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Doll's. Pamphlet du design
Doll's. Pamphlet du design
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E-book175 pagine1 ora

Doll's. Pamphlet du design

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Info su questo ebook

"E’ il trastullo orgasmico di milioni di personalità anonime, quello di surfare sulle frequenze proprie della rete, profilandosi con accanimento nella realizzazione di magnifici alter ego, esaltanti, seducenti, avvincenti, incantevoli, celati dietro personalità “come se” o, ancora peggio, come “falso da sé”, muovendoci nella direzione dell’esercizio di una vera e propria pratica, diffusa e capillare, che è quella dell’ appropriazione indebita e sconsiderata, delle qualità personali di questi personaggi famosi, con una operazione squisitamente predatoria. E’ attraverso questa natura pluridisciplinare, propria delle discipline di progetto, che nella loro fisionomia cromosomica, vivono e si alimentano, mediante l’esercizio della ricerca, della sperimentazione e delle sue applicazioni alla realtà concreta del vivere quotidiano, che un’intera comunità di planetaria di aziende oggi si propone voler di riqualificare il modo di vivere contemporaneo, attraverso dei testimoni risonanti della ribalta mediatica planetaria, promuovendo degli oggetti lontani anni luce dalle funzioni di servizio e d’esercizio propri del design, ma che invece non sono altro che gadget ad alto rischio di gradimento."
LinguaItaliano
Data di uscita16 nov 2020
ISBN9788831695916
Doll's. Pamphlet du design

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    Anteprima del libro

    Doll's. Pamphlet du design - Luigi Patitucci

    Intro

    CARMELO_S._SCIUTO*

    dOoll’s, pamphlet succinto quanto denso di prospettive ed allusioni, rappresenta la nuova fatica di Luigi Patitucci e come la sua cifra stilistica conviene, è testo polisemico, roboante e ricco di citazioni dotte e di mestiere. Non si tratta di design in senso stretto ma nel senso più largo ed esteso del termine. La progettazione finita/infinita come approccio alla conoscenza, necessaria attitudine, delle volte autogenerantesi, che l’uomo sociale esprime sia con estrema ingenuità che con tagliente dottrina.

    Possiamo riuscire quindi a guardare con occhi critici e puri un fenomeno sociale e dinamiche di consumo, così multisensoriali, rizomatiche, multi-esperenziali e come tante volte detto: polisemiche?

    Questa è la domanda che mi sono posto per poter dare un qualche sensato suggerimento di lettura al pamphlet dOol’s.

    La semiotica del design, delle cose e della noosfera, rappresenta il mio principale campo da gioco, anch’esso polisemico, multitracciante e parziale, come tutte le critiche della conoscenza.

    Ora, il consumo sta conoscendo una profonda trasformazione dovuta ai cambiamenti che interessano la nostra società. Di fronte a tali cambiamenti muta anche il profilo ideale del consumatore perché anche quest’ultimo è immerso nel flusso del cambiamento che è attualmente in corso. Ma in cosa consistono questi cambiamenti?

    Il termine postmodernità non indica una fase avanzata della modernità, ma una vera e propria cesura, un’epoca caratterizzata quindi da nuovi metodi di produzione e nuove tecnologie, rispondente a regole e paradigmi inediti: una società complessa dove non c’è linearità ma tutto è interconnesso. Il contemporaneismo post moderno è pertanto un mash-up per definizione, un mega mix in tape da vinili riversato in digitale per un ascolto in cloud. Il fatto di non aver dato un nome a questa fase della modernità, riflette la volontà di una società che, anche nel consumo, non vuole certezze e rifiuta le grandi ideologie che hanno caratterizzato l’età moderna.

    Se cardine della modernità era la produzione, oggi al centro è proprio il consumo, sempre meno di merci e sempre più di simboli e di segni: la performance del prodotto è superata dai significati semiotici degli oggetti. Un processo enciclopedico caotico e non sempre consapevole ma innestato su azioni/ domande che creano consegne/offerte ricche di trasfigurazioni, immedesimazioni ed usi impropri.

    Gli oggetti stessi non sono più gli status symbol di una volta (nostalgia dei tardoni e non nativi-digitali), ma dei mezzi liberamente scelti e combinati per comunicare la propria identità. Un primo aspetto di questa nuova identità è la semplicistica quanto determinante legge che il virtuale si intreccia con il reale, nel senso che la differenza tra realtà e simulazione è sempre più sottile. Basti leggere la parte del testo relativa alla contaminazione del prodotto.

    Mentre nella modernità i prodotti si caratterizzavano per la loro fisicità, ossia per le caratteristiche strutturali e il loro valore d’uso, nella postmodernità i prodotti si de- materializzano e si trasformano in segni, simboli e comunicazione.

    In un mercato moderno lo spazio che le merci presidiano nell’universo semiotico non è meno importante di quello che occupano negli scaffali della vendita.

    Jean Baudrillard

    Baudrillard[1979] ad esempio sottolinea come l’analisi di Marx della produzione di merci sia da considerarsi superata proprio perché il capitalismo odierno non si occupa più di beni materiali bensì di segni e immagini. Ciò implica che possiamo parlare e interagire con gli altri mediante il linguaggio verbale, ma anche facendo ricorso al nuovo alfabeto degli oggetti, cui ad esempio il Patitucci consegna ottime linee guida di orientamento (attenzione, mai lineare, per definizione). Cresce l’interesse per l’apparenza, intesa come la superficie, l’esterno; ciò non esclude l’interesse per l’interno, per il contenuto, per l’essere e la verità ma solo di un aumento dell’interesse per la dimensione dell’apparenza.

    Cambia il rapporto con il consumatore e si realizzano inattese convergenze tra gli interessi di quest’ultimo e quelli delle imprese:

    tale fenomeno è dovuto al fatto che oggi i mercati versano in una fase di maturità e, in una situazione del genere, per le imprese diventa fondamentale la fedeltà dei loro clienti. Mantenere un cliente infatti costa meno che conquistarne nuovi.

    Mantenere un cliente trasforma la vendita in servizi rivolti al compiacimento dell’esperienza di vendita.

    Per raggiungere questo risultato bisogna tener presente che la concezione del consumo è profondamente cambiata: alla visione del consumo propria del marketing tradizionale, che legava il consumo al concetto di utilità, si contrappone l’idea del consumo come esperienza, che implica l’inerzia, la fantasia, lo spreco del tempo, il ludico, ma anche l’amore.

    L’indifferenziazione diventa quindi uno dei tratti fondamentali della nuova società. In effetti, mostra Fabris, se prima il giornalaio vendeva solo giornali, ora diventa un emporio indifferenziato che vende più cose diverse tra loro; i negozi che includono nell’insegna non solo... sono indicativi di questa tendenza.

    I bisogni cedono il passo ai desideri: il desiderio è quindi una forma mentis, soddisfarne i bisogni è non solo insufficiente ma risulta anche così lontano dal percorso rizomatico del cliente che si viene svantaggiati e tacciati di convenienza utilitaristica, rivalutando invece le vendite stratosferiche di oggetti a basso costo venduti come desideri ad altissimo costo.

    Un altro aspetto è rintracciabile nel declino del primato della mente e della vista: il consumo

    infatti è sempre più valutato dalla totalità dei sensi. Per questo motivo si parla di polisensualismo. dOol’s è difatti un percorso visivo, l’autore ci porta all’interno di questo meta mondo polinsesuale (vedi la precedente opera editoriale "Condom, Common &

    ReFuel Design", Luigi Patitucci, Malcor D, 2018, NdA) e fortemente visivo. Cambia il concetto di identità: l’identità diventa più sfuggevole, flessibile, indeterminata. L’identità basata sulla coerenza comportamentale appartiene al passato, non è più conciliabile con l’uomo di oggi.

    Ogni individuo infatti è caratterizzato da tante identità, che coesistono al suo interno: è polimorfo e proteiforme, come scrive spesso l’Autore, agisce più sotto la pressione delle circostanze, che seguendo le proprie convinzioni. Secondo Veblen [1981] il consumo, soprattutto nelle sue manifestazioni più vistose, sarebbe legato alla competizione e all’emulazione.

    Il consumo pertanto, si baserebbe sulla competizione e sull’ostentazione del successo, in quanto le

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