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E-book161 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Da quando papà ha un'amante? E così giovane e bella, per giunta! Demetri, figlio del magnate greco Constantine Kastro, nutre fin da subito una forte diffidenza verso la fanciulla bionda che accompagna il padre in occasione del matrimonio di sua sorella. Nello stesso tempo, però, non può negare la forte attrazione che lo spinge a cercare di penetrare il freddo distacco della sconosciuta, nell'inconscia speranza di scoprire che non è un'arrampicatrice sociale come le circostanze sembrano suggerire. La verità, come spesso accade, non è quella che sembra a prima vista, e il primo indizio sembra suggerirgli che in realtà Joanna è...

LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2015
ISBN9788858940976
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    Anteprima del libro

    Stregati - Anne Mather

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    His Virgin Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2002 Anne Mather

    Traduzione di Cristina Proto

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-097-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «È lei?»

    «Sì, capo.» Spiro Stavros lo fissò ironico. «Non è ciò che ti aspettavi, vero?»

    Demetrios Kastro sollevò un sopracciglio, sprezzante. Il padre e la sua compagna al momento erano circondati dagli ospiti invitati a festeggiare il ritorno dell’uomo a Theapolis, così Demetri poté osservarli in disparte, la mascella serrata.

    «Forse no» ammise alla fine. Se l’era aspettata più giovane: un’oca bionda l’aveva descritta sua sorella, e lui le aveva creduto. Ma la donna che suo padre aveva scelto come amante non sembrava affatto un’oca: il volto dagli zigomi alti rifletteva intelligenza, oltre che bellezza, con quegli occhi distanti e la bocca espressiva; era bionda, ma portava i capelli raccolti in un’acconciatura severa. «È certamente più grande di quanto mi ero immaginato.»

    «E più sofisticata magari?» suggerì Spiro. «Non sarà così facile sbarazzarsi di lei.»

    «Tu credi?» fu la cinica risposta. «So per esperienza, amico mio, che ogni persona ha un prezzo. Donna o uomo non fa differenza. Con la giusta contropartita tutti cedono.»

    «Includi anche me in questa affermazione?»

    Demetri sospirò. «Spererei di no. Ti considero un amico, oltre che il mio assistente. Ma poche persone hanno una coscienza, lo sai.»

    «Non tutte le donne sono come Athenee, Demetri» gli ricordò l’altro uomo. Poi, per non esagerare, aggiunse: «Immagino comunque di dovermi considerare onorato». Fece una smorfia. «Allora? Che cosa hai intenzione di fare?»

    «Mi farò vedere da mio padre, naturalmente, e gli chiederò di essere presentato alla deliziosa signorina Manning.»

    Spiro pose una mano sulla manica di Demetri, come per trattenerlo. «Fai attenzione» gli consigliò, ricevendo in risposta un sorriso ironico.

    «Non lo faccio forse sempre?» replicò Demetri. «Rilassati, Spiro. Non scoprirò le mie carte con tanto anticipo.»

    Tuttavia, mentre attraversava la stanza Demetri si rese conto di essere profondamente irritato. Dannazione, suo padre era uscito dall’ospedale solo da poche settimane dopo una grave malattia... Dove aveva trovato il tempo di incontrare quella donna, di entrare in intimità con lei?

    Rivolgendo una parola di saluto qui, un cenno di benvenuto là, percorse lo spazio che lo divideva da Constantine Kastro e la sua amante, Joanna Manning.

    «Dal tuo cipiglio si direbbe che non sei contento di rivedermi, Demetri.»

    Le parole di rimprovero del padre, pronunciate in inglese per rispetto alla donna, avevano un tono ironico. Demetri si rese conto che stava facendo trasparire troppo i propri sentimenti, così si stampò un sorriso educato, strinse la mano del vecchio e si sottomise all’abituale abbraccio.

    «Perdonami, papà, è naturale che sono contento che i tuoi dottori ritengano che tu stia abbastanza bene da tornare tra noi.»

    Constantine si incupì. «Non sono un invalido, Demetri» dichiarò con tono irritato, anche se il suo corpo emaciato tradiva la realtà dei fatti. «I dottori mi hanno giudicato completamente guarito.»

    Demetri non rispose. Invece, rivolse gli occhi alla donna al fianco del padre, e Constantine fu costretto a presentare la sua compagna al figlio.

    «Mia cara, permettimi di presentarti mio figlio. Demetrios, lei è Joanna. Joanna Manning. La... mia... amica.»

    «Come sta?»

    «È un piacere conoscerla, signorina Manning» rispose lui educato. «Spero che non trovi il nostro tempo troppo fastidioso per i suoi gusti inglesi.»

    «Al contrario. Amo il caldo. È così... sensuale.»

    Sensuale?

    Demetri dovette sforzarsi per evitare di mostrare la propria incredulità. Aveva sentito dire che suo padre si era infatuato di quella donna, ma non si era aspettato di esserne disorientato a sua volta. E perché lo stava osservando con quell’aria di divertita analisi? Era più alta di gran parte delle donne che conosceva, sicuramente un metro e settanta o settantacinque, e sul volto mostrava un’evidente espressione di sfida.

    «Kantalava.» Capisco. Consapevole del divertimento di suo padre per la sua confusione, Demetri inavvertitamente parlò nella propria lingua. Ma rapido si corresse. «È abituata alla temperatura greca, signorina Manning?»

    «Signora Manning» lo corresse lei. «Ma la prego di chiamarmi Joanna, o Jo, se preferisce.» Poi, con uno sguardo d’affetto per Constantine: «Non ancora, ma spero di abituarmi presto».

    Almeno ora sapeva qualcosa di più su di lei. Nessuno gli aveva detto che era stata sposata, ma c’era da aspettarselo. E se lui avesse nutrito qualche dubbio sulla sua relazione con il padre, sarebbero stati dissipati dalla confidenza che lesse in quello sguardo.

    «Vive sull’isola... Demetrios?» chiese lei all’improvviso, sorprendendolo ancora. «Oppure ha una casa tutta sua?»

    «Questa è casa mia» ribatté Demetri, incapace quasi di mascherare la propria indignazione. «Questa casa è la residenza di famiglia.» Fece una pausa. «Ma non si preoccupi, signora Manning. È abbastanza grande da ospitare tutti noi senza, come si dice?, che ci pestiamo i piedi.»

    Fu lieto di vederla serrare la morbida bocca di fronte a quella secca replica. Poi si accigliò di nuovo: quando aveva iniziato a pensare che la sua bocca era morbida, o vulnerabile? Era una mantenuta, per amor del cielo. Non migliore delle prostitute che prestavano i loro servizi sulle strade di Atene. Era suo padre quello vulnerabile. Vulnerabile e sciocco. Cosa diamine pensava che lei potesse vedere in un uomo più vecchio di lei di almeno trent’anni?

    «Demetri ha il proprio appartamento all’interno della casa» si inserì Constantine. «Come anche Alex e Olivia. Come dice mio figlio, è la nostra residenza di famiglia. La nostra fortezza sull’isola, se preferisci. Scoprirai anzi che la sicurezza è di primaria importanza nella nostra posizione.»

    Joanna annuì. «Capisco.»

    «Dubito che possa» si intromise Demetri. «Mio padre è un costante obiettivo tanto per i terroristi quanto per i paparazzi. Solo a Theapolis riusciamo di solito ad assicurarci che non sia alla mercé di uomini e... donne privi di scrupoli.»

    Gli occhi di lei fiammeggiarono. «Sta forse insinuando che rappresento una minaccia per suo padre?» chiese gelida.

    «Naturalmente no.» Guardò suo padre e vide che lui non era assolutamente convinto della sua risposta. «Sono sicuro che avete molto in comune. Mi dica, signora Manning, anche lei ha figli?»

    «No.»

    La risposta fu quasi brusca, ma non ebbe l’effetto che si aspettava. Invece di mostrare sorpresa, suo padre le cinse le spalle con un braccio e la attirò a sé.

    «Vieni» le mormorò, quasi a darle una via d’uscita. «Vedo laggiù Nikolas Poros. È un amico, oltre che un collega d’affari. Vorrei presentartelo.» Poi, lanciando un’occhiata al figlio: «Ci scusi, vero?».

    Non era una domanda. Entrambi sapevano che non gli era stata data scelta. Così, Demetri indietreggiò per farli passare. Era evidente che l’infatuazione di suo padre per quella donna era più profonda di una semplice attrazione sessuale.

    «Demetri! Demetri, come stai? Posso offrirti qualcosa da bere?»

    Con uno sforzo, si rese conto di avere intorno altre persone. Vicini, amici, parenti. Si erano tutti riuniti per salutare il ritorno a casa del padre, e la sua assenza fino a pochi minuti prima non era passata inosservata. Costringendosi ad accantonare il problema della relazione di suo padre, accettò i saluti che gli venivano rivolti con un sorriso cupo, consapevole di dover al momento recitare la parte del figlio devoto.

    E devoto lo era davvero, dannazione, ma era anche il figlio di suo padre, il suo vice, e non poteva fare a meno di pensare che l’ultima cosa di cui il vecchio aveva bisogno in quel momento era perdere il rispetto di cui aveva sempre goduto nella comunità marittima a causa di una donna che approfittava della sua vulnerabilità.

    «È bella, non trovi?»

    Demetri rivolse a Spiro un’occhiata irritata.

    «Ma che cosa vuole, Spiro? Che cosa crede di guadagnare da questa relazione?» sbottò.

    «Forse lo ama» suggerì il suo assistente.

    «E forse lo vede come una fonte di sostentamento molto conveniente» ribatté Demetri. «Mio padre ha sessantasette anni, Spiro. Una donna come quella non si lega a un uomo molto più anziano per amore.»

    «Come sei cinico, Demetri.» Olivia, la sorella maggiore, li raggiunse proprio in quel momento. «La signora Manning non sembra un’opportunista, devi ammetterlo.»

    «E che aspetto avrebbero le opportuniste?» la interrogò brusco il fratello. «Non la starai difendendo, Livvy? A una sola settimana dal matrimonio di Alex, mi sarei aspettato che tu ti sentissi come me. Cosa penserà Alex quando scoprirà che suo padre ha invitato un’estranea a un’occasione strettamente familiare?»

    Olivia strinse le labbra. «Ad Alex non importerà. Noi però non possiamo ignorare l’influenza che la signora Manning ha su papà. Ed esserle nemici forse non è la decisione più saggia. Li hai visti insieme: devi aver notato che sembrano molto... presi l’uno dall’altro.»

    Demetri osservò il padre e la sua compagna da sopra l’orlo del bicchiere. «Come si sono conosciuti? Lo sappiamo? Dov’è stato il vecchio quando è uscito dall’ospedale?»

    Le stanze di Joanna confinavano con quelle di Constantine. Ogni appartamento comprendeva un confortevole salotto, una spaziosa camera da letto, uno spogliatoio e un bagno, elegantemente arredati. Divani di lino a righe blu e verdi, con cuscini in tinta, erano sistemati lungo le pareti coperte da seta damascata e illuminati da lampade di ottone poste su ogni superficie disponibile. Lunghe finestre, al momento chiuse, davano su un balcone panoramico che circondava tutte le stanze del piano, mentre tappetini turchi, o kilim, ravvivavano coi loro colori i pavimenti lucidi.

    Dappertutto erano presenti quadri: in salotto, in camera, persino in bagno, come anche specchi che arrivavano fino al pavimento.

    Le lenzuola venivano cambiate ogni giorno, i cosmetici e gli oggetti per il bagno sostituiti non appena usati; Joanna sapeva che bastava sfiorare il campanello per avere esaudito il suo più piccolo desiderio.

    Quello era il mondo di Constantine, pensò mesta, il modo in cui viveva. Non aveva mai conosciuto una simile attenzione per i dettagli e, anche se aveva acconsentito a recarsi lì per il bene di quell’uomo, non poteva evitare

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