Giro in barca nel vento & poesie
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Anteprima del libro
Giro in barca nel vento & poesie - Rosaria Lo Savio
633/1941.
Giro in barca nel vento
Oggi vado in canoa. Una coppia di remi a me, un'altra a mio marito, il mare qui è quasi sempre calmo, cristallino, invitante.
Eppure ogni giorno mi sembra il primo giorno d'estate. Mentre fra poco finirà il tempo dei saluti, dei giochi coi bimbi, di vederci ogni giorno con chi d'inverno incontro fugacemente e sento per telefono.
Questo pezzetto di lido paradisiaco tornerà ad essere un ricordo felice. Ho imparato a non averne nostalgia, per ora vado in canoa ed è ancora estate.
I nostri remi affondano ritmicamente, alcune volte si scontrano mentre un leggero vento ci spinge in mare aperto. Non ci sono più bagnanti e le barche all'orizzonte sono irraggiungibili, siamo come su un lago profondo senza tempo, non brucia il sole se ci buttiamo l'acqua e teniamo in testa i cappelli di paglia.
A trentacinque anni un'estate passata in Sardegna mi cambiò il modo di vivere il mare: imparai a tuffarmi, ad andare giù verso il fondale, cercavo le conchiglie e con le pietre dipingevo le faccine. Imparai a osare, a sporgermi sul mare, mentre i ragazzi catturavano qualche pesce o dei granchiolini, tutta quella vita intorno a noi esaltava il silenzio dell'isoletta che noi rompevamo con strilli, tuffi, poi tornando si accendevano i motori lontano, al largo, così rimaneva in pace l'isola.
Le meduse!
Dove?
A sinistra sono in fila Eccole creature grosse, trasparenti e leggere.
Dicono che dove passano le meduse il mare è pulitissimo ", remai con più energia, volevo lasciarmi dietro quel corteo di meduse rosate.
Notammo allora come la terra fosse lontana, pagaiando la stanchezza aumentava e ci trovammo con un vento contrario. Distinguemmo una nuvolaglia scura che avanzando provocava deboli onde, poi fummo nella burrasca e non so come la riva ci accolse bagnati e spaventati. Andando via detti un ultimo sguardo verso il mare aperto, sperando di distinguere la danza delle meduse.
Prima di allora c'era stato un altro tempo: quello del mare da temere, benigno se stavo a riva o poco più in là. Ma quando iniziavo a non toccare più anche se mi piaceva, avevo cura di vedere sempre la terraferma, di avere gente intorno.
Andiamo a tuffarci dal pontile!
Ti seguo
Mi tuffavo da un lido diverso da quello della mia primissima infanzia, si chiamava Praia a mare. Era caratterizzato da alberi alti, penso fossero pini, da una estesa spiaggia con un pontile di legno per i tuffi e per l'ormeggio. Una volta volli tuffarmi di corsa, ma trovai un'asse di legno che non era allineata e in quel buco rimasi col piede. Prima di questo lido ci fu Marechiaro, coi colori solari delle cabine e dell'ingresso con gli oblò azzurri, da cui si vedeva il mare.
Taranto è una città di mare, ho esplorato quasi tutte le coste, nuotato ogni estate, a distanza di decine di anni le sue acque sono ancora cristalline e piene di fauna marina.
Le spiagge sono costituite da sabbia finissima e bianca, per chi ama il mare la città offre questo volto in ogni stagione, dato il clima mite e poco piovoso.
Sono nata a Taranto e qui ho costituito la mia famiglia, i ragazzi hanno frequentato buone scuole in periodi in cui c'era molto dialogo fra genitori e docenti. Anche se noi genitori eravamo insegnanti, cercavamo di non interferire nelle decisioni dei loro docenti, accettavamo con garbo i consigli che essi davano. Era un'altra vita, ho ritrovato tale impostazione metodologica quando ho conosciuto le scuole primarie inglesi: la maestra rispettata, seguita, i piccoli alunni con una vivacità naturale ben contenuta in un clima di rispetto reciproco.
Cammino adesso per le vie della mia città,mia solamente per tradizione nascita lavoro e famiglia. Mi colpisce il chiasso incoerente nelle strade intasate da un traffico scomposto, inelegante, in cui attraversare sulle strisce significa aspettare il consenso dell'auto in arrivo. Mi colpisce la voce stridula di chi camminando parla al cellulare come se fosse nella propria casa, i gruppetti di ragazzi davanti alle scuole a formare barriere compatte senza spazi, mi colpisce il troppo silenzio nei giorni di festa, quando le strade più battute vengono ignorate da cittadini in cerca di negozi aperti e di bar.
Sogno spazi amabili, laddove si possa camminare senza timore, laddove il piede non inciampi o non si sporchi.
Punti di ritrovo pieni di gente perbene senza sguardi curiosi, vie pulite, norme rispettate, giardini curati.
Basterebbe poco per vivificare la città, partirei dall'educazione ambientale civica sociale. Dal rispetto della vita, dall'amore per i deboli. Se fosse possibile sfilerei il cellulare dalle mani della mamma che spinge il carrozzino, aggiusterei la testina che ciondola, il cappellino che è scivolato sugli occhi, suggerirei di non parcheggiare sulle strisce, di avere attenzioni verso gli altri, di fare il riciclo, di salutare...
San Giuseppe
San Giuseppe. Non t’ho festeggiato,
perché per noi la festa è già nell’aria.
San Giuseppe. Non t’ho regalato
che la presenza e la vicinanza mia.
Avrei voluto fiori prepararti
e una giornata libera di affanni,
sono riuscita solamente a darti
il gusto fresco dei passati anni.
E dicevo così:
" Noi due ci lasceremo, io lo sento,
quando le foglie saran portate al vento,
quando quel vento sentirò soffiare
ed il tuo nome non potrò chiamare.
Perduto mondo di una fantasia!
Creasti gli uomini e la terra mia,
poi mi prendesti per portarmi via,
e sento un pianto, e non so chi sia ..."
Il tempo ha trasformato il nostro amore:
quel vecchio sapientone e crapulone
è diventato giovane e innocente.
Le frasi che suonano stonate,
sono fresche, ispirate, son parole fatate.
E dicevo per te:
"La poesia della vita
mi trascina con sé,
sulla sabbia infinita
mi rivedo con te.
Danzerei nei tuoi occhi,
se mi fossi vicino,
ti amerei come chi
non ha mai amato nessuno"
Ti regalo il presente
ti regalo il futuro,
ti regalo il passato,
ciò che abbiamo ignorato.
Ora è bella la sera
camminare vicini,
ritornare al Divino,
ritornare bambini.
Discesa al mare
Una discesa al mare è sempre bella,
sempre piena di Luce, sempre quella!
Anche se adesso la farò in silenzio;
Quanto tempo è passato, sembra ieri!
Il sole sopra i suoi capelli neri …
E una discesa al mare è li che aspetta,
ne parlo con gli amici ed una stretta
già sento, si prepara ad arrivare:
ma devo pur discendere,
per rivedere il mare!
Lisa
Passeggiava e parlava da sola. Raramente poteva fare queste cose, presa dalle fatiche quotidiane di badare alla casa, di fare la spesa, di cucinare, di pulire e di badare ai bambini. Nella vecchia casa di inizio novecento aveva trovato lavoro come cameriera e aveva anche il compito di servire il padrone, un anziano signore che aveva perso l'uso delle gambe.
Gli faceva compagnia e oltre a Sem badava ai piccoli Alex, Jennifer e Susy. Solo a sera poteva guardarsi allo specchio e si trovava con qualche ruga in più, avrebbe volentieri gettato alle spalle il lavoro e sarebbe partita per una meta lontana. Nell'armadio ben nascosto c'era il danaro che accumulava faticosamente, per scappare da quella vita difficile.
Sentiva che il tempo passava e trasformava il suo corpo rendendolo meno forte, l'impeto iniziale si era trasformato in una penosa routine che l'affaticava, inoltre aveva certamente bisogno di andare dal dottore per farsi prescrivere un ricostituente.
Nel giorno libero andò dal medico. Questi le fece qualche domanda poi la visitò secondo la prassi. Ha la pancia gonfia e le gambe piene di varici, non si è accorta di niente?
Dottore non mi faccia spaventare!
Calma, bimba! Lei aspetta un bambino da tre mesi!
Le disse di fare alcune analisi e le indicò una brava levatrice.
Lisa tornò a casa e in segreto si toccò il grembo, che era già tondo.
Il bimbo viaggiava in un tempo più veloce del suo, aveva scavalcato già i giorni dei digiuni e delle incertezze, ora danzava libero in lei e le asciugava le lacrime per gli abbandoni, per le mani rovinate, per essere sola.
Andò dal vecchio Sem e si confidò,strappandogli un sorriso struggente, poi arrivarono i ragazzi e disse loro che presto nella casa sarebbe arrivato un bambino piccolo.
Io so come sono! Piangono e dormono, sono i cuccioli più belli che abbia mai visto!
Lisa andò nella sua camera e aprì il cofanetto: Aspetta ancora, finchè non arriva la mia felicità
.
Volo di Natale
Non so, questo Natale
così solo nel mondo,
lo voglio ricordare
con il tuo nonno in viaggio.
In viaggio per la meta,
con il quaderno in mano,
ti scriverò per sempre,
anche se più lontano.
E mi ha fatto capire
che la poesia è più bella
del canto a primavera
di una rondine bella;