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Epifania del Trono Vuoto: Evento teatrale in memoria di Epifanio Li Puma
Epifania del Trono Vuoto: Evento teatrale in memoria di Epifanio Li Puma
Epifania del Trono Vuoto: Evento teatrale in memoria di Epifanio Li Puma
E-book87 pagine51 minuti

Epifania del Trono Vuoto: Evento teatrale in memoria di Epifanio Li Puma

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Info su questo ebook

Sceneggiatura teatrale.
Epifanio Li Puma, eroe siciliano delle lotte per la riforma agraria, è ucciso dalla mafia il 2 marzo 1948.
Ritorna oggi spontaneamente sulla terra, per affrontare i nuovi problemi dell’umanità sofferente, con la sua antica visione del mondo.
Nella piazza di un paese siciliano incontra e combatte idealmente il suo sicario, che oggi fa lo scafista nel traffico dei naufraghi nel Mare Mediterraneo.
Dialoga con una volontaria Ong, rivisitando la Storia dell’umanità e rivendicando il ruolo della sovranità popolare usurpata dalla finanza che ha sostituito la politica nelle decisioni.
Sulla scena è presente il Seggio Vuoto.
Si alternano, nel chiedere e nel commentare due cori: quello dei tam tam degli africani che giungono, e quello del brainstorming dei cittadini che riempiono di post-it di doleances il Trono Abbandonato.
La vecchietta, il nonno, la bambina, la madre, la schiuma delle bollicine danzanti contribuiscono allo svelamento dell’ipocrisia.
L’eroe può così ritornare contento nei luoghi della memoria storica.
Egli nacque a Raffo, frazione del comune di Petralia Soprana in provincia di Palermo il 6 gennaio 1893.
Contadino, bravo capofamiglia e saggio cittadino del Regno e della Repubblica, si fece sempre carico della soluzione di problemi vitali della sua comunità, anche sotto il regime fascista, senza mai rinunziare alle sue idee socialiste, riuscendovi spesso grazie al suo essere generoso, creativo, paziente e pacifico.
Nel secondo dopoguerra, sindacalista capo-lega dei mezzadri e braccianti senza terra, fu determinato e irriducibile nella promozione dei diritti dei lavoratori contro gli agrari eversori della legalità.
Uomo simbolo della giustizia sociale, non volle piegarsi alla prepotenza e alle minacce del Potere corrotto.
LinguaItaliano
Data di uscita28 apr 2021
ISBN9791280528049
Epifania del Trono Vuoto: Evento teatrale in memoria di Epifanio Li Puma

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    Anteprima del libro

    Epifania del Trono Vuoto - Pietro Attinasi

    Post-it

    Atto I

    Piazza del Popolo, evidenziata da un'insegna ben visibile dalla sala; sul fondale il sagrato della Chiesa, a sinistra l'imbocco di una stradina in salita a destra l'imbocco di una stradina in discesa.

    Scena 1

    Al centro un Seggio Parlamentare.

    Fantasma bianco: Epifanio Li Puma; Fantasma nero: Bravo Sicario

    Coro, eventualmente sostituito da altoparlante/megafono

    MEGAFONO

    Canto

    Un Bravo mi sparò,

    un Bravo.

    Bravo, parola della Lingua Nazionale,

    lavata in Arno del divo Dante dal Conte Manzoni.

    Egli ancora vive sui banchi della nostra scuola.

    Vivono I Promessi Sposi,

    ed è passato più di un secolo e mezzo

    che il nostro Sud si prese,

    il Savoiardo Re del Nord.

    E brava fu la lingua,

    brava, che usasti pure tu, o puro Conte Leopardi.

    Brave, brave le storie:

    danno i diplomi ai figli degli abitanti dell' Isola e dello Stivale.

    Bravo, chi mi chiamò:

    - Sei tu Epifanio Li Puma da Raffo?

    EPIFANIO

    Entra a passo lento, con l'autorevolezza del Maestro.

    - Io sono - risposi.

    BRAVO

    Entra con fare arrogante e gradasso.

    - E allora fatti la croce - io dissi e... Tam Tam, cadesti. Morto sparato.

    EPIFANIO

    Era il 2 marzo 1948.

    Rivolto al pubblico

    Buongiorno a tutti, sono il fantasma di Epifanio li Puma.

    Dopo morto, mi presero in consegna i Carabinieri. Quelli che avevano servito Savoia, il Re del Nord, il quale aveva conquitato il Sud, al tempo di Cavour, il quale confondeva la Sicilia nella Barberia.

    Ma quando mi ammazzarono, il Re non c'era più.

    BRAVO

    Già, c'era la Repubblica nata dalla Resistenza. Anch'essa aveva da poco conquistato il Sud.

    Rivolto al pubblico

    Salve, gentili signori e signore, io sono il fantasma del Bravo, uno dei tanti bravi siciliani, ovvero manovali della mafia, che fummo a disposizione degli Alleati nell'Operazione dello Sbarco in Sicilia.

    EPIFANIO

    Rivolto al pubblico

    C'era la Repubblica quando io morii, la Repubblica, per la quale al Referendum come socialista m'ero battuto. Vinse la Repubblica, ma noi compagni fummo in verità fatti contenti e gabbati, perché comandavano sempre loro: i Baroni, i Marchesi, tramite i loro fidati uomini nel Governo, nella Burocrazia, nelle Amministrazioni locali, nelle parrocchie.

    BRAVO

    Rivolto al pubblico

    I carabinieri la fecero l'indagine, per modo di dire, ma ancora dopo settantadue anni non c'è sentenza che dica chi fu il Bravo e chi il Mandante.

    EPIFANIO

    Rivolto al pubblico

    E mai la parola, che oggi si può dire, fu pronunciata. Negata pure dai bravi Cardinali, quegli stessi che avevano fatto il Concordato col Governo della Monarchia, divenuto poi Concordato della Repubblica.

    BRAVO

    Rivolto al pubblico

    Ma si sa, Burocrazia e Religione rappresentano la continuità del vivere dei mortali di fronte all'apparente discontinuità dei cambi di governo.

    EPIFANIO

    Rivolto al pubblico

    Innominabile era quella parola. Innominata.

    Oggi qualche coraggioso, magari fino a quando non lo tolgono di mezzo, la dice.

    BRAVO

    Rivolto al pubblico

    Ma nel contempo non pochi di noi bravi sono diventati così bravi da farsi passare per anti-bravi. Essi ricevono onori, voti...

    EPIFANIO

    Rivolto al pubblico

    ... e si spalancano loro le porte dei Palazzi del Governo e del Sottogoverno.

    BRAVO

    Rivolto a Epifanio

    Ma si sa, Tufaniu, ca fusti ammazzatu picchì i viddrani vulìanu la Terra, a Terra, in proprietà!

    E si dicìa La terra a chi lavora. U dicìanu i comunisti, i socialisti, a Federterra. I Partiti dei Lavoratori, chiddri cu a Bannera russa. Russia.

    Soviet.

    Rivolto al pubblico

    Proprio io sono il fantasma dell'Anonimo Bravo che sparò al compagno Epifanio.

    Egli in vita avrebbe fatto meglio, per lui stesso, per la moglie e per i suoi otto figli, a limitarsi a suonare la fisarmonica, nel poco tempo libero dalla fatica del lavoro dei campi.

    Non gli bastava durante il fascismo organizzare scuole per i figli dei colleghi contadini, cercare il maestro, pagarlo magari in natura con un tumulo di frumento per anno scolastico!

    No, dopo il fascismo, gli venne in mente pure di pensare, e organizzare, riunioni e scioperi!

    Non gli bastava volere dividere il prodotto a 60 e 40, ma pretendere anche la Terra! La terra dei Baroni. Roba da matti!

    Rivolto a Epifanio

    Terra in proprietà, significava livalla ai proprietari che già c'eranu, e già l'avìanu la terra, Tufàniu. U capisci, chi cosa gravi?

    EPIFANIO

    Già, propriamenti, Bravu Sicariu.

    BRAVO

    E quanti avìanu a

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