosceva bene la risposta. Lei e le sue due sorelle si erano trovate a dover scegliere a chi delle tre toccasse uscire una sera a cena con Todd Aston III, un ricco e spregiudicato uomo d'affari. L'antica tradizione di famiglia di prendere tutte le decisioni più importanti giocando una mano di sasso, carta e forbici aveva destinato a Julie il ruolo della perdente e, pertanto, l'odioso appuntamento.

    Si faceva sempre fregare con le forbici, e le sue sorelle ormai lo sapevano.

    Aprì la porta a vetri ed entrò nell'affollato atrio, serpeggiò tra una moltitudine di gente ben vestita, finché non le si parò davanti l'addetta all'accoglienza clienti, una biondina magrissima dal viso pallido ed emaciato.

    «Sono a cena con il signor Aston» disse, resistendo alla tentazione di suggerire alla ragazza di mangiare un po' di più.

    La giovane donna consultò il libro delle prenotazioni. «Il signor Aston è già qui. L'accompagno al tavolo.»

    Julie seguì miss Grissino in fondo alla sala, sforzandosi di non mettere a confronto i propri fianchi -che fino ad allora le erano parsi appena rotondi - con quelli inesistenti della ragazza che le camminava davanti.

    A ogni modo, il senso di inadeguatezza fisica era di gran lunga preferibile all'ansia che le opprimeva il petto all'idea di dover cenare con Todd Aston III. Che effetto faceva vivere con un numero attaccato al cognome? Se lo immaginava anziano, in completo gessato, con l'aria tronfia e il ventre sporgente, e le stava già scappando da ridere quando la giovane accompagnatrice si fermò davanti a un tavolo in un angolo, indicando un uomo che non era decisamente né anziano, né tronfio, tanto meno con la pancetta.

    Todd Aston si alzò in piedi e sorrise. «Salve. Tu devi essere Julie.»

    Perdere a sasso, carta e forbici non era mai stato così bello, pensò, constatando l'imponente statura dell'uomo che la sovrastava, nonostante i tacchi altissimi indossati per l'occasione. Todd era giovane, bello, con un paio di occhi scuri e un sorriso che le fece venire in mente quello che il lupo cattivo doveva aver sfoderato con la povera Cappuccetto Rosso.

    E, di primo acchito, sembrava conoscere le buone maniere, quindi non correva il rischio di trovarsi a fine serata da sola, con un conto da pagare.

    «Buonasera, Todd» lo salutò. «Piacere di conoscerti.»

    Lui le spostò la sedia, un gesto galante e inaspettato, poi riprese posto. Miss Grissino li lasciò soli.

    Julie lo osservò attentamente, soffermandosi sui capelli scuri, l'accenno di fossetta sulla guancia sinistra e la cravatta griffata che era probabilmente costata una cifra superiore alla sua ultima rata del mutuo.

    «Accidenti!» si lasciò sfuggire, con la spontaneità che la contraddistingueva.

    Lui inarcò un sopracciglio con aria perplessa, ma anche divertita. «Niente educati commenti di circostanza sul tempo o sul traffico?»

    «Oh, certo, sì, se preferisci. Che bella giornata, però che vuoi, siamo nel Sud della California ed è normale che sia così. In quanto al traffico... scorrevole. La tua giornata? Tutto bene?»

    Lui sorrise di nuovo, increspando lievemente la fronte e scrutandola con sguardo sorpreso e incuriosito. «Non sei il tipo di donna che mi aspettavo.»

    «Cioè... più giovane, rifatta, svenevole?»

    Una risata gli vibrò in gola, calda, corposa. «Ah-ah, che fine hanno fatto le frasi di rito? Non si parla così a un uomo che si è appena conosciuto» la bacchettò scherzosamente. «Tua madre che direbbe?»

    Julie finse di riflettere. «Non bere più di un bicchiere di vino, assicurati che sia una persona perbene, poi, se ti piace, dagli pure il tuo numero di telefono.»

    A quel punto, lui scoppiò a ridere. Un suono così robusto, virile.

    Aveva fatto la spiritosa fino a quel momento, ostentando sicurezza, padronanza di sé. Ma, quando la risata si compose in un sorriso, Julie avvertì un fremito percorrerla da capo a piedi.

    E pensare che non voleva neppure presentarsi a quell'appuntamento al buio. Che cosa si sarebbe persa!

    «Ottimo consiglio» approvò lui. «Tua madre mi piace.»

    «Uhm... dici così perché non la conosci.»

    Un cameriere si avvicinò al tavolo e porse loro i menu, poi prese le ordinazioni delle bevande. Todd scelse uno scotch invecchiato e lei ordinò una vodka tonic.

    «Non segui i consigli della mamma?»

    Julie fece spallucce. «Da un pezzo, ormai.»

    «Che cosa fai nella vita?»

    «L'avvocato. Da due anni sono associata a uno studio legale che si occupa di diritto internazionale.»

    «Caspita. Sei già iscritta all'Ordine?»

    «Ovvio.»

    «Uhm. Mi sembri una grintosa.»

    «Ora che so il fatto mio, sì. Ma ti assicuro, non è stata una passeggiata lavorare diciotto ore al giorno e studiare contemporaneamente.»

    «Di che cosa vi occupate, precisamente?»

    «Di diritto societario. Io personalmente sono specializzata in contratti e rapporti con la Cina.»

    «Perbacco.»

    «Lo sai che parlo il mandarino?»

    Si capiva che lui era sempre più sorpreso, anche se lo mascherava bene. Evidentemente, non si aspettava di cenare con una professionista di livello come lei. «Complimenti.»

    «Grazie.»

    Il suo sguardo si fece più intenso mentre la scrutava. «Non ci sto capendo più niente. Credo che dovremmo ricominciare tutto dall'inizio.»

    Julie trovò divertente la sua confusione. «Perché? Stavamo andando così bene.»

    «Dal tuo punto di vista, forse. Mia zia Ruth mi dice che c'è una giovane donna che mi vuole conoscere. Mi viene indicato il posto, l'ora, ed eccomi qui. Ti ripeto, mi aspettavo una persona... diversa. Devo dire che sei una piacevole sorpresa.»

    Lei posò lo sguardo sulle sue spalle larghe. O trascorreva ore in sala pesi o aveva di costituzione il fisico del nuotatore. Quale che fosse l'ipotesi esatta, il risultato era strepitoso.

    «Fai sempre quello che ti dice zia Ruth?»

    «Non sempre, ma spesso.» Todd si strinse nelle spalle. «Per la verità, è la mia prozia. È molto buona con me e io l'adoro. Non succede spesso che mi chieda qualcosa, ragion per cui, quando ciò accade, tendo ad accontentarla. Soprattutto quando per lei è una cosa importante. E stavolta lo era.»

    O diceva la verità o era bravissimo nel raccontare frottole. Non sapeva bene perché, ma in cuor suo Julie sperava che fosse sincero.

    «Anche tu sei stato una piacevole sorpresa» ammise, decidendo di fidarsi di lui, almeno per il momento. «Sai, mi aspettavo di trovarmi davanti uno di quei boriosi uomini d'affari con un completo gessato e la pancetta...»

    «La pancetta?» le fece eco lui, ridendo. «Avrei preferito più un tipo alla James Bond.»

    «Ma non sei inglese!»

    «Posso sempre lavorare sull'accento.»

    Julie si sporse verso di lui, scrutandolo con aria cospiratoria. «Dimmi la verità, che cos'è che invidi di più a James Bond, l'auto superaccessoriata o le belle donne?»

    «Tutt'e due.»

    «Uhm. Perlomeno sei stato sincero.»

    «E questo ti sorprende?»

    In realtà, sì. «Bene, James-Todd, tutto quello che so di te è che adori zia Ruth. E che porti un numero dopo il cognome, naturalmente... ma meglio non entrare in merito alla questione.»

    «Perché? C'è per caso qualcosa che non va nel portare un numero dopo il cognome?»

    «Stai scherzando? Chissà che emozione scrivere quelle tre grandi aste ogni volta che firmi un documento.»

    Lui la guardò di sottecchi, un sorriso appena accennato. «Ho come l'impressione di cogliere una vaga ironia.»

    Era davvero affascinante, rifletté Julie, lasciandosi nuovamente soggiogare da quel suo sorrisetto indolente.

    Intanto, era arrivato il cameriere con le bevande. Quando si fu allontanato, Todd innalzò il suo bicchiere.

    «All'inaspettato incontro con una donna bella, simpatica e intelligente» proclamò.

    «Grazie.» Julie toccò il bicchiere con il suo.

    Prese male le misure e le loro dita si toccarono fuggevolmente. Si sfiorarono appena, ma lei avvertì il contatto con intensità. Se ci fosse stata sua sorella Willow, le avrebbe sicuramente detto che era l'universo che le inviava un messaggio e che lei sarebbe dovuta stare ad ascoltare. E sua sorella Marina avrebbe subito voluto sapere se era Todd l'uomo a lei predestinato.

    «E tu, di che cosa ti occupi?» gli domandò.

    «Di scrittura aerea. Sai, quegli orribili messaggi che la gente si scambia tra le nuvole. Barney ama Cathy. John, compra il latte

    Spiritoso. Julie bevve un altro sorso e attese, con teatrale impassibilità.

    Todd emise un sospiro. «Lo vuoi proprio sapere? Investo in piccole società senza speranze, le rimetto a nuovo e le rivendo a qualcun altro, guadagnando cifre da capogiro. In poche parole, faccio lo speculatore. Una cosa vergognosa.»

    Le venne da ridere. «Un vero avvoltoio. E io che credevo ti occupassi della fondazione di famiglia.»

    «C'è un apposito comitato per quella. Lo so che c'è gente che mi crede un fannullone, un inetto, per via di quel numero dopo il cognome. Io invece mi diverto di più a farli i soldi, anziché scialacquarli. Certi pregiudizi sono difficili da sradicare, tu dovresti saperlo bene.»

    Julie inarcò le sopracciglia con aria interrogativa.

    «Scommetto che c'è gente che non ti dà abbastanza credito come avvocato solo perché sei una donna.»

    «Come fai a saperlo?»

    «Perché è venuto spontaneo anche a me storcere il naso quando mi hai detto che ti occupavi di diritto internazionale.»

    «Tipico di voi maschietti considerare una donna più tagliata per la famiglia che per gli affari.»

    «È così, infatti.»

    «Ma non me ne faccio un cruccio. Anzi, sfrutto il pregiudizio a mio vantaggio. Il lavoro è

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