Storie di immaginaria realtà - Vol. 7
Di AA. VV.
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Anteprima del libro
Storie di immaginaria realtà - Vol. 7 - AA. VV.
Racconto
Prefazione
Squilli di trombe e rulli di tamburi.
Una folla sconclusionata al portone.
Streghe, folletti, vampiri, fate e mostri, tutti con le orecchie dritte, in cerca del più lieve sussurro. Qualche piccolo goblin camminava tra le zampe degli unicorni, faceva inciampare i centauri. Parole stridule si sovrapponevano e si confondevano in un vociare indistinto. Tutti i presenti erano in competizione, bramavano di raccontare la propria storia, di mostrare quanto meritasse di primeggiare sulle altre. Tutti volevano convincere tutti di essere migliori di tutti. E tutti erano sicuri di poter impressionare i giudici, di poter ricevere gli onori dei Creatori, gli allori del mitico Premio. Tutti avevano in mano la più bella storia, ed erano impazienti di mostrarla. Allora aspettavano quel responso, febbrilmente, attendevano che la giuria confermasse le loro convinzioni di eccellenza.
Ma la giuria ancora non si era riunita.
L’unica già presente, pronta a presentare il proprio verdetto era la Fata Chiarella.
Era arrivata alla Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, quarantotto minuti prima dell’orario stabilito per la discussione dei voti. Si era alzata dal suo letto di arcobaleno due ore in anticipo sul suo orario abituale per prepararsi. Aveva arricciato i capelli e si era data una spruzzata di rosa rossa sugli zigomi. Aveva tritato la campanula e se la era spalmata sulle palpebre. Poi, la sua coccinella Rossetta le aveva camminato sulle labbra. Aveva indossato il suo abito di petali di tulipano ed era uscita di casa canticchiando una melodia guidata dal vento. Aveva fatto tutta la strada in un volo scampanellante a trenta centimetri da terra, volteggiando nell’aria facendo capriole e giravolte, lasciando dietro di sé una scia di colori brillanti sulle foglie e sui prati, e attirando gli sguardi appuntiti dei ricci, quelli sfuggenti delle volpi e quelli curiosi dei tassi.
La Duchessa Aenrykessa era arrivata alla Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, ventitré minuti prima dell’orario stabilito per la discussione dei voti, aveva sistemato le proprie cose al posto del Presidente e si era messa a ricontrollare il proprio verdetto. Era stanca. La sera prima era uscita con delle amiche ed erano andate a bere qualcosa in un pub.
Come le accadeva ogni volta, aveva finito la serata al buio della sua stanza, sdraiata in un letto, con un mal di testa atroce. Non c’è niente di peggiore di un luogo pieno di creature magiche e ubriache per chi legge nella mente. Ognuno sente il bisogno di pensare più forte degli altri e ognuno vuole essere ascoltato, anche senza saperlo. Così la serata di Aenrykessa era volata via tra birre, sogni di innamorati, frenesie di tifosi, monologhi di disperati in preda all’assenzio, e alla fine era atterrata con uno straccio bagnato sulle tempie.
Ora, seduta sulla sua maestosa poltrona di velluto rosso, cercava di concentrarsi su ciò che stava per accadere, respingendo ogni voce che le giungeva dentro le orecchie o dentro i pensieri.
Stava riuscendo a isolarsi quando un uragano di voci cominciò a vorticare nella sua testa. Erano urla diverse le une dalle altre, lontane ma vicine, separate da lei solo da una parete. Fu sul punto di gridare, quando uno spiffero violento e improvviso buttò in aria tutti i fogli che aveva accuratamente steso davanti a sé. L’aria si mosse, il vento si alzò. Loro stavano arrivando.
Fra’ Cerusico era come al solito in ritardo. La sveglia non aveva suonato, a colazione aveva bruciato il pan di pancetta, e il carro aveva una ruota ammalata. Purtroppo, tra le sue doti di curatore di errori non rientrava la capacità di aggiustare le cose rotte da lui stesso, così era stato costretto a camminare fino alla Camera delle Parole. Con il suo passo trotterellante era arrivato in piazza Monte Citronello undici minuti prima dell’orario stabilito per la discussione dei voti, ma proprio quando le sue babbucce stavano per oltrepassare gli infissi di mogano che incorniciavano l’ingresso, i suoi occhi erano stati costretti ad alzarsi al cielo in un’espressione molto, molto, molto scocciata, a causa di una voce stridula che stava invocando il suo aiuto.
Fra’ Cerusico, Fra’ Cerusico! La prego, venga immediatamente, Fra’ Cerusico!
Nel mezzo della folla di agitati si era creata un’arena di curiosi tutto attorno a uno strano draghetto. Era verde e rosso, con le orecchie appuntite e il dorso coperto di scaglie. Indossava un collare di alette di pollo e un’aria afflitta. A chiamare Fra’ Cerusico era stata un’orchessa con i capelli rosa, che stava sventolano la sua borsa Juccy per fare un po’ d’aria al piccolo drago.
Il curatore di errori, dopo aver tirato un sospiro profondo, con tanto di alzata di spalle, aveva chiuso gli occhi per concentrarsi, chiamato a sé la forza delle stelle, sfoderato la bacchetta dei Quattro Colori, e con uno sguardo concentrato aveva cominciato a farsi largo tra la folla per raggiungere la creatura. Poi aveva visto i suoi occhi. Erano di quella precisa tonalità di viola di cui non era permesso diffondere il nome, questione di diritti. Solo quattordici draghetti in tutto il Regno avevano le iridi di quel colore: i quattordici draghetti del lotto B6057.
Alcune lune prima, era stato distribuito nel Regno un lotto di quattordici draghetti malfunzionanti, di cui ancora non erano stati ben controllati i difetti di fabbrica, diversi per ognuno di loro. Potevano costituire un grave pericolo, così come essere del tutto innocui. Erano riconoscibili per un insolito colore degli occhi e per il numero del lotto, il B6057, tatuato sulla chiappa destra, proprio sotto la coda. Così quando Fra’ Cerusico vide gli occhi di quella bestiola mangiapolli, quasi si strozzò per quanta saliva gli andò di traverso.
Chiese un po’ di silenzio e si avvicinò alla bestiola. Il draghetto aveva lo sguardo perso nel vuoto e ogni tanto spalancava le fauci facendo uscire un piccolo rantolo. Era triste. Quando nel suo basso campo visivo apparvero le babbucce da curatore di errori di Fra’ Cerusico, ebbe un sussulto, fissò le iridi viola [SEGRETO] in quelle di lui e fece un sorriso a novantotto dentini sporchi.
Fra’ Cerusico si avvicinò con passo felpato sussurrando cose tipo Bravo, Sssh, È tutto okay, Buono. Il draghetto, dal canto suo, si alzò di scatto, suscitando un clamore generale, si girò arrotolando la coda per mostrare la chiappa destra. Eccolo lì, B6057. Poi si voltò nuovamente e con un gesto drammatico, accompagnato da una pioggia di lacrime sul muso, spalancò le fauci e fece per esplodere il proprio soffio. Ma dalla sua gola difettata uscì solo un debole rantolo di puzzo verdognolo.
Il curatore si chinò sul drago. Lo esaminò con attenzione, frugando tra scaglie, artigli e spunzoni. Finché non capì. Il difetto di fabbrica stava nel nome. Un piccolo parassita si era annidato proprio là dentro: era un Errore di Battitura, di quelli sfuggenti, insidiosi, in apparenza innocui, ma che, in quel caso, condannava la creatura a essere un infelice Drago Sputa F ioco. Con una mossa decisa della bacchetta, lo corresse.
Il draghetto fu finalmente un Drago Sputa Fuoco. Subito un gagliardo entusiasmo incendiario lo prese. Non narreremo le conseguenze della scoperta dei poteri per non urtare la sensibilità del pubblico.
Poi l’aria si mosse, il vento si alzò. Loro stavano arrivando.
Allora Fra’ Cerusico guardò l’orologio. Nei suoi occhi balenò il terrore. Si lanciò dentro alla Camera.
Il Gran Cerimoniere Andrej era arrivato alla Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, esattamente all’orario stabilito per la discussione dei voti. Si dette un’ultima occhiata nella finestra prima di entrare. Riccioli scuri sfuggivano al cappello bianco, fece per aggiustarne uno, poi decise che stavano meglio così, gli davano quell’aria casual che non tradiva la sua impazienza a comunicare il verdetto. Sulla soglia si mise a ripassare mentalmente gli aneddoti con cui avrebbe rotto il ghiaccio una volta incontrati i giudici. L’aria si mosse, il vento si alzò. Loro stavano arrivando. Era il caso di darsi una mossa.
Nella cornice rossa della Camera, la Fata Chiarella era intenta a soffiare magie colorate nella sala, e la Duchessa Aenrykessa stava scandagliando il vuoto alla ricerca di qualcosa che poteva sentire solo lei. Andrej si fece loro incontro, la battuta pronta per sollevare il morale. Ma quanto aprì la bocca, sentì solamente un Eccomi eccomi eccomi ciao buongiorno scusate poi vi spiego loro sono già qui?
Ma la voce non era la sua, era quella di un trafelato Fra’ Cerusico, che, poggiato a un banco, si stava sventolando con una babbuccia.
Due colossali Anatre erano apparse altissime nel cielo, ali talmente grandi da oscurare una città e tanto potenti da spazzare via le nubi con un battito. Dalla folla sconclusionata si alzò un boato di eccitazione, stridii, ululati, formule in mille lingue arcane.
Miryanda e Marcheus, i Creatori del mondo del Premio, supremi Ordinatori delle cose Interne e delle cose Esterne, rispettivamente, sedevano sul dorso di quegli animali straordinari.
Entrarono nella Camera delle Parole, in piazza Monte Citronello, due minuti dopo l’orario stabilito per la discussione dei voti. Le Anatre parcheggiate fuori.
E il verdetto?
Premio Letterario Nazionale Streghe vampiri & Co.
Personaggi e interpreti, in rigoroso ordine di apparizione:
Streghe, folletti, vampiri, fate e mostri, in versione letteraria
Autori loro Creatori, finalisti della decima edizione
Fata Chiarella alias Chiara Chiozzi, giurata
Duchessa Aenrykessa alias Enrica Giannelli, presidente di giuria
Fra’ Cerusico alias Francesco Grassi Niccolai, giurato
Gran Cerimoniere Andrej alias Andrea Montaresi
Due Anatre, vedasi logo Giovane Holden Edizioni
Miryanda e Marcheus, comparse
Classifica finale X ed.
Premio Letterario Nazionale Streghe Vampiri & Co.
Sezione Poesia inedita
Manuel Pellegrino - La ballata delle vergini perdute
Ana Maria Andrino Botelho - Spiriti del passato
Daniele Giovanni Baccaro - Delirio di notte e amore
Premio Speciale della Giuria:
Elena Angela Pera - Senzamorte
Domenico Sessa - Ultimo canto di Matteuccia da Todi
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Francesca Berti - Spettri
Francesco Caldart - Ho camminato con uno zombie
Silvia Carani - Artemisia per la strega
Raffaele Casanova - Streghe Vampiri and Co. (Acrostico)
Erika Caser - Un assassino
Enrico Cincotti - Strega
Patrizia Colaianni - Draghi!
Vincenzo Corsi - La ballata della strega dormiente
Francesco Cusa - Erinni
Alessandro D’Elia - Zombi in divisa
Pietro Paolo Imperi - La sindrome di Renfield
Lucia Lo Bianco - C’è un vampiro che compare
Roberto Marsiglia - La furia degli dèi
Davide Nervo - La festa dei corpi santi
Stefania Paci - Morgana (luce spettrale)
Paola Paradisi - Le sacerdotesse di Avalon
Danilo Pinotti - Il baffardello
Alessandro Porri - Rosso di sangue e d’amore
Annalisa Potenza - Frankenstein
Samantha Proscia - L’impulso
Donatella Sarchini - Il vestito pulito della notte
Fabio Soricone - La dama in nero
Maura Termite - Raptus
Denise Toldo - Regina di cuori
Barbara Zanotti - Succubus
Racconto inedito
Fabrizio Di Filippo - Il progetto di Ariel
Micol Fusca - Nonna
Tita Canta - Quarantine dialogue
Premio Speciale della Giuria:
Maddalena Giordano - Il giullare e la principessa triste
Silvia Sardini - Sole nero
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Ughetta Aleandri - Atena
Giulia Bernardi - A cavallo della luna
Giuseppe Berti - Quia pulvis es
Antonio Bini - Biscotti al miele
Marco Bonini - La regina delle anguane
Chiara Campia - Trasparenti Speranze
Erika Caser - Le lacrime del diavolo
Francesco Cusa - Gnak lo gnomo
Delia Giovannini - La galleria
Francesco Gozzo - Lastelor
Antonio Iorio - Panico sonico
Alessandro Izzi - La fata del lago
Davide Loguercio - Abisso
Daniela Macchi - Vengo a prendervi
Roberto Marsiglia - La nonna
Roberta Mazzotta - Un vampiro qualunque
Elisa Moretti - Noi
Cristina Moriconi - Nella grotta del Drago o di come Desiderio ha (quasi) conquistato Limpiaquae
Valeria Neri - Il collezionista
Gabriella Pison - Con i migliori saluti…
Lorenzo Pistolesi - La Luna di Sangue e la Stella del Mattino
Alessandro Porri - La vera storia di Jack lo squartatore
Egidio Storelli - L’odore
Lea Valti - Il Raggio Verde
Francesco Villicich - Okeanós
Romanzo inedito
Raffaele Longo - In nome del Piccolo Popolo
Roberto Marsiglia - Lo specchio
Damian - Gli sfila-pigiama
Premio Speciale della Giuria:
Daniele Coppa - Il moro di Firenze
Matteo Pezzani - Il sorriso del lupo
Lista finalisti pari merito (in ordine alfabetico):
Antonella Azzoni - Storia quasi seria di un Vampiro perbene
Rossella Baiocchi - Tessa bucaneve
Antonella Baratti - Il Prescelto
Jessica Bellina - La scelta di Celeste - Il rito
Simona Bisconti - La Strega nel bosco di abeti
Antonio Branda - La Figlia del Cacciatore
Sandra Colomberotto - Il Mallo Verde
Silvano Costantini - La Vestale della Luna
Giancarlo Cotone - Eva dai capelli turchini
Mauro Cotone - Gli occhi del padre
Massimo Croce - Indigesto come il Male
Antonio Cuccurullo - Il paese delle anime sospese
Ornella Fiorentini - Diario d’amore alieno
Micol Fusca - Etimmè
Ilaria Grimaldi - La connessione: il marchio
Armando Iadeluca - La compagnia del Ciuccio
Giovanni Macrì - La villa
Andrea Mambretti - Creature
Tommaso Mariantoni - Grusel - La Creatura di Hügel Nebel
Francesco Mazzucco - Le nebbie del confine
A. Montresor - Stagione Stregata
Luigi Petruccelli - Albelda e Navarrete
Franco Sorba - Il mattino ha il nero in bocca
Sara Valpione - I cerchi delle maree
Rubens Villarboito - I topi che volano
Sezione Poesia
Ana Maria Andrino Botelho
Seconda classificata Sezione Poesia
Spiriti del passato
apri il vaso
dei miei profumi
interiori
abitano i miei pensieri
le mie notti insonni
profumi anteriori
a me, ereditati
di storie mai raccontate
profumi inebrianti
non detti
essenze fortissime
i miei sensi falliscono
confusi, impotenti
odori che portano urla
carne putrida
tombe violate
piedi insanguinati
da continue fughe
apri il vaso del mio passato
lo tenevo chiuso
nel silenzio di me
e ora
ora vai via
mi lasci la notte
le sue tenebre
i suoi canti antichi
geroglifici scolpiti
nella mia carne
questa danza di odori
inebrianti, sprigionata
nel mio corpo incapace
nella mia mente confusa
di ricordi, di colpe
tempeste di emozioni
odori
che abitano il presente
corrompono la luce
odori storici
incomprensibili
di tanto taciuti
di tanto violati
da sguardi indiscreti
profumi innominati
spiriti del passato
voci taciute, cancellate
il mio corpo incapace
il mio corpo lacerato dai ricordi
di antenati mai visti
il mio corpo
senza spazio per me
casa degli altri
Daniele Giovanni Baccaro
Terzo classificato Sezione Poesia
Delirio di notte e amore
Dammi una speme dai dolci sentori
due ali che fendano l’assoluto del morire
e un’eternità mai stanca di ospitare la fede
nelle sacre vene plumbee di vita ulteriore;
ascolta dei miei istanti il canto segreto
che nella notte grandiosa si lasciano sfuggire,
ascolta come esso spira nell’unione
agli ululati incandescenti nel frutteto interiore.
Ogni frasca come pendolo in adorazione langue
nel tempio della notte, del cui sangue è cosparso
l’altare satanico della commozione;
quale squarcio di voce potrebbe costernare
l’aguzzo respiro dei pini,
potrebbe forse una diafana pietà lordare
l’arsura di più sacri assassini?
Soltanto il tuo spirto, celato da occhi
laghi che inghiottono ogni mio tremore
può cullar l’alma che all’avvenir si sottrae,
drogando il mio cuore di eterni rintocchi.
Il tuo bacio mi ha punto sul collo, anatema!
pur colmo di dolcezza che eclissa ogni pena
per le tue labbra che morte occultano in grembo
per il tuo sguardo ebbro del più sinistro amore.
Possa il fiume di rubini che da mortalità stilla
spegner la tua sete di esule dell’Aurora
e possa io in questo lieto algor dimorare
finché Atropo al fango darà questa memoria;
resti quest’ode per te, giungendo il tuo commiato
al mio corpo da coppia di fori onorato.
Francesca Berti
Finalista Sezione Poesia
Spettri
Danzano gli spettri nella quiete profonda
di quei macabri sepolcri
e le ossa
scarnificate dal tempo
attendono l’ora del risveglio.
Tutto è silenzio. Tutto è pace.
L’ombra cupa della morte
balla al seguito di quelle creature
e la notte avanza
muta come le voci del Campo Santo
mentre le anime tendono gli occhi al cielo
alla ricerca della mano misericordiosa di Dio.
Francesco Caldart
Finalista Sezione Poesia
Ho camminato con uno zombie
L’altra notte
ho camminato con uno zombie.
Non so dire com’è stato,
ma non l’ho riconosciuto;
forse perché la luna
si celava dietro le nuvole.
La luna si nasconde
perché una giovinetta piange.
È quello che mi ha detto
e io sono caduto
dentro le sue parole
e l’ho seguito
nella sua casa perfetta
come una tomba
e ho ascoltato
tutti i suoi discorsi
di morte.
La luna si nasconde
perché una giovinetta piange.
E io ho sprecato
tutti i miei sorrisi,
tutte le mie lacrime,
tutte le mie frasi più belle.
Mi sono lasciato
mangiare il cuore
e il cervello
e succhiare tutto il fiato.
La luna si nasconde
perché una giovinetta piange.
L’altra notte
ho camminato con uno zombie.
E ora tocca a un altro,
in questa notte
di luna nera.
Silvia Carani
Finalista Sezione Poesia
Artemisia per la strega
Se la metti nel cuscino sogni magici farai,
se ci riempi il tuo calzino più veloce correrai,
se ci fai una tisana il futuro apparirà,
e se metti un po’ di miele ancor più limpido sarà.
Tu puoi farci un talismano che per tutto andrà bene,
mal di schiena e ogni malanno, fa svanire le tue pene.
La passione accende viva se la tieni stretta al petto,
e più astrale sarà il viaggio se le tieni sotto al letto.
Or puoi ridere e scherzare di questa ricetta in rima,
ma tu prova e poi mi dici se la vita è come prima.
Raffaele Casanova
Finalista Sezione Poesia
Streghe Vampiri and Co. (Acrostico)
S treghe vampiri non son certo fate
Tra arti sottili lunghissimi artigli
Rapprendon l’anima con strida rimate
Elegie d’incanti che crean intrugli.
Grimorio il tomo dello spavento
H ocus Pocus vincea croci d’argento
E corna di rospo e zampe di drago
Volgevan d’ognun all’inferno l’imago.
Ai tempi seguenti accaddero insane
Molteplici grida da cacce inumane:
Pali trafitti dai corpi dei conti
In fiamma le vesti su tristi racconti
Raccolte le teste tagliate di netto
In quel disumano che rende balbetto.
Anna Goldi un dì poté disvelare
Non solo che un credo ch’è popolare
Danno cagiona a chi lo persegue
Com’anche che morte son tutte le streghe
Ora che smesse le abbiam di bruciare.
Erika Caser
Finalista Sezione Poesia
Un assassino
Lui non vive solo nella notte,
non conosce l’amore.
Sceglie la sua preda.
Piano, piano la segue,
l’annusa, la osserva da lontano.
La cerca in ogni dove.
La sua mente malata vuole uccidere.
Lunghi sospiri al preludio della fine di una donna.
Braccata come un cerbiatto nel bosco.
Arriva alle spalle,
l’uomo che si dichiarava amico, amante, marito…
Conosce il suo corpo.
Le mani stringono il morbido collo.
Prima del suo ultimo respiro, lui, osserva i suoi occhi.
La sua paura è il suo godimento, l’adrenalina scorre nel sangue.
Il cuore che batte più forte.
Un ultimo sguardo per saziare la sua ossessione.
Un’altra fata muore per mano del mostro.
Enrico Cincotti
Finalista Sezione Poesia
Strega
Un’aquila pare,
volando di notte,
a chi osserva quella scia scura
che squarcia i nembi
per poi lambire il disco lunare
e rubarne il freddo tepore.
Un’aquila pare,
con il suo naso adunco,
bersaglio di gratuiti sberleffi
dei boriosi e sprovveduti esteti
che stimano quel becco grinzoso
antinomico al dogma di bellezza.
Un’aquila pare,
quando lima i lunghi artigli,
perché occhi terrorizzati
sono inclini a mistificare l’evidenza
disconoscendo le artritiche mani
dalle affusolate e nodose dita.
Un’aquila pare,
quella figura di nero vestita,
spossata dagli anni
e dalla insostenibile solitudine,
invisa rendita del mefistofelico ruolo
inscenato sul teatro dell’esistenza.
Un’aquila pare,
per l’ambigua fisionomia,
ma inganna solo lo stolto,
che non vede oltre l’apparenza,
perché il suo specchio è ormai aduso
a non riflettere dell’anima l’essenza.
Patrizia Colaianni
Finalista Sezione Poesia
Draghi!
Ecco un drago-guardiano di un tesoro inestimabile!
Un re è morto.
Oro e gioielli sono sepolti con lui.
Il drago fa la guardia…
Finché arriva un prode cavaliere
che uccide il drago e s’impossessa
del tesoro nascosto.
Se anche oggi
si potessero trovare in questo modo i tesori,
ma non è così
la realtà è dura
San Michele lo sa…
Egli ha combattuto con il diavolo,
dalle sembianze di drago,
scacciandolo dal Paradiso…
Per combattere e sconfiggere un drago molto pericoloso,
ci vogliono
destrezza, abilità, forza, le armi giuste e scaltrezza.
L’Uomo il potere lo conquista combattendo contro
i suoi draghi interiori…
Ma a cosa serve il potere,
se viene usato per distruggere il mondo
e le persone che lo abitano?!
I draghi stiano con i draghi!
Gli uomini con i loro simili.
A cosa somiglia l’Uomo quando combatte in guerra?
A un drago?!...
Vincenzo Corsi
Finalista Sezione Poesia
La ballata della strega dormiente
Nella notte del plenilunio bianco,
dall’albergo del monte isolato,
sentivo l’ululato.
La leggenda della strega dormiente
echeggiava nella valle oscura
impressionando la pavida mente.
Dalla montagna fin alla pianura,
la pioggia era battente:
tremavo di paura.
Nella mia infanzia, con le luci spente
sentivo passi tra le erte mura.
Immaginavo, nel letto giacente,
licantropi in branco.
Mi fermai nell’albergo, ero stanco.
Ripartirò quando avrò riposato.
Qualcosa è volato.
Sentivo rumori mentre dormivo.
Sto sognando? Sentii una risata,
il mio nome chiamare udivo.
Forse si è svegliata.
Un ghigno, non capivo.
Era lei, non più addormentata.
Una doga del mio letto brandivo
fino a quando fui stanco:
non riuscii a colpire il suo fianco.
Quando stava finendo il mio fiato
sentii un gran boato.
Un bianchissimo mago luminoso
lanciava anatemi sconosciuti:
la strega si muoveva a ritroso.
Terribili vissuti.
Incubo angoscioso.
Mi svegliai con urla acute:
finiva un sogno pericoloso.
Oggi ancora arranco
quando vedo il plenilunio bianco,
non cammino, resto inchiodato:
la morte ho scampato.
Francesco Cusa
Finalista Sezione Poesia
Erinni
Stammi distante.
La tua prossimità mi uccide.
Lontano è il mio prossimo
contigua la sua ombra.
Stammi distante.
Perché uccido con il verbo
e rendo sterile la stirpe
come l’ago senza filo d’un sarto.
Guarda le mie ali da demone.
Sono grandi, nere e possenti.
Nell’angustia della profezia domestica
frantumato è ogni specchio
nuda è la vibrazione dell’anima.
Prossimo è il tempo
-l’avvicendarsi d’istanti-
in cui rimpiangerai d’avermi cacciata.
Alessandro D’Elia
Finalista Sezione Poesia
Zombi in divisa
Poliziotto
panciuto
apre e chiude la bocca
rantola ringhia
va avanti lento
lungo il marciapiede di corpi
Pietro Paolo Imperi
Finalista Sezione Poesia
La sindrome di Renfield
Alcuni la chiaman parafilia
una voglia smodata di sangue
segreta, libidinosa follia
ma della vita il fuoco langue
il mio povero cuore, deluso
dalle troppe ferite, esangue
gode e geme nel farne uso
come un ottimo rosso, vino
in bottiglia d’uomo, anche sfuso
perché nella vita sono chino
non ho mai contentezza o gioia
per la società sono barbino
speran solo che tiri le cuoia.
Lucia Lo Bianco
Finalista Sezione Poesia
C’è un vampiro che compare
Vedo un angolo nascosto,
molle e tiepido al passaggio,
foglie secche sul selciato:
è un vampiro e vola alto
tra i fantasmi della mente.
Ha destato il loro sonno
bocca aperta senza suoni,
solo alito di morte
e il sangue è nuova linfa.
Tu vampiro nella notte
occhi rossi alla ricerca,
turbinio di grida e ossa,
scricchiolio di sete e fame.
Ed è eterno il mio vampiro
il suo sangue è vita nuova,
nutrimento e cibo vero,
crea l’inferno sulla terra
ed è anima perduta.
C’è quell’angolo nascosto,
in un