Recita milionaria: Harmony Collezione
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Ospitando Georgie nella sua lussuosa villa sulla costa, si assicura che tutti credano a quella messinscena. Ma quando scoprirà che lei è in grado di incantarlo e sedurlo come nessun'altra donna è mai riuscita a fare, di colpo la loro finta relazione diventerà deliziosamente reale.
Cathy Williams
Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.
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Recita milionaria - Cathy Williams
successivo.
1
Georgina alzò lo sguardo sull'antica imponente dimora che le stava di fronte. Be', non avrebbe dovuto aspettarsi nulla di meno. Alzò la mano verso il campanello: il suo cervello le diceva che poteva farlo, i piedi invece le suggerivano di aspettare un attimo e pensarci su.
Vinse il cervello e lei suonò. Aveva viaggiato per ore per arrivare lì e non aveva intenzione di andarsene senza aver detto al proprietario di quella lussuosa dimora a Kensington, un uomo per il quale aveva avuto una cotta paurosa all'età di sedici anni, che...
Dirgli cosa? Ehi, figurati un po'? Scommetto che non avevi mai pensato che noi potessimo avere una relazione, vero?
Matias non aveva idea di chi avesse suonato il campanello, ma il visitatore meritava una medaglia per la più azzeccata interruzione della storia. La gelida bionda appollaiata sul divano di pelle stava strillando da più di mezz'ora. E continuò a farlo seguendolo verso la porta di ingresso.
«Ti impedisco di rompere con me! Ho già detto a tutti che andremo insieme alla festa dell'anniversario il prossimo weekend! Ho già acquistato l'abito. C'è un'altra, non è vero? La conosco? Come puoi farmi questo? Io ti amo, e pensavo che anche tu mi amassi!»
Matias aveva smesso di rispondere alle sue domande almeno dieci minuti prima e non aveva intenzione di ricominciare. Aprì la porta e si immobilizzò.
«Matias.» Georgina si sporse a guardare dietro di lui, alla ricerca della fonte degli strilli. «Immagino di essere arrivata in un brutto momento...»
Era tentata di scappare via, ma non intendeva andarsene adesso che era lì. Detto questo, di colpo desiderò davvero darsela a gambe, perché per quanto potesse prepararsi all'impatto con l'aspetto stupendo di Matias, tutte le volte che lo vedeva si ritrovava a sbavare per lui.
La bocca secca, il cuore che pulsava rapido, il cervello che si annebbiava e il ricordo imperioso di quando era adolescente, con gli ormoni in fibrillazione, persa per un ragazzo che era sempre circondato da ragazzine adoranti e bavose.
E lei era stata tra quelle, anche se aveva sempre mantenuto segreta la sua cotta, anche perché era il tipo di ragazza che lui non avrebbe mai degnato di una seconda occhiata.
«Georgie, che diavolo ci fai qui?»
«Non è proprio il modo migliore per accogliere una vecchia amica. Avrei fatto meglio a non venire, Matias. Ho viaggiato per ore in treno, sono stanca e accaldata e ho bisogno di riposare.»
Detestava che quell'uomo fosse così sexy, quando era così stupido.
«Si tratta di mia madre, vero?» domandò Matias.
«Chi diavolo sei tu?»
Una bionda si era materializzata accanto a lui e Georgina si domandò quando Matias si sarebbe stancato di uscire con donne che erano una il clone dell'altra. Bionde alte con figure feline e un guardaroba che era basato sulla regola dell'indossare il meno possibile anche nel pieno dell'inverno. Quella particolare bionda aveva addosso un microabito rosso e sandali scarlatti con tacchi strepitosi, poiché era estate.
«È ora che tu vada, Ava.»
«Possiamo ancora farlo funzionare, Matias!»
Lui lanciò uno sguardo a Georgina e si passò le mani tra i capelli. «Non è possibile» rispose secco, andando a prendere la borsetta firmata della donna dal tavolo dell'ingresso e mettendogliela tra le mani mentre la sospingeva verso l'uscita. «Meriti qualcuno migliore di me.»
Georgina roteò gli occhi e si scostò di lato mentre la bionda le passava accanto, magra, alta sui suoi sandali, e infuriata.
«Molto sensibile da parte tua, Matias, addolcire la pillola dicendole che merita qualcuno che sia meglio di te» commentò poi Georgina seguendolo in casa e vedendolo dirigersi verso quella che doveva essere la cucina, come se avesse un bisogno disperato di bere qualcosa.
Che cosa diavolo ci vedevano tutte quelle donne in lui? D'accordo, era ricco, e aveva un bell'aspetto. Ma a parte questo... non c'era nulla di affascinante in quell'uomo. Piuttosto ironico, dal momento che era venuta lì per dirgli che loro si stavano vedendo da tempo in segreto, si erano innamorati ed erano coinvolti in una relazione appassionata che era destinata a...
A cosa?
Si mosse a disagio.
«Allora?» Matias non si girò a guardarla mentre si versava un bicchiere di whisky, esitando un attimo prima di offrirlo anche a lei, come se non si aspettasse che l'avrebbe accettato. Infatti lei rifiutò.
«Tua madre sta bene, per così dire.»
«Georgie, ho avuto un diavolo di giornata, quindi risparmiami i convenevoli. E poi non è nel tuo stile, sei più una che va dritta al sodo.» Si girò con le sopracciglia alzate, e non distolse lo sguardo quando i loro occhi si incontrarono. «Ho parlato con mia madre due giorni fa e stava bene, quindi che cosa c'è che non va?»
«Niente. La sua salute non è peggiorata. Ovviamente è ancora debole dopo l'ictus e non parla ancora tanto bene, ma sta facendo i suoi esercizi.»
«Bene.»
«Hai una bellissima casa, Matias.» Non si sentiva ancora pronta ad affrontare l'argomento che era venuta a trattare. Aveva i nervi a fior di pelle. «E per la verità, ora vorrei quel drink che mi hai offerto.»
«Whisky?»
«Vino, se ne hai. Grazie.»
«Ti avverto che non è biologico, anche se è molto costoso. Perciò pensaci due volte prima di versarlo nel lavandino perché non soddisfa i tuoi alti standard.»
Matias andò al frigorifero e prese una bottiglia di Chablis, poi si girò a guardarla.
Era vestita come sempre, con abiti informi disegnati apposta per non mettere in mostra le forme femminili, dai colori che non si adattavano a una figura non troppo alta e in carne, con brillanti capelli rossi. Le era così difficile fare un sforzo, si domandò?
«Molto divertente, Matias» commentò lei.
«Sappiamo entrambi quanto sei fissata per i cibi biologici. Non voglio macchiare la tua coscienza ecologica.»
«Sai essere davvero orribile, lo sai?» disse lei, mentre si guardava intorno nella cucina spettacolare. Ultramoderna e dotata di ogni possibile elettrodomestico.
«Ti mancherebbe se non lo fossi» mormorò lui senza battere ciglio e sostenendo lo sguardo di lei per qualche secondo più del necessario prima di velare gli occhi con le lunghe ciglia. «Che cosa te ne faresti di un Matias gentile e corretto?»
Georgina arrossì. «Ho viaggiato per ore. Il minimo che puoi fare è essere carino con me.»
«Già, l'hai fatto. E mi domando perché. Anzi, confesso di bruciare per la curiosità. Mi pare che tu non sia mai venuta in questa casa, o sbaglio?»
«Sai bene che non l'ho fatto.»
«In realtà, credo che non ti sia mai allontanata dalla più profonda e oscura Cornovaglia.»
«Sei sempre stato così snob nei riguardi della Cornovaglia. Non provi alcun legame con il luogo dove sei cresciuto?»
«No. Quindi continua, Georgie...» Le passò intorno guardandola con interesse. «Se non sei venuta a parlare di mia madre, allora perché sei qui? Non che il tuo arrivo non sia giunto in un momento opportuno.»
Si sedette su una sedia di fronte a lei e allungò le gambe su un'altra sedia. Sua madre ormai disperava per lui, perché prendeva e lasciava le donne senza neppure il tempo di respirare in mezzo.
Georgie colse un lampo divertito nell'oscurità dei suoi occhi e serrò la bocca. Voleva provocarla, ed era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Lo fissò con freddezza e le ci volle uno sforzo, perché lui era decisamente l'uomo più bello che avesse mai conosciuto. Dal padre argentino aveva ereditato i geni esotici, che si erano mescolati con la spettacolare bellezza inglese della madre. Era sempre stato il genere di bambino che richiamava una seconda occhiata, e crescendo era stato anche peggio.
Aveva un viso cesellato, il colorito bronzeo e i capelli scuri sempre un po' troppo lunghi. Gli occhi intensi, vividi.
«Sono qui proprio per parlare di tua madre, invece» ribatté Georgina. «Ma posso avere un attimo di riposo prima? Sono esausta.»
«Sono le sette. Hai mangiato?»
«Qualche sandwich in treno.»
«Ti porto fuori a cena.»
«Dubito di essere vestita per il genere di ristoranti che frequenti tu.»
«Che cosa ne sai tu di che genere di ristoranti frequento?»
Ma sorrideva, ricordandole che sotto le loro ovvie e insormontabili differenze c'era stato un tempo in cui erano stati legati.
«Perché sono furba.» Cominciava a sentirsi sopraffatta. «Grazie, ma no. Perché invece non mi mostri la casa?»
Il piano che aveva elaborato era stato frettoloso, una risposta alle circostanze, formulato su un impulso e messo in pratica prima di pensare ai dettagli e, peggio, alle conseguenze. E poi era stato troppo tardi per tirarsi indietro.
Rose Silva credeva che suo figlio fosse finalmente in procinto di sistemarsi, se non con la donna dei suoi sogni, di certo con la donna dei sogni di lei. Adorava Georgina. E finalmente avrebbe avuto qualcosa per cui vivere: la nuora che adorava. Suo figlio si sarebbe sistemato e sarebbe finita la processione di donne non adatte a lui. Ci sarebbero stati dei nipotini e ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto.
In pochi minuti l'innocente bugia di Georgina raccontata d'impulso si era trasformata in un'eccitata frenesia negli occhi dell'anziana donna, che aveva cominciato a fantasticare sui preparativi del matrimonio.
Lei aveva tentato di ridimensionare la cosa il più possibile, e ora eccola lì, davanti agli occhi scuri di quell'uomo con cui aveva dichiarato di avere una relazione seria. E doveva confessargli che un'innocente bugia detta a fin di bene si era trasformata in un missile sparato nello spazio. Aveva pregato Rose di non parlarne con il figlio, come di certo lei voleva fare per congratularsi, confessandole che avrebbero voluto farle una sorpresa insieme.
«Vuoi vedere la casa? Perché?»
«Voglio vedere quanto è superiore il tuo stile di vita qui a Londra» rispose lei pronta.
Matias piegò la testa di lato. «Perché ho l'impressione che ci sia qualcosa che mi sfugge?»
«Non devi mostrarmela se non vuoi.»
«Porta il bicchiere. Forse dopo un po' di alcol mi dirai che cosa c'è in ballo, Georgie.»
«Come mai sei così sospettoso?»
«Perché non sono nato ieri. E poi ti conosco. Più di quanto abbia mai conosciuto un'altra donna. Sei venuta per una ragione, e se non è perché mia madre ha bisogno di me per ragioni di salute, si tratta di qualcosa d'altro di cui hai timore di parlare. Denaro?»
Aveva preso a muoversi per cominciare il tour della casa, ma si fermò di colpo, al punto che quasi Georgina gli finì addosso. Lei poté aspirare pienamente l'aroma del suo dopobarba e prese subito a indietreggiare.
«Pensi che sia qui per... chiederti dei soldi? E dici di conoscermi?»
«Non è così insolito. Non hai idea di quante persone vengono a chiedermi del denaro quando sanno che avrei la possibilità di darglielo.»
«Perché dovrei chiedertelo, Matias? Ho un lavoro. Sono una fotografa di cibi e ricette. Per i tuoi standard potrà non essere pagato molto, ma per me è più che sufficiente. Quindi perché dovrei venire a domandarti un prestito?»
«Non ne ho idea. Chi lo sa in che genere di guai finanziari potresti essere incappata?»
Si girò e Georgina lo guardò oltraggiata. Nessuno riusciva a offenderla come lui, o a sfidarla. O a mandarle in tilt il sistema nervoso. Matias aveva ragione, si conoscevano molto bene, che le piacesse ammetterlo o no.
Dalle retrovie, lo aveva visto trasformarsi in un giovane distante e proibito