Io lo conoscevo bene: Storia semiseria di Gianfranco D'Angelo, eterno fanciullo
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Chiudono il libro le testimonianze degli amici – un capitolo intero scritto da Antonio Ricci – che con lui hanno condiviso anni di successi. Prefazione di Ezio Greggio, l’amico per eccellenza. Le loro risate ancora echeggiano negli studi di Mediaset.
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Anteprima del libro
Io lo conoscevo bene - Marina Baumgartner
Marina Baumgartner
IO LO CONOSCEVO BENE
Storia semiseria di Gianfranco D’Angelo,
eterno fanciullo
prefazione di Ezio Greggio
Collana: Protagonisti
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.
commerciale@giraldieditore.it
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ISBN 978-88-6155-942-4
Proprietà letteraria riservata
© Giraldi Editore, 2022
Foto di copertina di Marco Garofalo
Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo
Dedico questo libro alla mia incrollabile fiducia nel futuro,
al mio coraggio di reinventarmi sempre.
E al mare, scritto nel mio nome e nel mio cuore.
Prefazione
di Ezio Greggio
Tutto avrei pensato nella vita caro Frankie, fuorché scrivere la prefazione di un libro che ti ricordi attraverso i racconti di Marina. È già passato più di un anno dall’ultima volta che ci siamo sentiti al telefono, uno scambio di messaggi audio che conservo. Ti ho fatto ridere ancora una volta come quando a Drive In
provavamo i pezzi da un camerino all’altro senza vederci, parlando ad alta voce, perché poi ci dovevamo sorprendere quando ci saremmo visti in scena facendo a gara a chi faceva ridere prima l’altro. Ci mettevamo giacche strane, i baffi nelle orecchie, un rastrello sullo smoking, le pinne ai piedi. Non sei stato solo un grande collega dal quale ho imparato molto, sei stato il fratello maggiore che non avevo avuto, l’amico col quale fare casino sempre: io e te, gli scherzi di Amici miei
li abbiamo fatti per davvero, che quando li racconto la gente non ci crede.
La nostra storia è iniziata con La Sberla
grazie a Gian Carlo Nicotra, poi Drive In
, Odiens
e la prima edizione di Striscia
. Anni di lavoro e vita insieme, centinaia di spettacoli, centinaia di pranzi e cene, milioni di risate. Sempre ironico, sempre sornione, sempre pronto a ricominciare con un coraggio che hanno solo i leoni come te.
Voi che state leggendo questo suo ricordo sono certo troverete in questo libro non solo l’artista, il monologhista implacabile, il comico. Ma un uomo con un grande orgoglio che sapeva soffrire da solo in silenzio e gioire in compagnia. Un uomo che si è costruito dal nulla, ha lottato, ha combattuto e ha amato il suo mestiere, la sua famiglia e gli amici. Tanti, tanti… c’erano tutti alla chiesa degli Artisti a piazza del Popolo il 17 agosto 2021. Mi manchi Frankie: Has, Has Fidanken
.
Con Ezio Greggio, premio alla carriera, Festival di Montecarlo
Introduzione
di Marina Baumgartner
Dedico questo libro pieno di ricordi di vita
al mio pubblico,
che non ha mai smesso di seguirmi.
Grazie
Il 13% degli italiani è analfabeta. L’86% è nella classifica degli scrittori più venduti. Rimane un 1% di cui penso di fare parte: quelli che ancora fanno il proprio lavoro. Io non mi ritengo quindi uno scrittore, ma in questo libro ho voluto raccontare cose che non ho mai detto prima. Rovistare nel cesto dei miei ricordi perché il mio rapporto col pubblico diventi ancora più stretto.
Questo era l’incipit del libro che, insieme, avevamo iniziato a scrivere qualche anno fa. Con la scaletta e alcuni capitoli – che non pubblico perché lui non vorrebbe, non sono più attuali! – sono andata da editori e agenti letterari. Erano gli anni del grande successo teatrale, ma di pochissima televisione. E la risposta era sempre la stessa: Mi spiace, ma si vendono solo i libri dei personaggi che stanno in televisione
.
Ah Marì, vabbè, te tocca aspetta’ che muoio
. Appunto.
Sono stata il suo ufficio stampa per trentacinque anni. Ho organizzato decine di interviste, servizi fotografici, trasferte, ospitate in trasmissioni, prime teatrali. Ho scritto con lui e per lui una miriade di testi, qualche volta firmando, molto più spesso come ghostwriter. Ho risposto alle sue telefonate alle quattro del mattino… Che me cerchi quel video con la Carrà che domani devo fa’ ’na cosa…
Ho fatto la sua voce della coscienza per due anni di seguito in uno spettacolo, divertendomi come una pazza, sono andata in giro per mare con lui e i suoi amici, abbiamo cucinato insieme, riso, vissuto.
Sì, io lo conoscevo bene.
Un mito è un mito. Che ha scritto una pagina di storia. Non necessariamente con le armi e il sangue, ma anche con l’arte e il sorriso. Un mito fa sognare, sorridere ma anche pensare. Un mito ha aperto una strada. Molti l’hanno seguita. Ma è lui e solo lui che ha lasciato la prima impronta. Un mito si ricorda, si fa ricordare e ricorda. Un mito ama le persone, sono la sua linfa. Un mito vive nel mondo e ha l’umiltà per farlo. Un mito passa attraverso mode, tendenze e cattive abitudini. Il suo posto è nel sempre, in una corte di effimeri. Un mito lo riconosci. Io l’ho riconosciuto. Chi abbassava il finestrino della macchina per urlargli Sei un mito
diceva la verità, magari senza capirla appieno. E i veri miti sono umili, con l’umiltà dei grandi. Ti danno lezioni di vita con leggerezza, e un sorriso un po’ sornione. Conoscere un mito, è un privilegio. Non privo di grandi fatiche.
Millenovecentottantacinque, Firenze. Ho da poco aperto il mio ufficio di pubbliche relazioni in proprio, il grande salto come libera professionista. In breve mi trovo cinque clienti e uno, quell’autunno, vuole festeggiare in grande stile i vent’anni della sua azienda. Tre giorni, trecento persone da gestire, clienti, rappresentanti con gentili signore al seguito, un programma fittissimo di lavoro e di svago, io a capo di uno stuolo di hostess. È il mio primo evento importante, deve andare bene!
A conclusione di tutto, cena di gala in un locale allora molto noto. Vado dal mio solito agente che mi procura i personaggi e mi consegna una lista di nomi battuta a macchina: Enrico Beruschi, i fratelli Santonastaso, Pippo Franco, altri che non ricordo. I cachet, più o meno, si equivalgono. Poi c’è lui, il doppio di tutti gli altri! Monologhista fortissimo, a metà del glorioso percorso di Drive In
, l’Italia intera che ripete Has Fidanken e Pippo Pippo… E io mi ricordo di averlo visto a teatro tanti anni prima, con Alleluja, brava gente ma, soprattutto, a una convention pochi mesi prima, ed ero rimasta davvero impressionata dal ritmo. Deciso, è lui il protagonista della mia serata di gala! Lui, Gianfranco D’Angelo. Sicura di me, vado dal mio cliente che, perplesso, obbietta: Oh signora Marina, ma gli è di molto caro!
E io: Sì, ma gli è di molto bravo!
Si convince – io so essere molto convincente se credo in un’idea – e la sera del 27 ottobre 1985 appare lui, il protagonista della mia storia. Confesso di aver pensato, vedendolo: Ammazza, è più brutto che in televisione
. Roba da donne.
Poi è salito sul palco e per cinquanta minuti senza mai tirare il fiato ha parlato, in un crescendo di battute, con trecento persone che ridevano a crepapelle. Mi ricordo gli applausi infiniti, la coda per chiedere l’autografo, il suo maglione con le paillettes. Un trionfo. Ogni tanto penso a Sliding doors: se avessi scelto un altro della lista, non avrei mai avuto l’opportunità di conoscere, frequentare, lavorare con un mito.
Il nostro primo incontro
Inizia così una grande avventura che mi porterà a essere il suo ufficio stampa, la sua coautrice, l’organizzatrice infaticabile di prime e cene delle prime, di viaggi e trasferte, di servizi fotografici e ospitate televisive... Ah Marì me leggi
, Ah Marì me scrivi
, Ah Marì me cerchi
, Ah Marì me compri…
una specie di maggiordomo factotum dalla penna facile, dall’occhio vispo che coglieva spesso fra le notizie quella giusta da commentare.
Mi ha fatto fare anche l’attrice, o quasi: in uno spettacolo che abbiamo scritto insieme, Un giorno lungo 40 anni
, ero la voce della sua coscienza. Nascosta in regia, lo apostrofavo, lo intervistavo, lo stuzzicavo. Fu un grande successo. Insieme abbiamo scritto un libro, Il Mangiatardi, una guida gastronomica dedicata a 99 ristoranti in Italia aperti dopo mezzanotte¹, tutti da lui rigorosamente provati. Abbiamo approcciato i nuovi media, facendo gag e video per Facebook e Instagram. Diventata – pure – videomaker, venivo violentemente cazziata se non riuscivo a inquadrare nel modo giusto.
Ma la mia apoteosi l’ho raggiunta una sera che, incautamente andata a teatro, sono stata temporaneamente promossa al ruolo di sarta, per improvvisa indisposizione della titolare. I cambi dietro la scena sono rapidissimi, e non puoi sbagliare. Lui è stato sempre il terrore delle sarte, che comandava a suon di urla. Io l’ho guardato e gli ho detto: Io ti aiuto, ma se ti provi a dire solo ah, ti mollo dietro le quinte in mutande!
Muto.
Lavorare divertendosi, credo sia il sogno di tutti. Lui lo ha fatto per tutta la vita, facendo però divertire anche tutti quelli – tanti – che gli stavano intorno. E sempre, sempre, con grande umiltà e generosità. Generoso di se stesso, che è di gran lunga diverso dall’essere generoso con i soldi. A fare questo, son buoni tutti. Il suo rapporto con i soldi è sempre stato di suprema indifferenza. Ne ha guadagnati tanti, e spesi tanti. Per sé, per far stare bene le persone che amava, per gli amici.
Qualche