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Doppio inganno (eLit): eLit
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E-book164 pagine2 ore

Doppio inganno (eLit): eLit

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Info su questo ebook

The Kingsley Baby 2
Trentun anni dopo il rapimento di Adam Kingsley, Andrew, suo fratello gemello, perde la vita in un incidente dai risvolti inquietanti. Poco tempo dopo si presenta a villa Kingsley un uomo straordinariamente somigliante ad Andrew che afferma di essere Adam, l'erede scomparso. È la fine di un incubo o solo lo scherzo crudele di un impostore? Hope, giovane vedova di Andrew, è sicura che ci sia sotto qualcosa di losco. L'unico che può aiutarla a scoprire la verità è Jake McClain, il suo primo grande amore...
LinguaItaliano
Data di uscita31 ago 2017
ISBN9788858973721
Doppio inganno (eLit): eLit
Autore

Amanda Stevens

Amanda Stevens is an award-winning author of over fifty novels. Born and raised in the rural south, she now resides in Houston, Texas.

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    Anteprima del libro

    Doppio inganno (eLit) - Amanda Stevens

    successivo.

    Prologo

    «Sembri disperato.» La donna si sedette al bancone del bar accanto ad Andrew Kingsley e incrociò le gambe snelle.

    Lui le rivolse uno sguardo ammirato. Lei indossava un abito nero aderente molto sexy. Aveva gli occhi blu e i capelli così biondi da sembrare quasi bianchi e il suo viso ovale era pallido e perfetto.

    In un altro momento avrebbe ricevuto la completa attenzione di Andrew, ma non allora. Non dopo la discussione che aveva appena avuto con Hope. Dopo dieci anni di matrimonio, lei voleva il divorzio e non c'era niente che lui potesse fare.

    «Allora, è vero?» insistette la donna.

    «È vero cosa?»

    «Che sei disperato.»

    «Diciamo di sì» confermò scrollando le spalle.

    Lei gli si fece così vicina che lui poté avvertire il suo profumo molto seducente. «Lasciami indovinare. Tua moglie ti ha scaricato e tu ti sei giocato fino all'ultimo quattrino.»

    «Sei una sensitiva, per caso?» le mormorò.

    La donna sorrise accattivante. «Non proprio, ma sono molto intuitiva. Mi chiamo Carol, comunque.»

    Andrew si rivolse al barista. «Carol vuole qualcosa da bere.»

    L'uomo la squadrò con sguardo di approvazione. «Cosa prende?»

    «Vino bianco.»

    Le servì il vino e portò un altro whisky per Andrew. Era il quarto bicchiere che beveva e generalmente non superava mai i due quando doveva guidare. Ma non capitava tutte le notti di perdere la moglie, i soldi e forse anche la vita, se non avesse trovato il modo di ripagare i suoi debiti di gioco.

    Carol sfiorò con il dito l'orlo del bicchiere. «Perché non mi parli dei tuoi problemi? Forse posso aiutarti.»

    «Non credo che tu sia in grado di ridarmi mia moglie» commentò.

    «Potresti sorprenderti delle mie abilità.»

    «Senti, sei una donna davvero molto attraente e sono certo che la maggior parte degli uomini qui dentro vorrebbe raccontarti la sua storia, ma ora come ora io non sono in vena di parlare.»

    La donna non sembrò minimamente turbata dal suo secco rifiuto. In realtà non sembrava nemmeno l'avesse ascoltato. Il suo sguardo era rivolto alla televisione e lei sembrava totalmente immersa nella notizia che stavano trasmettendo in merito a una recente decisione politica del Presidente.

    «Davvero interessante» mormorò lei.

    Andrew sollevò il bicchiere. «Se lo dici tu.»

    «Non segui la politica?»

    «Non più di quanto sia necessario.»

    Lei si accigliò, come se l'informazione l'avesse contrariata. «Hai mai sentito parlare di un'organizzazione chiamata Commissione Grayson

    Andrew scrollò le spalle annoiato. «Non saprei.»

    «È un gruppo di persone potenti, alcune del mondo economico, altre del mondo politico e altre ancora della malavita, se così si può dire. Sono sempre alla ricerca di possibili candidati politici, persone che, qualora fossero elette, sarebbero sensibili a una certa causa.»

    «E allora?»

    «Allora pensavo a te.»

    Andrew la guardò allibito, poi scoppiò a ridere. «Stai scherzando, vero? Non mi conosci nemmeno. E poi, come ti ho già detto, non mi interessa la politica.»

    «Ma tu sei un Kingsley.»

    «Come fai a sapere chi sono?»

    «Tutti a Memphis conoscono i Kingsley. Ho letto tutto su di te. La tua famiglia ha un passato illustre nella politica. Trent'anni fa tua nonna riuscì a far eleggere tuo padre governatore nonostante fosse stato abbandonato da tutti i suoi sostenitori.»

    «Se conosci la storia bene come dici, allora saprai anche che è stata la pietà a garantirgli il posto. Le elezioni si tennero proprio quando mio fratello gemello fu rapito e ritenuto poi morto.»

    «Non sottovalutare tua nonna, Andrew. Noi non lo facciamo. È una donna molto potente e con il suo appoggio e quello della Commissione, potresti diventare un candidato davvero imbattibile.»

    «Anche ammesso che fossi interessato alla politica, il che non è così, dimentichi una cosa. Non conduco una vita che mi garantisca di accattivarmi le simpatie dei votanti.»

    «Questo non sarebbe un problema.»

    «Certo che lo sarebbe.» Il secondo e avventato matrimonio di suo padre gli aveva rovinato la carriera sul na scere. E, in confronto alla sconsideratezza di Andrew, quello non era nulla.

    «All'interno della Commissione Grayson ci sono delle persone che possono attribuirti il passato che vogliono.»

    «Nessuno è più in grado di farlo. Non esistono agenzie di pubbliche relazioni nel paese che riescano a tenere qualcosa nascosto ai media.» Non ci sarebbe voluto molto perché un reporter scoprisse il suo legame con Simon Pratt, un ben noto gangster della zona.

    «Credimi, quello non sarebbe un problema.»

    La sua insistenza cominciava a irritarlo. «Senti, non so chi tu sia o dove voglia arrivare, ma non mi interessa la politica, la Commissione Grayson e qualsiasi altra cosa in questo momento. Voglio solo essere lasciato in pace, d'accordo?»

    «Forse potresti ripensarci, Andrew» insistette chinandosi verso di lui. «Una mia parola e i tuoi debiti sarebbero estinti.»

    Andrew spalancò gli occhi. «Come sai dei miei debiti? Chi diavolo sei?»

    «Simon Pratt è un uomo molto pericoloso, da quel che so. Ho sentito dire che non si limita a spezzare braccia e gambe a coloro che non saldano i debiti. Non vorrei proprio che accadesse a te.»

    Andrew la guardò disgustato. «Allora le cose stanno così. Lavori per Pratt, vero? Questa è una sorta di gioco che lui ha architettato per tormentarmi.»

    «Questo non è un gioco, credimi. Ti sto offrendo l'opportunità della tua vita. Pensaci bene, Andrew. Quante persone hanno la possibilità di ricominciare? Di veder cancellati gli errori del passato come se non li avessero mai commessi? Potresti diventare l'uomo che tua moglie avrebbe voluto tu fossi.»

    Per un attimo Andrew si lasciò tentare da quella prospettiva, ma poi scosse il capo. «Tu sei pazza. Non sai niente né di me né di mia moglie. Il nostro matrimonio è finito, e così anche la mia vita.»

    «Potrebbe non essere così.»

    «E invece sì. Credimi, per questa città è come se fossi morto.»

    Il sorriso della donna si fece misterioso. «Curioso che tu dica così.»

    Andrew ignorò il suo commento e continuò a bere.

    «Be', se non possiamo entrare in affari, ci possiamo almeno salutare da amici» propose Carol avvicinando il bicchiere a quello di Andrew. «Alle seconde chance.»

    «A niente» replicò lui, scolandosi il contenuto del bicchiere.

    Dapprima il whisky gli bruciò lo stomaco, ma poi divenne un piacevole tepore. Andrew guardò la donna e lei si leccò le labbra.

    «Andiamo via da qui» gli propose. «Cerchiamo un posto tranquillo per parlare.»

    «Di politica?»

    «No, di te e me.»

    La piacevole sensazione di intorpidimento fu presto seguita da una pesantezza alla testa e da un senso di nausea. «Non mi sento bene» le confessò.

    «Hai bisogno di un po' di aria fresca» gli suggerì Carol, aiutandolo ad alzarsi e accompagnandolo nel parcheggio.

    «Sarà meglio che chiami un taxi» mormorò Andrew giunti vicino alla sua auto. «Non credo di essere in grado di guidare.»

    «Ti accompagnerò io» si offrì lei rovistandogli nelle tasche.

    Lasciò che la bionda lo aiutasse a salire in macchina e la guardò mettersi al volante. Lei accese il potente motore, poi imboccò l'uscita del parcheggio.

    Il bar era fuori mano, a diversi chilometri da Memphis, vicino a una cittadina chiamata Shepherd. Andrew ci andava spesso perché lì nessuno lo conosceva. Eccetto la bionda, che in qualche modo aveva saputo che l'avrebbe trovato lì. A quel pensiero, la strada deserta gli sembrò particolarmente pericolosa.

    Chi sei?, cercò di chiederle, ma le parole non gli usci rono dalla bocca. Il dolore alla testa era sempre più lancinante e Andrew andò a sbattere contro la portiera.

    «Andrew?» Dato che lui non riusciva a risponderle, la donna pensò che fosse svenuto. «Dannazione, non era così che doveva succedere» mormorò.

    Che cosa?, cercò di urlare Andrew. Che cosa mi hai fatto? Ferma la macchina! Fammi scendere!

    «Starai bene» continuò a parlare la donna. «Credimi, andrà tutto bene.»

    Con uno slancio, Andrew si scagliò sul volante. Carol urlò, cercando di togliergli le mani dalla guida. Lottarono per diverso tempo, poi l'automobile uscì di strada. Carol urlò ancora e alzò le braccia per ripararsi il volto, mentre la vettura si schiantava contro un tronco d'albero.

    L'ultima cosa che Andrew sentì fu il rumore della lamiera contro il legno. L'ultima cosa che vide fu il sangue sul parabrezza. L'ultima cosa a cui pensò fu che questa volta Jake aveva vinto.

    La sfida era finita una volta per sempre.

    1

    La macchina gli ricordava un proiettile rosso, veloce e pericoloso. Jake McClain adagiò la piantina nel buco appena scavato, poi si alzò ad ammirare la Viper che affrontava le strette curve del sentiero che conduceva a casa Kingsley.

    Accanto a lui suo padre, che era da sempre il giardiniere dei Kingsley, continuava il suo lavoro con irritante meticolosità.

    «Papà, di chi è quella macchina? Non l'ho mai vista qui prima d'ora.»

    Gerald alzò lo sguardo, poi riprese a lavorare. «Non ti interessa. Non impicciarti degli affari dei Kingsley.»

    Jake si accigliò. Da quando si era trasferito dal padre, un paio di settimane prima, non avevano fatto altro che litigare. Ma cos'altro poteva fare? Suo padre era reduce da un lieve attacco cardiaco e lui aveva dovuto vendere la sua casa per coprire le spese legali sostenute per opporsi al suo licenziamento dal dipartimento di polizia.

    Ma se era vero che ultimamente era stato sfortunato, Jake ora stava risalendo la china. Aveva già aperto un'agenzia investigativa ed era in cerca di clienti. E intanto poteva approfittare dell'accoglienza di suo padre per svolgere ulteriori indagini sulla morte di Andrew Kingsley.

    Jake aveva scoperto che negli ultimi tempi Kingsley era stato coinvolto in affari loschi e lui era stato ben determinato a scoprire quali fossero per affossare il suo nemico di sempre. Invece, Kingsley era morto in un incidente d'auto e lui era stato licenziato per aver svolto indagini senza autorizzazione, infrazione che normalmente implicava una lavata di capo o al massimo una sospensione. Ma Jake era stato licenziato perché Iris Kingsley era una donna potente e non avrebbe mai permesso che qualcuno infangasse la memoria di suo nipote.

    «Papà, tu sai tutto quello che succede qui. Chi è quello?» gli chiese mentre l'auto si fermava davanti alla casa.

    Gerald alzò lo sguardo sul figlio. «Lascialo perdere e rimettiti a lavorare. Non eri venuto ad aiutarmi?»

    «È tutto il giorno che lavoriamo senza sosta» gli rammentò Jake. «Perché sei così reticente?»

    «D'accordo» acconsentì con un sospiro. «So che non mi lascerai in pace finché non te l'avrò detto. Si mormora che debba arrivare un tizio che sostiene di essere Adam Kingsley. Suppongo sia lui.»

    Jake guardò suo padre con stupore. «Stai scherzando!»

    «Si è messo in contatto con la signora Iris proprio ieri.»

    «Ieri? Vuoi dire che lei ha accettato di vederlo così presto? Chissà che frottole le ha raccontato.»

    Adam Kingsley, il gemello di Andrew, era stato rapito dalla casa paterna all'età di tre anni. Il suo presunto cadavere era stato ritrovato in una fossa vicino alla proprietà dei Kingsley ed era stato sepolto nella tomba di famiglia. Ma qualche mese prima, a trentun anni dall'accaduto, il vero rapitore aveva finalmente confessato il reato e tutto era cambiato.

    Raymond Colter, un ex poliziotto, confessò di aver rapito il bambino insieme con una donna per chiedere il riscatto, ma poi lei era

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