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Gli impavidi del Direttivo dei Vinallegri e l’inquietante mistero dell’Abbazia di San Vivant
Gli impavidi del Direttivo dei Vinallegri e l’inquietante mistero dell’Abbazia di San Vivant
Gli impavidi del Direttivo dei Vinallegri e l’inquietante mistero dell’Abbazia di San Vivant
E-book102 pagine1 ora

Gli impavidi del Direttivo dei Vinallegri e l’inquietante mistero dell’Abbazia di San Vivant

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Il Direttivo dei Vinallegri è un gruppo fraterni amici, gaudenti e dediti alla gozzoviglia, ai quali, in una notte buia e quasi tempestosa, viene rubata una bottiglia di preziosissimo vino.

I nostri eroi, pervasi da ingente coraggio e dal desiderio di recuperare la loro "bambina" (costata, oltretutto, una cifra irriverente), si imbarcheranno in un viaggio lungo e periglioso da Pavia alla Francia, al termine del quale, con inusitato sprezzo del pericolo, cercheranno di strappare il loro tesoro dalle grinfie, malefiche e grifagne, di due oscuri, loschi e malvagi personaggi.

Uno dei Direttivi, al termine di questa inconsueta avventura, troverà financo l'amore, ma questa, forse, sarà un'altra storia.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2021
ISBN9791220325721
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    Anteprima del libro

    Gli impavidi del Direttivo dei Vinallegri e l’inquietante mistero dell’Abbazia di San Vivant - Michele Nosei

    Cominciamo!

    CAPITOLO I

    Mister Churchill your agenda?

    My agenda? A glass of Pol Roger

    Pavia – venerdì 6 dicembre, casa di Filini, ore 18:43.

    - Michele…

    No, ti prego, non lo dire, sto centellinando un calice di Pol Roger Blanc de Blancs del 2012. Abbiamo da poco terminato un incontro ravvicinato di decente reciproca soddisfazione (considerato che non siamo più de giovani virgulti). Tra meno di un’ora c’è la riunione del Direttivo dei Vinallegri. Sono in pace con me stesso e con l’umanità intera, non rovinare questo momento, per favore.

    - Dobbiamo parlare.

    Ecco, lo hai detto. Ma perché dobbiamo parlare a quale scopo?

    - Non dici nulla?

    Sì, vorrei dire Tarapia tapioca come fosse Antani, posterdata anche per due, ma non capiresti… e poi non dici nulla è sbagliato, va bene, è colloquiale, ma sostanzialmente è sbagliato, due negazioni affermano… cribbio

    - Allora?

    - Sì, voglio dire… di cosa vuoi parlare?

    - Di noi!

    - Noi? Tutto bene no?

    - No! Niente va bene!

    Ahia. Niente va bene è preoccupante. Avessi detto che tutto va male sarebbe stato tranciante, definitivo, finale, irreparabile. Al contrario, asserire che niente va bene implica, sottilmente e crudelmente, l’ipotesi che esista una leggerissima, ma non inesistente, possibilità di aggiustare le cose

    - Cioè?

    - Mio Dio Michele… ci frequentiamo da tre mesi, è ora di capire cosa vogliamo ricavare da questo rapporto! Tu cosa vuoi?

    Ci siamo. Ci ho provato, giuro che ci ho provato a non farti andare oltre. Abbiamo una certa età, ci si piace a vicenda, si chiacchiera amabilmente e si fa sesso casual, come dire, elegante, ma senza impegno. Ci vediamo una volta la settimana, siamo indipendenti, tendenzialmente liberi e libertini… perché non va bene?

    - Paola, vedi…

    Alza la mano sinistra, abbassa la testa e contemporaneamente la gira a destra, verso la luce che arriva dalla finestra, socchiude gli occhi.

    - Paola io…

    Agita vagamente le dita, comprendo che devo stare zitto, ne approfitto per assaporare un sorso di Pol Roger, Dio, ma quanto aveva ragione il vecchio Winston.

    Si ricompone, i nostri sguardi si incrociano, scuote il capo, una virgola di sorriso (triste) le si disegna sulle labbra. Mi chiedo, ma le donne fanno dei master per imparare la teatralità dei gesti o è un talento naturale?

    - L’avevo capito sai, Michele.

    - Mh?

    - Tu sei ancora innamorato della tua ex…

    Non è vero, non è decisamente e proditoriamente vero, in buona sostanza, per come mi ha trattato, me ne frega meno di zero Kelvin. Però, abbiamo vissuto assieme, è stato bello per la maggior parte del tempo, mica me la posso dimenticare così, come fosse il risultato di una partita di cricket. Detto questo… ti comunico che soffro di sindrome dello spazzolino, ovvero vedere 2 spazzolini nel bicchiere in bagno, quello che sta sul lavandino, mi fa venire l’orticaria…

    Giocherello con lo stelo del calice, evito di incrociare il suo sguardo, mi tolgo gli occhiali e li appoggio delicatamente sul tavolo, sono trascorsi sei, massimo sette secondi, dovremmo esserci.

    - Ok… ok Michele, non dire niente, va bene.

    - No, Paola, aspetta…

    - Tu vuoi una donna per colmare i vuoti e niente di più.

    - Non è così.

    - E com’è allora? Sei pronto a iniziare una relazione che non si limiti a Ciao ci vediamo per cena stasera, con sottinteso Poi ti fermi da me e facciamo sesso? Sei pronto a considerare l’ipotesi di, che ne so, fare le vacanze assieme quest’estate?

    A parte che non direi a cena stasera, è pleonastico, la cena implica la sera, poi sull’orario dipende tutto dalla latitudine. Sulle vacanze proprio no, insomma ho difficoltà a programmare il controllo dall’urologo e secondo te adesso, a dicembre, penso alle ferie? Ma dai.

    - Mi sembra prematuro.

    - Cosa? Cosa ti sembra prematuro? Pensare alle vacanze o impegnarti con me?

    - Entrambe le cose?

    Rendere la frase interrogativa è sempre una buona idea, lascia a lei l’onere della decisione, non è detto che funzioni, ma questa volta sì.

    - Va bene, non aggiungiamo altro. Lasciamo stare.

    Si alza lentamente, in silenzio prende la borsa, mi volta le spalle e si allontana, devo ammetterlo, con grande eleganza, una vera signora.

    Poggia la destra sulla maniglia della porta, si ferma, ruota il capo verso sinistra inclinandolo allo stesso tempo di 45, massimo 47 gradi, classe cristallina, non c’è che dire.

    - Michele… - la voce è limpida, chiara, solo il tono tradisce un minimo di emozione.

    - Sì?

    - Ma vedi di andare allegramente a fare in culo!

    Attraverso a passo di carica Piazza del Duomo, sono già le 19:30, la riunione sta per iniziare.

    Fa un freddo fetido, del resto Pavia è nota per avere, in inverno, lo stesso clima di Tarvisio, con in più la nebbia.

    Una luce algida, ma confortante, proviene dall’interno dell’enoteca e illumina vagamente una figura umana che sta bussando al vetro della porta. Dalla postura e dal riflesso sulla pelata non è difficile riconoscere Marcello, alias Montalbano.

    Al di là della porta si staglia la figura imponente di Ale, ovvero Kenneth, dietro di lui si intuiscono gli altri componenti del Direttivo che sollevano i calici.

    - Bastardi aprite! – dice Montalbano continuando a bussare.

    Lo affianco.

    - Che succede Montalbano?

    - La parola

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