Soggetti connettivi: Esercizi di semiotica e teoria della comunicazione
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Anteprima del libro
Soggetti connettivi - Nicolò Fazioni
NICOLÒ FAZIONI
Soggetti connettivi
Esercizi di semiotica e teoria della comunicazione
SAGGI
tab edizioni
© 2021 Gruppo editoriale Tab s.r.l.
viale Manzoni 24/c
00185 Roma
www.tabedizioni.it
Prima edizione novembre 2021
ISBN 978-88-9295-235-5
eISBN (PDF) 978-88-9295-236-2
eISBN (ePub) 978-88-9295-398-7
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, senza l’autorizzazione dell’editore. Tutti i diritti sono riservati.
Indice
Introduzione
Capitolo 1
Modelli di comunicazione
Capitolo 2
Il mito delle origine dell’Automotive
Capitolo 3
Il mito del made in Italy
Capitolo 4
Il mito del fast-food
Conclusioni
Bibliografia
Introduzione
Società, comunicazione, identità
Il termine comunicazione deriva dal latino communicare, cioè mettere in comune
, che risale a sua volta a communis (comune). Nel linguaggio quotidiano significa condividere qualcosa con altri, far conoscere e far sapere, scambiare qualche parola, conversare.
Non possiamo, però, non interrogarci sul valore logico di quel cum
che sottolinea la dimensione relazionale della comunicazione, la capacità di creare un legame, un incontro o uno scontro, tra due individui almeno; il tutto attraverso lo scambio di segni tra loro molto diversi come parole, testi scritti, immagini e, come dimostreremo, anche suoni, profumi, espressioni, posizioni, sguardi, oggetti, vestiti, tatuaggi, trucco, pietanze, luoghi di consumo e di svago. Se ognuno di questi elementi è un sistema linguistico con proprie regole e se la società intera, come hanno dimostrato sociologi e filosofi¹, è una rete di linguaggi e di strutture comunicative è perché, prima di tutto, ogni forma di comunicazione è sempre una forma di relazione e un dispositivo intersoggettivo.
Già Aristotele lo ricorda nelle pagine della Retorica quando afferma²:
I generi della retorica sono tre di numero: altrettanti sono infatti le specie di coloro che ascoltano i discorsi. Il discorso consta di tre elementi: colui che parla, ciò di cui parla, colui al quale si parla. Il fine del discorso è diretto a costui – voglio dire all’ascoltatore (Aristotele, Retorica, 384-322 a.C.).
La comunicazione crea uno spazio comune
, quello dei significati che vengono scambiati tra un mittente e un ricevente: in questo spazio avviene una vera e propria negoziazione tra soggetti differenti, tra l’io e l’altro. Bisogna farsi comprendere, modificare l’agire altrui, convincere e persuadere. Non basta limitarsi a trasferire un messaggio da un punto all’altro, come avviene nell’informazione.
Proprio per questo i fenomeni comunicativi sono sempre fenomeni sociali e viceversa. Il contesto sociale è la piattaforma all’interno della quale i soggetti negoziano i significati, mediano le loro differenti esperienze-conoscenze-competenze (Eco, 1970 direbbe le loro «enciclopedie»). Il termine negoziazione indica che si tratta di un’attività di mediazione continua, nient’affatto scontata, il cui esito è del tutto contingente: può trattarsi di un incontro o di uno scontro, di uno scambio reciproco o meno.
La comunicazione mira sempre a produrre dei cambiamenti concreti, tangibili, quasi misurabili nell’interlocutore o nella cerchia dei riceventi. Austin (1962) e Searle (1969), due importanti filosofi anglosassoni, hanno intuito che il linguaggio presenta diverse funzioni ed oltre ad una dimensione descrittiva esiste una, ben più importante, funzione pragmatica: le parole sono speech acts, atti linguistici, vere e proprie azioni che modificano la realtà. Andando oltre, alcuni socio-semiotici hanno iniziato a sostenere che gli atti comunicativi, anche quelli che sembrano avere una dimensione puramente descrittiva, non sono mai formule neutre ed astratte ma hanno sempre una forte funzione pragmatica.
Questa dimensione relazionale spinge il teorico della comunicazione ad unire ai propri strumenti linguistici e filosofici, una serie di competenze che provengono dalla sociologia dei processi culturali e dei consumi, così come dalla psicologia sociale.
La dimensione della società, dei gruppi, delle culture e delle sub-culture è l’ambito nel quale prendono vita gli atti comunicativi. Oggi, infatti, siamo di fronte ad una progressiva frammentazione del contesto sociale; una frammentazione che risponde sempre meno alle segmentazioni proposte dalla sociologia classica attraverso la geografia, il reddito, l’anagrafe³.
Se la modernità nasce con il passaggio dalle comunità di luogo alla società che dissolve i legami del vicinato e le altre forme di relazione diretta e di calore umano⁴, la contemporaneità è segnata da un meccanismo di micro-frammentazione della società connessa a nuove forme di comunicazione e di costruzione delle identità⁵.
La rivoluzione tecnologica e digitale iniziata negli anni ’90 del secolo passato, con la sua attuale accelerazione, ha spezzato le barriere spazio-temporali tipiche delle società moderne⁶: le società iper-moderne vivono l’eliminazione del problema della distanza e della durata, laddove lo spazio diventa connessione informatica, e il tempo diviene l’istante che intercorre tra un clic e quello successivo. Il web ha trasformato lo spazio-tempo, invalidando ogni distinzione sociale basata sulla geografia o sulla dimensione della distanza.
Il reddito, l’altro grande predittore dei comportamenti postulato dall’economia moderna, manca sempre più il suo ruolo guida: le società iper-moderne tendono a proporci decisioni dove il reddito non è più il fattore decisivo. Lo dimostrano il mercato dell’elettronica e quello dell’informatica che ci rivela comportamenti d’acquisto apparentemente contradditori: persone con basso reddito, che risparmiano sulle spese necessarie, accedono comunque all’ultimo iPhone.
I segmenti anagrafici legati alle generazioni, che hanno ottenuto tanta fortuna nel marketing americano, spiegano diverse situazioni ma mostrano sempre maggiori falle: baby boomers, generazione Z, millenials, generazione X sono categorie trasversali destinate ad incrociarsi, a complicarsi, a incontrarsi in una serie di spazi comuni d’acquisto e di comunicazione come sono i social network e i negozi digitali.
Il panorama socio-culturale tende