La posta del cuore: Harmony Collezione
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La giovane e intraprendente giornalista
Nicole Quest pensava di ricavare un articolo di cronaca divertente se non addirittura ironico, da quello strano annuncio matrimoniale che era comparso sul giornale locale.
Invece aveva dovuto ricredersi.
In realtà, dietro quella richiesta c'era...
Margaret Mayo
Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.
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La posta del cuore - Margaret Mayo
successivo.
1
«Ragazze, sentite un po' questa. Sul giornale c'è l'inserzione di un tizio che cerca moglie.» La voce di Terri tradiva lo stupore.
«Stai scherzando!» commentò Marie. «Perché mai qualcuno potrebbe accettare di sposare un perfetto sconosciuto? Non troverà nessuna candidata, a meno che non si imbatta in una donna davvero disperata.»
«E se fosse lui disperato? Magari ha un motivo più che ragionevole per volere una moglie.» Nicole guardò le coinquiline con aria pensierosa.
«Ci avrei scommesso che avresti detto così.»
Nicole fece spallucce. «Non sempre le cose sono come sembrano. Se una persona arriva a compiere un gesto del genere significa che ha un grosso problema da risolvere.»
«Forse è brutto come il peccato e vecchio come Matusalemme, e prima di morire vuole divertirsi ancora un po'» ironizzò Terri.
«Offre del denaro?» indagò Marie, curiosa.
Terri scosse il capo, lo sguardo fisso sul giornale.
«Be', non dovreste deriderlo, visto che non conoscete i retroscena» le rimproverò Nicole, seria.
«Perché allora non rispondi tu all'annuncio per cercare di scoprire la verità?» le suggerì Terri.
«Potrei anche decidere di farlo» dichiarò Nicole, un sorriso enigmatico sulle labbra.
«Non dici sul serio, vero?» Le amiche la fissarono a bocca aperta.
«Ma certo che no!» Nicole rise di gusto. «Anche se non nego che mi interesserebbe molto saperne di più.»
«È il tuo istinto giornalistico.»
«Non credo.»
«E allora?»
Nicole si strinse nelle spalle. «Puro e semplice interesse.»
«Vai a conoscere questo tizio e prendi spunto dalla sua storia per scrivere un racconto.»
«Non sarebbe male» annuì Nicole, pensierosa.
Da poco si era licenziata dalla redazione del quotidiano locale, non tollerando più le angherie del direttore che non perdeva occasione per molestarla.
«Passami un po' il giornale. Voglio vedere se c'è un numero di telefono» chiese a Terri.
«Eccolo qui.»
Nicole lesse attentamente le scarne righe, poi compose spavalda il numero.
«Buongiorno, risponde casa Dufrais. Mi spiace, ma non sono in casa. Lasciate il vostro nome e...»
Una segreteria telefonica! Tanto meglio. Non aveva affatto intenzione di parlare a una macchina, quindi...
«Pronto? Chi parla?» Una voce non proprio cordiale si sostituì al messaggio registrato. Certo che se l'autore dell'inserzione aveva intenzione di accogliere così le potenziali mogli stava impegnandosi per farle scappare via subito...
Chi non risica non rosica, si disse Nicole, respirando profondamente. «Buongiorno. Mi chiamo Nicole Quest e le sto telefonando a proposito del suo annuncio.»
«Oh!»
«Mi sembra perplesso. Ho sbagliato numero, per caso?» Nicole guardò le amiche un po' interdetta.
«No, lei non ha sbagliato. Sono io che non avrei dovuto mettere quell'inserzione.»
«In questo caso sto sprecando il mio tempo.» Il silenzio all'altro capo del filo la inquietò, ma proprio mentre stava per riattaccare l'uomo parlò di nuovo.
«Quando può venire da me?» Il tono adesso era tranquillo e rassegnato, quasi come se si sentisse obbligato a mostrarsi disponibile.
«Ho sempre creduto che cambiare opinione in fretta fosse una prerogativa femminile» commentò Nicole, un po' risentita. «Comunque, signor... Dufrais, scelga pure lei il giorno.»
Adesso era veramente incuriosita: voleva vedere a tutti i costi che tipo di persona fosse quell'uomo. Perché gli serviva una moglie? E perché aveva deciso di procurarsela in un modo così bizzarro?
«Okay. L'aspetto tra... diciamo... mezz'ora?»
«Dipende da dove abita.»
«Certo.»
Nicole appuntò l'indirizzo che il misterioso interlocutore le stava dettando.
«Non è lontano da qui. Posso arrivarci tra venti minuti, va bene?»
La villetta, l'ultima di una schiera di casette che un tempo dovevano essere state abitate dai pescatori, era situata a St. Meek, in posizione panoramica sulla foce del fiume. L'alta marea aveva trasformato l'estuario in una specie di lago. A parte due relitti di pescherecci e qualche gabbiano nel cielo non c'era nessun altro segno di vita.
Nicole stava ancora ammirando il paesaggio quando sulla porta blu si affacciò un uomo, in maglione rosso e pantaloni scuri.
«Immagino che lei sia Nicole Quest. Ha intenzione di entrare o preferisce starsene lì tutto il giorno?» Il tono era altrettanto sbrigativo che al telefono.
L'autore della strana inserzione sembrava aver superato da un po' la trentina, era alto e magro, i capelli scuri, ordinatamente pettinati, un viso che pareva scolpito da un artista che si fosse però scordato di smussarne gli angoli.
Qualcosa di tragico era accaduto a quell'uomo. Lo si capiva dall'espressione triste riflessa nei suoi occhi scuri e dall'atteggiamento guardingo con cui si presentava.
«Il signor Dufrais?» La giovane donna gli si avvicinò tendendogli la mano.
«Sì, ma mi chiami pure Ross» le rispose, ignorando il suo gesto. «Entri pure.»
Nicole percepì che uno sguardo indagatore la stava osservando, senza perdere un solo particolare del suo corpo sinuoso o dei corti capelli scuri che le incorniciavano il bel viso a cuore, dandole l'aspetto curioso e vispo dei folletti delle favole.
Fu introdotta in un salone prospiciente il fiume e illuminato da ampie portefinestre. L'arredamento, semplice ma elegante, denotava un tocco femminile. Ma di chi?
Diversi quotidiani del giorno erano sparsi sul diva no e sulle poltrone, insieme a parecchi giocattoli.
Giocattoli? Ma allora c'era di mezzo un bambino! Mille domande le salirono alle labbra. Era suo? Era divorziato? Voleva risposarsi per il figlio?
«Si accomodi, signorina. Mi parli un po' di sé» esordì Ross, lo sguardo sempre su di lei.
Nicole si sedette sulla poltroncina più vicina, le gambe incrociate, i grandi occhi blu fissi in quelli dell'interlocutore.
«A essere sincera, mi piacerebbe sapere prima qualcosa di lei, signore. Almeno il motivo per cui sta cercando moglie. Mi lasci dire che è una cosa piuttosto insolita.»
L'uomo tacque. Non era rilassato. Si capiva che stava ponderando tra sé l'opportunità o meno di rispondere.
«Mia moglie e mia figlia sono morte un anno fa. In qualche modo devo pur continuare a vivere.» Parlava come un automa, come se stesse agendo contro la propria volontà, spinto da un impulso di autoconservazione che avrebbe preferito poter ignorare.
«Ma perché mettere un'inserzione? Lei è un uomo attraente. Sono sicura che un sacco di donne sarebbero ben felici di...» Si fermò appena in tempo. Non poteva dirgli di rimpiazzare sua moglie. Sarebbe stata una mancanza di tatto imperdonabile. Era chiaro che stava ancora soffrendo moltissimo.
«Non desidero affatto affrontare i preliminari del fidanzamento.»
«Ma allora cosa vuole?» Adesso Nicole cominciava a spazientirsi.
«Il mio unico obiettivo è quello di rendere felice Matilda.»
«Matilda? E chi è? Cosa c'entra con la sua decisione?»
«È mia zia. Ed è gravemente malata. Il suo desiderio più grande è quello di vedermi di nuovo sposato e sereno.»
Santo cielo! Una tragedia dietro l'altra. Non c'era proprio da meravigliarsi se quell'uomo pareva così stanco e rassegnato. Ma era il caso di lasciarsi coinvolgere?
«E lei accetterebbe di prendere in moglie una sconosciuta soltanto per far felice sua zia?» Di certo era un gesto nobile, anche se si sarebbe potuto rivelare stupido. E si sarebbe potuto trasformare nell'errore più colossale della sua vita.
«Ho anche bisogno che qualcuno si prenda cura di Aaron, visto che Tilda ormai non ce la fa più da sola e io non posso essere sempre presente.»
Il bambino! Il figlio superstite! Ma come poteva pensare di offrirgli una nuova mamma in quel modo? Non avrebbe mai funzionato.
«Quindi ha deciso di prendere due piccioni con una fava?» Nicole aggrottò le sopracciglia, gli occhi blu freddi e interrogativi.
«Se la vuole mettere così, sì.»
«Suppongo che stia cercando qualcuno che soddisfi le sue necessità fisiche, ma senza coinvolgimenti affettivi.» Il tono era sarcastico. Quell'uomo era pazzo se credeva di poter trovare una donna che fosse disposta ad accettare tali condizioni. Le donne erano creature fatte per l'amore e l'emozione. Non potevano cambiare i loro sentimenti con la stessa facilità con cui si accende o si spegne un interruttore.
«Si sbaglia. Questo aspetto non mi interessa affatto. Sarà semplicemente un contratto d'affari. Non pretenderò che la mia futura sposa venga a letto con me.»
«Però la prescelta dovrà essere a sua completa disposizione.» Due occhi blu, profondi ed espressivi, lo interrogarono severi.
«Be', sì. Sarà una specie di lavoro a tempo pieno. Ma verrà ricompensato a dovere.» Sembrava quasi che tutte quelle curiosità lo seccassero.
«Perché è così contrario all'amore, signor Dufrais?»
Ross aggrottò le sopracciglia. Un'espressione truce gli si dipinse sul viso. Quella domanda non gli era piaciuta.
«Amore, signorina Quest? L'amore è un'emozione distruttiva. Non ha più niente a che fare con la mia vita.»
Sarebbe un ottimo soggetto per una storia, si disse Nicole. Un matrimonio senza amore per accontentare il figlio e la zia... Comunque non riusciva proprio a immaginarsi coinvolta in una situazione di quel tipo.
«Le piacciono i bambini?»
La domanda la distrasse dai suoi pensieri. Doveva riuscire a ricordarsi ogni particolare di quel loro discorso. Se solo avesse avuto con sé il suo piccolo registratore portatile!
«Se mi piacciono i bambini?» ripeté meccanicamente. «Nell'inserzione non c'era scritto nulla al riguardo.»
«Il che significa che non li sopporta. Okay.» Si alzò di scatto dalla poltroncina. «Può andare, grazie.»
«Non ho affatto detto questo» rispose Nicole, sorpresa da quella reazione improvvisa e inaspettata. «Stavo solo precisando che il suo annuncio era lacunoso e, anche se per me non ci sono problemi, potrebbero sorgerne con altre candidate.»
«Be'...» Ross sembrava perplesso, ma parve accettare quel punto di vista. Si sedette di nuovo, le braccia incrociate sul petto muscoloso. «È fidanzata?»
«No.» Studiò il volto dell'uomo. Era pallido e affilato, due vistose occhiaie a testimonianza di tante notti insonni. Di certo occuparsi della vecchia zia e del figlio lo aveva prostrato. Perché allora non cercava una governante?
«Quanto tempo è trascorso da quando è terminata la sua ultima relazione? Non voglio trovarmi tra i piedi ex ragazzi inferociti.»
«A dire il vero, sono single da parecchio.» Gli sorrise timidamente. Non poteva lasciarsi sfuggire quella storia. Certo, avrebbe avuto bisogno di più particolari, ma con qualche indagine velata li avrebbe ottenuti. Doveva solo evitare che subodorasse le sue reali intenzioni. Mille spunti già le balenavano in testa...
«Quindi niente le impedisce di fare le valigie e venire a vivere con me.»
«Niente.» Quella era bella davvero! Ma come faceva a essere tanto sicuro che una donna desiderasse legarsi a lui in quel modo? Forse puntava sull'incentivo economico.
«E per il lavoro?»
«Al momento sono disoccupata.»
Ross aggrottò le sopracciglia, stupito. «Capisco. Scommetto che si starà chiedendo quale guadagno potrebbe ricavare da questa faccenda.» Il tono era velatamente accusatorio.
«No. Se