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Storie di immaginaria realtà - Vol. 7
Storie di immaginaria realtà - Vol. 7
Storie di immaginaria realtà - Vol. 7
E-book345 pagine4 ore

Storie di immaginaria realtà - Vol. 7

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Info su questo ebook

Una miscellanea di trenta racconti e trenta liriche, che rappresenta un assaggio del meglio che la decima del Premio Letterario Nazionale Streghe Vampiri & Co. ha prodotto a livello lirico e narrativo.
LinguaItaliano
Data di uscita22 nov 2020
ISBN9788832928037
Storie di immaginaria realtà - Vol. 7

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    Anteprima del libro

    Storie di immaginaria realtà - Vol. 7 - AA. VV.

    Racconto

    Prefazione

    Squilli di trombe e rulli di tamburi.

    Una folla sconclusionata al portone.

    Streghe, folletti, vampiri, fate e mostri, tutti con le orecchie dritte, in cerca del più lieve sussurro. Qualche piccolo goblin camminava tra le zampe degli unicorni, faceva inciampare i centauri. Parole stridule si sovrapponevano e si confondevano in un vociare indistinto. Tutti i presenti erano in competizione, bramavano di raccontare la propria storia, di mostrare quanto meritasse di primeggiare sulle altre. Tutti volevano convincere tutti di essere migliori di tutti. E tutti erano sicuri di poter impressionare i giudici, di poter ricevere gli onori dei Creatori, gli allori del mitico Premio. Tutti avevano in mano la più bella storia, ed erano impazienti di mostrarla. Allora aspettavano quel responso, febbrilmente, attendevano che la giuria confermasse le loro convinzioni di eccellenza.

    Ma la giuria ancora non si era riunita.

    L’unica già presente, pronta a presentare il proprio verdetto era la Fata Chiarella.

    Era arrivata alla Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, quarantotto minuti prima dell’orario stabilito per la discussione dei voti. Si era alzata dal suo letto di arcobaleno due ore in anticipo sul suo orario abituale per prepararsi. Aveva arricciato i capelli e si era data una spruzzata di rosa rossa sugli zigomi. Aveva tritato la campanula e se la era spalmata sulle palpebre. Poi, la sua coccinella Rossetta le aveva camminato sulle labbra. Aveva indossato il suo abito di petali di tulipano ed era uscita di casa canticchiando una melodia guidata dal vento. Aveva fatto tutta la strada in un volo scampanellante a trenta centimetri da terra, volteggiando nell’aria facendo capriole e giravolte, lasciando dietro di sé una scia di colori brillanti sulle foglie e sui prati, e attirando gli sguardi appuntiti dei ricci, quelli sfuggenti delle volpi e quelli curiosi dei tassi.

    La Duchessa Aenrykessa era arrivata alla Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, ventitré minuti prima dell’orario stabilito per la discussione dei voti, aveva sistemato le proprie cose al posto del Presidente e si era messa a ricontrollare il proprio verdetto. Era stanca. La sera prima era uscita con delle amiche ed erano andate a bere qualcosa in un pub.

    Come le accadeva ogni volta, aveva finito la serata al buio della sua stanza, sdraiata in un letto, con un mal di testa atroce. Non c’è niente di peggiore di un luogo pieno di creature magiche e ubriache per chi legge nella mente. Ognuno sente il bisogno di pensare più forte degli altri e ognuno vuole essere ascoltato, anche senza saperlo. Così la serata di Aenrykessa era volata via tra birre, sogni di innamorati, frenesie di tifosi, monologhi di disperati in preda all’assenzio, e alla fine era atterrata con uno straccio bagnato sulle tempie.

    Ora, seduta sulla sua maestosa poltrona di velluto rosso, cercava di concentrarsi su ciò che stava per accadere, respingendo ogni voce che le giungeva dentro le orecchie o dentro i pensieri.

    Stava riuscendo a isolarsi quando un uragano di voci cominciò a vorticare nella sua testa. Erano urla diverse le une dalle altre, lontane ma vicine, separate da lei solo da una parete. Fu sul punto di gridare, quando uno spiffero violento e improvviso buttò in aria tutti i fogli che aveva accuratamente steso davanti a sé. L’aria si mosse, il vento si alzò. Loro stavano arrivando.

    Fra’ Cerusico era come al solito in ritardo. La sveglia non aveva suonato, a colazione aveva bruciato il pan di pancetta, e il carro aveva una ruota ammalata. Purtroppo, tra le sue doti di curatore di errori non rientrava la capacità di aggiustare le cose rotte da lui stesso, così era stato costretto a camminare fino alla Camera delle Parole. Con il suo passo trotterellante era arrivato in piazza Monte Citronello undici minuti prima dell’orario stabilito per la discussione dei voti, ma proprio quando le sue babbucce stavano per oltrepassare gli infissi di mogano che incorniciavano l’ingresso, i suoi occhi erano stati costretti ad alzarsi al cielo in un’espressione molto, molto, molto scocciata, a causa di una voce stridula che stava invocando il suo aiuto.

    Fra’ Cerusico, Fra’ Cerusico! La prego, venga immediatamente, Fra’ Cerusico!

    Nel mezzo della folla di agitati si era creata un’arena di curiosi tutto attorno a uno strano draghetto. Era verde e rosso, con le orecchie appuntite e il dorso coperto di scaglie. Indossava un collare di alette di pollo e un’aria afflitta. A chiamare Fra’ Cerusico era stata un’orchessa con i capelli rosa, che stava sventolano la sua borsa Juccy per fare un po’ d’aria al piccolo drago.

    Il curatore di errori, dopo aver tirato un sospiro profondo, con tanto di alzata di spalle, aveva chiuso gli occhi per concentrarsi, chiamato a sé la forza delle stelle, sfoderato la bacchetta dei Quattro Colori, e con uno sguardo concentrato aveva cominciato a farsi largo tra la folla per raggiungere la creatura. Poi aveva visto i suoi occhi. Erano di quella precisa tonalità di viola di cui non era permesso diffondere il nome, questione di diritti. Solo quattordici draghetti in tutto il Regno avevano le iridi di quel colore: i quattordici draghetti del lotto B6057.

    Alcune lune prima, era stato distribuito nel Regno un lotto di quattordici draghetti malfunzionanti, di cui ancora non erano stati ben controllati i difetti di fabbrica, diversi per ognuno di loro. Potevano costituire un grave pericolo, così come essere del tutto innocui. Erano riconoscibili per un insolito colore degli occhi e per il numero del lotto, il B6057, tatuato sulla chiappa destra, proprio sotto la coda. Così quando Fra’ Cerusico vide gli occhi di quella bestiola mangiapolli, quasi si strozzò per quanta saliva gli andò di traverso.

    Chiese un po’ di silenzio e si avvicinò alla bestiola. Il draghetto aveva lo sguardo perso nel vuoto e ogni tanto spalancava le fauci facendo uscire un piccolo rantolo. Era triste. Quando nel suo basso campo visivo apparvero le babbucce da curatore di errori di Fra’ Cerusico, ebbe un sussulto, fissò le iridi viola [SEGRETO] in quelle di lui e fece un sorriso a novantotto dentini sporchi.

    Fra’ Cerusico si avvicinò con passo felpato sussurrando cose tipo Bravo, Sssh, È tutto okay, Buono. Il draghetto, dal canto suo, si alzò di scatto, suscitando un clamore generale, si girò arrotolando la coda per mostrare la chiappa destra. Eccolo lì, B6057. Poi si voltò nuovamente e con un gesto drammatico, accompagnato da una pioggia di lacrime sul muso, spalancò le fauci e fece per esplodere il proprio soffio. Ma dalla sua gola difettata uscì solo un debole rantolo di puzzo verdognolo.

    Il curatore si chinò sul drago. Lo esaminò con attenzione, frugando tra scaglie, artigli e spunzoni. Finché non capì. Il difetto di fabbrica stava nel nome. Un piccolo parassita si era annidato proprio là dentro: era un Errore di Battitura, di quelli sfuggenti, insidiosi, in apparenza innocui, ma che, in quel caso, condannava la creatura a essere un infelice Drago Sputa F ioco. Con una mossa decisa della bacchetta, lo corresse.

    Il draghetto fu finalmente un Drago Sputa Fuoco. Subito un gagliardo entusiasmo incendiario lo prese. Non narreremo le conseguenze della scoperta dei poteri per non urtare la sensibilità del pubblico.

    Poi l’aria si mosse, il vento si alzò. Loro stavano arrivando.

    Allora Fra’ Cerusico guardò l’orologio. Nei suoi occhi balenò il terrore. Si lanciò dentro alla Camera.

    Il Gran Cerimoniere Andrej era arrivato alla Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, esattamente all’orario stabilito per la discussione dei voti. Si dette un’ultima occhiata nella finestra prima di entrare. Riccioli scuri sfuggivano al cappello bianco, fece per aggiustarne uno, poi decise che stavano meglio così, gli davano quell’aria casual che non tradiva la sua impazienza a comunicare il verdetto. Sulla soglia si mise a ripassare mentalmente gli aneddoti con cui avrebbe rotto il ghiaccio una volta incontrati i giudici. L’aria si mosse, il vento si alzò. Loro stavano arrivando. Era il caso di darsi una mossa.

    Nella cornice rossa della Camera, la Fata Chiarella era intenta a soffiare magie colorate nella sala, e la Duchessa Aenrykessa stava scandagliando il vuoto alla ricerca di qualcosa che poteva sentire solo lei. Andrej si fece loro incontro, la battuta pronta per sollevare il morale. Ma quanto aprì la bocca, sentì solamente un Eccomi eccomi eccomi ciao buongiorno scusate poi vi spiego loro sono già qui?

    Ma la voce non era la sua, era quella di un trafelato Fra’ Cerusico, che, poggiato a un banco, si stava sventolando con una babbuccia.

    Due colossali Anatre erano apparse altissime nel cielo, ali talmente grandi da oscurare una città e tanto potenti da spazzare via le nubi con un battito. Dalla folla sconclusionata si alzò un boato di eccitazione, stridii, ululati, formule in mille lingue arcane.

    Miryanda e Marcheus, i Creatori del mondo del Premio, supremi Ordinatori delle cose Interne e delle cose Esterne, rispettivamente, sedevano sul dorso di quegli animali straordinari.

    Entrarono nella Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, due minuti dopo l’orario stabilito per la discussione dei voti. Le Anatre parcheggiate fuori.

    E il verdetto?

    Premio Letterario Nazionale Streghe vampiri & Co.

    Personaggi e interpreti, in rigoroso ordine di apparizione:

    Streghe, folletti, vampiri, fate e mostri, in versione letteraria

    Autori loro Creatori, finalisti della decima edizione

    Fata Chiarella alias Chiara Chiozzi, giurata

    Duchessa Aenrykessa alias Enrica Giannelli, presidente di giuria

    Fra’ Cerusico alias Francesco Grassi Niccolai, giurato

    Gran Cerimoniere Andrej alias Andrea Montaresi

    Due Anatre, vedasi logo Giovane Holden Edizioni

    Miryanda e Marcheus, comparse

    Classifica finale X ed.

    Premio Letterario Nazionale Streghe Vampiri & Co.

    Sezione Poesia inedita

    Manuel Pellegrino - La ballata delle vergini perdute

    Ana Maria Andrino Botelho - Spiriti del passato

    Daniele Giovanni Baccaro - Delirio di notte e amore

    Premio Speciale della Giuria:

    Elena Angela Pera - Senzamorte

    Domenico Sessa - Ultimo canto di Matteuccia da Todi

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Francesca Berti - Spettri

    Francesco Caldart - Ho camminato con uno zombie

    Silvia Carani - Artemisia per la strega

    Raffaele Casanova - Streghe Vampiri and Co. (Acrostico)

    Erika Caser - Un assassino

    Enrico Cincotti - Strega

    Patrizia Colaianni - Draghi!

    Vincenzo Corsi - La ballata della strega dormiente

    Francesco Cusa - Erinni

    Alessandro D’Elia - Zombi in divisa

    Pietro Paolo Imperi - La sindrome di Renfield

    Lucia Lo Bianco - C’è un vampiro che compare

    Roberto Marsiglia - La furia degli dèi

    Davide Nervo - La festa dei corpi santi

    Stefania Paci - Morgana (luce spettrale)

    Paola Paradisi - Le sacerdotesse di Avalon

    Danilo Pinotti - Il baffardello

    Alessandro Porri - Rosso di sangue e d’amore

    Annalisa Potenza - Frankenstein

    Samantha Proscia - L’impulso

    Donatella Sarchini - Il vestito pulito della notte

    Fabio Soricone - La dama in nero

    Maura Termite - Raptus

    Denise Toldo - Regina di cuori

    Barbara Zanotti - Succubus

    Racconto inedito

    Fabrizio Di Filippo - Il progetto di Ariel

    Micol Fusca - Nonna

    Tita Canta - Quarantine dialogue

    Premio Speciale della Giuria:

    Maddalena Giordano - Il giullare e la principessa triste

    Silvia Sardini - Sole nero

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Ughetta Aleandri - Atena

    Giulia Bernardi - A cavallo della luna

    Giuseppe Berti - Quia pulvis es

    Antonio Bini - Biscotti al miele

    Marco Bonini - La regina delle anguane

    Chiara Campia - Trasparenti Speranze

    Erika Caser - Le lacrime del diavolo

    Francesco Cusa - Gnak lo gnomo

    Delia Giovannini - La galleria

    Francesco Gozzo - Lastelor

    Antonio Iorio - Panico sonico

    Alessandro Izzi - La fata del lago

    Davide Loguercio - Abisso

    Daniela Macchi - Vengo a prendervi

    Roberto Marsiglia - La nonna

    Roberta Mazzotta - Un vampiro qualunque

    Elisa Moretti - Noi

    Cristina Moriconi - Nella grotta del Drago o di come Desiderio ha (quasi) conquistato Limpiaquae

    Valeria Neri - Il collezionista

    Gabriella Pison - Con i migliori saluti…

    Lorenzo Pistolesi - La Luna di Sangue e la Stella del Mattino

    Alessandro Porri - La vera storia di Jack lo squartatore

    Egidio Storelli - L’odore

    Lea Valti - Il Raggio Verde

    Francesco Villicich - Okeanós

    Romanzo inedito

    Raffaele Longo - In nome del Piccolo Popolo

    Roberto Marsiglia - Lo specchio

    Damian - Gli sfila-pigiama

    Premio Speciale della Giuria:

    Daniele Coppa - Il moro di Firenze

    Matteo Pezzani - Il sorriso del lupo

    Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):

    Antonella Azzoni - Storia quasi seria di un Vampiro perbene

    Rossella Baiocchi - Tessa bucaneve

    Antonella Baratti - Il Prescelto

    Jessica Bellina - La scelta di Celeste - Il rito

    Simona Bisconti - La Strega nel bosco di abeti

    Antonio Branda - La Figlia del Cacciatore

    Sandra Colomberotto - Il Mallo Verde

    Silvano Costantini - La Vestale della Luna

    Giancarlo Cotone - Eva dai capelli turchini

    Mauro Cotone - Gli occhi del padre

    Massimo Croce - Indigesto come il Male

    Antonio Cuccurullo - Il paese delle anime sospese

    Ornella Fiorentini - Diario d’amore alieno

    Micol Fusca - Etimmè

    Ilaria Grimaldi - La connessione: il marchio

    Armando Iadeluca - La compagnia del Ciuccio

    Giovanni Macrì - La villa

    Andrea Mambretti - Creature

    Tommaso Mariantoni - Grusel - La Creatura di Hügel Nebel

    Francesco Mazzucco - Le nebbie del confine

    A. Montresor - Stagione Stregata

    Luigi Petruccelli - Albelda e Navarrete

    Franco Sorba - Il mattino ha il nero in bocca

    Sara Valpione - I cerchi delle maree

    Rubens Villarboito - I topi che volano

    Sezione Poesia

    Ana Maria Andrino Botelho

    Seconda classificata Sezione Poesia

    Spiriti del passato

    apri il vaso

    dei miei profumi

    interiori

    abitano i miei pensieri

    le mie notti insonni

    profumi anteriori

    a me, ereditati

    di storie mai raccontate

    profumi inebrianti

    non detti

    essenze fortissime

    i miei sensi falliscono

    confusi, impotenti

    odori che portano urla

    carne putrida

    tombe violate

    piedi insanguinati

    da continue fughe

    apri il vaso del mio passato

    lo tenevo chiuso

    nel silenzio di me

    e ora

    ora vai via

    mi lasci la notte

    le sue tenebre

    i suoi canti antichi

    geroglifici scolpiti

    nella mia carne

    questa danza di odori

    inebrianti, sprigionata

    nel mio corpo incapace

    nella mia mente confusa

    di ricordi, di colpe

    tempeste di emozioni

    odori

    che abitano il presente

    corrompono la luce

    odori storici

    incomprensibili

    di tanto taciuti

    di tanto violati

    da sguardi indiscreti

    profumi innominati

    spiriti del passato

    voci taciute, cancellate

    il mio corpo incapace

    il mio corpo lacerato dai ricordi

    di antenati mai visti

    il mio corpo

    senza spazio per me

    casa degli altri

    Daniele Giovanni Baccaro

    Terzo classificato Sezione Poesia

    Delirio di notte e amore

    Dammi una speme dai dolci sentori

    due ali che fendano l’assoluto del morire

    e un’eternità mai stanca di ospitare la fede

    nelle sacre vene plumbee di vita ulteriore;

    ascolta dei miei istanti il canto segreto

    che nella notte grandiosa si lasciano sfuggire,

    ascolta come esso spira nell’unione

    agli ululati incandescenti nel frutteto interiore.

    Ogni frasca come pendolo in adorazione langue

    nel tempio della notte, del cui sangue è cosparso

    l’altare satanico della commozione;

    quale squarcio di voce potrebbe costernare

    l’aguzzo respiro dei pini,

    potrebbe forse una diafana pietà lordare

    l’arsura di più sacri assassini?

    Soltanto il tuo spirto, celato da occhi

    laghi che inghiottono ogni mio tremore

    può cullar l’alma che all’avvenir si sottrae,

    drogando il mio cuore di eterni rintocchi.

    Il tuo bacio mi ha punto sul collo, anatema!

    pur colmo di dolcezza che eclissa ogni pena

    per le tue labbra che morte occultano in grembo

    per il tuo sguardo ebbro del più sinistro amore.

    Possa il fiume di rubini che da mortalità stilla

    spegner la tua sete di esule dell’Aurora

    e possa io in questo lieto algor dimorare

    finché Atropo al fango darà questa memoria;

    resti quest’ode per te, giungendo il tuo commiato

    al mio corpo da coppia di fori onorato.

    Francesca Berti

    Finalista Sezione Poesia

    Spettri

    Danzano gli spettri nella quiete profonda

    di quei macabri sepolcri

    e le ossa

    scarnificate dal tempo

    attendono l’ora del risveglio.

    Tutto è silenzio. Tutto è pace.

    L’ombra cupa della morte

    balla al seguito di quelle creature

    e la notte avanza

    muta come le voci del Campo Santo

    mentre le anime tendono gli occhi al cielo

    alla ricerca della mano misericordiosa di Dio.

    Francesco Caldart

    Finalista Sezione Poesia

    Ho camminato con uno zombie

    L’altra notte

    ho camminato con uno zombie.

    Non so dire com’è stato,

    ma non l’ho riconosciuto;

    forse perché la luna

    si celava dietro le nuvole.

    La luna si nasconde

    perché una giovinetta piange.

    È quello che mi ha detto

    e io sono caduto

    dentro le sue parole

    e l’ho seguito

    nella sua casa perfetta

    come una tomba

    e ho ascoltato

    tutti i suoi discorsi

    di morte.

    La luna si nasconde

    perché una giovinetta piange.

    E io ho sprecato

    tutti i miei sorrisi,

    tutte le mie lacrime,

    tutte le mie frasi più belle.

    Mi sono lasciato

    mangiare il cuore

    e il cervello

    e succhiare tutto il fiato.

    La luna si nasconde

    perché una giovinetta piange.

    L’altra notte

    ho camminato con uno zombie.

    E ora tocca a un altro,

    in questa notte

    di luna nera.

    Silvia Carani

    Finalista Sezione Poesia

    Artemisia per la strega

    Se la metti nel cuscino sogni magici farai,

    se ci riempi il tuo calzino più veloce correrai,

    se ci fai una tisana il futuro apparirà,

    e se metti un po’ di miele ancor più limpido sarà.

    Tu puoi farci un talismano che per tutto andrà bene,

    mal di schiena e ogni malanno, fa svanire le tue pene.

    La passione accende viva se la tieni stretta al petto,

    e più astrale sarà il viaggio se le tieni sotto al letto.

    Or puoi ridere e scherzare di questa ricetta in rima,

    ma tu prova e poi mi dici se la vita è come prima.

    Raffaele Casanova

    Finalista Sezione Poesia

    Streghe Vampiri and Co. (Acrostico)

    S treghe vampiri non son certo fate

    Tra arti sottili lunghissimi artigli

    Rapprendon l’anima con strida rimate

    Elegie d’incanti che crean intrugli.

    Grimorio il tomo dello spavento

    H ocus Pocus vincea croci d’argento

    E corna di rospo e zampe di drago

    Volgevan d’ognun all’inferno l’imago.

    Ai tempi seguenti accaddero insane

    Molteplici grida da cacce inumane:

    Pali trafitti dai corpi dei conti

    In fiamma le vesti su tristi racconti

    Raccolte le teste tagliate di netto

    In quel disumano che rende balbetto.

    Anna Goldi un dì poté disvelare

    Non solo che un credo ch’è popolare

    Danno cagiona a chi lo persegue

    Com’anche che morte son tutte le streghe

    Ora che smesse le abbiam di bruciare.

    Erika Caser

    Finalista Sezione Poesia

    Un assassino

    Lui non vive solo nella notte,

    non conosce l’amore.

    Sceglie la sua preda.

    Piano, piano la segue,

    l’annusa, la osserva da lontano.

    La cerca in ogni dove.

    La sua mente malata vuole uccidere.

    Lunghi sospiri al preludio della fine di una donna.

    Braccata come un cerbiatto nel bosco.

    Arriva alle spalle,

    l’uomo che si dichiarava amico, amante, marito…

    Conosce il suo corpo.

    Le mani stringono il morbido collo.

    Prima del suo ultimo respiro, lui, osserva i suoi occhi.

    La sua paura è il suo godimento, l’adrenalina scorre nel sangue.

    Il cuore che batte più forte.

    Un ultimo sguardo per saziare la sua ossessione.

    Un’altra fata muore per mano del mostro.

    Enrico Cincotti

    Finalista Sezione Poesia

    Strega

    Un’aquila pare,

    volando di notte,

    a chi osserva quella scia scura

    che squarcia i nembi

    per poi lambire il disco lunare

    e rubarne il freddo tepore.

    Un’aquila pare,

    con il suo naso adunco,

    bersaglio di gratuiti sberleffi

    dei boriosi e sprovveduti esteti

    che stimano quel becco grinzoso

    antinomico al dogma di bellezza.

    Un’aquila pare,

    quando lima i lunghi artigli,

    perché occhi terrorizzati

    sono inclini a mistificare l’evidenza

    disconoscendo le artritiche mani

    dalle affusolate e nodose dita.

    Un’aquila pare,

    quella figura di nero vestita,

    spossata dagli anni

    e dalla insostenibile solitudine,

    invisa rendita del mefistofelico ruolo

    inscenato sul teatro dell’esistenza.

    Un’aquila pare,

    per l’ambigua fisionomia,

    ma inganna solo lo stolto,

    che non vede oltre l’apparenza,

    perché il suo specchio è ormai aduso

    a non riflettere dell’anima l’essenza.

    Patrizia Colaianni

    Finalista Sezione Poesia

    Draghi!

    Ecco un drago-guardiano di un tesoro inestimabile!

    Un re è morto.

    Oro e gioielli sono sepolti con lui.

    Il drago fa la guardia…

    Finché arriva un prode cavaliere

    che uccide il drago e s’impossessa

    del tesoro nascosto.

    Se anche oggi

    si potessero trovare in questo modo i tesori,

    ma non è così

    la realtà è dura

    San Michele lo sa…

    Egli ha combattuto con il diavolo,

    dalle sembianze di drago,

    scacciandolo dal Paradiso…

    Per combattere e sconfiggere un drago molto pericoloso,

    ci vogliono

    destrezza, abilità, forza, le armi giuste e scaltrezza.

    L’Uomo il potere lo conquista combattendo contro

    i suoi draghi interiori…

    Ma a cosa serve il potere,

    se viene usato per distruggere il mondo

    e le persone che lo abitano?!

    I draghi stiano con i draghi!

    Gli uomini con i loro simili.

    A cosa somiglia l’Uomo quando combatte in guerra?

    A un drago?!...

    Vincenzo Corsi

    Finalista Sezione Poesia

    La ballata della strega dormiente

    Nella notte del plenilunio bianco,

    dall’albergo del monte isolato,

    sentivo l’ululato.

    La leggenda della strega dormiente

    echeggiava nella valle oscura

    impressionando la pavida mente.

    Dalla montagna fin alla pianura,

    la pioggia era battente:

    tremavo di paura.

    Nella mia infanzia, con le luci spente

    sentivo passi tra le erte mura.

    Immaginavo, nel letto giacente,

    licantropi in branco.

    Mi fermai nell’albergo, ero stanco.

    Ripartirò quando avrò riposato.

    Qualcosa è volato.

    Sentivo rumori mentre dormivo.

    Sto sognando? Sentii una risata,

    il mio nome chiamare udivo.

    Forse si è svegliata.

    Un ghigno, non capivo.

    Era lei, non più addormentata.

    Una doga del mio letto brandivo

    fino a quando fui stanco:

    non riuscii a colpire il suo fianco.

    Quando stava finendo il mio fiato

    sentii un gran boato.

    Un bianchissimo mago luminoso

    lanciava anatemi sconosciuti:

    la strega si muoveva a ritroso.

    Terribili vissuti.

    Incubo angoscioso.

    Mi svegliai con urla acute:

    finiva un sogno pericoloso.

    Oggi ancora arranco

    quando vedo il plenilunio bianco,

    non cammino, resto inchiodato:

    la morte ho scampato.

    Francesco Cusa

    Finalista Sezione Poesia

    Erinni

    Stammi distante.

    La tua prossimità mi uccide.

    Lontano è il mio prossimo

    contigua la sua ombra.

    Stammi distante.

    Perché uccido con il verbo

    e rendo sterile la stirpe

    come l’ago senza filo d’un sarto.

    Guarda le mie ali da demone.

    Sono grandi, nere e possenti.

    Nell’angustia della profezia domestica

    frantumato è ogni specchio

    nuda è la vibrazione dell’anima.

    Prossimo è il tempo

    -l’avvicendarsi d’istanti-

    in cui rimpiangerai d’avermi cacciata.

    Alessandro D’Elia

    Finalista Sezione Poesia

    Zombi in divisa

    Poliziotto

    panciuto

    apre e chiude la bocca

    rantola ringhia

    va avanti lento

    lungo il marciapiede di corpi

    Pietro Paolo Imperi

    Finalista Sezione Poesia

    La sindrome di Renfield

    Alcuni la chiaman parafilia

    una voglia smodata di sangue

    segreta, libidinosa follia

    ma della vita il fuoco langue

    il mio povero cuore, deluso

    dalle troppe ferite, esangue

    gode e geme nel farne uso

    come un ottimo rosso, vino

    in bottiglia d’uomo, anche sfuso

    perché nella vita sono chino

    non ho mai contentezza o gioia

    per la società sono barbino

    speran solo che tiri le cuoia.

    Lucia Lo Bianco

    Finalista Sezione Poesia

    C’è un vampiro che compare

    Vedo un angolo nascosto,

    molle e tiepido al passaggio,

    foglie secche sul selciato:

    è un vampiro e vola alto

    tra i fantasmi della mente.

    Ha destato il loro sonno

    bocca aperta senza suoni,

    solo alito di morte

    e il sangue è nuova linfa.

    Tu vampiro nella notte

    occhi rossi alla ricerca,

    turbinio di grida e ossa,

    scricchiolio di sete e fame.

    Ed è eterno il mio vampiro

    il suo sangue è vita nuova,

    nutrimento e cibo vero,

    crea l’inferno sulla terra

    ed è anima perduta.

    C’è quell’angolo nascosto,

    in un

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