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Cleopatra: Regina d'Egitto
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E-book481 pagine6 ore

Cleopatra: Regina d'Egitto

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Info su questo ebook

"Questo libro, pubblicato originariamente nel 1914, è un racconto unico della vita di Cleopatra. L'autore, uno storico ben istruito del suo tempo, offre uno sguardo più reale della regina se possiamo liberarci dall'influenza di qualsiasi periodo e ignorare quell'aspetto della moralità che si è sviluppato in noi a contatto con l'epoca in cui noi viviamo. Bene e male sono qualità relative definite in gran parte dall'opinione pubblica, e bisogna sempre ricordare che certe cose considerate buone e cattive oggi possono avere l'accettazione e la denuncia di ieri e di domani. L'autore non ha la pretesa di scusarsi per la tanto denigrata regina, ma descrive in modo equo gli eventi della sua vita travagliata. Le azioni di Cleopatra assumeranno, senza alcuna particolare difesa, un carattere che non è più brutto di quello di ogni altro attore nello strano dramma che circonda la sua vita."
LinguaItaliano
Data di uscita24 gen 2021
ISBN9788831427494
Cleopatra: Regina d'Egitto

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    Anteprima del libro

    Cleopatra - Arthur Weigall

    Arthur Weigall

    CLEOPATRA

    Regina d’Egitto

    © Tutti i diritti riservati a Harmakis Eizionil

    Divisione S.E.A. Servizi Editoriali Avanzati,

    Sede Legale in Via Volga, 44

    52025 Montevarchi (AR)

    www.harmakisedizioni.org

    info@harmakisedizioni.org

    Direttore Editoriale Paola Agnolucci

    I fatti e le opinioni riportate in questo libro impegnano esclusivamente l’Autore.

    Possono essere pubblicati nell’Opera varie informazioni, comunque di pubblico dominio, salvo dove diversamente specificato.

    ©Novembre 2020

    © Impaginazione ed elaborazione grafica: Lovari Matteo

    ISBN: 9788831427401

    HO DEDICATO QUESTO LIBRO

    AL MIO VECCHIO AMICO,

    RONALD STORRS,

    SEGRETARIO DELL’AGENZIA BRITANNICA IN EGITTO,

    STUDIOSO, POETA E MUSICISTA

    Le storie rendono gli uomini saggi. - Bacon.

    Non mi aspetto che nessun uomo legga la storia in modo corretto a ciò che è stato fatto in un’epoca remota ... ha un senso più profondo di quello che sta facendo oggi. Emerson.

    Filosofia sull’osservazione esatta dell’umanità non è sufficiente... La conoscenza del presente deve essere integrata dalla storia del passato. Taine.

    Solo i morti conoscono le melodie su cui balla il mondo dei vivi.

    Le Gallienne.

    Svegliatevi e cantate, voi che dimorate nella polvere: poiché ... la terra caccerà i morti. Isaia.

    CLEOPATRA.

    [Foto di Macbeth - British Museum.]

    INTRODUZIONE.

    Nelle pagine seguenti si osserverà che per non distrarre il lettore, mi sono astenuto dall’aggiungere un gran numero di note, riferimenti e discussioni, come sono di consuetudine in opere di questo tipo. Sono consapevole del fatto che raccontando una storia semplice, mi sono aperto ai sospetti dei miei colleghi, ben lungi a prendere non assolutamente sul serio un libro che non stampa capitolo e versetto per ogni sua affermazione, né spesso interrompe il testo con erudite argomentazioni.

    Nel caso dell’argomento trattato in questa sede, tuttavia, mi è sembrato inutile gravare le pagine in questo modo, dal momento che le fonti delle mie informazioni sono tutte ben note e ho così potuto presentare il libro al lettore in uno stile consonante con un principio di studio archeologico e storico a cui ho sempre cercato di aderire, l’elusione di tante attestazioni di studio che possono essere scartate senza perdite reali. Un mio amico, un eminente studioso, nel discutere con me lo schema di questo volume, mi ha sinceramente esortato nell’occasione a non rispettare questo principio. Osservando che il problema con la mia interpretazione della storia era che cercavo di far vivere i personaggi, mi ha esortato almeno a giustificare il modo della loro rianimazione agli occhi dei dottori della scienza stipando le mie pagine con estratti delle mie note di lavoro, pertinenti o altrimenti, imbrattando il mio testo con citazioni latine e greche. Confido, tuttavia, che stesse parlando a nome di una società molto piccola, poiché prima che questo tipo di gergo di borse di studio viene spazzato nella pattumiera del mondo, migliore sarà per l’educazione pubblica. Secondo me una conoscenza del passato è così necessaria per un felice equilibrio mentale che sembra assolutamente essenziale che gli studi storici siano posti davanti al lettore generale in un modo comprensivo. La storia, disse Emerson, non sarà più un libro noioso. Camminerà incarnata in ogni uomo giusto e saggio. Non mi dirai in lingue e titoli un catalogo dei volumi che hai letto. Mi farai sentire periodi che hai vissuto.

    Tale è stato il mio tentativo nelle pagine seguenti e sebbene io sia così consapevole delle mie limitazioni letterarie che dubito della mia capacità di mettere il lettore in contatto con gli eventi passati, devo confessare un senso di gioia che io, in ogni caso, con quasi tutta la mia mente, ho vissuto per un tempo in compagnia di uomini e donne di molto tempo fa di cui raccontano queste pagine.

    Tutti i miei lettori che ritengono che la mia interpretazione degli eventi qui registrati sia lacunosa, possono facilmente controllare le mie affermazioni facendo riferimento agli autori classici. Le fonti di informazione sono disponibili in qualsiasi grande biblioteca. Sono costituite da Plutarco, Cicerone, Svetonio, Cassio Dione, Appiano, De Bello Alessandrino, Strabone, Diodoro Siculo, Livio, Velleio Patercolo, Seneca, Lucano, Flavio Giuseppe, Plinio, Dione Crisostomo, Tacito, Florio, Liciano, Atheneo, Porfido e Orosio. Degli scrittori moderni si dovrebbe fare riferimento a La Grandezza e declino di Roma di Ferrero, Histoire des Lagides di Bouche-Leclercq, La storia di Roma di Mommsen, La dinastia di Tolomeo di Strack e Cleopatra d’Egitto. Ci sono anche, ovviamente, un gran numero di lavori su ramificazioni speciali della materia, che il lettore scoprirà da solo senza troppe difficoltà.

    Non credo che le mie dichiarazioni di fatto saranno ritenute errate, ma l’interpretazione generale degli eventi sarà vista come quasi completamente nuova in tutta la storia, e quindi chiaramente aperta alla discussione. Vorrei solo supporre che una lunga residenza in Egitto, una stretta associazione con Alessandria, la capitale di Cleopatra e una familiarità quotidiana con le antichità greche ed egiziane, mi hanno fatto quasi inconsciamente formare opinioni che potrebbero non essere immediatamente accettabili allo studioso a casa. In una certa misura è compito del biografo trarre il meglio dai personaggi di cui si occupa, ma l’accusa di aver fatto uso di questa prerogativa nelle prossime pagine non potrà essere comprovata. Lo storico non ha alcuno scopo elevato che definisce quest’uomo o quella donna come un guardiano indifeso, a meno che non sia palpabilmente impossibile scoprire qualche buon motivo per le sue azioni. E anche allora è una cosa piacevole evitare, ove possibile, l’indignazione dei posteri. Un senso indefinito di rabbia viene lasciato nella mente di coloro che hanno letto pagine di storia, scritte da studiosi che si trovano comodamente nell’atmosfera artificiale della moderna giustezza....

    La storia dei re di Plantageneto d’Inghilterra, per esempio, come riportato da Charles Dickens nella sua "Child’s History of England", induce il lettore a dirigere la sua rabbia più spesso a Dickens che a quei vecchi monarchi stanchi, macchiati di battaglie, il cui sangue gli inglesi sono ancora orgogliosi di riconoscere. Uno storico che si occupa di un periodo nero non deve essere esigente. Né deve togliere i suoi personaggi dal loro ambiente naturale e giudicarli secondo un codice morale di cui essi stessi non sapevano nulla. Il moderno, e non di rado degenerato, umanitario può pronunciare la sua indignata lamentela contro i baroni normanni che hanno estratto i denti dei capitalisti ebrei per indurli a consegnare il loro oro, ma si è messo a sentire quel bisogno urgente di denaro che i baroni sentivano e si è sforzato di provare la loro esasperazione per l’ostinazione di questi stranieri?

    Lasciatelo fare e il suo atteggiamento sarà più tollerante: si potrebbe persino vivere per vederlo affrettarsi verso la Città con un paio di tenaglie in tasca. Ovviamente non è affare dello storico perdonare o diventare parte di un crimine; ma è certamente affar suo considerare attentamente il significato del termine crimine e metterne in discussione il significato, come Pilato fece quello della verità. Nello studio dei personaggi di persone vissute in epoche passate, il biografo deve dirci francamente se considera i suoi soggetti buoni o cattivi, liberali o prepotenti, pii o empi, ma a quell’ora tarda non dovrebbero essere spesso totalmente condannati. Un amore naturale e intrinseco del diritto fa a volte portare lo storico a sbagliare un po’ sul lato della magnanimità, e oserei dire che servirà allo scopo della storia quando egli può onestamente trovare che un diavolo non è così brutto come lo si dipinge. Essendo a conoscenza con la morale di 1509, sarebbe quasi preferirebbe pensare Enrico VIII come "Bluff King Hal che come ‘’il più cattivo detestabili che trasse mai respiro.¹ Io credo che uno storico, in sintonia con il suo periodo può nello stesso momento, assolvere Maria Stuarda dall’accusa di tradimento, e difendere l’azione di Elisabetta in quella carica.

    Nel caso di Cleopatra il biografo può affrontare l’argomento da diverse direzioni. Egli può, ad esempio, considerare la regina d’Egitto una donna cattiva, o come una peccatrice, irresponsabile o come moderatamente buona donna. In questo libro è il mio oggetto sottolineare la difficoltà della situazione, e per realizzare le circostanze avverse contro cui la regina ha dovuto contendere e così facendo sarà dato un aspetto a determinate azioni che altrimenti devono inevitabilmente essere considerate cupamente peccaminose.

    Il biografo non ha bisogno, per il bene dei suoi principi, girare le spalle al peccatore e si rifiuta di prendere in considerazione la possibilità di circostanze attenuanti. Egli non ha bisogno, come abbiamo spesso visto per quanto riguarda i nostri contemporanei, fare una netta distinzione tra il bene e il male, evitando che il peccatore non possa contaminare il nostro intimo. Il passato, in una certa misura, è andato al di là dell’eventualità dell’Inferno e il tempo, il grande Redentore, ha preso dal mondo la nitidezza del suo peccato. Lo storico quindi può mettersi in contatto con il lontano crimine, e può tentare di scusarsi, senza l’accusa che viene portata contro di lui, in tal modo si discosta dal percorso di rettitudine morale. L’intolleranza è il semplice espediente della società contemporanea: lo storico deve mostrare la sua avversione per gli errori da parte di altri. Non osiamo scusare i peccati dei nostri simili, ma il residuo dei tempi passati, la necessità della ricostruzione e costruzione offre allo scrittore di storia e biografia una certa opzione nella scelta dei materiali che egli utilizza per la rianimazione dei suoi personaggi. Ha un mandato del Signore dei secoli per dare loro il beneficio del dubbio e se è suo capriccio ignorare questa licenza e condannare in blocco un personaggio o una famiglia, a volte perde, per una specie di perversione, la prerogativa della sua chiamata. Lo storico deve esaminare da tutti i lati gli eventi che sta studiando e per quanto riguarda l’argomento trattato da questo volume, egli deve prestare particolare attenzione a non dirigere il suo sguardo su di esso solo dal punto di vista della Corte imperiale di Roma, che considerava Cleopatra il nemico ancestrale della dinastia. Nel trattare la storia, dice Emerson, noi, come leggiamo, dobbiamo diventare greci, romani, turchi, sacerdoti e re, martiri e carnefici.

    Anche così, mentre studiamo la vita di Cleopatra, dobbiamo lasciarci alle spalle quella visione del caso che è stata sostenuta da una parte dell’umanità. Allo stesso modo, dobbiamo liberarci dall’influenza del pensiero di ogni singolo periodo e ignorare quell’aspetto della moralità che è stato sviluppato in noi dal contatto con l’età in cui abbiamo la fortuna di vivere. Il bene e il male sono qualità relative, definite in larga parte dall’opinione pubblica, si deve sempre ricordare che certe cose che sono considerate corrette oggi possono contestate domani.

    Mentre leggiamo le gesta della regina d’Egitto, dobbiamo levare la nostra moderna concezione di giusto e sbagliato insieme ai nostri cappelli a cilindro e cappotti; e mentre calpestiamo le corti dei Tolomeo e respiriamo l’atmosfera del primo secolo prima di Cristo, non dobbiamo commettere l’anacronismo di criticare il nostro ambiente secondo lo standard di venti secoli dopo Cristo. È evidente che in larga misura dobbiamo essere influenzati dal pensiero di oggi; ma il vero studioso di storia farà lo sforzo di gettare da lui le catene delle sue opinioni contemporanee e di sfilare le epoche passate nella libertà illimitata di un cittadino di tutti i tempi e di un abitante in ogni terra.

    IL MONDO CONOSCIUTO

    NELLL’EPOCA DI CLEOPATRA

    PARTE I.

    CLEOPATRA E CESARE

    CAPITOLO I.

    UNO STUDIO INTRODUTTIVO DEL PERSONAGGIO

    DI CLEOPATRA.

    Per coloro che indagano a fondo sulla vita di Cleopatra, diventerà presto evidente che la considerazione generalmente accettata del suo personaggio è stata posta davanti al pubblico da coloro che si sono schierati contro di lei in merito alla disputa tra Antonio e Ottaviano. Durante gli ultimi anni della sua vita la grande regina d’Egitto divenne la mortale nemica del primo imperatore romano, e il ricordo della sua storica ostilità fu perpetuato dai sostenitori di ogni Cesare di quella dinastia. Quindi le convinzioni attuali riguardo alla nefasta influenza di Cleopatra su Giulio Cesare e Marco Antonio sono in sostanza, il semplice eccesso dei suoi avversari, né la storia ci ha conservato alcuna traccia della sua vita fissata da uno che era suo seguace nella grande lotta in cui si impegnò così coraggiosamente. È un fatto degno di nota, tuttavia, che lo scrittore più onesto della sua memoria, vale a dire l’inimitabile Plutarco, sembra aver ottenuto gran parte delle sue informazioni dal diario tenuto dal medico di Cleopatra, Olimpo. Non presumo in questo volume di offrire alcun tipo di scuse per la tanto malvagia Regina, ma sarà il mio scopo descrivere gli eventi della sua vita travagliata in modo tale che i suoi 4 obiettivi, come li intendo, possano essere equi posti davanti al lettore, e non vi è dubbio che, se riuscirò a dare plausibilità alle speculazioni qui avanzate, le azioni di Cleopatra assumeranno, senza alcun particolare sostegno, un personaggio che, in ogni caso, non è più brutto di quello di ogni altro attore in questo strano dramma.

    L’ingiustizia, l’avversa parzialità, dell’atteggiamento assunto dagli autori classici diventerà rapidamente evidente a tutti gli studiosi imparziali e un unico esempio di questa ambiguità di giudizio è tutto ciò che deve essere menzionato qui per illustrare la mia tesi. Mi riferisco all’intimità tra Cleopatra e Giulio Cesare. Secondo l’opinione accettata dagli storici, sia antichi che moderni, si suppone che il grande dittatore fosse stato traviato dalla voluttuosa egiziana e che fosse stato detenuto ad Alessandria, contro il suo miglior giudizio, dalle astuzie di questa sirena d’Oriente. In quel momento, tuttavia, come si vedrà a tempo debito, Cleopatra, la straniera per il quale il mezzo mattone romano non è mai mancato, era in realtà una ragazza nubile di circa ventuno anni, contro il cui carattere morale non è possibile avanzare un briciolo di affidabili prove, mentre, d’altra parte, Cesare era un uomo anziano che aveva rovinato le mogli e le figlie di un numero incredibile di suoi amici e la cui reputazione per tali seduzioni era di un personaggio quasi malfidato. Come chiunque, quindi, che ha davanti a sé i fatti noti, possa attribuire la colpa a Cleopatra in questo caso, deve diventare del tutto incomprensibile per qualsiasi studioso degli eventi di quel tempo. Non intendo rappresentare la Regina d’Egitto come una tipa particolarmente esaltata, ma verrà fatto un tentativo di trattare giustamente con lei e dandole in occasione, come in un tribunale, il beneficio del dubbio, Sono sicuro che il lettore sarà in grado di vedere in lei un valido tipo di media femminilità. Né ho bisogno che io, così facendo, sia accusato di usare per suo conto il privilegio del biografo, che è quello di trovare delle scuse. Non esporrò semplicemente il caso di Cleopatra come sua difesa: racconterò l’intera storia della sua vita come mi sembra, ammettendo sempre la possibile correttezza della stima del suo personaggio detenuta da altri storici, ma, allo stesso tempo, offrendo alla pubblica opinione una visione delle sue azioni, che se accettate, chiariranno la sua memoria di gran parte di quella sgradevole macchia che è stata a lungo fissata ad essa e porranno la sua reputazione a un livello simile a quelli di molti personaggi famosi del suo tempo, nessuno dei quali può essere definito completamente cattivo o del tutto buono.

    Conosciamo poco sull’aspetto di Cleopatra, tanto che il biografo deve provare una notevole riluttanza nel presentarla ai suoi lettori in modo definito, tuttavia, i doveri di uno storico non gli consentono di trattare con i fantasmi e le ombre, né di invocare dal passato solo la parvenza nebbiosa di coloro che un tempo erano realtà impercettibili. Per lui i morti non devono sorgere come fantasmi che si librano incerti sulla bocca delle loro tombe, ma come entità sostanziali osservabili in ogni dettaglio all’occhio mentale e deve sforzarsi di trasmettere agli altri l’impressione, per quanto difettosa, che egli stesso ha ricevuto. Nel caso di Cleopatra i mezzi necessari per la sua conoscenza sono scarsi, e si è costretti a chiedere l’assistenza parziale dell’immaginazione nello sforzo di ricostruire ancora una volta quel corpo che è stato così a lungo dissolto nella polvere egiziana.

    Alcune monete su cui è impresso il profilo della regina e un busto di cattiva fattura nel British Museum, sono le uniche² fonti di informazioni sui suoi connotati. Il colore dei suoi occhi e dei capelli non è noto, né si può dire se la sua pelle fosse bianca come alabastro, simile a quella di molte sue compagne di campagna macedoni, o se avesse quel tono olivastro così spesso osservato tra i Greci. Perfino la sua bellezza, o meglio il grado della sua bellezza, non è chiaramente definita. Va ricordato che, per quanto ne sappiamo, nessuna goccia di sangue orientale scorreva nelle vene di Cleopatra e che quindi il suo tipo deve essere considerato greco macedone. La pelle leggermente marrone dell’egiziano, i pesanti occhi scuri dell’Est, pieni, per così dire, di sonno, i capelli neri di seta, non sono caratteristiche che le devono essere assegnate. Al contrario, numerose donne macedoni hanno i capelli biondi e gli occhi azzurri e questa colorazione è spesso visibile tra le varie popolazioni del Mediterraneo orientale. Tuttavia, sembra molto probabile, che fosse bruna, ma nel descriverla come tale bisogna tenere presente che non esiste nient’altro che una probabilità calcolata a guidarci.

    Le caratteristiche del suo viso sembrano essere state fortemente modellate, sebbene l’effetto generale sia quello di piccolezza e delicatezza. Il suo naso era aquilino e prominente, le narici erano ampie. La bocca era meravigliosamente formata, le labbra sembravano finemente cesellate. I suoi occhi erano grandi e ben posizionati, le sopracciglia delicatamente disegnate a matita. Il contorno della guancia e del mento era deliziosamente arrotondato, ammorbidendo, quindi, le linee dei suoi lineamenti chiari. La sua bellezza, afferma Plutarco, non era di per sé del tutto ineguagliabile, né tale da colpire coloro che la vedevano e aggiunge che Ottavia, in seguito la moglie di Antonio, era la più bella delle due. Ma ammette, e nessun altro uomo nega, che il suo personale fascino e il magnetismo erano molto forti. Era splendida da ascoltare e da vedere, dice Cassio Dione, ed è stata in grado di conquistare i cuori che avevano resistito più ostinatamente all’influenza dell’amore e quelli che erano stati congelati dall’età.

    È probabile che fosse molto piccola. Al fine di ottenere l›accettazione al suo palazzo in un›occasione è riferito che fu arrotolata in alcuni ltappeti e portata sulle spalle di un addetto, un fatto che indica che il suo peso non era considerevole. Il busto del British Museum sembra ritrarre la testa di una donna piccola e inoltre, Plutarco si riferisce a lei in termini che suggeriscono che il suo fascino risiedesse in una certa misura nella sua delicatezza. Si può immaginare così in apparenza una donna piccola e aggraziata, graziosamente arrotondata piuttosto che leggera con la pelle bianca, capelli scuri e occhi scuri, bella, ma non un tipo perfetto di bellezza.

    Si dice che la sua voce fosse stata la sua arma più potente, poiché dalla perfezione delle sue modulazioni era sempre meravigliosamente persuasiva e seducente.

    "Il diavolo non ha, in tutta la faretra,

    Una freccia per il cuore come una voce dolce."

    Dice Byron, che nel caso di Cleopatra questo toccante dono della natura deve averla servita bene per tutta la vita. La familiarità con lei, scrive Plutarco, aveva un fascino irresistibile e la sua forma, combinata con il suo persuasivo linguaggio e con il particolare carattere che in un certo senso era diffuso sul suo comportamento, produceva una certa piccantezza. C’era una dolcezza nel suono della sua voce quando parlava. Il suo fascino del linguaggio, dice Cassio Dione, era tale che ha vinto tutti coloro che l’hanno ascoltata".

    La sua grazia era irresistibile come la sua voce, poiché, come osserva Plutarco, sembra che ci sia stato questo fascino peculiare e indefinito nel suo comportamento. Potrebbe essere stato in gran parte dovuto a una specie di elusività e sottigliezza, ma sembrerebbe anche essere stato accentuato da un modo un po’ ingenuo e infantile, un’ostilità, un’audacia, una capricciosità, che incantavano quelli che la circondavano. Sebbene spesso selvaggia e incline a scatenarsi, possedeva una notevole dignità e talvolta era altera e orgogliosa. Plinio parla di lei come sdegnosa e vana, e così Cicerone l’ha trovata quando l’ha incontrata a Roma, ma questo era un atteggiamento forse assunto dalla regina come una difesa contro le critiche di quei nobili romani della fazione pompeiana che potevano aver trovato la sua posizione non così onorevole come lei stessa credeva che fosse. C’è davvero poco da indicare che i suoi modi fossero per natura prepotenti e si è propensi a immaginarla come una donna naturale e impulsiva che è passata prontamente dalla superbia alla semplicità. Le sue azioni erano spontanee e si potrebbe supporre che fosse nei suoi primi anni spesso senza arte come astuzia. Il suo carattere era gioviale, il temperamento vivace e gli atteggiamenti che possono essere chiamati irresponsabili. Le piaceva la vita, e con candore ne trasse qualsiasi piacere. Il suo cuore integro balzò da gioia in dispiacere, di commedia in tragedia, con inaspettata facilità e con le sue piccole mani gettò attorno a sé il tessuto dei suoi complessi momenti come un manto di luce e oscurità.

    Era una donna di talento, dotata dalla natura di parole pronte e uno spirito felice. Poteva facilmente girare la lingua, dice Plutarco, come uno strumento a più corde, a qualsiasi idioma le piacesse. Raramente aveva bisogno di un interprete per le sue comunicazioni con gli stranieri, ma rispondeva alla maggior parte degli uomini da sola, vale a dire etiopi, Ebrei trogloditi, arabi, siriani, medi e partici. Si dice che abbia imparato parecchie lingue, anche se il re, i suoi predecessori non si erano nemmeno presi la briga di imparare la lingua egiziana e alcuni di loro non avevano rinunciato al dialetto macedone. Gli fu fatto un forte richiamo e come regina d’Egitto servì la causa dell’indipendenza e del potenziamento della sua dinastia con energia appassionata. Cassio Dione ci dice che era intensamente ambiziosa e molto attenta che il suo onore fosse pagato al suo trono. Le sue azioni vanno a confermare questa stima, e si può vederla consumata a volte con un legittimo desiderio di potere. Sebbene intelligente e audace non era altamente qualificata, per quanto si può vedere nell’arte diplomatica, ma sembra aver tracciato e tramato nel modo comune a casa sua, non tanto con grande acutezza o profondità quanto una sorta di convinzione con intensità e tenacia di proposito sostenute è considerata la sua caratteristica prevalente e la sua incrollabile lotta per i suoi diritti e quelli di suo figlio Cesarione sarà sicuramente seguita dal lettore interessato attraverso la lunga storia con vera ammirazione.

    Si suppone all’unanimità che Cleopatra fosse, come dice Giuseppe Flavio, schiava della lussuria. Si ritiene che la cattiva sensualità d’Oriente, la voluttuosa degenerazione di una corte orientale, abbiano trovato la loro espressione più visibili nella persona di questa sfortunata regina. Eppure, cosa c’era, oltre al discorso ignorante e prevenuto dei suoi nemici romani, per dare una base a una tale considerazione del suo personaggio? Visse praticamente come moglie di Cesare per alcuni anni, e credo con assoluta verità, che intendeva far diventare la sua imperatrice di Roma e la sua consorte legale. Dopo il suo assassinio, sposò Antonio e convisse con lui fino agli ultimi giorni della sua vita. In un’età in cui i diritti legali del matrimonio venivano violati da ogni parte, quando tutta Roma e tutta Alessandria erano profondamente coinvolte negli intrighi domestici, Cleopatra, per quanto posso vedere, limitò la sua attenzione ai due uomini che in sequenza agivano ciascuno in direzione. di un legittimo marito, ciascuno riconosciuto in Egitto come suo consorte riconosciuto divinamente. Le parole di Cassio Dione, dicono che nessuna ricchezza poteva soddisfarla, e le sue passioni erano insaziabili, non suggeriscono una base più significativa di quella che la sua vita è stata vissuta su linee stravaganti e sperperate. Non c’è dubbio che fosse aperta all’accusa dei suoi nemici, che descrivevano le sue abitudini come dissipate e intemperanti ma sembra che ci sia poco per indicare che era in qualche modo una Gezabele o una Dalila. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere stata una donna morale. Certamente era la madre affettuosa di quattro figli, un fatto che, anche a quel tempo, si può dire che indica, in una certa misura, un’assunzione volontaria dei doveri di maternità. Dopo la dovuta considerazione di tutte le prove, sono del parere che sebbene la sua natura possa essere stata in qualche modo voluttuosa, e sebbene le sue passioni non fossero sempre sotto controllo, i migliori istinti del suo sesso non erano affatto assenti e in effetti, nel suo aspetto materno, può essere descritta come una donna davvero brava.

    Lo stato della società a quel tempo deve essere ricordato. A Roma, così come ad Alessandria, gli intrighi amorosi erano continuamente in corso. Mommsen, scrivendo sulla corruzione morale dell’epoca, parla della straordinaria degenerazione della ragazza del periodo, le cui azioni inquinavano persino le pagine della storia. Ma, aggiunge, il loro, per così dire, traffico autorizzato era stato materialmente danneggiato dall’atto libero delle donne dei circoli aristocratici. Le relazioni erano diventate così frequenti che solo uno scandalo del tutto eccezionale poteva renderle oggetto di pettegolezzi, e le interferenze giudiziarie sembravano quasi ridicole. In questo contesto, la vita domestica di Cleopatra con Cesare, e in seguito con Antonio assume, al contrario, un giusto personaggio. Vediamo la sua intensa e permanente devozione per il figlio maggiore Cesarione, immaginiamo il suo vivace vivaio nel Palazzo Reale, che un tempo risuonava alle grida di una coppia di gradevoli gemelli e la visione del voluttuario orientale svanisce dai nostri occhi. Può questa piccola donna delicata, che allevia le grida del suo grasso bambino al seno, mentre tre robusti giovani le giocano attorno, chiediamo può essere la sensuale Regina d’Oriente? Questa tenera, ingegnosa e sorridente madre dell’amato figlio di Cesare può essere la sirena dell’Egitto? Non ci sono prove attendibili che dimostrino che Cleopatra abbia avuto una sola storia d’amore diversa nella sua vita diversa dalle due registrate in modo così drammatico dalla storia, né ci sono prove che dimostrino che in quelle due relazioni si è comportata in modo licenzioso.

    Cleopatra era per molti aspetti una donna raffinata e istruita. Le sue capacità linguistiche indicano che era colta e allo stesso tempo sembra essere stata una mecenate delle arti. È registrato che rese presente Antonio alla città di Alessandria, la biblioteca che un tempo apparteneva a Pergamo, composta da 200.000 volumi e Cicerone sembra registrare il fatto che si interessava ad ottenere alcuni libri per lui da Alessandria. Ereditò dalla famiglia un temperamento naturalmente artistico e non c’è motivo di supporre che non abbia portato avanti le alte tradizioni della sua casa in questo senso. Era anche una mecenate delle scienze e Potino il matematico, che scrisse sull’aritmetica e geometria, pubblicò un libro in realtà sotto il suo nome, chiamato Canone di Cleopatra. Il famoso medico Dioscoride era, a quanto pare amico e attendente della regina e il libro che scrisse alla sua corte è stato letto nel corso dei secoli. Sosigene, l’astronomo, era anche, forse, un amico di Cleopatra, e potrebbe essere stato attraverso i suoi buoni uffici che fu presentato a Cesare, con il quale collaborò alla riforma del calendario. Le prove sono molto insignificanti riguardo all’atteggiamento personale della Regina nei confronti delle arti e delle scienze, ma possono essere raccolte in modo sufficiente da dare un po’ di supporto al suggerimento di non scendere al di sotto dello standard stabilito dai suoi antenati. Si sente che il suo interesse per tali questioni è assicurato dal fatto che mantenne per così tanto tempo la devozione di un letterato come Giulio Cesare. Non vi è dubbio che fosse in grado di mostrare grande serietà mentale quando le occasioni lo richiedevano e che il suo comportamento, così spesso tumultuoso, era spesso riflessivo e silenzioso.

    Allo stesso tempo, tuttavia, si deve supporre di vedere la sua vita con un cuore leggero, avendo, salvo verso la fine, una maggiore familiarità con le risate che con le lacrime. Era sempre pronta a festeggiare o scherzare, e un’avventura divertente sembra averle fatto un appello speciale. Con Antonio, come vedremo, ha girovagato per la città di notte, bussando alle porte delle persone nell’oscurità e scappando quando le aprivano. Si narra che una volta, quando Antonio stava pescando, fece scendere un subacqueo nell’acqua per attaccare alla sua lenza del pesce, che tirò in superficie in mezzo alla più grande allegria. Uno dei primi scrittori raccoglie che la sua conversazione di solito era frizzante e giocosa e sembrerebbe che ci fosse spesso una contagiosa frivolezza nei suoi modi che rendeva la sua presenza più esaltante.

    Era eminentemente una donna che gli uomini potevano amare, perché era attiva, di buon umore, coraggiosa e affascinante. Per usare una frase popolare, è sempre stata gioco per un’avventura. Il suo coraggioso ritorno in Egitto dopo essere stata portata in esilio da suo fratello è un’indicazione del suo spirito coraggioso e il modo audace con cui ottenne la sua prima introduzione a Cesare, facendosi trasportare nel palazzo sulla schiena di un uomo, è un esempio convincente di quel coraggio che rende così forte un richiamo da parte sua all’immaginazione. Seneca, che non era amico della regina, parla di lei come libera da ogni femminile paura .

    Veniamo ora alla domanda se fosse crudele per natura. Bisogna ammettere che ha procurato l’assassinio di sua sorella Arsinoe e ha ordinato l’esecuzione di altri che, a quel tempo, stavano complottando contro di lei. Ma va ricordato che omicidi politici di questo tipo erano un’usanza, un’abitudine del periodo e inoltre, il fatto che la Regina d’Egitto abbia usato i suoi rozzi soldati allo scopo non differenzia l’atto da quello della buona regina. La morte prematura del fratello Tolomeo è attribuibile tanto a Cesare quanto a Cleopatra, se, in verità, non morì di morte naturale. L›esecuzione del re Artavasdes dell›Armenia fu un atto politico senza grande significato. E l›unica accusa rimasta di crudeltà che può essere proposta contro la regina, vale a dire che ha messo alla prova l›efficacia di vari veleni sulle persone dei criminali condannati, non deve essere considerata come indicante insensibilità da parte sua, poiché poco importava per il condannato prigioniero di che tipo di morte avrebbe dovuto morire, ma, d’altra parte, la scoperta di una piacevole soluzione al dilemma della sua vita era un punto di capitale importanza. Quando ricordiamo l’elenco doloroso di insensati omicidi che furono stati perpetrati durante i regni dei suoi predecessori, non possiamo attribuire a Cleopatra alcun grado straordinario di insensibilità, né possiamo dire che si è dimostrata crudele come gli altri membri della sua famiglia. Visse in un’età spietata, e nel complesso, il suo comportamento fu tollerante e bonario.

    In materia religiosa non era, come tanti altri in quel periodo, incredula nel potere degli dei. Pensava fermamente nella stretta associazione pagana di divinità e regalità, e sembra aver accettato senza dubbio l’assicurazione ereditaria della sua stessa appartenenza celeste. Non voleva vestirsi nelle occasioni di gala nelle vesti di Iside o Afrodite e di recitare la parte di una dea incarnata sulla Terra, non accettando poteri e diritti divini. Si considerava strettamente in comunione con gli dei dell’Egitto e della Grecia e quando i suoi astrologi le indicavano segni e prodigi, o quando notava presagi buoni o cattivi nelle vicende che la circondavano, era particolarmente incline a dar loro pieno riconoscimento come comunicazioni dai suoi parenti celesti.

    Si dice che il suo comportamento nella battaglia di Azio fosse dovuto alla sua coscienza degli avvertimenti che aveva ricevuto per mezzo di tali presagi e in altre occasioni della sua vita le sue azioni erano ordinate con questi mezzi. È riferito da Giuseppe Flavio che profanò i templi dell’Egitto per ottenere denaro per portare avanti la guerra contro Roma e che nessun luogo era così santo o così infame per non spogliarlo dei suoi tesori quando voleva ottenere l’oro. Se questo è vero, si potrebbe sostenere a difesa della Regina che il possesso degli dei era da lei considerato, per così dire, sua proprietà, come rappresentante del paradiso in terra, e in questo caso erano a sua disposizione poiché dovevano essere convertiti in denaro per la gloria dell’Egitto. È un dato di fatto, è probabile che nelle ultime emergenze del suo regno, gli emissari della regina ottennero rifornimenti ovunque li trovassero e se Cleopatra fu consultata, era troppo distratta per riflettere seriamente sulla questione.

    Qui non è necessario indagare ulteriormente sul personaggio della regina. La sua personalità, come penso diventerà evidente nel resoconto della sua tragica vita. È essenziale ricordare che, nonostante i suoi difetti, non era ciò che di solito viene chiamato male. Era una donna brillante, affascinante e bella, forse non troppo scrupolosa e tuttavia non del tutto priva di principi, pronta, senza dubbio, a sfruttare il suo fascino, ma non un personaggio immorale. Mentre gli storici immaginano la sua figura muoversi lievemente nei labirinti della sua vita, ora circondata dai suoi eserciti nel mezzo della battaglia, ora navigava sul Nilo illuminato dalla luna nella sua chiatta reale con Cesare accanto a lei, adesso gioca teneramente nel nido con i suoi bambini, ora presiede brillantemente alle splendide feste nel Palazzo alessandrino, ora correndo sotto mentite spoglie per le strade secondarie della sua capitale, soffocando dalle represse risate, ora sfreccia veloce attraverso il Mediterraneo fino al suo destino. E ora, tormentata e abbandonata, con il mortale aspide sul suo corpo, non può non cadere nell’incantesimo di quel sortilegio con cui la faccia del mondo è cambiata. Si scopre che non ha a che fare con una figlia di Satana, che dalla sua tana in Oriente, allunga le mani per intrappolare gli eroi di Roma, ma con la potente moglie e vedova di Cesare, in lotta per suo figlio, con la fedele consorte di Antonio, sforzandosi, come sarà mostrato, di unire Egitto e

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