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La scommessa dell'emiro: Harmony Collezione
La scommessa dell'emiro: Harmony Collezione
La scommessa dell'emiro: Harmony Collezione
E-book151 pagine2 ore

La scommessa dell'emiro: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lucy lavora in una lavanderia e frequenta il college nella speranza di diventare curatrice dei beni culturali, quando incontra un affascinante sconosciuto. Nel tentativo di dimenticare il futuro incerto, si abbandona così a una notte di passione.

Tadj in realtà è l'Emiro di Qalala e non ha dimenticato la donna che gli ha rubato il cuore quella notte. Quando, tre mesi dopo, la rivede per caso e scopre che è incinta di suo figlio, non ha alcun dubbio: Lucy lo seguirà nel proprio regno per crescere il suo erede. Sa già come convincerla: servendole uno dei suoi sogni più grandi su un piatto d'argento...
LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2020
ISBN9788830516137
La scommessa dell'emiro: Harmony Collezione
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    La scommessa dell'emiro - Susan Stephens

    successivo.

    Prologo

    Il mondo di Tadj vacillò quando una donna vestita di rosso uscì dalla cucina.

    «Perdonatemi» mormorò, lasciando interdetto il suo ambasciatore a Londra. «Ma si è appena verificato un fatto straordinario.»

    «Ma certo, Vostra Maestà» rispose l'uomo alzandosi il più rapidamente possibile e inchinandosi di fronte al suo re, l'Emiro di Qalala.

    Quest'ultimo si allontanò subito dal tavolo dove aveva appena cenato e si diresse verso la porta.

    La giovane donna avvertì che lui si stava avvicinando, si girò e impallidì come se avesse appena visto un fantasma.

    1

    Tre mesi prima...

    Un caffè al volo in un locale accanto alla lavanderia dove lavorava non era certo un'occasione per mettersi in ghingheri.

    Ma una volta in fila, Lucy si pentì di quella decisione, perché si ritrovò dietro a un uomo dalle spalle larghe, la carnagione ambrata, i capelli neri e ondulati portati lunghi sul collo. Era alto e muscoloso, le lunghe gambe che sembravano colonne.

    Per la prima volta in vita sua lei si sentì piccola ed esile, visto il suo fisico che ricordava quello delle modelle portate a esempio degli esiti miracolosi delle diete dimagranti.

    «Vuole passare avanti?»

    Per poco non svenne quando lui si girò.

    «Di... dice a me?» balbettò lei.

    Domanda stupida.

    Lui la stava guardando dritto negli occhi.

    Era decisamente l'uomo più attraente che lei avesse mai visto.

    «Può muoversi per favore? La gente aspetta in coda.»

    La ragazza al bancone aveva parlato con tono irritato, così Lucy si mosse in avanti e suo malgrado sfiorò quel gigante.

    «Che ne dice di sedersi, prima di fare dei danni?» le propose lui con aria divertita. «Io prendo da bere e la raggiungo.»

    Lei ritrovò la voce.

    «Ci conosciamo?»

    «Non credo proprio» rispose lui dall'alto del suo metro e novanta. «Caffè? Tè? Una cioccolata calda? Magari prende anche qualcosa da mangiare?»

    La gente li stava fissando.

    Due o tre avevano riconosciuto Lucy e stavano sorridendo.

    Non voleva dare nell'occhio, così come non voleva che quell'estraneo pensasse di averla intimidita.

    Dopotutto... chi era quell'uomo?

    C'era un solo modo di scoprirlo.

    «Un caffè, grazie, macchiato con il latte scremato e con due cucchiaini di zucchero.»

    Lui si girò per fare l'ordine e Lucy si accorse del brusio alle sue spalle.

    Era chiaro che parlavano di lui e a quel punto le venne il dubbio che fosse una celebrità e che lei non l'aveva riconosciuto.

    Se solo avesse prestato un po' più di attenzione alle riviste di gossip...

    Oppure era passato dalla lavanderia un giorno in cui lei lavorava nel retro.

    Di certo non l'aveva mai visto, perché non avrebbe mai potuto dimenticare un volto e un corpo come quelli.

    Il suo colorito faceva pensare a un uomo di mare, ma i suoi modi sicuri lo inquadravano come un manager di successo.

    «Il tavolo» le ricordò lui. «Non ce ne sono molti, meglio affrettarsi.»

    «Sissignore» rispose lei in tono ironico.

    Uscì dalla coda mentre lui le rivolgeva un mezzo sorriso ammaliatore.

    Era chiaro che era abituato all'obbedienza.

    Il locale era affollato e per un attimo lei fu tentata di farlo aspettare.

    Pregustava già tutto quello che avrebbe avuto da raccontare una volta di ritorno al lavoro.

    Si era nascosta troppo a lungo.

    Quel pensiero la colpì alla sprovvista e d'istinto rabbrividì, mentre il ricordo degli abusi del suo patrigno le riaffiorava nella mente.

    Fortunatamente lui era in prigione, il posto più indicato per un individuo del genere.

    Lucy se n'era andata, su insistenza della madre ed era stata così fortunata da trovare degli amici sinceri a King's Dock.

    In quel momento si accorse che lo sconosciuto aveva pagato i loro due caffè e una tazza di tè di una signora anziana.

    Doveva smetterla di essere così sospettosa.

    Dopotutto... c'erano anche brave persone al mondo.

    «Qualcosa non va?» chiese il suo nuovo amico.

    «Niente» si affrettò a rispondere lei, profondamente consapevole dell'attenzione che lui aveva risvegliato nel locale.

    Era alto come il suo patrigno, ma le similitudini si fermavano lì.

    Se gli occhi erano lo specchio dell'anima, allora poteva stare tranquilla.

    Con quell'uomo era al sicuro e poteva anche abbandonarsi al senso di eccitazione e di divertimento che provava.

    «Vuoi stare in piedi tutto il tempo e bloccare gli altri clienti oppure ci sediamo?» le propose lui, che a quel punto aveva iniziato a darle del tu.

    Le sorrise divertito e Lucy non riuscì a trattenersi così ricambiò.

    «Mi fai compagnia?» ribatté lei, passando a sua volta a un tono meno formale.

    Dovette spostare il tavolino per farlo sedere.

    Forse era un dongiovanni e lei la sua preda, ma Lucy si disse che un caffè non si negava a nessuno.

    Oltretutto la gente la conosceva in quel locale dunque lei si sarebbe potuta alzare e piantarlo in asso in qualunque momento.

    Quella giornata si stava rivelando più interessante del previsto, concluse Tadj mentre osservava la bellissima ragazza seduta di fronte a lui.

    Aveva un seno incredibile, che neanche i vestiti invernali riuscivano a celare.

    Era spontanea e naturalmente elegante ed era una bella novità per uno come lui abituato a donne sofisticate e dai modi affettati, che lo frequentavano sperando di poter occupare un posto nella sua vita.

    Si era incamminato lungo il molo per ingannare il tempo prima della festa che si sarebbe tenuta sul Sapphire, lo yacht del suo amico, lo Sceicco Khalid.

    Aveva scelto di mescolarsi tra la folla, certo che nessuno lo avrebbe riconosciuto.

    Trascorrere del tempo con una donna che sembrava non aver la più pallida idea della sua identità era una piacevole novità per lui.

    Ed era pressoché sicuro che se anche quella ragazza fosse stata a conoscenza del suo titolo, per lei non avrebbe fatto alcuna differenza.

    Quella sera avrebbe trascorso la notte a bordo del Sapphire e non gli sarebbe dispiaciuto poter godere di un po' di compagnia.

    «Sei certo che vada bene per te?» gli chiese lei dubbiosa, guardandosi intorno. «Sembra che tu abbia suscitato un bel po' d'interesse. Sei conosciuto?»

    «Non direi. Comunque per me questo posto è perfetto.»

    «Non hai risposto alla mia domanda» puntualizzò lei.

    «No, non l'ho fatto» ammise lui.

    Scese un silenzio elettrico fra loro.

    Tadj l'aveva notata prima che lei si accorgesse di lui.

    L'aveva colpito con il suo aspetto intrigante, il suo fisico eccitante.

    Non era minimamente intimidita da lui e questo aggiungeva una nota piccante all'incontro.

    «Ti piace il caffè?» gli domandò.

    «Eccellente» mormorò lui, senza abbandonare il suo sguardo, finché non la vide arrossire.

    Nel corso della sua vita aveva incontrato molte donne, ma non ricordava nessuna di loro.

    Nessuna era riuscita a colpirlo in quel modo.

    Soppesò gli abiti, il soprabito da poco su un golf di materiale scadente.

    Gli sarebbe piaciuto farle indossare abiti che accarezzassero il suo bel corpo e a forza di baci cancellare dal suo volto quello sguardo di sfida...

    «Non eri obbligato» disse lei, quando lui ordinò alla cameriera di servirli di nuovo.

    «È ciò che voglio» rispose.

    «Ottieni sempre quello che desideri?»

    «La maggior parte delle volte» ammise Tadj.

    Aggrottò un sopracciglio.

    «Mi chiamo Lucy Gillingham.»

    Quel nome non aveva alcun significato per lui, ma lo memorizzò affinché il suo staff potesse controllarla.

    «È bollente. Fai attenzione» l'ammonì, mentre lei stava per bere un altro sorso di caffè.

    «Io faccio sempre attenzione» rispose Lucy, stando al gioco.

    Quegli occhi color giada lo fissarono apertamente.

    Le lunghe ciglia scure conferivano un tratto felino a quello sguardo e la combinazione era alquanto attraente.

    «Scusami...» mormorò lei quando le loro ginocchia si sfiorarono sotto il tavolino.

    «Nessun problema» rispose lui.

    Lei era consapevole dello strano clima di intimità che si era creato fra loro due e arrossì.

    «Hai dei bellissimi capelli» commentò Tadj, cambiando argomento.

    «E tu hai i piedi grossi» ribatté Lucy, provando a sistemarsi in modo da non calpestarli.

    Lei aveva un taglio di capelli corto, perfettamente in sintonia con la sua personalità.

    Quella ragazza emanava un senso di fierezza e all'improvviso lui si chiese come si sarebbe sentito se avesse fatto sesso con lei.

    «Ora va molto meglio!» esclamò lei dopo aver finito il suo caffè. «Non so tu, ma io non combino nulla prima di un buon caffè.»

    «Alcune cose mi riescono bene comunque» ribatté lui e a quella battuta Lucy arrossì violentemente per il doppio senso, con grande divertimento di Tadj.

    Da quando in qua fare quattro chiacchiere bevendo un caffè era diventato così intrigante e pericoloso?

    Lucy trascorreva tanto tempo a sognare a occhi aperti, ma non aveva mai immaginato una situazione simile.

    Se solo avesse prestato più attenzione alle riviste di gossip, avrebbe saputo qualcosa di più su quell'uomo intrigante.

    «Sei nuovo qui alla marina» disse, in cerca di maggiori informazioni.

    «Un altro caffè?»

    «Sì, grazie.»

    Lui si girò verso la cameriera e lei si ritrovò a pensare a pigre giornate sulla spiaggia, una caraffa di Bellini da dividere con l'uomo misterioso quale preludio di fantastiche ore di sesso.

    «Qualcosa non va?» chiese Tadj notando la sua espressione.

    «In effetti sì. Ti ho detto come mi chiamo, ma non so il tuo nome. Hai qualcosa da nascondere?»

    Lui scoppiò a ridere e il suo volto si illuminò.

    Non era semplicemente attraente, era molto di più.

    Intrigante, affascinante,

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