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Grazie, nonno!: Harmony Collezione
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E-book155 pagine1 ora

Grazie, nonno!: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Glielo doveva, a qualsiasi costo.

Zach Lowery ha i minuti contati e, purtroppo, nessuna soluzione in tasca. Hanno appena ricoverato per un grave infarto la persona che più gli è stata vicino da quando, alla tenera età di otto anni, è rimasto orfano di entrambi i genitori: suo nonno Pete.

E lui gli aveva solennemente promesso che...
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2017
ISBN9788858961070
Grazie, nonno!: Harmony Collezione
Autore

Judy Christenberry

Ex professoressa di francese, ha lasciato la carriera per dedicarsi al suo vero amore: raccontare storie.

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    Anteprima del libro

    Grazie, nonno! - Judy Christenberry

    successivo.

    1

    «Desidera un'altra tazza di caffè?»

    Senza sollevare il capo, Zach Lowery abbozzò un sorriso e spinse la tazza verso il bordo del tavolo. Lanciò uno sguardo alla mano che sorreggeva la caffettiera di vetro e pensò che non sembrava quella di una cameriera, che di solito erano arrossate e leggermente rugose a causa del lavoro.

    Le dita apparivano lunghe e affusolate, la pelle morbida e le unghie erano laccate di un rosa delicato. Lo sguardo di lui salì lungo il polso e il braccio, e raggiunse un viso incantevole, ancora più bello di quello della sua ex moglie. I ricci biondi e gli occhi blu ne mettevano in risalto i tratti delicati, mentre sotto lo sguardo indagatore di lui le guance si tinsero d'un rosso intenso.

    «Posso portarle qualcos'altro?» chiese lei con voce incerta, abbozzando un sorriso.

    Certo che avrebbe potuto!, pensò Zach in un impulso improvviso. Poteva portare un po' di pace a suo nonno, e dare a lui la possibilità di riscattarsi. Tutto ciò che doveva fare era scoprire chi fosse quella donna e convincerla a prestarsi al suo piano.

    «Chi è lei?» le domandò con una voce roca che sembrava rompere un silenzio durato secoli.

    Lei parve stupirsi a quella domanda diretta, poi si ricompose e accennò un mezzo sorriso. «Susan.»

    Lui la percorse da capo a piedi con uno sguardo indolente. Aveva un corpo sinuoso avviluppato in un leggero abito di maglia blu, il genere di fisico di cui spesso sognano gli uomini.

    «Susan, che ne direbbe di fidanzarsi?»

    Susan Greenwood era stanca di tutti i problemi che le erano stati causati della madre, stanca di essere l'unico punto di riferimento dei fratelli minori Paul e Megan, stanca di fare buon viso a cattiva sorte di fronte alle sorellastre Kate e Maggie.

    Da quando le sorelle maggiori avevano scoperto la sua esistenza, poco più di un anno prima, si erano offerte di aiutarla. Ma sebbene si fosse subito affezionata alle due donne, era troppo orgogliosa per scaricare sugli altri il peso dei suoi problemi, tanto che loro avevano finito per considerarla ostinata e forse un po' scostante.

    Inoltre era stanca degli uomini che la consideravano disponibile, giudicandola solo per il suo aspetto esteriore: un bel corpo e i capelli biondi.

    Nonostante ciò, non si sarebbe mai permessa di essere scortese con uno dei clienti del Lucky Charm Diner, nemmeno se questi le avesse appena rivolto una proposta di matrimonio. Non avrebbe mai fatto una cosa simile a Kate.

    «No, grazie.» Nel voltarsi per allontanarsi dal tavolo, riuscì persino a sorridere con aria disinvolta.

    «Aspetti!»

    «Ha bisogno d'altro?»

    «Non intendevo dire ciò che sembra.» Zach si passò una mano fra i capelli e aggiunse in tono gentile: «Guardi, le posso spiegare».

    «Non è necessario. Si goda il suo pasto.» Si voltò di nuovo e questa volta si sottrasse allo sguardo di lui, scomparendo dietro l'angolo.

    «Dovrai servire tu quel tizio la prossima volta» riferì a Brenda, la cameriera. «Vuole sposarmi.»

    «Dovrebbe capitare a me una fortuna simile!» esclamò la donna, di mezza età. «Certo, Jerry avrebbe qualcosa da obiettare se lo rimpiazzassi con un cowboy, anche se carino.»

    Susan sorrise, attraversò la cucina e si diresse verso il piccolo ufficio adiacente. Era solita dare una mano a Brenda quando il locale era affollato, ma in realtà la sua occupazione erano le pubbliche relazioni.

    Si sedette dietro la scrivania, sospirando. Aveva iniziato quel lavoro da appena una settimana e già aveva ricevuto più proposte del solito. Sollevò il dépliant che stava disegnando e pensò che forse avrebbe dovuto chiedere a quel cowboy di posare per la copertina. Le clienti sarebbero accorse numerose, se l'avesse fatto. Ma subito si risolse a non pensare più a quell'episodio. Un uomo non faceva proprio parte dei suoi piani, doveva dedicarsi al lavoro e a nient'altro.

    «Susan?» Brenda si affacciò sulla soglia. «Quel cowboy insiste che vuole parlare con te e io devo servire un sacco di clienti. Vuoi che chiami la polizia e lo faccia mandare fuori?»

    Susan sapeva che sarebbe stato controproducente per il locale. «Vedo se riesco a convincerlo ad andarsene» dichiarò alzandosi.

    Quando giunse al bancone dove il cowboy la stava aspettando, capì dalla sua espressione determinata che non sarebbe stato tanto facile liberarsi di lui.

    «Sì?»

    «Susan, le devo parlare.»

    «Serviamo dei buoni piatti, ma la conversazione non è inclusa nel menù.» Cercò di tenere un'espressione gentile, ma l'inflessibilità del suo sguardo la mise a disagio.

    «Non voglio conversare. Ho una proposta da farle. Davvero» aggiunse lui con un tono basso e vellutato.

    «Sì, l'ho già sentita e la mia risposta è no.» Si voltò per tornare in ufficio, ma lui le afferrò il braccio prima che potesse allontanarsi.

    La sua mano dura e callosa la trattenne con forza, ma senza stringere troppo. «Tutto ciò che le chiedo è ascoltare quello che ho da dire. Mi dia dieci minuti. Se la risposta sarà sempre no, me ne andrò e non la disturberò più.»

    Susan rifletté: avrebbe potuto rifiutare e chiamare davvero la polizia, ma sarebbe andato a scapito del locale. Forse avrebbe potuto ascoltare e poi rispondere di no, sperando che lui mantenesse la parola data.

    «Okay» acconsentì, con una stretta di spalle. «Vuole ancora un po' di caffè mentre parliamo?»

    Lui la fissò dubbioso: «Non ha intenzione di scappare, vero?».

    «No.» Era contenta di essere abituata a nascondere i propri sentimenti. Non voleva che il cowboy si accorgesse che era agitata.

    Lui le lasciò il braccio, ritraendo la mano lentamente, e annuì. Lei prese la caffettiera e due tazze pulite, poi si incamminò lungo il bancone e si diresse verso il tavolo al quale lui era stato seduto.

    L'uomo era proprio dietro di lei. Quando si sedette ro, le loro ginocchia si sfiorarono leggermente.

    «Mi scusi, ho le gambe lunghe» osservò lui.

    Lei l'aveva già notato; doveva essere alto più di un metro e novanta. Riempì le tazze e non disse nulla, ma diede uno sguardo all'orologio.

    «Mi ha concesso dieci minuti» le ricordò lui.

    Lei annuì con un cenno del capo.

    Zach non sapeva da che parte incominciare. Rifletté un po', quindi borbottò: «Mio nonno sta morendo».

    Di sicuro l'aveva sorpresa, ma adesso non sapeva come continuare. «Voleva che mi sposassi, che avessi dei figli.» S'interruppe e si perse con lo sguardo fuori della finestra, vergognandosi di quanto stava per confessare. «Gli ho mentito. Ho dichiarato di avere una donna... una fidanzata. Ma non è vero, l'ho detto solo per farlo contento. E mi sembrava che lo fosse.»

    Bevve un sorso di caffè, evitando di guardare la bellissima donna che aveva di fronte. «Poi, oggi, ha avuto un grave attacco di cuore.» Si interruppe nuovamente, ma questa volta fu per contenere l'emozione che lo pervase.

    «Mi dispiace» ammise lei sottovoce.

    «Vuole incontrare la mia fidanzata.»

    «Capisco, e lei vuole che io... »

    «Finga di essere la mia fidanzata.»

    «Apprezzo le sue buone intenzioni, ma...»

    «La pagherei!» Era disperato. E lei era bellissima, proprio il tipo di donna che un nonno si sarebbe aspettato che il nipote scegliesse.

    «No, io...»

    «Diecimila dollari.»

    La guardò con cinismo, aspettando che quelle semplici, ma allo stesso tempo sconvolgenti parole le giungessero al cervello. Poi si adagiò contro lo schienale della sedia. «Non male per una notte di lavoro, non trova?»

    Lei era sbalordita. «Definisca cosa intende per notte» chiese con voce tesa.

    Lui la guardò con disapprovazione. «Cara signora, non ho bisogno di pagare per quel genere di cose. Sto parlando di una visita in un reparto di rianimazione, all'ospedale. Non ci vorrà tanto. Non gli è rimasto molto tempo.»

    «Sta parlando seriamente?»

    Improvvisamente la consapevolezza lo colse, e si sentì sciocco. Cosa diavolo sperava? Che quella donna, così bella, così esclusiva, si sarebbe sacrificata per aiutare qualcuno? Ma certo, proprio così.

    «Si può permettere di...»

    «Ha mai sentito parlare del Lowery Ranch

    Susan annuì.

    Lui prese il libretto degli assegni. «Ecco, io ne sono l'erede, me lo posso permettere.»

    Scarabocchiò il suo nome su un assegno e lo staccò. «Qui ci sono cinquemila dollari, ha tutto il tempo di depositarli prima che la banca chiuda. Le darò il resto a faccenda conclusa.»

    Lei fissò l'assegno incredula, infine lo afferrò e se lo rigirò tra le mani.

    «Qual è il suo cognome, e dove abita?» le chiese Zach.

    Dal tono della voce e dal suo sguardo, capì che non abitava nei quartieri alti della città. Prese nota dell'indirizzo e annuì. «Passerò a prenderla alle sei e mezzo. Si faccia trovare pronta.» Poi si alzò e lasciò il locale in fretta, quasi temesse che lei ci ripensasse.

    Susan continuò a fissare l'assegno sbalordita: cinquemila dollari! Non poteva crederci.

    Entro due settimane avrebbe dovuto pagare la stanza presa in affitto per la sorella al college, che avrebbe iniziato il primo anno di lì a poco. Megan aveva già ottenuto una borsa di studio, ma Susan doveva pur sempre pagare per il suo sostentamento, inoltre bisognava pensare anche al fratellino, Paul, di soli otto anni.

    Non che non avesse considerato la possibilità di aiutare quell'uomo senza ricompensa, ma lui le aveva sbattuto in faccia il suo denaro prima ancora che potesse formulare una risposta qualsiasi.

    Se davvero era l'erede dei Lowery, non aveva certo problemi economici e lei stava per fargli un bel favore fingendo di esserne la fidanzata... Tuttavia, sebbene cercasse mille giustificazioni, non riusciva a far tacere la sua coscienza.

    Si risolse a piegare l'assegno, dicendosi che avrebbe dovuto accettare la situazione; non avrebbe certo rinunciato all'opportunità di pagare le spese di Megan e forse persino di estinguere il debito contratto dalla madre e comprare alcuni indumenti per Paul. No, non poteva permettersi di rinunciare a un'occasione simile.

    Erano ormai quattro anni che si prendeva cura dei fratelli più piccoli, da quando la loro madre era morta. All'epoca Susan aveva ventun anni.

    Da allora aveva dovuto provvedere a Paul e a Megan, oltre che a se stessa, e rifondere i debiti lasciati dalla madre. Tutti i suoi progetti, i suoi sogni si erano dissolti con l'apparire delle

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