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Mariana - la mia storia
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E-book260 pagine4 ore

Mariana - la mia storia

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Info su questo ebook

Mi chiamo Mariana e dopo una riflessione molto lunga ho deciso di raccontare con tutta sincerità la mia vera storia. In queste pagine ho raccontato il lungo percorso della mia vita diviso tra il mio paese di origine e l’Italia. In poche parole posso aggiungere che non è stato per niente facile affrontare e superare gli ostacoli che ho incontrato nel mio percorso di vita.
LinguaItaliano
Data di uscita16 nov 2020
ISBN9791220302999
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    Anteprima del libro

    Mariana - la mia storia - Mariana Dumitrasc

    vita.

    CAPITOLO UNO

    I MERAVIGLIOSI PAESAGGI NATURALI NATALI E STORIA

    I miei ricordi mi portano a pensare a quanto meraviglioso e fantastico era il paesino in quale sono nata. Non era molto grande, c’erano circa 4500 persone appena. Era situato nella valle, tra le montagne, ed era attraversato da un fiume con un ponte che univa due villaggi tra di loro. Il fiume aveva la sua sorgente nel sotterraneo delle montagne alte e scorreva lentamente a valle. Era lungo decine e decine di chilometri e la fine del suo percorso veniva fermato da una grande diga. Vicino a questa grande diga era stata costruita un’immensa centrale idroelettrica ed era distante ad ottanta chilometri, circa, dalla casa in cui ero nata io. Questa era l’unica centrale idroelettrica in zona che produceva energia. Nei dintorni del mio villaggio le acque del fiume non erano molto profonde, per questo d’estate andavo a fare il bagno sulle sue sponde, in alcuni punti che erano considerati balneabili. Le possibilità di esondazione di questo fiume c’erano per alcune volte all’anno e non era mai asciutto.

    Ricordo ancora oggi l’alba ed il tramonto tra le montagne che circondavano il mio paesino. Il sole sorgeva e spesso si rifletteva sulle acque del fiume, ricordo che in montagna anche d’estate durante le prime ore del giorno l’aria era fresca. Con queste bellezze naturali avevo la continua sensazione di trovarmi in un angolo di paradiso dov’ero circondata di pace. Ricordo ancora il rumore di sottofondo degli alberi ed il chiacchierio degli uccelli, erano uno spettacolo unico della natura.

    La natura solo a guardarla mi conquistava, l’impressione e le emozioni che mi dava erano indescrivibili e ogni volta erano diverse. Mi piaceva molto ammirare le montagne che mi circondavano, loro per me sarebbero diventate la mia avventura speciale e la mia consolazione. La montagna mi regalava la sua aria purissima ed il vento fresco ma anche i suoi spettacolari inverni estremamente freddi. Inoltre d’estate non mancavano i spaventosi temporali con cui le montagne mi stupivano.

    La montagna è stato il mio viaggio instancante ed il continuo contatto con essa era un toccasana quotidiano. Io ero venuta al mondo in quel angolo di natura e se non fossi nata lì, avrei fatto lo sforzo per trasferirmi in quel luogo bellissimo a vivere lontano dal caotico e monotono mondo della città. Durante le mie passeggiate lungo le montagne, quando arrivavo in cima mi sembrava di toccare il cielo con un dito proprio là tra il verde delle montagne e l’azzurro del cielo. Lì in alto trovavo serenità e tranquillità che era una sensazione unica al mondo. Era il mio posto preferito ed in quel luogo nel silenzio assoluto della montagna trovavo la pace interiore.

    Ricordo ancora oggi come vestivo pesante nelle giornate più fredde dell’anno, soprattutto d’inverno quando le temperature scendevano anche fino a trenta gradi sotto zero. Proprio in quei giorni cercavo di uscire fuori casa lo stesso. Andavo a scuola per studiare e in chiesa a pregare ma andavo anche a giocare, cercavo di fare una vita normale anche durante l’inverno.

    In quelle giornate quando il freddo era così pungente, in seguito alle temperature molto rigide e con la neve alta, dopo aver fatto i compiti, andavo insieme ai miei fratelli agli amici e ai cugini a giocare con la neve. D’inverno in montagna il divertimento era garantito, ci divertivamo moltissimo con la neve, il suo manto bianco copriva tutte le montagne e sembrava un paradiso. Andavamo con le nostre slitte su per la montagna, poi scendevamo a valle, perché avevamo diverse piste per gli slittini, qualcuno di noi portava anche il cagnolino e ci divertivamo parecchio. Facevamo moltissimi pupazzi di neve, li facevamo ovunque, perché avevamo tantissima neve. Tornavo a casa stanca e piena di neve in tarda serata, cenavo con la mia famiglia e durante la cena raccontavo ai miei genitori com’era andato il nostro grande divertimento con la neve. I giochi divertenti con le palle di neve d’inverno erano all’ordine del giorno ed erano un ottimo passatempo. Anche a scuola, tempo permettendo, durante la pausa giocavamo con la neve nel cortile. Che bei ricordi.

    Le bellissime montagne innevate sembravano che mi facessero compagnia, erano le mie amiche durante tutto il periodo invernale ed io le amavo immensamente. Era meraviglioso stare immersa in questo ambiente incantevole. Facevo tutto il possibile durante la giornata per poter andare a giocare un po’ in mezzo alla natura.

    Questa splendida terra natale era bella da scoprire anche d’estate perché offriva grandi opportunità di svago. Erano le mie montagne, io le consideravo così perché le conoscevo, e qui avevo vissuto nella mia infanzia dei momenti molto belli. Ho avuto la fortuna di vivere un’infanzia felice in un ambiente sano.

    Ho trascorso tanto tempo su queste montagne dove percorrevo chilometri e chilometri in giro per i monti facendo lunghe camminate, di sicuro era un luogo interessante da esplorare. A quei tempi non c’erano funivie e l’unico modo per ammirare la valle era quello di salire in cima alle montagne e guardare da lì tutto l’intero panorama, unicamente straordinario.

    Per me era un vero paradiso non ancora inquinato e vivendo qui, nella mia fantasia avevo iniziato a pensare che Ho un’idea di come potrebbe essere il vero paradiso. Ma questa mia idea cessava quando la realtà prendeva il posto dell’immaginazione.

    Mi bastava vivere là e stavo bene dov’ero, lì nel mio luogo preferito il quale mi faceva sentire al sicuro. Purtroppo la vita aveva per me un piano di riserva ma io non ne ero a conoscenza, dovevo solo scoprirlo. Presto questo meraviglioso paesaggio sarebbe stato sostituito con un panorama diverso e per tanto tempo non avrei rivisto le mie montagne.

    A me le montagne piacevano e le rispettavo tutto l’anno. Sin da piccola mi era stato insegnato come comportarmi in montagna, portavo sempre a casa i miei rifiuti e non accendevo fuochi.

    In questo luogo avrei voluto ritornare, anche solo per le vacanze, ma gli eventi che avrebbero segnato la mia vita e che avrebbero cambiato il mio destino per sempre, non mi avrebbero mai più fatto rivivere quei momenti indimenticabili.

    Vivevo quest’esperienza con gli occhi di un bambino che non dimentica.

    Nei successivi anni, appena mi allontanai da queste terre native, mi sarebbero mancate le gite di gruppo con gli amici, le gite domenicali, le gite anche in solitaria, mi sarebbe mancata anche l’aria ricca di ossigeno piacevolmente fredda e leggera.

    Avrei voluto tanto continuare a curiosare tra le montagne ed esplorare sempre di più questi posti, avrei voluto continuare a svolgere qui la mia passione per gli sci, poiché durante la mia infanzia avevo fatto il corso di sci di fondo che era diventata la mia passione più grande. Anche in bicicletta mi sarebbe tanto piaciuto percorrere di nuovo i miei luoghi preferiti, ne avevo tanti. In queste montagne avrei tanto desiderato tornare a pescare nel fiume o nei ruscelli immersi nella natura selvaggia nella catena di montagna dov’ero nata, raggiungibili a piedi o con una semplice passeggiata in bici.

    Da piccola amavo andare con la mia famiglia per una grigliata vicino alle sponde dei torrenti d’alta montagna dove insieme a loro mi divertivo a prendere i pesci. C’erano diverse specie di pesci come il luccio, la trota, il carpo, le acciughe e dopo averli puliti, quelli più grandi li mettevamo sulla griglia. Anche nei giorni della festa del villaggio, qui in montagna, che da noi si chiamava la Lunca, mi piaceva andare alla festa con la mia famiglia ed era un’opportunità per andare di nuovo a pescare. Mi piaceva moltissimo stare in quelle occasioni con i miei cari, i nonni e gli amici con i quali andavamo insieme alle persone del villaggio alla festa. Il mio cagnolino Bubù mi accompagnava ovunque, quindi era anche lui con tutti noi alla festa, era considerato come un membro della famiglia. Questi momenti vissuti insieme erano unici.

    Qui, in alta montagna, a decine di chilometri da casa nostra, durante l’estate andavo con i nonni ed i miei genitori a trovare i pastori che tenevano in custodia, per il periodo estivo, i nostri animali. Il nonno aveva un paio di mucche e tante pecore, noi avevamo una mucca e cinque pecore. Quando andavamo lì portavamo da casa tante verdure che servivano ai pastori e loro erano molto contenti, ci ringraziavano moltissimo. Al rientro a casa portavamo il formaggio, la ricotta ed il burro salato. Da lì, la montagna era ancora più spettacolare da guardare, ogni volta che andavo ero entusiasta. Questa piccola gita la facevamo in giornata, erano dei bellissimi momenti passati insieme a tutta la mia famiglia.

    In montagna, questo luogo che mi ha tanto affascinato, giocavo insieme ai miei fratelli, ai miei cuginetti ed ai miei amici. Avevamo i nostri giochi preferiti, i nostri luoghi preferiti, eravamo sempre insieme, eravamo bambini e pensavamo alle cose dei bambini. Consideravo che era un mondo meraviglioso il mondo in cui vivevo. Sapevo di essere fortunata ad avere una famiglia con la quale vivevo in un luogo fatto di così tanti paesaggi affascinantissimi.

    Ero continuamente in compagnia degli amici o dei parenti ed ero sempre accompagnata anche dal mio piccolo cagnolino Bubù il quale non voleva mai restare a casa da solo. Tutti insieme potevamo goderci lo spettacolo della natura con la bellissima vista delle montagne.

    Quando il sole tramontava tra le cime delle montagne il panorama cambiava in continuazione il colore e questo spettacolo era straordinario, pensavo con tristezza che le giornate se ne andavano in fretta. Forse volevo restare per sempre bambina e vivere contenta e felice in quel meraviglioso angolo di natura con la mia famiglia, probabilmente l’avrei voluto davvero.

    Io con la mia famiglia, i miei fratelli, i cugini e gli amici amavamo andare insieme per una semplice passeggiata o un bagno rinfrescante nel fiume vicino a casa nostra. Lì passavamo insieme le lunghe giornate estive sotto il sole caldissimo di montagna. Ci portavamo la tenda e la ciambella per fare il bagno in sicurezza nonché l’immancabile merenda che di solito erano biscotti e frutta. Il mio cane Bubù anche qui era in mia compagnia. Alla sera tornavamo a casa stanchi e abbronzati e ci precipitavamo a fare la doccia e a cenare, poi andavamo a letto stravolti. Dopo aver passato una giornata così dormivo benissimo ma la mattina presto il mio Bubù era lì che mi svegliava per portarlo fuori.

    D’estate ero sempre in giro per le montagne alla ricerca di emozionanti escursioni, ovviamente dopo aver fatto i compiti e adempiuto le diverse attività familiari dettate dai genitori. Mi informavo spesso sulle previsioni del tempo ma ai miei tempi coincidevano molto poco, di solito davano sempre bel tempo in TV per far andare la gente a lavorare. Invece molto spesso pioveva e quindi imparai ben presto che le previsioni meteo erano poco attendibili e la natura della montagna era molto imprevedibile, perciò tenevo sempre a portata di mano un ombrello e l’impermeabile. In ogni caso, per quel che potevo cercavo di avere con me in ogni momento l’abbigliamento adatto per la montagna.

    Nonostante le inesatte previsioni meteo e l’imprevedibilità della montagna, d’estate, quando il tempo permetteva, andavo a raccogliere more, lamponi e fragoline di bosco che crescevano spontaneamente nei boschi vicino a casa mia. Questi frutti di bosco molto belli, colorati e buonissimi erano facilmente reperibili e insieme alla mia famiglia facevamo la giusta scorpacciata abbinandoli alla panna acida e allo zucchero. La mia mamma era bravissima a fare la marmellata con i frutti di bosco e facevamo la scorta per l’inverno. Non andavo a raccogliere i mirtilli perché questi si trovavano molto più lontano, erano in cima alle montagne e per questo motivo ci andava mio nonno a raccoglierli.

    In autunno andavo con la mia famiglia e con i miei amici a cercare i funghi nelle aree boschive, ricordo che ci divertivamo tanto ed era divertente passare una giornata nel bosco alla ricerca dei funghi. Per raggiungere queste zone ci alzavamo presto alla mattina e alle prime ore dell’alba riuscivamo già a raccogliere i primi funghi. Appena trovati dovevamo controllarli per capire se erano conosciuti e commestibili, perché noi li conoscevamo bene ma volevamo essere sicuri. Prendevamo solo quelli belli, sani e ben sviluppati, gli altri rimanevano lì. Cercavamo di essere responsabili e di non mettere a rischio la nostra salute o quella degli altri. Ognuno aveva la sua attrezzatura ed il suo cestino e raccoglievamo la quantità giusta da portare a casa per avere la scorta invernale. La mia mamma preparava questi funghi per la conservazione invernale, sott’olio oppure in salamoia, a volte venivano anche essiccati.

    Non dimenticherò mai lo spezzatino di carne con funghi accompagnato alla polenta, cucinato da mia madre, era uno dei miei piatti preferiti che lei sapeva cucinare molto bene. La migliore cuoca della mia infanzia era mia mamma la quale cucinava tutto quello che poteva per deliziare il mio palato e quello degli altri componenti della mia famiglia. La mamma era la migliore nonché la prima cuoca della mia vita.

    Tutto l’anno la natura era meravigliosa e offriva agli abitanti del posto uno spettacolo incantevole, ma non tutto era così perfetto come sembrava e questo era dovuto alla dittatura che si era imposta in quel periodo. Per gran parte degli abitanti dell’intero paese i tempi erano davvero duri e difficili per chi non abitava in montagna.

    In quel periodo di tempo c’era il comunismo da circa quarant’anni e questo periodo viene ricordato ancora oggi come uno dei più duri della storia del mio paese. Le persone facevano fatica per vivere, il cibo scarseggiava ed era razionato. Da grande la mia famiglia mi aveva raccontato che ero fortunata, o meglio eravamo fortunati, ad essere nati in montagna proprio in quel periodo di tempo. In questo piccolo comune nell’est dell’Europa, in montagna riuscivamo ad avere giusto lo stretto necessario per vivere durante il rigido regime comunista dell’eccentrico e crudele Ceausescu. È vero, si faceva tanta fatica per riuscire ad avere le scorte di cibo in casa necessarie per un po’ di mesi, ma dalle altre parti del paese, tipo nelle grandi città, si stava peggio perché la dittatura aveva imposto delle restrizioni e regole molto severe.

    La storia di questa spietata dittatura è stata raccontata in diversi libri che hanno spiegato il perché le cose andavano così male durante quell’epoca. Nel corso della dittatura di Ceausescu l’agricoltura subì un particolare e unico processo di pianificazione ed i mezzi per la produzione erano diventati di proprietà assoluta dello stato. A quei tempi c’erano le cooperative che avevano sostituito tutte le aziende favorizzando così l’arrivo dell’era dell’industrializzazione.

    Sono state costruite tante opere in quel epoca, alcune opere di grande valore, altre mai finite. Ricordo ancora oggi come il dittatore festeggiava l’estinzione del debito pubblico con sfarzose celebrazioni, fregandosene che l’aumento della totale esportazione dei prodotti made in Romania lasciava quasi vuoti gli scaffali dell’intero paese. Mancavano i servizi pubblici, mancava il cibo, mancavano le cose essenziali e fondamentali per la stessa esistenza delle persone, ma soprattutto mancava la libertà in ogni forma. Così un giorno, prima del Natale 1989, iniziava la protesta di Timisoara dove tantissime persone erano scese in piazza per iniziare la protesta contro il regime comunista.

    Durante le proteste non facevo altro che chiedere Cosa sta succedendo? perché in TV facevano vedere le prime terribili immagini della rivoluzione. Mamma e papà allora mi spiegarono che il regime comunista stava per cadere e che ci sarebbero stati tempi bui. In quel periodo, i miei genitori non mi lasciavano a guardare la TV per non spaventarmi.

    La rivoluzione era partita dalle grandi città della zona ovest del mio paese, e noi in montagna dalle mie parti, ne avevamo risentito veramente molto poco, parlo per me e per la mia famiglia.

    Mi è stato spiegato il perché si era arrivati a quel punto e mi sembrava disumano il modo in cui venivano trattati i manifestanti. Per me era impensabile il fatto che esistevano persone che lavoravano dalla mattina alla sera, nonostante ciò, a loro mancava tutto.

    A parte il razionamento del cibo, dalle mie parti, a casa mia, la grave situazione quindi era poco comprensibile perché a noi il cibo non mancava. Invece era molto evidente nella mia zona la negazione dei diritti dei cittadini e questo era un fatto molto grave.

    Io non sono qui per criticare e analizzare ancora di più quell’epoca. In queste pagine voglio solo ricordare i luoghi dove sono nata e cresciuta, le cose belle che mi sono rimaste impresse nella mente e gli incantevoli luoghi dove ho trascorso la prima parte della mia vita.

    Noi vivevamo di cose semplici, eravamo persone semplici e questa era la consuetudine ed io avevo da subito accettato con piacere questo stile di vita. Per me la semplicità era in ogni caso fatta di cose belle. A quei tempi il paese dov’ero nata non aveva una solida economia e gli stipendi erano medio bassi. Durante l’era del comunismo, il mio paese aveva conosciuto la tirannia più estrema di tutti i tempi. Nonostante tutto, il tenore di vita a casa mia era medio – normale ed i miei genitori, che lavoravano ogni giorno dalla mattina alla sera portavano tutto il loro stipendio a casa. Non pagavano affitto o mutuo perché tutto era di proprietà della mia famiglia e questa era una vera fortuna.

    A quei tempi sentivo raccontare diverse storie sulle persone che vivevano in grande difficoltà, alcune di loro volevano recarsi all’estero per lavoro altre per le vacanze ma era impossibile. Non c’era una via d’uscita da questa terribile situazione perché il comunismo aveva il potere nonché il totale controllo.

    La preoccupazione principale delle persone era un buon lavoro che possa permettere a loro di vivere bene, ma da noi il lavoro non c’era. Dalle mie parti c’erano i giacimenti sotterranei che venivano sfruttati per le diverse ricchezze che contenevano. Qui le persone lavoravano in condizioni disumane ed erano pagati pochissimo.

    Spesso sentivo raccontare che la gente tentava di fuggire in occidente, o in altri paesi all’estero e una volta scappati non potevano più fare ritorno. Era questa la loro punizione. Parlavano delle loro storie e di come andavano i tentativi di chi cercava un’opportunità di lavoro altrove. Per alcuni le cose andavano bene, trovavano lavoro e si sistemavano là dov’erano, di alcuni non si sentiva più parlare.

    La gente, dalle mie parti parlava di tutto, dalla dittatura di Ceausescu allo sport. Chiacchieravano anche sulle interessanti storie locali che riguardavano le feste, le festività, i battesimi, i matrimoni, insomma si chiacchierava su tutto e su tutti. Si perché lì, in quel piccolo paese, tutti si conoscevano tra di loro, tutti sapevano tutto su tutti e questo in ogni situazione.

    Ma io non ero molto partecipe a tutto questo gran da fare sull’indagare su tutto e su tutti, io pensavo soltanto a fare le cose che fanno i bambini. Studiavo, giocavo e sognavo ad occhi aperti come soltanto un bambino sa fare quando è bambino. Tutto questo io non riuscivo a percepirlo e neanche ad analizzarlo perché agli occhi miei, quelli di un bambino, io non mi preoccupavo molto su cosa fanno gli altri oppure su come sarà il futuro.

    Io oggi, mi ritengo fortunata, che nonostante tutte le difficoltà di quei tempi e tutte le chiacchiere ho avuto un’infanzia veramente felice. Ho giocato in mezzo a questo piccolo angolo di natura con i miei amici e giocatoli preferiti, ero felice e spensierata ogni giorno e non avevo pensieri per il domani. Ho sempre avuto a disposizione lo spazio necessario per i giochi e la natura che ammiravo continuamente mi circondava ovunque a casa mia. La casa che avevo insieme alla mia famiglia.

    CAPITOLO DUE

    CON LA MIA FAMIGLIA

    Sono nata in una famiglia di grandi lavoratori, antenati, nonni, genitori, zii, tutti quanti hanno faticato molto per mettere su famiglia e per mantenerla hanno faticato ancora di più. Hanno avuto numerosi figli e dopo averli cresciuti hanno cercato di aiutarli, nelle loro possibilità, hanno sistemato ognuno di loro uno alla volta. Sono stata una bambina felice in compagnia della mia famiglia, genitori, nonni, cugini, fratelli, tutti quanti significavano molto per me. Ho dei ricordi molto belli e dei momenti fantastici passati insieme a loro.

    Dalla mia famiglia ho imparato che per vivere serve una seria dose di buona volontà di lavorare e di fare. Quindi niente pigrizia e avanti tutta a lavorare con tutte le forze a disposizione nella lotta chiamata sopravvivenza.

    Nella mia famiglia era buona abitudine crescere gli animali. C’erano i maiali e le mucche, c’erano le galline ed i tacchini con i loro pulcini quasi tutto l’anno, avevamo anche cani e gatti che ci facevano compagnia. Il nonno aveva avuto anche cavalli e tante pecore che d’estate portava all’ovile in montagna e fino alla fine della stagione, nel tardo autunno, restavano lì. Tutte le bontà, i latticini, che arrivavano dalla montagna il nonno le divideva con i suoi figli, quindi arrivavano anche a casa mia ed io le mangiavo volentieri. Erano delle cose da mangiare buonissime e con gusto genuino, oggi fa parte di uno dei ricordi più belli che ho con i miei nonni.

    Con i maiali che crescevamo si facevano delle pietanze buonissime, gli potevamo sopprimere noi. Cioè la mia famiglia insieme alle persone adatte a questo tipo di lavoro, preparavano i maiali come volevamo noi. Una buona parte si affumicava e un’altra parte veniva conservata nel lardo per l’inverno. Facevamo sempre la scorta per l’inverno ed il maiale non mancava mai.

    Ma fino a quando tutte le bontà arrivavano sul tavolo c’era un enorme fatica da fare, praticamente si lavorava dalla mattina alla sera per riempire la cantina di cibi di scorta che dovevano durare per tanti mesi se non addirittura per tutto l’anno. Erano pietanze molto deliziose.

    Tutto il cibo, formaggi e carne, lo mangiavamo accompagnato dalla verdura. I diversi tipi di verdura che

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