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L'antico inganno
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E-book187 pagine2 ore

L'antico inganno

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Info su questo ebook

1274. Il duro viaggio di Pietro da Morrone, monaco benedettino ed eremita, si è concluso con l’arrivo a Lione, sede del Concilio voluto da Papa Gregorio X. Il monaco trova accoglienza presso la magione dei Cavalieri Templari, dove dimora il Gran Maestro Guillaume de Beaujeu che, colpito dalla forte spiritualità dell’eremita, decide di affidargli il segreto dell’ordine: un documento che porta il nome di Giacomo il Giusto, fratello di Gesù, e che racconta eventi legati alla vita del Cristo. Questo testamento, contenuto in un cilindro di metallo, se reso pubblico rischia di distruggere la Chiesa. Pietro da Morrone dovrà fare ritorno a L’Aquila e nasconderlo nelle fondamenta di un edificio da costruire appositamente: la Basilica di Santa Maria di Collemaggio.
2009. Saro e Gianni, due ragazzi sfollati dopo il terremoto in Abruzzo, esplorano clandestinamente gli scavi archeologici e si imbattono in un oggetto antico e misterioso. Affascinati dalle leggende sui Cavalieri Templari, decidono di appropriarsene. Non possono immaginare quali reazioni scatenerà il loro gesto incosciente e quanti attori internazionali saranno coinvolti nel recupero della reliquia…
 
Albert Danton è Giuseppe Alberto Imbergamo. È nato e vissuto in Sicilia fino ai diciotto anni. Ha studiato Sociologia a Trento negli anni del movimento studentesco e successivamente ha approfondito le sue conoscenze di comunicazione interpersonale, studiando Sessuologia e Programmazione Neurolinguistica. Ha viaggiato per più di 70 paesi nel mondo fra popoli primitivi e animali in via d’estinzione. Per 11 anni ha vissuto nello splendore delle isole Seychelles. Tornato in Italia ha scelto di vivere fra il verde della campagna umbra.
Ha pubblicato il primo romanzo Il Presidente con Albatros (2009). Con Robin edizioni La lettera perduta (2011) e Congiura in Vaticano (2012). Questo è il suo quarto romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2021
ISBN9788830649910
L'antico inganno

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    L'antico inganno - Albert Danton

    LQpiatto-Ladolceprepotenza.jpg

    Roberta Faustini

    Antonio Bertino

    La dolce prepotenza di un istante

    Illustrazioni all’interno di

    Francesca Aveni.

    © 2021 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-4141-9

    I edizione agosto 2021

    Finito di stampare nel mese di agosto 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    La dolce prepotenza di un istante

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Ai nostri figli, Francesco e Giorgia

    Introduzione

    Tutto può cambiare, in un istante. C’è chi lo chiama caso, chi fatalità, i più romantici lo chiamano destino. A me, piace chiamarla semplicemente Vita.

    Non credo esista un progetto preconfezionato per ognuno di noi, non siamo solo gli attori di un copione già scritto da altri. È vero, sì, tutti recitiamo una parte, ma siamo sempre e solo noi gli sceneggiatori: talvolta scegliamo di essere attori protagonisti, altre ci accontentiamo di ruoli secondari o addirittura di essere semplici comparse.

    Mi piace immaginare che ci sia una specie di telecamera, che segue ogni nostro passo, con sopra uno di quei riflettori che si usano per illuminare il palcoscenico: a volte la luce ti arriva negli occhi e non vedi più nulla, rimani lì, immobile, perdendo per un attimo l’orientamento. Altre volte, invece, la luce ti permette di vedere qualcosa che altrimenti non avresti notato. Anche in questo caso, però, siamo liberi. Liberi di fare finta di niente, the show must go on, a tutti i costi, senza nessuna licenza speciale. Oppure possiamo scegliere di cambiare quello che non va, di ammettere che è necessaria qualche modifica nel nostro copione. Possiamo cambiare il nostro ruolo, gli attori, oppure solo la scenografia.

    Ci sono momenti in cui, come uno schermo invisibile, i nostri occhi ci proiettano le riprese già acquisite. Possiamo andare avanti e indietro nel nostro film senza preoccuparci di rovinarne il supporto. Play, pausa, rewind, skip, stop! Play

    Siamo anche in grado di inserire la colonna sonora più indicata, di modificare qualche nostra immagine con photoshop, di aggiungere infiniti personaggi e mirabili imprese leggendarie.

    L’unico comando a non funzionare, mai, è canc. Così, ci accontentiamo di scurire l’immagine, spostare il punto di bianco sui colori freddi e di aggiungere pioggia e nebbia. In quei momenti ci meravigliamo persino se chi ci sta attorno si permette di sorridere: se noi siamo tristi, tutto il mondo lo deve essere con noi!

    Un istante dopo l’altro viene impresso sulla nostra pellicola, indelebile. Alcuni, ci sfuggono via, senza nemmeno accorgercene. Altri, ci cambiano la Vita.

    PRIMA PARTE

    (Carlo)

    CARLO

    Ecco, qui metto i due punti e poi così: l’orchestra sta suonando una dolce melodia, le luci sono soffuse e a un tratto la musica inizia a incalzare il ritmo. I riflettori si accendono, lei lo guarda, sente il cuore battere forte, manca davvero poco… no, decisamente no! È troppo, non ci siamo! Togliamo l’orchestra, troppo romantico. Anzi, togliamo le luci… sì, e cosa rimane? Okay, rimangono solo loro! Allora, meglio un luogo esterno, vediamo... sì, okay! Si trovano in strada, sono uno di fronte all’altro e… sta piovendo! Mm... no, forse è una scena troppo scontata… Ho capito, basta! Non riuscirò mai a finire questo libro!

    Getto i fogli degli appunti sulla scrivania ed esco nel giardino. Il sole sta già tramontando e il cielo è pennellato di nuvole rosso corallo. L’aria è ancora un po’ fresca la sera, c’è quel tipico venticello primaverile che fa venire la pelle d’oca, non vedo l’ora che arrivi l’estate! Adoro stare qui fuori! Non è un giardino molto grande ma sufficiente per me e la mia dolce compagna. Le piccole siepi di cipresso di Leiland che lo circondano, mi nascondono da occhi indiscreti: amo la mia privacy! Mi piace sedermi sul divanetto di vimini e osservare il cielo, magari con una bella tazza di tisana! Certo, la pace finisce quando la mia vicina di casa, un’anziana signora che conosco ormai da sei anni e che mi considera quasi suo nipote, inizia a chiamarmi perché si è bloccata la caldaia, o perché non trova più la sua gatta, o ancora perché non riesce a cambiare il canale del televisore! Carlo, Carlo, sei in casa?. In realtà il suo vero nipote, Andrea, abita dall’altra parte della strada, ma non so perché, lei preferisce me! E io preferisco i suoi fagottini al prosciutto crudo, buonissimi! Il marito aveva origini emiliane. Appena sposati, hanno vissuto a Modena per qualche anno, e lei ha imparato a fare la pasta all’uovo in modo eccezionale! E ora che è vedova, è lieta di preparare per me i suoi prelibati pranzetti! Spesso afferma che cucinare per me è proprio un piacere! E ama sottolinearlo soprattutto in presenza di Andrea, che, contrariamente a ogni sua logica culinaria, ha la colpa di essere vegetariano. La sua frase ricorrente? Per fortuna che ci sei tu, Carlo! Tu sì che mi dai tante soddisfazioni!

    A questo punto vi starete chiedendo chi è Carlo? Mi presento, sono io! Ho 35 anni e sono un giornalista. Mi occupo prevalentemente di cultura: eh sì, devo ammetterlo, mi sento un po’ un panda. Che c’entra il panda? Beh, diciamo che anch’io mi sento in via di estinzione. Oggi vanno per la maggiore la cronaca e il gossip: o una cosa ti fa piangere o ti fa sorridere. Il far ragionare è diventato qualcosa di molto pericoloso! Nonostante tutto, non potrei mai cambiare il mio lavoro, amo troppo scrivere. È l’unica cosa che penso di saper fare veramente bene, per me è tutto! A dire la verità, credo proprio di avercelo nel sangue. Da bambino giravo per la scuola in cerca di qualche notizia da raccontare. Con alcuni compagni avevamo persino fondato un giornalino, Il Notiziario, che però non aveva riscosso molto successo: siamo arrivati solo al secondo numero. Credo sia stato per colpa dell’articolo sulla maestra d’inglese. Cercavamo uno scoop e l’avevamo spiata mentre parlava nell’aula insegnanti con il maestro di italiano. Poi abbiamo scritto un articolo in cui esaltavamo la bellezza dell’incontro tra due lingue diverse. Solo più tardi ho capito che i lettori e la Preside Cipolla avevano frainteso la nostra notizia…

    Crescendo, ho capito che guardavo le cose in modo diverso rispetto ai miei compagni. Ero curioso, attento ai più piccoli particolari, sempre alla ricerca di qualcosa di più. Non mi accontentavo delle apparenze, volevo vedere cosa c’era al di là, sotto la maschera.

    Tenevo un diario segreto di cui neppure mia madre era a conoscenza. Me ne vergognavo, insomma… era una cosa da ragazze… però era più forte di me, dovevo scrivere! All’inizio usavo un quadernone rosso. Lo nascondevo tra i quaderni di scuola, così nessuno se n’è mai accorto. Poi molti altri, ma sempre rossi. Non so perché in realtà… Quando finivo un quaderno, lo mettevo tra quelli degli anni scolastici precedenti. Mamma non buttava mai niente, tutti i ricordi della mia carriera scolastica erano (e sono!) ben conservati nella parte alta dell’armadio della mia stanza. Passavo notti

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