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Peperonando
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E-book360 pagine5 ore

Peperonando

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Info su questo ebook

Cosa c’è di più bello della gioventù e della spensieratezza? È questa l’essenza della vita di Franco e Mario. Due giovani professionisti, il lavoro che avevano sempre sognato e tanta voglia di divertirsi appena gli impegni concedono loro una tregua e, spesso, anche quando non si potrebbe. Due rampolli con tutte le carte in regola per emergere e con tutte le fortune del caso; insomma due single appetibili ma sentimentalmente impenetrabili. E poi Giulia, una specie di sorella più piccola per entrambi e tutte le attenzioni a volte complicate rivolte a lei. Tutto sembra filar liscio quando all’improvviso, per una specie di sortilegio scaturito dal peperone, arrivano Giselle e Liz. Da qui, il capovolgimento della loro vita che li costringerà ad imbattersi in una serie di esilaranti e imbarazzanti confronti e conflitti; un susseguirsi di emozioni intrecciate che insidieranno e sgretoleranno le certezze dei due irriducibili amici e Giulia ad accompagnarli in questa giostra chiamata destino.
LinguaItaliano
Data di uscita3 ago 2020
ISBN9788833466651
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    Anteprima del libro

    Peperonando - Angelo Simeone

    Tullia

    Scena iniziale

    Siamo all’interno di un monolocale: sono le quattro del mattino, la televisione è accesa con un film che scorre a ripetizione – Harry, ti presento Sally –, accanto al televisore una credenza con sopra degli oggetti da collezione e la foto di un matrimonio. Bottigliette di estratti di vitamine, integratori di sali minerali ecc. Infatti, anche se ogni tanto esagera con il bere, Mario ama condurre una vita sana e regolata. L’angolo cottura in disordine; su un tavolo i resti di una cena per due. Una bottiglia di vino vuota, un bicchiere vuoto, un altro con del vino lasciato. Su un divano, Mario, letteralmente svenuto in camicia, ultimi bottoni aperti, cravatta scesa sul collo; seduta vicino a lui una ragazza, avvolta da un suo braccio. Si è appena svegliata da un breve sopore, è confusa e un po’ ombrata. Guarda le ultime scene del film. Si libera del braccio di Mario, si alza delicatamente cercando di non svegliarlo, si infila il soprabito, cerca una penna, strappa un pezzo di carta e scrive:

    Sei un caro ragazzo, sono stata bene, ottimi gli spaghetti e il film molto carino, anche se tu non lo hai visto perché sei crollato prima della fine! Mi dispiace che te la sei presa, ma pensavo fossi stata chiara. Le avventure di una notte non mi interessano! Un bacio.

    Chiara.

    P.S. se vuoi chiamami stasera.

    La ragazza gli dà un’ultima occhiata, apre la porta e se ne va.

    La scena passa in un’altra casa, simile alla prima ma molto più in disordine: la televisione più grande e al plasma per vedere al meglio gli effetti speciali dei film di fantascienza da lui preferiti; indumenti sparsi, bottiglie di birra, manubri per esercizi fisici, vari barattoli di creme per il viso, fogli, riviste con belle donne ritratte, libri, vocabolari, dizionari. Una scrivania, un gattone che sonnecchia in mezzo alle scartoffie, un canestrino con un cestino pieno di palle di carte e l’immancabile computer di chi come lui scrive articoli per alcune testate. Qui c’è Franco: piedi sulla scrivania, tastiera sulle cosce, i resti di una cena fredda, molto fredda accanto a lui, una lattina di birra. Lui dorme con la testa sulla spalliera della comoda poltrona. Sulla chat su cui navigava, una schermata di richiami da una certa Vanity: Che fai, ti sei addormentato? Non mi rispondi? Falco3000, ci sei?

    Sul letto una ragazza, Giulia, la sua migliore amica, dorme vestita con una coperta addosso.

    La scena passa nell’ufficio di un’agenzia di pubblicità. Sono le dieci e trenta. Il capoufficio è preoccupato per il particolare ritardo sul solito ritardo di Mario e lo sta chiamando a casa e sul cellulare in continuazione.

    Capoufficio (Sta facendo squillare il telefono di Mario ma nessuno risponde) Si sarà suicidato. (I colleghi se la ridono) O sarà scappato per i debiti, oppure… sì, ci sono, lo hanno arrestato per vagabondaggio… (I colleghi ridono ancora).

    1° collega Prova a chiamare l’ospedale, ce l’avrà mandato qualche marito o qualche fidanzato.

    2° collega Tu sei sposato! Non è che…

    1° collega Spiritoso! E se non sbaglio tu sei fidanzato. E sempre se non sbaglio prima la chiamavi e non rispondeva… Non è che hai mandato all’ospedale anche lei?

    Capoufficio Silenzio. Qualcuno ha risposto, ma sento dei lamenti… Pronto, Mario, sei tu?

    La scena si trasferisce a casa di Mario aggrovigliato sul divano così come lo ha lasciato la sua amica. Ma d’improvviso la suoneria assordante del telefono lo sveglia. Mario scatta come un militare buttato giù dal letto per un’incursione di guerra. Si guarda intorno. Il film sta iniziando per la decima volta. Cerca di riordinare le idee ma la testa gli rimbomba come un tamburo stonato. Ancora non ha stabilito se il telefono che gli picchia nelle tempie sia un incubo o realtà. Quindi scansiona l’intera scena e finalmente memorizza. Si accorge che l’amica non c’è e risponde al telefono.

    Mario Sì… chi… chi è?

    Capoufficio (Fa segno agli impiegati di fare silenzio) Ti ho disturbato? Scusami tanto, sono solo il tuo capoufficio. Dimmi, stavi dormendo a terra o questa volta ce l’hai fatta a cadere sul divano?

    Mario Signor direttore, (Mario salta in piedi, si mette sugli attenti, guarda l’orologio, si accorge del guaio in cui si trova) chiedo scusa. Non ho messo la sveglia… Io… io, sarò lì in un baleno.

    Capoufficio Sono le dieci e trenta: considerando dove abiti, considerando il traffico e immagino di poter considerare soprattutto le tue condizioni, per stare qui in forma decente ti ci vogliono almeno un paio d’ore… (I colleghi sghignazzano).

    Mario No, direttore, sarò in perfetta forma sulla mia scrivania tra massimo mezz’ora. (Si allunga verso il biglietto che ha appena scorto. Il filo si tende e il telefono cade a terra).

    Capoufficio (Sente un frastuono terribile. Allontana la cornetta dall’orecchio) Oooh! Deve essere svenuto… (I colleghi ridono) Mario…? Sei vivo?

    Mario (Raccoglie il telefono) Pronto, direttore? È lì? (Prende il biglietto e legge) Non ho visto il film… (Borbotta).

    Capoufficio Sì, io sono qui, dove dovresti essere anche tu (Altra risata dei colleghi) Facciamo così, Mario, restatene a casa stamattina, risparmiaci lo spettacolo indecoroso della tua presenza (I colleghi ridono) Prenditi un bidone di caffè, buttati un’ora sotto la doccia e ci vediamo direttamente nel pomeriggio. Puntuale.

    Mario Oh! La ringrazio, direttore. Io…

    Capoufficio Non ringraziarmi, se non fossi il mio miglior disegnatore ti avrei licenziato un anno fa.

    Mario (Fa un calcolo al volo) Ma capo, sono tredici mesi che lavoro per lei!

    Capoufficio Appunto. Dopo un mese di prova ti avrei mandato. (I colleghi ridono) Piuttosto, dimmi, qua vogliono sapere, era bella? Valeva la pena rischiare la scrivania? (Ora i colleghi sono seri. Si avvicinano alla cornetta del capo, confabulano tra di loro. Il capo fa segno di stare zitti).

    Mario nel frattempo ha trovato la lettera, l’ha letta al volo, l’ha sbattuta qua e là come un fazzoletto, l’ha accartocciata e l’ha buttata in aria.

    Mario Mio caro direttore, io sono un uomo sfortunato!

    Capoufficio (Poggia la mano sulla cornetta, e si rivolge ai colleghi sottovoce) Era bella ma non gliel’ha data… (Poi riprende con Mario) Ok, allora, ‘stracciatella’, (I colleghi ridono di nuovo) fa che la tua sfortuna si limiti a una donna, perciò se fossi in te cercherei di essere qui dopo la pausa pranzo. Puntuale! Ho una bella sorpresa per te (Ride e attacca. Poi si rivolge agli impiegati) È un uomo sfortunato… Dice! (I colleghi ridono).

    La scena si trasferisce nella redazione di un giornale. Franco insegue il caporedattore che cammina indaffarato tra gli uffici trafficati da decine di redattori senza prestare molta attenzione alle sue suppliche.

    Franco Andiamo, capo, ci ho messo due settimane per raccogliere le testimonianze, per seguire gli sviluppi. Ho fatto io stesso molte indagini… Non può farmi questo!

    Capo (Con molta indifferenza) L’ho appena fatto!

    Franco Capo, io capisco che oggi è una giornata difficile, che la cronaca non è proprio quello che le interessa, ma questa è una storia che ha appassionato tutta l’Italia, io poi l’ho trattata in una chiave diversa, le ho dato spessore, ho visto dietro i significati apparenti… Io…

    Capo (È sulla porta del suo ufficio. Si ferma sulla soglia. Si gira. Lo guarda) Hai finito? Sei bravo, non te lo nego, ma non mi interessa. Vendilo a qualche testatina di quelle dove bazzichi ultimamente. (Sta per entrare).

    Franco Aspetti capo, gli dia una letta, almeno, eccolo qua. (Gli allunga un fascicolo, il capo lo guarda, non lo tocca) Glielo do a metà prezzo.

    Capo Questo è un giornale fatto di una grande quantità di lettori che amano distrarsi sulle cose belle della vita. I delitti d’amore sono tristi, quindi è inutile che ti affanni a trovarne un aspetto romantico.

    Franco Ma questo è a sfondo gossip.

    Capo È comunque triste! E poi abbiamo già due validi redattori sul gossip… Quello divertente! Quello che piace. Tu non hai una posizione fissa in questo giornale proprio per questa tua tendenza alla drammaticità. Sei capace di rendere triste anche un articolo sulle giostre dei bambini, accusando i genitori di indurre i loro figli in inquietanti voli pindarici.

    Franco Non è proprio così…

    Capo Sai cosa penso? Tu ti stai esercitando sulla tua biografia perché prima o poi a te qualche marito di quelle sgallettate che frequenti ti fa la pelle, quindi è meglio che vieni poco in questa redazione, sai… Odio il sangue!

    Franco Andiamo, capo, lei ha voglia di scherzare!

    Capo Questo è un giornale genuino come i valori della terra. Anzi sai che ti dico? Ti affido un lavoro particolare, un articolo che sono sicuro di entusiasmerà… Mi devi portare Tutto sul peperone (Gli va vicino, gli dà un pizzicotto su una guancia.) Questa è la stagione!

    Franco (Ha la faccia sconvolta.) La stagione? Cosa?

    Capoufficio La stagione del peperone… Vedi? Non sei informato. Allora, su: datti da fare!

    Franco Ma io non posso fare questo…

    Capo Ooh! Certo che puoi! Mercoledì mattina lo voglio sulla scrivania, te lo pubblico e te lo pago doppio! (Fa un passo all’interno dell’ufficio borbottando…) E no… Metà prezzo! Stai cadendo proprio in basso da quando ti sei messo a fare il cronista per questi opuscoli di quartiere. (Gli chiude la porta in faccia).

    Franco (Resta immobile sulla porta che gli ha sbattuto a un palmo dal naso. Guarda il fascicolo) Il peperone? Che stronzo! Che fine ho fatto! (Fa un gestaccio. Si gira, butta il fascicolo nel tritacarta) Il peperone… E va bene andiamo a intervistare il fottuto peperone!

    Scena prima

    Franco si fa la barba, si profuma il viso con un dopobarba cremoso. Si infila una camicia qualsiasi, una giacca più vicina alle sue mani, si dà un’ultima aggiustatina ai capelli prima di uscire e vola via. Raggiunge la macchina dopo essere andato da un lato e dall’altro della strada per trovarla. Apre lo sportello. Entra. Gli squilla il cellulare.

    Franco Sandra. Sì, sto andando a prenderlo. Sì, a quest’ora sarà già pronto. Non preoccuparti, l’ho chiamato… (Guarda l’orologio) quasi un’ora fa… No… Sì… Macché, non è vero! Ci penso io. Voi fatevi trovare in quella birreria, quella nuova che hanno aperto, diciamo fra mezz’ora. Ok? Dai, dai, passiamo una bella serata. Sì, sì… Ci penso io. Ciao, ciao, ciao.

    Guida in maniera spericolata nel traffico, si lamenta, è impaziente. Arriva sotto casa di Mario. Trova un buco tra due macchine e ci butta la sua di taglio. Scende, attraversa la strada correndo. Bussa al citofono. Dopo un attimo si apre il cancello.

    Franco Mario, (Mario ha già agganciato) sono io!

    Franco ha capito l’umore dell’amico e il gesto che fa dimostra bene che sa a cosa andrà incontro. Infatti, appena sale, lo vede abbandonato sul divano, concentrato davanti alla televisione con quell’espressione di assenza totale dalla realtà.

    Franco No, ti prego, non esultare di gioia quando mi vedi! Mi emozioni… Mi commuovi!

    Mario non distoglie lo sguardo dal televisore. Gli fa segno di fare silenzio senza guardarlo.

    Franco Che stai vedendo di tanto interessante? (Dà un’occhiata alla televisione) No! Non è possibile. Ancora! Ancora Sally ti presento Larry? Non ce la faccio più, tu non sei normale!

    Mario H-a-r-r-y ti presento S-a-l-l-y (Scandisce quasi con odio). E tu saresti quello normale? Quante volte devo dirtelo questo titolo? Possibile che lo sbagli sempre?

    Franco Ma che me ne frega a me di questi due. Si sono presentati… E beati loro!

    Mario Beh, a me frega, e mi mette di buon umore… Mi diverte sempre quando lo vedo da solo!

    Franco (Guarda l’orologio) Va be’! Vediamocene un po’… I-n s-i-l-e-n-z-i-o (Si scaraventa sul divano, sa che deve assecondarlo per un po’). Mi sembra che oggi ne hai proprio bisogno. Si vede subito che hai un umore splendido! (Ridacchia.) Ah! Ho capito! La ballerina… Quella stronza t’ha dato buca. Io lo sapevo, lo sapevo, ce l’aveva scritto in faccia: "Sono una perdita di tempo". Ma lui no. Doveva insistere. Ed eccoti qua. Guardati come sei ridotto!

    Mario Tu dovevi fare il veggente! A te la volpe ti fa un baffo! No, veramente, non scherzo! E comunque, giusto per precisare, visto che ti interessa tanto, ti voglio dire che con la ballerina… (Si blocca… Fa un sorrisetto).

    Franco Cosa?

    Mario Tutto ok.

    Franco Come tutto? Tutto?

    Mario T-U-T-T-O… Alla grande!

    Franco Cazzo! Però, bel colpo! Quella è una fica! Bravo. Beh, ma allora perché sei ridotto così?

    Mario Ma che stai a di’? Ridotto così come?

    Franco No, dico… Ma ti sei visto?

    Mario E allora? Sono rilassato. Come dovrei stare a casa mia quando mi rilasso? Tu ti sei mai visto quando sei a casa tua e sei rilassato con le tue cazzate di manie che non sono meglio delle mie? Ne vogliamo parlare? O non ti va tanto di ridere?

    Franco Sì, ma si dà il caso che io ti ho chiamato un’ora fa.

    Mario Oh, scusami, caro, se sono in déshabillé, la prossima volta mi faccio trovare in abito scuro. Ma finiscila!

    Franco Mo’ si mette a fare pure il frocio! Stasera ce n’è per tutti, signori, fatevi avanti! (Si alza) Senti, Mister Abito scuro, ce l’hai una birra almeno?

    Mario In frigo. Anzi prendine una pure a me.

    Franco prende dal frigo due lattine di birra, poi raccoglie un po’ di schifezze da sgranocchiare qua e là. Lancia la birra a Mario.

    Mario Sì, sbattila un altro po’. Ora sai la schiuma che fa?

    Franco E aprila piano… Mamma mia, oggi sei impossibile.

    Mario Ma tu me la devi tirare così?

    Franco Uffà! (Sbuffa e si rituffa sul divano già contaminato dall’apatia di Mario. Guarda l’orologio. Segue un attimo di silenzio).

    Mario Giulia? L’hai sentita?

    Franco Come no, stanotte si è presentata a casa mia. Aveva litigato con Lorenzo…

    Mario Di nuovo? E l’aveva pure pestata… Naturalmente! No?

    Franco (Fa segno di sì con la testa sbattendosi una mano su una gamba) Stava a pezzi. Aveva pure bevuto. Piangeva.

    Mario Ma tu, cazzo, vuoi fare qualcosa? Sei il suo migliore amico, quand’è che prendi questo testa di cazzo e lo pesti di santa ragione? Io non lo so. Ma te la do pure io una mano, ma che cazzo!

    Franco E che ti credi che non gliel’ho mai detto? Ma guai! GUAI! Lei lo ama…

    Mario Lo ama?

    Franco Sì, hai capito bene. Lo ama. E non vuole che io intervenga, dice che ha paura che poi lui la lascia.

    Mario Mah! Che situazione! Beh, quindi è stata da te? E sta ancora lì?

    Franco Macché, io mi sono addormentato sul computer mentre stavo su internet e quando mi sono svegliato non c’era più. Ho provato a chiamarla ma il cellulare mi dava irraggiungibile e oggi pure.

    Mario Comunque quella non è normale! Quella ti manda al manicomio. Io non lo so, una ragazza bella come lei, potrebbe avere il mondo ai suoi piedi… Ridotta così, con uno stronzo come quello che la pesta un giorno sì e l’altro pure. Mah! Però pure tu sei tanto dritto, tanto paraculo, con quella diventi un coglione.

    Franco Ma che devo fa’, io sono sempre pronto ad aiutarla, lei lo sa. Mi trova sempre disponibile, in qualsiasi momento, ma se lei non vuole? E poi, senti, guarda, non prendiamo questo discorso, mi incazzo. Veramente… Che ti credi che mi fa piacere tutto questo? Che non ci penso in continuazione? Non so che cosa fare. (Ci pensa su, amareggiato) Non lo so!

    Restano un paio di minuti in totale silenzio.

    Scena seconda

    Franco e Mario sono sdraiati sui divani, uno di fronte all’altro. Guardano il film. Hanno una birra in mano e sgranocchiano noccioline, popcorn e schifezze varie. Franco sta studiando il modo per far rinvenire l’amico ma se non si sbriga verrà assalito anche lui dal sonno.

    Franco Senti, ma che intenzioni hai stasera? A me non mi va di vedere questo film. Dai, usciamocene un po’.

    Mario Per andare dove, a quest’ora di lunedì? Noo!

    Franco Facciamo un salto a Trastevere in quella birreria nuova che hanno aperto, ci beviamo una birretta e poi ce ne andiamo in giro in qualche locale.

    Mario No, stasera non mi va, non ho voglia.

    Franco E no! No! non funziona così, ieri non andava a me e mi hai costretto a uscire perché dovevi incontrare quella ballerina odiosa con quel cesso dell’amica, oggi esci tu perché va a me. Domani non usciamo e ci vediamo un film, un altro, non questa cacata!

    Mario Harry, ti presento Sally non è una cacata, è una grande commedia. Puoi chiedere a qualunque critico cinematografico!

    Franco si alza in piedi davanti a lui, fa un sorso nervoso di birra dalla lattina, l’ultimo. Poi si piega verso Mario che è tutto assorto nella visione.

    Franco Si dà il caso che lo sai a memoria e purtroppo l’ho imparato anche io. Ormai parli come Billy Crystal, hai fatto pure le sue basette. Lo avrai visto cento volte. Ma poi devi vedere la faccia che fai. Pare che te stai a fa ‘na flebo de tu moglie!

    Mario Non dire cazzate! Secondo te lo vedo perché mi ricorda quella stronza?

    Franco Non mi interessa perché lo vedi e chi ti ricorda. (Guarda l’orologio) Voglio solo che ti vai a preparare e ce ne usciamo.

    Mario Sono pronto. Esco così.

    Franco sbuffa. Spegne la televisione.

    Franco Con i sandali e quella camicia? Mi sembri il nonno di Billy Crystal! Ma vatti a prepara’!

    Franco lo tira per un braccio. Mario si alza senza la minima volontà.

    Mario Sì, ma non voglio fare tardi. E domani non si esce. Giura.

    Franco Giuro. Ma non si vede questo film. Dai, sbrigati adesso.

    Mario va verso il bagno.

    Mario Allora chiama qualche amica, dove andiamo soli come due sfigati?

    Franco Hai detto che non vuoi fare tardi.

    Mario Perché con due amiche dobbiamo fare per forza tardi? Che fanno, ci legano a un palo?

    Franco Le amiche che abbiamo sono tutte nostre ex e ci farebbero fare tardi… Ma se proprio vuoi chiamo, ma io dico che è meglio restare sciolti… Magari becchiamo qualcuna nuova!

    Mario (Dal bagno) Fai come vuoi. Ma io dico che di lunedì non troviamo nessuno e ci facciamo due palle!

    Franco Non ti preoccupare, tu sbrigati.

    Mario Sì, ma calmati. Mi stai a mette n’agitazione addosso! Cinque minuti e sono pronto.

    Franco si assicura che Mario non lo veda, tira fuori il telefonino, fa un numero e quando dall’altra parte gli rispondono parla a voce molto bassa.

    Franco Sandra, ok… Allora ci vediamo alla birreria, ma ricordati di fare finta che ci incontriamo per caso. Sì, fra mezz’ora siamo lì. Ma fammi un favore, di’ a Manuela di stare calma perché oggi Mario è scoglionato! Sì, sì… Ha detto che gli piace, la vorrebbe vedere. Lo so, abbiamo fatto tardi. Ma ora veniamo.

    Mario Franco, che stai a fa’? Ti stai a vede’ il film, di’ la verità? Vedi un po’, c’è mica il mio orologio lì?

    Franco Sandra, ti devo lasciare, ci vediamo dopo, ciao. (Spegne il cellulare) No, qui non c’è.

    Mario Guarda bene.

    Franco Ah, sì, è qui. Ma sei pronto?

    Mario esce dal bagno. Va verso l’armadio. Sbadiglia. Tira fuori una camicia, se la infila.

    Mario Tu non vedi mai un cazzo. Ma a che pensi?

    Franco Tu piuttosto che non trovi mai niente.

    Mario Io? Vogliamo parlare del mio ordine e del tuo? Adesso vediamo se ti ricordi dove hai messo la macchina.

    Franco Per una volta che è successo.

    Mario Una volta! Va be’… Io comunque ho bisogno di un caffè, sennò stasera mi addormento su uno sgabello in birreria.

    Franco Sì, lo prendo pure io, basta che poi non cominci a dire che ti senti agitato.

    Mario Sono già agitato! E non certo per il caffè!

    Franco Aeh! Figuriamoci che serata! (Apre la porta) Andiamo, va.

    Mario Sì, ma non voglio fare tardi.

    Franco Ho capito. Aò, ma che hai stasera? Fatte ’na camomilla, no un caffè!

    Escono.

    Franco E così ti sei scopato la ballerina! Cazzo che fica che è quella!

    Mentre scendono le scale.

    Mario Mi ha lasciato pure un biglietto: "È stato splendido! Non lo avevo mai fatto così…"

    Franco Ma dai! Che culo che hai avuto…

    Scena terza

    Franco e Mario entrano nel pub. È affollato. Franco fa il disinvolto ma in realtà è frenetico come un ladro che cerca il suo complice. Sa che sta giocando un brutto tiro al suo amico ma non si sente poi così in colpa per questo. Cerca piuttosto di arrivare con lo sguardo in ogni angolo del locale per vedere se Sandra sia già lì. Mario invece è pigro. Cammina tra gli avventori senza voltarsi. Ha stampato un sorrisetto di cortesia sulla faccia che va bene per chiunque dovesse incontrare, conoscenti e non, pronto ad aumentarlo di una linea nel caso incontrasse un amico, ma spera proprio di no. Attraversano il locale. Cercano un posto per sedersi. Salutano degli amici, delle amiche.

    Mario Incredibile, appena aprono un locale nuovo li trovi tutti. Ti rendi conto che sembra un sabato qui dentro? Troppa gente… Me ne voglio andare.

    Franco A me piace. Guarda quante fichette! (Passano davanti al bancone. Ci sono due ragazze sedute proprio lì. Si scambiano uno sguardo. Poi vanno oltre) Le hai viste quelle due al bancone come ci hanno guardato? Mi piace sempre di più questo posto! (Vede due posti liberi) Vieni, vieni. Ci sono due posti.

    Mario Ma è sempre la stessa storia! Qualche birra, poi guardiamo qualche ragazza… ci proviamo… ci dice male… e ce ne torniamo a casa.

    Franco Tante volte ci dice bene! (Ride compiaciuto) E allora? Dov’è il problema? Che vuoi fare? Startene a casa e non uscire più? Vuoi solo lavorare senza divertirti un po’?

    Mario È che tutte le sere sono uguali! (Raggiungono i posti. Si siedono) Tu poi mi fai morire, una ragazza non può guardare che subito ti fai i film in testa. E poi non mi sembra che quelle due abbiano guardato.

    Franco Non ci hanno guardato? Ci hanno mangiato con gli occhi! Comunque senti, io te lo dico seriamente, tu la devi piantare di vedere quel film! Ultimamente stai diventando ripetitivo. E comunque quelle due ci stanno ancora guardando.

    Mario (Dall’entrata del locale vede sopraggiungere due ragazze che conosce) No… non mi dire, porca puttana! Non ti girare, non ti girare (Si fa scudo con una mano per coprirsi il volto e non farsi vedere).

    Franco Ch’è successo? Chi è? (Fa la faccia del marziano appena giunto sulla Terra).

    Mario C’è quella stronza di Sandra con l’amica pazza. Non ti voltare…

    Franco Sandra? Veramente? Dov’è? Oh, a me quella piace!

    Mario Ti prego, non me la fare neanche vedere. Quella ha detto che mi vuole sposare. Dico, te ne rendi conto?

    Franco Chi? Sandra?

    Mario Magari! L’amica. Non so neanche come si chiama. No, cazzo! Stanno venendo da questa parte. (Si abbassa. Finge di prendere qualcosa a terra ma continua a seguirle con la coda dell’occhio) Guarda, guarda, sembra quasi che sappiano di trovarci qua. Chissà a chi cazzo stanno cercando. Chissà a chi devono rovinare la serata, stasera. Guarda l’amica quanto è brutta!

    Franco Ma dove stanno? Io non le vedo.

    Mario Stanno dietro di te. Abbassati, abbassati, sennò ti vedono. (Si copre la faccia).

    Sandra Mario! Franco! Guarda guarda chi si vede. Che ci fate qui?

    L’amica Mario, ma che fai lì a terra?

    Mario (Si rialza. Si dà un’aggiustatina ai capelli) Cercavo, cercavo l’accendino…

    Sandra Ma è sul tavolo!

    Mario Oh, Franco, ma potevi dirmelo.

    Franco Non sapevo che lo stessi cercando…

    Mario Ah no, eh?

    L’amica Forse ti stavi nascondendo sotto il tavolo per non farti vedere da qualcuno…

    Mario Nooo!

    Franco Ma che vai a pensare?

    Sandra Allora che fate?

    Mario Siamo qui da un’ora e stavamo andando via proprio adesso.

    In quel momento arriva una cameriera.

    Cameriera Ciao. Come va?

    Mario Andava bene…!

    Cameriera Ah, io voglio solo sapere che prendete. Vi ho visti arrivare e faccio il mio lavoro.

    Franco Non ci faccia caso, lui è così, guarda tutti i giorni lo stesso film. Ormai è entrato nella parte. Quello che le ha detto è scritto nel copione. (Ride).

    Mario Non gli dia retta, signorina, almeno lei che è così dolce e carina… Lui fa così perché io sono il suo unico argomento per rimorchiare. È un ragazzo scontato. Vedrà, fra un po’ le chiederà qual è il suo giorno libero.

    Cameriera (Divertita) Allora, ragazzi, cosa prendete?

    Sandra Mario, ma non stavate andando via? Ma che fai? Dici le bugie?

    Mario Sì, esatto, cioè no… Siamo stati in piedi e ora abbiamo cambiato idea. Ora…

    L’amica Forse volevano andare via per paura che arrivasse qualcuno che non vogliono incontrare.

    Mario Ancora? (La guarda sconcertato. Non capisce se quella ragazza ha capito tutto e si diverte a prenderli in giro o se è semplicemente un caso) Certo che questa ragazza ha una fervida capacità intellettiva. (La guarda le sorride) Brava! Dimmi: ma ci fai o ci sei?

    L’amica Ci sono… Grazie!

    Mario Ah! Però!

    Cameriera Ragazzi, allora?

    Franco Sì, scusaci, dunque noi prendiamo due birre chiare grandi, non doppio malto. (Si rivolge a Sandra e all’amica) Voi che prendete?

    Mario Franco, chiedi prima se restano, magari stavano andando via…

    Sandra No, siamo appena arrivate, ma per il momento non prendiamo niente. Grazie.

    Mario Non credo che ce ne saranno molti altri di momenti! Voglio dire, noi andiamo via presto!

    Sandra (A Franco) Simpatico l’amico tuo, oggi. Che gli avete dato a cena, filo spinato?

    Mario Filo spinato… Dio mio! Deve far male quando vai in bagno! Ohi!

    Sandra (È impressionata. Disgustata. Vuol cambiare discorso).

    Franco Vieni, Sandra, non preoccuparti, sa essere anche peggio se si impegna. (Si stringe nel suo posto) Siediti qua.

    Sandra La mia amica la conoscete, vero?

    Franco Ma certo!

    Mario No…

    L’amica Sono Manuela. Ma scusa, non ci siamo già presentati l’altro giorno?

    Mario Sai, a volte il cervello certe cose per difesa le

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