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Le stelle dell’ammasso
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E-book97 pagine1 ora

Le stelle dell’ammasso

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Info su questo ebook

Un nuovo approccio al tema dell'incontro di una civiltà extraterrestre con la razza umana: il sogno. Ecco come un uomo comune viene in contatto con la vita di cui brulica l'Universo. Un romanzo che coniuga un evento epocale per la storia umana con l'esistenza quotidiana di uno di noi. Un libro per tutti. Una lettura da non perdere per astrofili e amanti della fantascienza.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2014
ISBN9788891131584
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    Anteprima del libro

    Le stelle dell’ammasso - Renato Scuterini

    XIII°

    CAPITOLO I°

    Billy Trenton chiuse la porta della sua camera da letto, accese il lume sul comodino e incominciò a spogliarsi in fretta.

    Faceva sempre così ogni sera, ormai da quando era bambino. Era il suo appuntamento fisso, l’unico, vero punto di riferimento della sua vita, l’angolino nascosto dove rifugiarsi la sera, prima di addormentarsi e dimenticare in un attimo le fatiche e i problemi della giornata.

    D’estate o d’inverno, con la pioggia o con il sole, anche nei periodi della sua vita durante i quali aveva dovuto superare momenti difficili e sottoporsi a sacrifici fuori dell’ordinario, egli non aveva mai mancato di presentarsi al suo appuntamento serale.

    Eppure ce n’erano stati di momenti critici nella sua vita, come quando suo padre aveva avuto l’infarto ed era rimasto per molti giorni in gravi condizioni all’ospedale. Allora lui aveva solo sedici anni, ma ricordava perfettamente l’angoscia che regnava nella sua casa, il volto sconvolto di sua madre, l’espressione seria e sfuggente di sua sorella maggiore Eleanor.

    Poi era venuto il diploma e poi ancora il difficile inserimento nel mondo del lavoro.

    Ormai quei tempi erano passati. Egli non era più il ragazzo un po’ goffo e timido che cercava in ogni modo di imitare i compagni più bravi e disinvolti di lui. Non era più uno dei tanti monelli che scorrazzavano per le affollate vie di Chicago cercando d’inventare qualche passatempo per trascorrere la giornata.

    Ora era il signor Billy Trenton, agente di zona della Northen Union Press, una delle più grandi e prestigiose Case editrici dell’Illinois, e gli erano stati inoltre assegnati i più ricchi quartieri della città, una fonte sicura di guadagno senza fare grandi sforzi. Ormai aveva una clientela fissa, persone che gli sorridevano affabilmente appena lo vedevano apparire alla porta della loro casa, lo facevano entrare, scambiavano con lui quattro chiacchiere come vecchi amici e mettevano subito mano al libretto degli assegni.

    Anche la timidezza se n’era andata; il lavoro e il denaro guadagnato gli avevano fatto acquistare fiducia in se stesso. Si era anche fatto una ragazza, Susan, una maestrina che abitava a pochi isolati dalla sua casa. Si erano conosciuti ad un party nel quale lui era capitato per caso, avevano parlato tutta la sera e ben presto tra loro era nata una simpatia. Erano insieme solo da pochi mesi e parlavano già di matrimonio.

    Sì, ormai se qualcuno che l’aveva conosciuto da ragazzo, l’avesse incontrato ora, dopo tanti anni, avrebbe stentato a riconoscerlo, e non solo per il cambiamento intervenuto nel suo aspetto fisico.

    C’era però qualcosa in lui che non era mutato in tutto quel tempo: il suo grande amore per la fantascienza.

    Fin dall’età di dodici anni, infatti, non c’era stata sera in cui egli non avesse fatto precedere il suo sonno da un’ora buona di lettura di romanzi di fantascienza. Ne aveva letti centinaia, forse anche migliaia. Alcuni gli erano sembrati affascinanti, altri meno, ma non ne aveva disprezzato veramente nessuno.

    Neppure le malattie lo avevano fermato. Il suo romanzo era là, fedele, ad attenderlo nel cassetto del comodino di fianco al letto, pronto a regalargli nuove e imprevedibili emozioni, capaci di scacciare dalla sua mente i pensieri sgradevoli e di fargli passare notti serene. Spesso, durante i periodi di pausa nel corso della giornata, gli capitava di pensare a quando, quella sera come tutte le altre sere, si sarebbe chiuso in camera a leggere le avventure dei suoi eroi dello spazio e pregustava già l’arrivo di quel momento.

    Poteva sembrare ridicolo che un giovane di trentadue anni, in procinto di sposarsi e con una solida posizione sociale quale lui era, desse tanta importanza ad un momento apparentemente così insignificante della sua vita, che per gli altri costituiva niente più che un passatempo. Eppure per lui quel genere di lettura era tutt’altro che un modo come un altro per addormentarsi. Il libro che prendeva tra le mani era come una finestra che gli si spalancava all’improvviso davanti e gli schiudeva nuovi orizzonti, facendogli intravedere, anche se solo per poco tempo, la misteriosa bellezza di quei mondi sconosciuti e meravigliosi.

    Esseri dalle più strane forme, ma tutti provvisti di un comune denominatore, l’intelligenza, che percorrevano in lungo e in largo la Galassia per colonizzare altri pianeti, mutanti frutto di apocalittici conflitti nucleari, battaglie cosmiche ingaggiate da gigantesche astronavi, stelle, nebulose, buchi neri, tutto si confondeva nella sua fervida mente e gli procurava una strana eccitazione, come un’innocua ebbrezza che tonificava il suo spirito.

    Questa sua innocente passione era amorevolmente tollerata dai suoi genitori, paghi del fatto di vederlo sistemato e quasi accasato. Anche Susan, alla fine, se ne era fatta una ragione, considerato il fatto che, tutto sommato, un uomo poteva avere difetti ben peggiori di quello e Billy, per il resto, era veramente il marito che lei aveva desiderato.

    Farò finta di avere un bambino in casa. – gli aveva detto una volta in tono scherzoso – Tanto ormai ci sono abituata e lui aveva sorriso conciliante.

    D’altra parte bisognava riconoscere che quelle letture non avevano mai influito negativamente sul comportamento di Billy. Al mattino egli si svegliava fresco e riposato, pronto ad iniziare la giornata con profitto. Sembrava che avesse la capacità di riporre in un angolo sperduto della sua mente le storie lette la sera precedente e tenerle lì, dimenticate, finché non fosse arrivato il momento di riprendere il filo interrotto.

    La sua mania era conosciuta anche nell’ambiente di lavoro. I colleghi ci scherzavano sopra, ma Billy non se la prendeva, sapeva stare allo scherzo. Anzi, con i suoi racconti, era riuscito persino a far nascere in qualcuno di loro la curiosità di leggere almeno uno di quegli strani libri.

    Egli aveva considerato anche l’opportunità di iscriversi ad un club di appassionati di fantascienza o magari di ufologi, ma poi l’aveva scartata. Aveva detto agli altri che non aveva il tempo per dedicarsi a questo hobby, ma il vero motivo era diverso. Il suo rapporto con la fantascienza era troppo esclusivo, troppo personale perché egli potesse condividerlo con qualcun altro. Una cosa era raccontare agli altri le storie che aveva letto, un'altra era invece spiegare loro le motivazioni che lo spingevano a leggerle. Non sarebbe mai riuscito a renderli partecipi della gioia che gli davano quei racconti.

    In un primo tempo questa forma di incomunicabilità lo aveva un poco afflitto. Poi però, pensandoci meglio, si era reso conto che era proprio lui a volerla, quasi fosse inconsciamente timoroso che le altre persone potessero carpirgli quel prezioso tesoro racchiuso nelle pagine dei suoi libri, come se la fantascienza fosse una bellissima fanciulla da tenere severamente sotto chiave.

    Con una sola persona al mondo questa regola non funzionava: il suo amico Tom Peace. Lui e Tom erano nati e cresciuti insieme, nello stesso quartiere, anzi a due soli isolati di distanza, e insieme avevano diviso le gioie e i dolori che la vita aveva loro dispensato. Esisteva tra loro come una forma di telepatia che faceva intuire all’uno ciò che l’altro pensava prima che quest’ultimo avesse pronunciato una sola parola. Il loro legame era molto di più che una semplice amicizia. Le loro menti erano simili a quelle dei fratelli gemelli e, pertanto, capaci di integrarsi a vicenda

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