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Frammenti d'Afghanistan
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E-book116 pagine1 ora

Frammenti d'Afghanistan

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Info su questo ebook

Scarlet Carson, la giornalista di guerra che ormai è la biografa ufficiale di Capitan Nessuno, ha raccolto questa serie di racconti di missioni dalla viva voce dei componenti stessi nei diversi avamposti in quel contesto di guerra che è stato l'Afghanistan.
Momenti ed impressioni in prima persona, senza filtri e con il paesaggio di monti e deserti di quella terra che i nostri militari in missione oltremare hanno conosciuto così bene.
LinguaItaliano
Data di uscita18 nov 2021
ISBN9788831320078
Frammenti d'Afghanistan

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    Anteprima del libro

    Frammenti d'Afghanistan - Scarlet Carson

    Scarlet Carson

    decoration

    Frammenti d'Afghanistan

    Scarlet Carson

    FRAMMENTI D'AFGHANISTAN

    Curatrice editoriale: Rebecca Puzzi

    Immagine di copertina e impaginazione: PINKGUINO

    edizione Novembre 2021

    ISBN - eBook 9788831320078

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    guido@santieditore.it

    ISBN: 9788831320078

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    L'Autrice

    Prefazione

    Il libro

    Morti in Afghanistan

    Prima missione

    Incontro con la morte

    RPG

    Quando cade un amico

    Recupero

    Tempesta di sabbia

    Ciò che si impara, resta

    Non ci si piega mai

    Il dovere di essere umani

    Donne malate

    Improvvisare per schiacciare la testa del serpente

    Ci sono angeli anche di altro genere

    Come si muore

    Disinnesco mine

    L’ultimo giorno

    Missione compiuta

    Solo animali

    Bambina in lacrime


    Come uccidere

    Il carrozziere

    Uomo-bomba

    La vita prosegue

    Il saluto di un bambino

    C’è qualcuno che gioca con te?

    Quando un amico ti tradisce

    Il club

    Un soldato eroe è un soldato morto

    Ricordo della madre

    Condividere un segreto

    Cambiare una gomma

    Henry

    Fede all’anulare

    Ammaina bandiera in Afghanistan

    INTERVISTA CAPITAN NESSUNO

    L'Autrice

    Scarlet Carson non esiste.

    E' la denominazione di un tipo di rosa inglese, di intenso colore rosso-violaceo ma nemmeno quella esiste.

    Il vero nome della rosa inglese è Violet Carson ed è stato cambiato in Scarlet ad uso e consumo del film V PER VENDETTA.

    Scarlet Carson è stato il nome in codice di una serie di operazioni, missioni, più o meno segrete, che si sono svolte in questi ultimi anni sotto l'egida dei diversi Governi facenti parte delle Interforze.

    Sono state missioni di vario genere, con diverse sfaccettature, angolazioni, fatte da uomini diversi in diverse circostanze, sia su territorio nazionale che all'estero, in luoghi di guerra. Missioni svolte da soldati delle Interforze e agenti segreti di diversi uffici. Missioni che, come la rosa inglese, hanno avuto e continuano ad avere centinaia di petali, di aspetti, di ramificazioni che forse non finiscono mai, le une allacciandosi alle altre, diventandone parte integrante senza che la precedente venga terminata, chiusa.

    Ed è Scarlet Carson e i componenti di queste operazioni, alcune forse ancora in corso, altre ancora da iniziare, il vero autore di questo libro. Una rosa inglese color rosso-violaceo, rosso come il basco della Folgore, rosso come il sangue dei caduti, rosso come la Vittoria... perché non ci può essere Vittoria senza Lotta e senza Eroi.

    Prefazione

    Il termine esatto sarebbe FOB ( Forward Operating Base ), Base Operativa avanzata. L’abbiamo chiamata avamposto per rendere meglio l’idea.

    Un Avamposto è un accampamento di dimensioni diverse a seconda delle esigenze. Può essere composto da qualche tenda, un perimetro di sacchi di sabbia o filo spinato, e servire come casa quando si è in giro nel deserto. Può essere grande come un villaggio, con piste da elicotteri, ospedale da campo, mensa, logistica e guardie al perimetro, e anche quella diventa casa. Perché quando si torna da un’operazione o una missione, e ci si può distendere su una branda, togliere gli scarponi e magari mangiare qualcosa di caldo e dormire abbastanza sicuri perché c’è qualcuno che veglia su di noi, ecco, quella è casa. Magari con un satellite che passa a orari strani in cui si può comunicare con i famigliari, magari con una tenda ristoro dove si può stare seduti soltanto a parlare, a giocare a carte, in attesa della missione seguente.

    Queste sono storie normali che accadono e sono accadute in questi avamposti, le FOB, a uomini normali che si sono trovati a compiere gesta eccezionali.

    Il libro

    Scarlet Carson, la giornalista di guerra che ormai è la biografa ufficiale di Capitan Nessuno, ha raccolto questa serie di racconti di missioni dalla viva voce dei componenti stessi nei diversi avamposti in quel contesto di guerra che è stato l'Afghanistan.

    Momenti ed impressioni in prima persona, senza filtri e con il paesaggio di monti e deserti di quella terra che i nostri militari in missione oltremare hanno conosciuto così bene.

    Morti in Afghanistan

    Questi non sono tutti, ne mancano molti. Il totale è 54, uomini che sono partiti vivi e sono tornati in una bara, avvolti dal tricolore. Uomini spesso nemmeno nominati, ignorati dai più, come se non fossero importanti.

    Per questo vogliamo includere questo breve elenco, incompleto nella sua durezza.

    C'è il Caporal maggiore Stefano La Mattina, mitragliere di bordo, ferito gravemente ad un braccio. Riesce a neutralizzare la minaccia degli insurgents che avevano attaccato un convoglio della Folgore. È stato insignito della medaglia d'oro. " Rischiando la propria vita sotto un intenso fuoco, utilizzando il braccio ancora abile proseguiva il tiro riuscendo a respingere l'attacco ".

    Il fatto è accaduto il 23 luglio del 2009 a Parmakan, zona settentrionale dell'Afghanistan, nel silenzio assoluto dei media. Il nome del Caporal maggiore La Mattina, come quello di altri soldati italiani in missione in Afghanistan, è finito sulla Gazzetta Ufficiale perché ha ricevuto la medaglia d'oro. Solo per questo. La scoperta è stata fatta da un giornalista del quotidiano La Stampa.

    C'è il Tenente Alessandro Romani, incursore del 9° Reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin, ferito a morte a Farah durante un attacco; c’è il Tenente Lorenzo Ballin, che a Bala Mourghab, durante un combattimento durato 48 ore, riesce a portare a termine l'azione di contrasto nonostante sia gravemente ferito e la sua postazione attaccata. C'è il Capitano Gianluca Simoncelli, che nell'avamposto di Bala Baluk, durante uno scontro a fuoco durato 5 ore, va in soccorso dei suoi commilitoni e, ferito, riesce lo stesso ad impartire gli ordini per portare a termine la neutralizzazione del nemico. C'è il Maresciallo incursore Marco Sponziello, che guida una squadra di forze afghane alla ricerca di un leader talebano e riesce a catturarlo senza l'utilizzo di armi. C'è il Caporalmaggiore Floro Guarna, ferito in uno scontro a fuoco a Bala Baluk, che nonostante tutto riesce ad organizzare il ripiegamento degli uomini al suo comando, e solo dopo sviene dal dolore a causa della grave ferita. C'è il Caporal maggiore Andrea Mancino: è di scorta ad un convoglio che viene bloccato con un camion messo di traverso sulla strada, e poi attaccato. Succede ad Akazai, sempre nel 2009. Sprezzante di ogni pericolo, riesce a mettersi alla guida di un mezzo civile. C'è il Colonnello Marco Centritto, insignito della medaglia d'oro perché ai comandi di un velivolo colpito dagli insurgents . Nonostante tutto, riesce a portare a termine la sua missione. Fornisce supporto ad una squadra di parà che sopravvivono cosi ad una battaglia durata 4 giorni. C'è il Tenente Colonnello Andrea Ascani: gli insurgents hanno colpito il suo elicottero, ma riesce a portare a termine la sua missione. Come il Maggiore elicotterista Stefano Salvadori, che mentre vola a bassa quota per individuare una minaccia nemica, viene colpito ma riesce a terminare ugualmente l'operazione. E c'è il Colonnello Marco Tuzzolino, al comando del 183° Rgt paracadutisti della Folgore, che riesce a portare a termine un elisbarco ad altissimo rischio durante un combattimento durato 48 ore. Nessun Tg o giornale ha mai parlato della guerra segreta di questi uomini. Questi soldati che combattono ogni giorno anche oggi avranno compiuto qualche gesto eroico, nel silenzio più assoluto.

    "Sono la mamma di un militare in missione , e mi ha molto colpito questo racconto. Io pensavo, noi famigliari pensavamo, che il servizio all'estero fosse fare la scorta ai diplomatici , o tutt'al più fare la guardia a magazzini e depositi. È la seconda volta che mio figlio fa questo servizio e non ha mai parlato di episodi del genere. Quando chiediamo lui ride e dice che si annoia, che c'è caldo di giorno e freddo di notte, che si mangia male e che pensa solo a tornare a casa. Ma da quando ho cominciato a leggere i vostri post mi si è aperto un mondo che non conoscevo , e ho capito che i nostri

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