Storia dei Longobardi: Historia Langobardorum
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Info su questo ebook
La Historia di Paolo, come è affettuosamente chiamata dagli storici, ci narra una saga nordica. Si parte dalla Scandinavia per arrivare nella penisola italiana. Ci racconta dei vari re, degli intrighi, delle battaglie e della fede di questo popolo germanico, prima pagano, poi ariano ed in fine cattolico. Paolo Diacono non tralascia di narrarci dei Papi, dell'Impero Romano d'Oriente, dei Franchi e degli altri popoli barbarici intorno a loro.
Un altro pregio di questo racconto, sono le menzioni di città e castelli, e subito, ci accorgiamo che i Longobardi non furono cosi devastanti. Certo annientarono alcune di esse, ma altre divennero i centri del loro potere, queste città, diverranno i Comuni, ovvero le molte culle del Rinascimento.
Cosa importante e da non trascurare è un fatto poco noto ma ormai accertato dagli storici, ovvero che dopo essere stati tutti Romani, gli abitanti della penisola si consideravano tutti Longobardi cosa testimoniata anche dalle tombe dove non si vede più la differenza di corporatura, segno tangibile della fusione tra indigeni e gli invasori.
Buona lettura
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Anteprima del libro
Storia dei Longobardi - Paolo Diacono
Contenuto del libro
Il libro contiene una breve prefazione divisa in sezioni tematiche, a questa segue l'Origo Gentis Langobardorum, divisa in sette paragrafi che contiene la leggenda del nome e delle origini scandinave. A questo segue la Historia Langobardorum di Paolo Diacono. Dopo i sei libri di Paolo vi è il Chronicon Ge ntis Langobardorum di Andrea Da Bergamo composto da diciannove sezioni che ci completa umilmente il racconto della Historia e ci fa conoscere, almeno, parzialmente, le vicende seguite all’occupazione Franca.
STORIA DEI LONGoBARDI
Historia Langobardorum
Paolo Diacono
Testo in italiano
Edizione italiana
Raccolta
Foro Barbarico
2
LIBRO OTTIMIZZATO PER NON VEDENTI ED IPOVEDENTI
GBL Grande Biblioteca Latina
Corso di Porta Nuova 52, 20121 Milano, Italia, UE
www.grandebibliotecalatina.com
ISBN 9788822882547
Prima edizione: dicembre 2016, aggiornato: novembre 2020
©1804085b-5449-4aae-8560-c6ca99230f34
introduzione
Se conoscete il testo potete tranquillamente tralasciare di leggere questa breve presentazione.
La Storia
Perché pubblicare un vecchio libro in latino e manifestamente di parte? Il motivo è proprio lì, nella definizione di parte
: la storia scritta è sempre di parte in quanto è generata da una struttura culturale
; entità che spesso coincide con lo stato-nazione
. In pratica per la storia, vale lo stesso concetto valido per l'arte, ogni epoca dà un giudizio diverso su una data opera d'arte. Da ragazzo, quando studiavo arte al liceo, andavo nella biblioteca scolastica a consultare una famosa e bellissima collana dedicata ai pittori, in quei libri erano riportati i giudizi critici di esperti d'arte e artisti di epoche diverse. Lì si poteva vedere il cambio di opinione col trascorrere del tempo. Così un'opera barocca prima piace, poi viene disprezzata e poi torna a essere trovata bella. Questo mutamento di opinione è strettamente legato agli eventi storici e ai cambiamenti sociali. Per spiegare alcuni basilari concetti continuerò ad usare il parallelismo arte-storia, che credo essere il più adatto. Racconto qui brevemente un'esperienza personale avuta all'Università nel dare un esame di Storia Medioevale. Assistendo agli esami di alcuni studenti miei coetanei, notai la loro difficoltà nel definire i periodi storici, il loro attaccamento alle date. La docente della Statale di Milano si irritava notevolmente nel vedere l'incapacità di argomentare sulle date di inizio e fine del Medioevo. Le date sono convenzioni scolastiche,l'età antica non finisce un giorno in un determinato posto, ma è un confine che si sposta e porta con sé dei cambiamenti sociali, spesso non uniformi. Il regno goto in Italia è forse già Medioevo ma noi lo consideriamo tardo antico, perché tendiamo a far partire il Medioevo in Italia con i vent'anni delle guerre gotiche o con l'irruzione longobarda nella penisola. La risposta giusta alla domanda ''quando inizia il Medioevo?'' è la data convenzionale della destituzione dell'ultimo imperatore Romano d'Occidente, accompagnata dalla precisazione che si tratta, in realtà, di un lungo periodo di transizione che va da Odoacre, ai Longobardi, e non coinvolge tutto il territorio in modo uniforme. Se guardiamo all'arte, vediamo gli splendidi mosaici di Ravenna, ma poi appare l'imponente mausoleo di Teodorico, faccio notare che, dopo di questi, si passa ad un'arte povera paleocristiana: l'arte marca bene il passaggio dal mondo antico ai nuovi tempi. In egual modo, indipendentemente dalla data in cui si racconta che Colombo abbia scoperto l'America, l'arte del secondo quattrocento fiorentino già mostrava il Rinascimento, che appare brevemente e subito si dissolve nel Manierismo che diverrà Barocco già nella cupola michelangiolesca di San Pietro. Così i Comuni divengono Signorie e la politica riallaccia il filo con l'antichità classica che ha in sé i simboli del potere. Strana storia quella dell'arte Classica, nasce nella democratica Atene per divenire strumento di ogni ambizione imperiale. Ad ogni modo, anche l'arte decreta la fine del Medioevo, col ritorno alla plasticità e lo stil novo
del Vasari. In pratica è il David di Michelangelo e non Colombo, la giusta data da ricordare.
Quindi, avendo chiarito che è la sensibilità comune e non le date a scandire la Storia, aggiungiamo il concetto di istruzione statale. Ogni stato esalta la storia che a lui conviene per giustificare la sua esistenza, si potrebbe aggiungere anche il fattore geografico che ne è parte integrante, ma ne verrebbe una trattazione alla Platone e troppo lunga. Stringendo, i Longobardi divisero l'Italia e per il futuro Stato-Nazione, tutto ciò che non ha Roma come capitale, e l'intero territorio nazionale come dominio è negativo, brutto, non importante. Questo era l'interesse dei Savoia, dei patrioti risorgimentali, del regno e anche del Duce, ora, con un partito chiamato Lega Nord, le trombe di Roma
sono tornate a farsi sentire sporcando la verità storica. Io credo che l’Italia risorgimentale sia divenuta uno stato maturo, pronto a divenire Europa e parte del mondo. Del resto, da centocinquant’anni, i Savoiardi sono dei famosi biscotti ottimi per il tiramisù e il sentimento anti-germanico si è trasformato in antagonismo sportivo. Quindi, permettere a tutti di leggere un testo come questo nel formato originale senza una mediazione culturale statale, consente all'uomo contemporaneo, scientifico
, di giudicare da sé e di approfondire l'argomento a suo piacimento.
L'Autore
Paolo Diacono nasce a Cividale del Friuli probabilmente nel 720 d.c. Il suo nome latino era Paulus Diaconus, quello longobardo Paul Warnefried o anche Paolo di Varnefrido. Era discendente di Leupichi, uno dei longobardi al seguito di Alboino Durante l'invasione dell’Italia. In giovane età fu mandato a PaVia, che ai tempi era la capitale del Regno Longobardo di Re Rachis. Qui fu allievo di Flaviano, frequentò la scuola del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di cui poi divenne docente. Resto presso la corte anche coi successivi Re Astolfo e Desiderio, sotto quest'ultimo, divenne precettore della figlia Adelperga. Quando la figlia di Desiderio si sposò col duca di Benevento Arechi, la seguì. Con la caduta del Regno Longobardo del 774, a causa della prigionia del fratello, accettò di trasferirsi presso la corte carolingia tra il 782 e il 787, ove fu apprezzato soprattutto come grammatico. Dopo la liberazione del fratello Paolo fuggì dalla corte di Carlo Magno e tornò a Benevento, e qui entrò nel monastero di Montecassino divenendo Monaco Benedettino. Proprio nel monastero scrisse tra il 787 e il 789 l’Historia Langobardorum, la sua opera più famosa ed importante. Un altro fatto che lo riguarda, anche se indirettamente, è legato alla musica, e infatti, da un suo inno dedicato a San Giovanni Battista, nel XI (undicesimo) secolo, Guido d’Arezzo ricavò le sette note musicali, che fecero fare alla musica un notevole passo avanti. Paolo Diacono muori a Benevento nel 799 lasciando la sua HIstoria volutamente incompiuta perché deluso Dalle ultime vicende de dei suoi amati Longobardi.
Un ultima menzione va alla Historia Romana, un altra opera di Paolo, che venne usata per molti secoli come testo didattico.
Cos'è la Historia Langobardorum
Una bella storia, in molte sue parti avvincente, purtroppo le esigenze nazionali dei due secoli precedenti non hanno permesso una visione obiettiva su questo periodo. Il problema principale è la nazionalità dei Longobardi, detti di stirpe Germanica, cercate di comprendere, con gli Austriaci a Milano e Venezia, poi a Trento e Trieste, non si poteva proprio guardare al periodo longobardo con orgoglio nazionale. Anche Roma era un problema, chiedete a Garibaldi e Cavour. A proposito di Garibaldi, è un nome noto fra i Longobardi, non lo troverete uguale nella Historia di Paolo ma vi troverete una bella suggestione. Insomma, l'Italia nasce anti-tedesca e per molto tempo ciò che fecero gli italiani, ed un po' anche l'ultima guerra, hanno condizionato l'immaginario di tutti noi. Inoltre, furono i Longobardi a rompere l'unità della penisola, cosa che durerà fino al 1918. Ma, cosa importante, gli studi sulle origini etniche dell'Europa hanno dimostrato che l'identificazione Stato-Nazione è artificiale, culturale, spesso di recente creazione e il sangue è talmente mischiato che forse l'unica vera nazione europea è proprio l'Europa, quindi godetevi il racconto. A volte sarà un po' noioso, impreciso, manifestamente pro-cattolico e pro-Longobardo, incompiuto, manca il finale poiché l'autore, deluso dalla fine poco gloriosa del regno, si rifiuta di completarlo. Insomma, un'epopea senza il gran finale.
l'opera
L’opera viene scritta da Paolo Diacono nel monastero benedettino di Montecassino nei due anni dopo il suo ritorno dalla corte franca di Carlo Magno presso la quale svolgeva la mansione di grammatico. La Historia racconta le vicende di una parte del popolo chiamato Winili, che prenderà poi il nome di Longobardi dopo l'eroica e mitica battaglia contro i Vandali. Quindi seguendo le vicende dei vari re, il racconto ci porta in Pannonia e da lì in Italia. A questo punto l’autore ci racconta dell’Italia al momento della conquista Longobarda, di Alboino e Rosmunda, dei dieci anni di anarchia a cui segue l'elezione di un re. Da qui, la Historia riprende la narrazione delle vicende di corte. Entrano in scena Autari, Teodolinda, Rotari, l’avvincente vicenda di Grimoaldo e l’ultimo re di cui ci parla Paolo, il famoso Liutprando, quello della tanto discussa donazione di Sutri al Papa, il presunto inizio del potere temporale dei papi, ma questa donazione è in effetti una restituzione, la vera donazione è precedente a Liutprando.
L’autore non manca di allargare il suo sguardo, raccontando anche delle vicende ecclesiastiche, da un punto di vista strettamente cattolico, non tralascia di raccontarci degli imperatori Bizantini e delle vicende del vicino e fatale regno Franco. Il racconto è spesso impreciso ed a volte palesemente errato, ma comunque dà un quadro d’insieme correttamente filo-Longobardo che mette in risalto la faziosità Franco-Papale nelle vicende italiche.
Un'altra particolarità del racconto è la nota friulana, Paolo, originario di Cividale, ci tiene costantemente informati su ciò che accade nel nord est d’Italia ma anche a Benevento, suo luogo di residenza, Ducato strettamente legato al Friuli e alla corona Longobarda.
Le fonti storiche di Paolo sono: Origo gentis Longobardorum, un antico canto che narra la leggenda dell’origine scandinava, Secondo di Non, Gregorio di Tours, Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile e gli Annali di Benevento.
Il libro I (Primo) ci racconta le origini dei Longobardi, descrivendoci le varie tappe d’avvicinamento all’Italia fino alla vittoria di Alboino sui Gepidi e la partenza per la penisola, oltre alle vicende di San Benedetto.
Il libro II (Secondo) racconta l’ingresso in Italia (con una descrizione della penisola), la conquista di Pavia da parte di Alboino, l’intrigo della moglie Rosmunda e l’assassinio dell’amato re, per finire coi dieci anni di anarchia dei duchi.
il libro III (Terzo) ci narra parte delle traversie dell’Impero di Costantinopoli, delle tre invasioni franche, di Autari che sposa la cattolica Teodolinda.
Il libro IV (Quarto) racconta dei re Agilulfo, Rotari e di Grimoaldo con tutta la sua vicenda, dal sacco di Cividale ad opera degli Avari, alla conquista del palazzo reale di Pavia.
Il libro V (Quinto) continua la dettagliata narrazione del difficile periodo del regno, Grimoaldo sconfigge Franchi e Bizantini, inganna gli Avari e consolida il Regno. Il capitolo termina con la battaglia tra Cuniperto e Alachis.
Il libro VI (Sesto) riparte da Cuniperto, ci racconta del suo regno ma spazia anche sul regno Franco, l’Impero e i Saraceni. Poi arriva il dispotico ma capace Ariperto, la lunga lotta con il nobile Ansprando, padre di Liutprando, l’ultimo di cui l’autore ci parla, perché Paolo, deluso, lascerà l’opera inconclusa.
Devo aggiungere che il copista, colui che manualmente copiava il testo originale, probabilmente ha aggiunto molti errori al testo già di per sé impreciso, o meglio, la copiatura da una copia produceva una somma di errori. Questo inconveniente verrà risolto con l’invenzione della stampa. Lo stesso Paolo confonde luoghi e popoli, sbaglia gli anni, insomma, non è un testo scientifico, ma una sua importanza storica perchè ci mostra quei secoli dal punto di vista Longobardo.
cos'è l'Origo Gentis langobardorum
L'Origo Gentis Langobardorum è un breve testo che venne inserito nell'Editto di Rotari del 643 d.C., ci racconta le origini del popolo Longobardo, in particolare si concentra sull'origina del nome lunghe barbe
. La medesima leggenda ci è narrata anche da Paolo Diacono, dove però e definita ridicola. Vi è anche compresa un parziale elenco dei re Longobardi.
Il testo fu sempre molto studiato perché sostanzialmente antecedente alla narrazione di Paolo Diacono, in essa si cercano elementi utili a comprendere la genesi e l'evoluzione della stirpe longobarda che sappiamo essere composta da varie entità. La volontà di Rotari di inserire questa leggenda identitaria nel suo editto serviva proprio a creare un'identità comune alle varie componenti; l'identità culturale e quella genetica non corrispondono quasi mai, la storia sembra dimostrare che l'identità culturale prevale sempre sulla discendenza materna e paterna degli individui.
origini del popolo Longobardo
In nome di Dio inizio qui la storia delle origini del popolo Longobardo.
1.
Esiste un'isola nelle zone settentrionali chiamata Scadanan
(Scandinavia), parola che letteralmente ha il significato di strage
. In quest’isola vivono molte popolazioni, fra le quali ve n’era una piccola chiamata Winnili. Tra loro viveva una donna di nome Gambara madre di due figli, il primo di nome Ybor, l’altro Aio. Questi, insieme alla madre, comandavano sui Winnili.
Avvenne che i capi dei Vandali, ossia Ambri ed Assi, si misero in marcia con il loro esercito contro i Winnili e intimarono loro: «O ci versate tributi, o dovrete prepararvi alla guerra contro di noi». Allora Ybor e Aio, insieme alla madre Gambara, risposero così: «È meglio per noi prepararci a combattere piuttosto che versare tributi ai Vandali».
Quindi Ambri ed Assi, capi dei Vandali, pregarono il dio Godan di concedere loro la vittoria sui Winnili. Godan rispose dicendo: «Concederò la vittoria ai primi che vedrò il mattino al sorgere del sole». Allora Gambara ed i suoi due figli, Ybor ed Aio capi dei Winnili invocarono Frea, moglie di Godan, affinché portasse aiuto ai Winnili.
Frea consigliò loro di presentarsi al sorgere del sole, e di portare, assieme ai mariti, anche le mogli acconciate con i capelli sciolti intorno al viso a mo’ di barba. Al primo albeggiare, mentre il sole sorgeva, Frea girò il letto su cui dormiva il marito e lo rivolse ad oriente, poi lo svegliò. Egli, aperti gli occhi, vide i Winnili e le loro mogli con i capelli sciolti e raccolti intorno al viso a mo di barba e disse: «Chi sono queste lunghe barbe?». Così Frea gli rispose: «Così come hai dato loro un nome, concedigli anche la vittoria». Così avvenne che da quel momento i Winnili presero il nome di Longobardi.
2.
I Longobardi spostandosi da quei luoghi giunsero in Golaida, poi occuparono Aldonus, Anthaib, Banaib e la terra dei Burgundi. Si dice che nominarono come Re Agilmundo, figlio di Aio, della famiglia dei Guginghi. Dopo di lui regnò Lamissone, della famiglia dei Guginghi; a lui seguì Leti, di cui si dice che regnò per circa quarant’anni.
A lui seguì Ildeoc, figlio di Leti; poi regnò Godeoc.
3.
In quel tempo Re Odoacre uscì da Ravenna con un esercito di Alani, andò in Rugilandia, combatté contro i Rugi, ed uccise il loro Re Feleteo, riportando in Italia molti prigionieri. Allora i Longobardi si spostarono dalle loro regioni per stanziarsi nella terra dei Rugi e vi rimasero per diversi anni.
4.
A Godeoc seguì suo figlio Claffone, dopo di lui regnò Tatone, figlio di Claffone. I Longobardi si spostarono nel territorio di Feld per tre anni. Tatone combatté con Rodolfo, Re degli Eruli e lo uccise, si impadronì del suo elmo e del suo stendardo; dopo di lui gli Eruli non ebbero più un regno. Dopo questi eventi, Vacone figlio di Unichis uccise il Re Tatone, suo zio paterno, insieme a Zuchilone. Vacone combatté anche Ildichi, figlio di Tatone, che sconfitto fuggì presso i Gepidi dove morì. Quindi i Gepidi, per vendicare l’offesa, dichiararono guerra ai Longobardi.
In quel tempi Vacone costrinse gli Svevi a sottomettersi al Regno Longobardo. Vacone ebbe tre mogli: Raicunda, figlia di Fisud Re dei Turingi. Poi sposò Austrigusa, donna di stirpe Gepide, dalla quale ebbe due figlie: la prima, di nome Wisigarda, andò in moglie a Theudiperto Re dei Franchi; la seconda, di nome Walderada, andò in moglie a Scusualdo un altro Re dei Franchi, che poi la prese in odio e la diede in sposa a Garibaldo. Vacone ebbe una terza moglie, Silinga figlia del Re degli Eruli; da lei ebbe un figlio di nome Waltari. Quando Vacone morì, suo figlio Waltari regnò per sette anni ma non ebbe successori. Tutti questi furono Letingi.
5.
Dopo Waltari regnò Audoino, questi condusse i Longobardi in Pannonia. Dopo di lui il Regno passò a suo figlio Alboino, la cui madre fu Rodelenda.
In quei tempi Alboino combatté con il Re dei Gepidi Cunimondo. Cunimondo morì in quel combattimento ed i Gepidi furono sconfitti. Alboino prese in moglie Rosmunda, figlia di Cunimondo, catturata come preda di guerra, in quanto gli era morta la prima moglie Flutsuinda, figlia di Flothario Re dei Franchi, da cui aveva avuto una figlia di nome Albsuinda. I Longobardi abitarono in Pannonia per quarantadue anni.
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