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Capitan Nessuno Task Force CN-11: romanzo fantapolitico
Capitan Nessuno Task Force CN-11: romanzo fantapolitico
Capitan Nessuno Task Force CN-11: romanzo fantapolitico
E-book272 pagine3 ore

Capitan Nessuno Task Force CN-11: romanzo fantapolitico

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Info su questo ebook

La storia parte dai deserti della Siria, da missioni compiute da soldati Interforze in zone in cui nessun Governo ammetterebbe mai di avere dei soldati in azione e segue poi un filone a sé stante. Un Capitano della Folgore, arruolato dai Servizi, che scopre cose che non dovrebbe sapere e che quindi si trova in pericolo. Un crescendo di emozioni, di notizie, per una volta tanto vicende che non si svolgono in America ma in Italia e senza la CIA.

Mosse e contromosse che portano alla nascita di una Task Force particolare, segreta e importante, una Task Force che prenderà il nome di CN-11 e che, da sola e per prima, combatterà attraverso i suoi uomini per dare la Libertà ad un popolo che ha perso le speranze.

Una storia di fantapolitica, una storia inventata. Forse. O forse no...
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2021
ISBN9788831320085
Capitan Nessuno Task Force CN-11: romanzo fantapolitico

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    Anteprima del libro

    Capitan Nessuno Task Force CN-11 - Scarlet Carson

    Scarlet Carson

    decoration

    Task force CN-11

    Romanzo fantapolitico

    Scarlet Carson

    TASK FORCE CN-11

    Curatrice editoriale: Paola Quinzani

    Immagine di copertina e impaginazione: PINKGUINO

    edizione Febbraio 2021

    ISBN - eBook 9788831320085

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    guido@santieditore.it

    ISBN: 9788831320085

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    L'AUTRICE

    Scarlet Carson non esiste.

    E' la denominazione di un tipo di rosa inglese, di intenso colore rosso-violaceo ma nemmeno quella esiste.

    Il vero nome della rosa inglese è Violet Carson ed è stato cambiato in Scarlet ad uso e consumo del film V PER VENDETTA.

    Scarlet Carson è stato il nome in codice di una serie di operazioni, missioni, più o meno segrete, che si sono svolte in questi ultimi anni sotto l'egida dei diversi Governi facenti parte delle Interforze.

    Sono state missioni di vario genere, con diverse sfaccettature, angolazioni, fatte da uomini diversi in diverse circostanze, sia su territorio nazionale che all'estero, in luoghi di guerra. Missioni svolte da soldati delle Interforze e agenti segreti di diversi uffici. Missioni che, come la rosa inglese, hanno avuto e continuano ad avere centinaia di petali, di aspetti, di ramificazioni che forse non finiscono mai, le une allacciandosi alle altre, diventandone parte integrante senza che la precedente venga terminata, chiusa.

    Ed è Scarlet Carson e i componenti di queste operazioni, alcune forse ancora in corso, altre ancora da iniziare, il vero autore di questo libro. Una rosa inglese color rosso-violaceo, rosso come il basco della Folgore, rosso come il sangue dei caduti, rosso come la Vittoria... perché non ci può essere Vittoria senza Lotta e senza Eroi.

    IL LIBRO

    La storia parte dai deserti della Siria, da missioni compiute da soldati Interforze in zone in cui nessun Governo ammetterebbe mai di avere dei soldati in azione e segue poi un filone a sé stante. Un Capitano della Folgore, arruolato dai Servizi, che scopre cose che non dovrebbe sapere e che quindi si trova in pericolo. Un crescendo di emozioni, di notizie, per una volta tanto vicende che non si svolgono in America ma in Italia e senza la CIA.

    Mosse e contromosse che portano alla nascita di una Task Force particolare, segreta e importante, una Task Force che prenderà il nome di CN-11 e che, da sola e per prima, combatterà attraverso i suoi uomini per dare la Libertà ad un popolo che ha perso le speranze.

    Una storia di fantapolitica, una storia inventata. Forse. O forse no...

    CN-11

    C per COMBATTERE...

    N per NOI tutti...

    11 come gli Apostoli rimasti fedeli...

    Siete venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: senza libertà cosa farete? Combatterete? Certo, chi combatte può morire, chi fugge resta vivo, almeno per un po'... Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l'occasione, solo un'altra occasione di tornare qui sul campo ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!

    -- W. Wallace --

    DEDICA

    Agli uomini sulla collina

    Alessandro

    Nicola

    Paolo

    Marco

    Antonino

    Alberto

    Gabriele

    Raffaele

    GLI UOMINI

    Il MOTTO

    il motto della CN-11 è APOSTOLI IN FIDE cioè gli apostoli rimasti fedeli, undici soltanto

    IL SIMBOLO

    Il simbolo della CN-11è un 11 grigio in campo nero attraversato diagonalmente da un fulmine rosso

    GLI UOMINI

    Gli uomini scelti per questa prima squadra sono undici, ma molti altri attendono di essere chiamati, dato che la voce di è sparsa e da tutte le Armi soldati scelti e capaci, pronti a dare la vita per il loro Paese e stanchi delle ingiustizie, si stanno facendo avanti e mettendosi in lista d'attesa. Questi primi undici sono stati selezionati e scelti da Gorilla, il secondo in comando, ma dal momento che la Squadra è diventata operativa, ogni nuova candidatura sarà vagliata e approvata dalla squadra al completo.

    - Cap. Nessuno, Pat per gli amici, parà della Folgore e agente dell' AISE – persona di grande carisma personale, ottimo tiratore scelto ed esperto nel corpo a corpo; conosce una dozzina di lingue dei paesi dell'Est e ha un sesto senso nelle azioni di guerra che lo portano quasi ad essere un essere leggendario, incorruttibile e immortale, riuscendo a scampare ad attentati e pallottole come se potesse sapere prima cosa succederà. I suoi uomini, quelli del passato e quelli presente, hanno per lui una specie di adorazione e ad un suo ordine sarebbero pronti ad andare all'Inferno e tornare, senza nemmeno chiedersi il perché. E' lui il fautore di questa squadra ed è a lui che si deve la nascita di una Task Force dedita prima di tutto al popolo.

    - Gorilla – Maresciallo, è il secondo in comando, ha vissuto col suo comandante i momenti più bui della sua vita e assieme a lui li ha superati; anche lui parà della Folgore, è stato con Pat in diverse missioni Interforze e ora si è unito alla TF CN-11 perché ha gli stessi ideali e la stessa voglia di combattere le ingiustizie del suo comandante. Ottimo cecchino, specializzato nello scegliere e definire in pochi minuti una zona sicura, un campo, un perimetro, parla tre lingue correntemente e conosce l'uso di tutte le armi esistenti al mondo, dalla fionda ai missili. Sposato, con due bambini, moglie e figli sono all'oscuro di questa sua attività e lui li tiene lontani dal lavoro e ignari, pronto a difendere la loro privacy a costo della vita.

    - Simbad - Capitano di Vascello del G.O.I., tiratore scelto, insignito di diverse medaglie per operazioni in Kossovo, Afghanista, Irak, Siria e Libia; parla correntemente il russo e decine di dialetti arabi, paracadutista e sommozzatore, taciturno e apparentemente scontroso, ma pronto a dare la vita per i suoi compagni e la sua gente: si è unito alla squadra fin dall'inizio, non accettando le regole imposte da Comandanti troppo asserviti al potere.

    - Bogdan - Caporale nella Polizia Rumena, ha fatto parte delle Interforze in un paio di missioni all'estero e ha conosciuto Pat e Gorilla, diventandone amico. A causa della malattia della madre ha lasciato le Interforze ed è rientrato in patria, ma appena i suoi amici hanno avuto bisogno di lui, non solo si è fatto avanti per aiutarli ma ha anche scelto di rientrare nelle Interforze e ha chiesto di avere l'onore di far parte della nuova squadra. Le sue conoscenze non sono pari a quelle degli altri, conosce solo il rumeno, l'italiano e un po' di inglese, non è un tiratore scelto e ha poca esperienza sia sul campo che come preparazione tecnica, ma è un giovane di grande volontà e capace di imparare alla svelta e questa dote, unita al suo coraggio e alla sua dedizione lo hanno fatto scegliere per la squadra.

    - Bartali - Sergente Maggiore del Battaglione San Marco, coraggioso oltre ogni limite, freddo ed efficiente, allegro e divertente nei modi, è stato parte delle Interforze e ha partecipato a parecchie azioni assieme a Pat, a Gorilla e a Simbad. Uno dei pochi rimasti della squadra originale di dodici uomini, di cui otto ora aspettano sulla collina, non avrebbe accettato di essere tagliato fuori da questa nuova squadra a nessun costo.

    - Lupo - Tenente della Legion Etrangére, paracadutista, sa far volare qualsiasi mezzo, brontolone e capace, ha fatto parte delle Interforze con Pat, Gorilla e Simbad e appena avuto sentore della nuova squadra si è fatto avanti, ben deciso a farne parte. Testardo e menefreghista all'apparenza, in realtà ha un cuore tenero e pronto ad aiutare gli altri.

    - Jakal - Capitano del G.O.I., collega di Simbad, ha fatto parte delle Interforze in diverse missioni e, appena saputo della nuova squadra, ha chiesto di poter entrare. Esperto in attacchi subacquei, lotta corpo a corpo, pilota di elicotteri, conosce una decina di lingue e pratica come sport il tiro con l'arco e la discesa in canoa sulle rapide. Aperto e sempre sorridente, ha una lealtà a prova di bomba e un desiderio di giustizia che lo ha fatto preferire ad altri candidati.

    - Golia - Maresciallo della Folgore, ha partecipato a missioni interforze, tra le quali quella in cui Magnum, l'amico e fratello di Pat è stato colpito e ucciso. Golia, chiamato così per il suo aspetto apparentemente fragile e mingherlino, quando Magnum era stato colpito e Pat gli era corso accanto, senza badare ai colpi che arrivavano da tutte le parti, si era buttato di fianco ai due, difendendoli a costo della propria vita dagli spari nemici e aveva lasciato il suo posto di difesa solo quando la battaglia era finita. Fedele e generoso, adora il cioccolato e le canzoni napoletane.

    - zioSam - Sergente Maggiore dei Navy Seals, agente della CIA, già partecipe di missioni Interforze con quasi tutti gli altri, ha deciso di seguire la squadra perchè con loro si trova bene e può mettere in campo le sue esperienze; sposato con due figli piccoli, la sua caratteristica sono due grossi baffi neri ai quali tiene particolarmente. Parla lingue e dialetti sud-americani correntemente, sa uccidere un nemico in decine di modi diversi, silenzioso ed efficace e adora l'Italia, la pizza e gli spaghetti.

    - Angel - Caporale del Nono Col Moschin, faceva parte dei rimpiazzi della squadra originale di dodici uomini ma era stato immediatamente spostato perché era stato notato come troppo pronto a collaborare con Pat e i suoi. Ha partecipato a missioni delle Interforze, senza mai riuscire a tornare con la squadra che gli era rimasta nel cuore e appena ha avuto notizie della nuova squadra, si è fatto avanti, accolto da Gorilla a braccia aperte.

    - Gen Praderi Generale in pensione della Folgore, uno dei primi a venire a conoscenza del complotto dell'Operazione Governativa, pronto a dare supporto a Pat e ai suoi. Messo in pre-pensionamento e considerato fuori dai giochi, ha invece ricoperto e continua a coprire un ruolo importante come coordinatore e protettore della squadra appena nata. Per merito suo la squadra ha trovato supporto tecnico, logistico e materiale sia da ambienti militari che da privati. Pur non partecipando a operazioni sul campo, fa parte del gruppo a tutti gli effetti, dando il suo parere e la sua approvazione ad ogni missione prescelta e aiutando con la sua vasta esperienza di guerra e per le sue conoscenze in tutti i campi.

    1

    I due mezzi arrancavano lungo una pista dissestata, i fari oscurati facevano una lama di luce giallastra che ballonzolava sul terreno quasi a casaccio. Gli uomini nel primo mezzo erano silenziosi, gli occhi attenti, i nervi tesi. Un paio d'ore prima si erano imbattuti in un accampamento di ribelli e ne erano usciti a stento, ricevendo colpi feroci che avevano portato quasi via il parabrezza, così che adesso chi guidava doveva stare con la testa spostata e il collo tirato per poter vedere qualcosa. Per fortuna erano riusciti a dileguarsi nel buio, prima di essere identificati e colpiti duramente. Lupo, alla mitragliatrice, fece un verso con la bocca.

    - Piove, maledizione!

    Nessuno gli rispose, vedevano benissimo la pioggia rabbiosa che aveva cominciato a cadere, assieme a raffiche di vento gelido che facevano volare cespugli, ramoscelli, sabbia.

    Pat disse stancamente.

    - Fermiamoci per la notte.

    Nessuno rispose, tutti sapevano cosa fare, come farlo.

    Uscirono dalla pista, raggiunsero un gruppetto di rocce, cumuli di sabbia compatta e nel giro di mezz'ora erano pronti a passare il resto della notte. I mezzi mimetizzati, i teli tirati, le razioni distribuite, la guardia stabilita.

    Non erano uomini che parlavano molto. Si capivano con uno sguardo, un gesto, un cenno del capo. Facevano parte di una Task Force interforze che ufficialmente non esisteva da nessuna parte e operavano in posti dove nessun Governo avrebbe mai ammesso di avere delle truppe, dei militari. Erano italiani, francesi, americani, i migliori di già forze d'elite, la créme de la créme, addestrati e letali, veloci e silenziosi. Quando rientravano nelle loro caserme, i giovani se li indicavano quasi con timore e sussurravano alle loro spalle chiamandoli Gli Immortali perché sapevano che erano davvero come dei della guerra, passavano attraverso battaglie, pallottole e sembravano non morire mai. I nemici li chiamavano con altri nomi: uno era i fantasmi, perché colpivano in genere di notte, vestiti di nero, i volti coperti, nel silenzio più assoluto, senza scambiare fra di loro nemmeno una parola. Arrivavano, facevano quello che dovevano fare, fosse far saltare un deposito di armi nemiche o uccidere un capo ribelle o liberare un ostaggio e se ne andavano, talmente veloci che quasi non se ne erano accorti. Li chiamavano anche I mostri, perché di giorno avevano delle tute mimetiche strane, marezzate di bianco e verde e grigio e i capi avvolti in kefiah bianche e nere, i visi nascosti, i guanti che nascondevano fino all'ultimo centimetro di pelle e quei movimenti veloci, sincroni, silenziosi e spaventosi, mostri all'attacco, senza esitazioni, senza apparente pietà. La morte che cammina era un altro dei loro nomi, erano pochi i vivi che potevano dire di averli visti, di averli incontrati.

    Mentre quattro degli uomini si accalcarono nel primo mezzo cercando di riposare, uno degli uomini sedette accanto a Pat e chiese sottovoce.

    - Capitano....

    Lui lo guardò appena.

    - Niente gradi, Gorilla. Lo sai bene.

    L'uomo scosse il capo, era alto e massiccio come un lottatore, il viso ora scoperto abbronzato e segnato di barba.

    - Sì, lo so, ma....zio Sam vuole sapere chi comanda.

    Pat girò appena il capo a guardare l'americano, zio Sam appunto, che stava ingollando voracemente una barretta di razione. Niente nomi né gradi, tra di loro, solo soprannomi, nomi di battaglia che al di fuori della loro cerchia non conosceva quasi nessuno, confidare a qualcuno il proprio nome di battaglia era sintomo di assoluta fiducia e quegli uomini non ne avevano molta per chi non faceva parte della loro vita. Pat conosceva bene l'americano, aveva già fatto delle operazioni con lui, gran tiratore, sangue freddo e coraggio da vendere, lungo e allampanato con due baffi poderosi. Fece una piccola smorfia divertita.

    - Io.

    Gorilla annuì, soddisfatto.

    - Ok, capo, era tanto per mettere in chiaro....

    Pat tornò a controllare la cartina che aveva in mano, la pila a stilo che seguiva il tracciato. Non era una vera carta, erano foto prese da droni, nessuno era mai stato davvero in quella zona e quindi ogni momento potevano capitare in mezzo ad un accampamento, ad un villaggio. Non era una missione facile, anche se, come al solito, al Comando l'avevano fatta apparire di una facilità estrema.

    Erano stati presi in ostaggio dodici monaci in un convento copto e i ribelli minacciavano di ucciderli uno alla volta se non avessero ricevuto in cambio armi e munizioni. Naturalmente nessun governo voleva dare armi ai ribelli, anche se in realtà, c'era chi forniva in segreto sia loro che i soldati regolari, così avevano mandato una Task Forze. Li avevano paracadutati a due chilometri dal confine siriano, in territorio turco e lì avevano trovato i mezzi pronti. Dovevano entrare in territorio siriano, raggiungere il luogo dove i dodici monaci erano tenuti prigionieri, liberarli, riportarli oltre il confine dove un elicottero li avrebbe raccolti e rimpatriati. Semplicissimo. E' tutto deserto, aveva detto il Colonnello Formenti, mentre spiegava l'operazione a Pat, indicando la mappa. Non troverete nulla e nessuno. Una scarrozzata in mezzo al nulla. E gli ostaggi devono essere tenuti da una banda di contadini, hanno assalito il convento perché credevano di trovare chissà quali tesori e si sono infuriati quando hanno scoperto che i monaci erano quasi più poveri di loro. Ma sono cristiani e quindi li vogliono uccidere. Toglieteglieli dalle mani, prima che si mettano a fare cazzate. Pat non aveva detto nulla, lui aveva visto cosa sono le cazzate che fanno i ribelli ai cristiani. Le aveva viste dal vero, non per sentito dire. Aveva visto i bambini cristiani tagliati a fette con spade affilate o decapitati come bambole dai ribelli che cantavano intorno. Aveva visto uomini cristiani ai quali i ribelli avevano strappato il cuore ancora vivi e lo avevano mangiato, passandoselo di mano in mano. E, dato che la tecnologia aveva raggiunto ormai anche le più remote regioni del mondo, quelle scene erano filmate, documentate, non era più il sentito dire di una volta. Ora i ribelli si esibivano in diretta, davanti a telecamere o a telefonini e poi mandavano dappertutto i loro filmati, così che il brivido di paura che serpeggiava intorno a loro li rendeva forti, capaci di attirare nelle loro file anche i più riluttanti.

    Ora, dopo due giorni dall'inizio dell'operazione, Pat si rendeva conto che di facile non c'era proprio nulla. Nessuno sapeva dove esattamente fossero tenuti gli ostaggi, avevano mandato in avanscoperta Simbad, un Incursore italiano che parlava perfettamente il dialetto locale e che si era fatto un pomeriggio seduto di fianco ad un pozzo chiacchierando con tutti quelli che si erano fermati ad abbeverare i cammelli, le capre. Voci ce n'erano tante, ma di preciso nessuno sapeva nulla. Cristiani? Sì, forse verso nord. Forse li avevano già ammazzati tutti, forse non era vero. Alla fine era stata una donna anziana che gli aveva mormorato che un suo nipote era stato in un villaggio e che aveva sentito che lì tenevano rinchiusi dei monaci cristiani e sulla base di quell'informazione si stavano dirigendo a nord, addentrandosi sempre di più nel paese ed allontanandosi di fatto ogni momento di più dal confine turco e quindi dalla salvezza per loro e per per gli ostaggi, se fossero riusciti a trovarli, a liberarli, a riportarli indietro.

    Pat richiuse la cartina e se la infilò nel taschino della mimetica, dicendo sottovoce ai suoi uomini.

    - Dormiamo qualche ora. Dovrebbe esserci un villaggio un po' più avanti, se è vero siamo nella direzione giusta. Da lì poi manca poco.

    Il vento che sibilava tra le pieghe del telo tirato sul mezzo dove stavano accasciati era come un lamento. Il mezzo dietro a loro se ne stava un po' discosto, quasi invisibile nel buio. Era il loro appoggio logistico, portava armi, munizioni, acqua, viveri e avrebbe riportato indietro i dodici monaci. A Dio piacendo, come dicevano da quelle parti.

    All'alba erano già pronti a ripartire. Il sole era una palla di fuoco arancione che sembrava tremolare all'orizzonte, il vento era ancora forte ma aveva smesso di piovere già durante la notte. Gli uomini ripresero i loro posti in silenzio, Lupo alla mitragliatrice, Simbad e zio Sam alla guida del primo mezzo, Pat seduto dietro a loro e nel secondo mezzo Gorilla e GoldenBoy, l'altro americano. Si conoscevano da anni, si incontravano per operazioni che duravano cinque, sei giorni e poi di nuovo si separavano, ognuno al suo reparto, al suo paese e sapevano poco l'uno dell'altro, se non la bravura come soldati, la correttezza come uomini. Pat sapeva che zio Sam era sposato e aveva due bambini, una sera l'uomo glielo aveva confidato come un grande segreto e lui a volte, guardandolo, freddo e micidiale, si chiedeva se la moglie sapesse delle doti nascoste del marito, sapeva uccidere in qualsiasi modo nel più perfetto silenzio. O i suoi figli. Naturalmente non lo avrebbero mai nemmeno immaginato, nessuno parlava mai a casa delle missioni in cui erano coinvolti, appena finite si dimenticavano, venivano sepolte in quell'angolo del cervello che rimaneva impenetrabile a chiunque, anche a loro stessi. Lì accantonavano gli amici caduti, le imboscate, le sventagliate di mitra, gli assalti con gli RPG che li facevano volare come fuscelli e ricadere con le orecchie sorde e gli occhi pieni di sabbia, se non erano colpiti. Lì anche Pat aveva dei ricordi che cercava di dimenticare, di seppellire. Uno principalmente continuava a saltare fuori, fastidioso come una mosca del deserto, come la sabbia che volava negli occhi. Per quanto cercasse di dimenticare, non ci riusciva mai e ad ogni nuova missione saltava fuori, prepotente e terribile. Magnum era stato il suo amico di infanzia, erano cresciuti assieme alla periferia di Roma, giocando a nascondino e a guardie e ladri, più fratelli che amici. Assieme avevano compiuto le prime marachelle, rubato il primo motorino, fumato la prima canna. Poi Pat si era innamorato delle divise e aveva deciso di entrare nell'Esercito e Magnum lo aveva seguito, perché

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