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FranK Una Storia Metropolitana con Musica
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E-book442 pagine7 ore

FranK Una Storia Metropolitana con Musica

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FranK - Una Storia metropolitana con Musica

''Vite da salvare'' Tre libri per un progetto di solidarietà

Frank, al conservatorio conosce Mery, in seguito formeranno un duo,piano e voce. Poi arriveranno Giorgio,tromba,Peppe contrabbasso,Jenny sax e saranno una vera Jazz band. Ma Mery, andrà via presa da qualcun altro,e Frank,non ce la fa,lascerà la musica,per l'alcol,ed ancora l'alcol,finché un grave incidente del padre lo costringerà a risvegliarsi.

La vita si sa spesso nasconde molte incognite ed ecco Natalie,fuggita dal Ruanda,che farà riflettere Frank che cercherà di far qualcosa per i troppi rifugiati che continuano a provare a fuggire da guerre o miseria. Natalie però, tornerà dal suo ex in Inghilterra dove si trova ammalato..Frank,con accanto sempre il suo caro cane Leo,ricomincerà,ed ecco nuovi incontri e la sua vita cambierà,così come per Giorgio, Jenny, Peppe.

Protagonista è anche la Storia del tempo passato.

Ah,dimenticavo,si fa per dire, at least but not last, uno dei principali protagonisti è Leo,il cane di Frank,anzi Leo I,II, Luna,e poi la cagnolina Stella del nonno di Frank..e poi.Balto,e...Neve e Nebbia due maremmane del violinista Juri,Serafino il gatto della madre di Ines,i cavalli di Giorgio....

Ma,poi dopo il finale, inaspettatamente, ecco un seconda ipotesi di tutta la storia.
LinguaItaliano
Data di uscita6 feb 2018
ISBN9788827812136
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    Anteprima del libro

    FranK Una Storia Metropolitana con Musica - Danielarosa Basile

    633/1941.

    Premessa

    Questo racconto, FranK,una Storia metropolitana con Musica, è stato scritto da Daniela Rosa Basile ed è soltanto frutto di fantasia.

    Vi sono a volte incontri dei personaggi, con persone esistenti, o esistite, ma quanto succede tra i personaggi e questi è soltanto fantasia.

    Invece i fatti storici messi in corsivo, sono ripresi da enciclopedie (come per es.: Wikipedia) o altri articoli giornalistici, che mi sono stati di grande aiuto e supporto ai fini della storia che ho, così meglio potuto raccontare.

    Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

    D.R.B.

    Email: danrosbas@gmail.com

    ''Chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell'ora buia di qualcuno, non è vissuto invano.

    (Santa Madre Teresa di Calcutta)

    ''Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è arreso''

    (Nelson Mandela)

    Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a sé stesso e soprattutto dei bambini il futuro dell'umanità

    (Toro Seduto)

    "Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi,

    non avrò vissuto invano.

    Se allevierò il dolore di una vita

    o guarirò una pena,

    o aiuterò un pettirosso caduto

    a rientrare nel nido,

    non avrò vissuto invano."

    (Emily Dickinson)

    Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro.

    (Bob Dylan)

    Ricordando, la mia cara nonna....e tutti i miei cari...e mio fratello che il suo nome è, per me, è sempre.. Francesco...

    Devo poi ricordare la mia zia Mery, che tanto tantissimo tempo fa mi regalò la mia prima macchina da scrivere ovviamente una Olivetti..incoraggiandomi e facendomi prendere così anche fiducia...

    ...e le cagnoline Luna, Stellina, il gatto Gnagno... e tutti i miei cari 4 zampe e uccellini, pesci rossi, criceti, che mi sono stati accanto, specie nei momenti difficili, e che ora sono lontani, lontani... ma sempre nel mio cuore!

    Ma non posso tralasciare di veramente ringraziare, di dire grazie alla cagnolina SayenStella, e alle gatte e ai gatti, che sono adesso qui accanto a me e pazientemente, mi aspettano, perché prepari la loro pappa, mentre io qui, scrivo, e correggo, e riscrivo e ricorreggo..e...la sintassi, e l'ortografia..mhmm..Ecco, un'altra volta hanno aperto il frigorifero, è sempre il gatto Zaffiro, anche se poi la cagnolina Sayen, ha comunque la meglio su quello che lui riesce a sgraffignare..approfittano sempre quando sono così concentrata, che non sento nulla di quello che riescono a combinare.... stasera si sono presi i supplì della mia cena....va beh, che gli posso dire?

    Un po' mi sono arrabbiata, però..e, loro subito, zitti,zitti, mi hanno guardata come a dire: ''ma che c'è? Che abbiamo fatto?'' eh che avete fatto?.Gnente, ve siete solo pappata la cena mia....e va beh, che ve devo dì, che devo fa, e non mi resta che cucinare qualcos'altro..e allora, vediamo un po' nel frigo, che c'è...rimasto...

    Preludio

    Frank..una vita....una storia semplice, popolare...

    ....e poi, fu soltanto lei, la Musica....

    Questa è una storia, semplice, dove accadono eventi, che potrebbero essere successi a tanti, dove un'ancora, un'ancora di salvezza come la musica riporta a riva, chi si era perso, o era stato ferito da eventi al di là del proprio volere...

    C'è chi reagisce alle difficoltà, agli impedimenti, che si incontrano in questa corsa agli ostacoli che è spesso la vita, come se fossero sempre delle tragedie, anche quando invece si potrebbero trovare soluzioni fermandosi un attimo. A volte, c'è chi ci ''sguazza'' nell'approfittare e nel sottomettere altre persone spesso già in difficoltà, o più sensibili, ed allora sono purtroppo continue sofferenze per chi subisce. A volte, invece, vi sono ''le prove'', necessarie per crescere, per eliminare tutto ciò che è zavorra e ritrovare la propria essenza, essenza d'amore e finalmente riuscire a condividere e realizzare opere utili e necessarie con le altre creature che sono su questo pianeta assieme a noi, creature, esseri che con coraggio si adoperano ad aiutare perché non hanno paura di essere nel bene. Solo così si può affrontare chi vuole soltanto sopraffare, porsi al di sopra di altri, in modo insolente , aggressivo.

    E purtroppo, sembra di essere sempre soltanto in una continua guerra, con troppi conflitti, troppe ostilità, e allora ci si sente soli, persi in un frastuono, un fracasso che ci lascia inermi, oppressi., sfiancati...Ma io credo comunque che un angelo, invece, vicino ad ognuno c'è sempre, e bisogna imparare a saperlo ascoltare, silenziosamente, perché ci aiuti in questo nostro essere pellegrini, in questa a volte purtroppo più spesso difficile, ma speriamo sempre più per tutti, serena passeggiata della vita, immersi tra le melodie di una musica che come l'acqua è fonte di vita, quasi come una colonna sonora che ci accompagna, e che, che vibra in ogni creatura, dono di Lui....e del suo Amore immenso....

    I PARTE

    Il protagonista, di quanto stiamo andando a raccontare, e speriamo voi volentieri a leggere, è Frank, si lui si chiama così, anzi poi spesso in verità, qui, in tanti poi però lo chiamano ''Francooo'', con 2 o 3 ‘’o'' in tono proprio di dove è nato, e dove potrebbe esse'? Bé nel cuore della capitale, de Roma, come dicono qua. E ndov'e che sarebbe. questo cuore?.Ma come a Trastevere..il cuore, vicino, poi vicino sai a dove'? A Porta Portese, ''the American Market'', con tutto quello che c'è proprio di americano sulle bancarelle, e non solo, ovvio. E che farebbe Frank? Bé lui fa il disoccupato, non è disoccupato, lui fa il disoccupato, perché ce vole una certa dimestichezza a quasi 50 anni, bé, insomma non esageriamo, un po' più di 40, ma diciamo la verità...quasi 50,va bé, è lo stesso, insomma a esse disoccupato, diciamo così...

    ''....E diciamo così, perché a me, non me pare che sia così...come stai a dì tu..hai sentito 'writer?si, si caro autore, te lo dico in english, perché così mi sa che tu mi comprendi meglio...''. Continuiamo, nel modo tradizionale, eh, va bene ......caro Frank? ''

    ....Allora, dicevamo, comunque, ogni tanto, Frank, sostituisce qualcheduno, la domenica a qualche bancarella, de Porta Portese. E' ovvio, le conosce quasi tutte, ma forse anche un pò di più, d'altronde il nonno, ce l'aveva la bancarella, il papà del suo papà, nonno Giovà, che starebbe per Giovanni.

    Nonno, c'aveva, un negozietto, bé, insomma veramente, come se dice, na baracchetta, ma era tutto lindo e pulito, diviso in due metà, da una parte ce stava il nonno che faceva il ciabattino, ma poi sulla verandetta, dato che c'aveva la passione da annà in bicicletta, faceva qualche aggiusto, e a volte rimetteva a nuovo delle scassatissime bici che gli portavano. L'altra metà del diciamo, va bé,va, ''negozietto'', invece ce stava la nonna. Nonna Rosa, con la sua macchina da cucire e le sue mani d'oro, faceva la sarta, non solo gli aggiusti, ma proprio qualche modello, e anche con la maglia...'' era n' artista....'' Così raccontava il nonno. Quando poi, era nato il piccolo Giuseppe, la nonna si era dovuta dedicare al bambino. Purtroppo all'inizio aveva avuto qualche problema, e però lo stesso lavorava, anche se un pò meno e soprattutto da casa, e poi quando il piccolo era cresciuto, era tornata nella bottega. Quando poi la nonna se n' annò in cielo, lui, il nonno, lasciò lo stesso lo spazietto suo con la macchina da cucire, la lana, i ferri, e la sedia sua. E, nonno, allora, si dedicò sempre più ad aggiustare le bici, ogni tanto gli arrivava qualcuno con una proprio sgangherata e lui un pezzo, qua, un altro lo rimediava, o lo ricostruiva addirittura, ed ecco la bicicletta, che addiventava come nova. D'altronde al tempo del nonno, pochi ci avevano la macchina. E così raccontava al piccolo Frank:''Qua tante cose cambiarono, pure troppe. Arrivarono tante cose dall'America, ma prima arrivarono le bombe, purtroppo, anche Roma nun scampò''. Loro stavano a Trastevere , lontano da San Lorenzo, e pure dalla stazione, perché là c'era il pericolo...''

    ...poi invece quanno tornarono, gli americani, ovvio, fu pè la liberazione, che strane cose, eh..'' Il nonno quanno me raccontava queste cose un pò se emozionava, perché, quel giorno, il 19 Luglio 1943, la data nun se la scordava mai, un fratello suo era annato proprio a San Lorenzo, pè accompagnà n'amico a cercà da magnà, e là rimase. Le bombe lo presero, all'improvviso, come raccontò l'amico che invece riuscì a tornare. ''S'era allontanato, e proprio in quel momento caddero a raffica, lui riuscì a nasconnese, e trovò poi un rifugio, se girò e Franceschetto, così si chiamava quel povero fratello mio, nun c'era più, st' amico, me disse finito il bombardamento uscì dal rifugio, e subbito lo cercò, ma trovò solo buche e strazio, gemiti, cominciò ad aiutare chi poteva, e continuava a chiamare, e poi lo trovò, un po' da una parte un po' da nartra....lo fece prendere dalle squadre di soccorso, e glielo portarono all'obitorio assieme a tanti altri, almeno potemmo seppellirlo e mettece na croce col nome, certi, nun se trovarono proprio. C'aveva solo 15 anni, un bimbetto era rimasto, anche se era alto e grosso, capiva solo alcune cose, eppure in certi momenti pareva grande.''..Purtroppo, la guerra te faceva diventà grande pure se eri, se eri scemo...Il nonno, nun ci andò alla guerra perché, da piccolo aveva avuto un incidente, era caduto, mentre s'arrampicava su un montarozzo, e niente, era rimasto che zoppicava. Poi quanno arrivarono tante cose dall'America, proprio a Porta Portese, cominciò a vendese qualcosa. Davanti alla baracchetta sua mise na specie de bancarella, e poi cominciarono pure l'artri.

    Nonno, la storia di Porta Portese, la conosceva bene, chissà perché. Ogni tanto mi sedevo vicino a lui e gli chiedevo:''Ma no', tu non c'eri così tanto tempo fa, come è che sai tante cose?''Allora s'alzava e mi faceva vedere un pò di libbri proprio su Roma e c'era anche il libro de storia dell'Arco, dello stemma di Papa Innocenzo X Pamphili che volle proprio su questa porta il suo stemma...E poi mi raccontava:'' ... qui stava il porto principale di Roma, detto Ripa Grande, ma poi vennero costruiti quei grandi muraglioni e del porto rimanette il nome, ma niente altro, servivano per delimitare il tratto di Lungotevere tra il San Michele e la rampa lungo il fiume e dell'arsenale pontificio costruito a metà del settecento dove le merci non pagavano il dazio al contrario delle merci destinate alla città..'' ''...e beh, che ce hanno fatto poi del deposito merci ?'' ''Adesso è uno smorzo, ce stanno materiali edili...poi continuando c'è la via Portuense che comincia proprio dopo questa porta e arriva a Porto alla foce del Tevere vicino Ostia e che era il porto dei rifornimenti per la città di Roma. In seguito si sa importante divenne Fiumicino ..Ma poi nei tempi più moderni, mio caro piccolo Francesco, in questo luogo così pieno di Storia, cominciò prima una bancarella, poi n'artra, e poi le tante cose che arrivavano dall'America, e divenne come tutti sanno Porta Portese...il grande mercato della domenica..''

    Mi sedevo vicino al nonno e ascoltavo queste sue storie. Un giorno mi ricordo, mi trovò che piagnevo e piagnevo, e nonno non riusciva a capì,.Finché mio fratello , che pure se era più piccolo, ma era come dì, più sgamato, gli disse:'' E' per il cane. Piagne per il cane!'' --''E quale cane?'' Chiese il nonno..Gniente..piagnevo e allora mio fratello:...''Stavamo venenno da te e siamo passati vicino dove stanno i cani,..bau..bauu.'' ''Ah il canile'' Disse il nonno. Eh già a Porta Portese ce stava pure il canile.

    '..Stavamo camminanno, ''cominciò Elvis,''...io e Francè, (Frank, me chiamava all'inizio solo babbo, se no ero Francè, pè tutti l'artri..) quanno proprio appresso il canile, c'era il cancello aperto, ed era entrata una machina, era uscito uno, due, grossi e brutti, e c'avevano un canetto tutto arruffato con la coda tra le zampe, e s'è girato, si, si s'era proprio girato e c'ha guardato con certi occhi..ma poi subbito l'hanno portato via. Francè stava entranno quando uno di questi due brutti, che avevano portato sto canetto e proprio quello più grosso disse: ''..ah regazzì... sciò , sciò qua nunn è orario.. ..nnamo su !'' E allora , subbito lo acchiappai per un braccio e lo portai via, e ha cominciato a piagne..a piagne e mò stamo qua''..Allora il nonno disse:''Nun te preoccupà, ce l'annamo a prenne il cagnolino''.

    Arrivammo al cancello del canile, ed era chiuso .Il nonno bussò e chiese se poteva parlà con qualcuno.''Pecchè?'' gli chiesero'' e lui, furbo, disse che s'era perso il cane, se per caso l'avevano trovato loro. Gli risposero:'' Tra mezz'ora se apre.'' ''Va bé aspetto.''disse il nonno. Quanno aprirono, entrammo, e di nuovo il nonno chiese con chi poteva parlare per un cagnolino che s'era perso. Allora il guardiano che stava vicino all'ingresso ci indicò un ufficio, e glì chiesero:''.. e com'è sto cane.?''Il nonno gli disse quello che ero riuscito a dirgli, che era bianco e nero, e poi se lo vedeva glielo poteva di' meglio. Andammo verso le gabbie e per fortuna era proprio nella prima, in un angoletto, rannicchiato che tremava.''Eccolo''disse il nonno, come gli dissi che era quello, piano , piano tirandogli la giacca.''E dove ve lo siete perso ?'' ''...e che te dico, stavamo con certi amici, a Ostia, e poi scusa ma non me ricordo, siamo anche andati a villa Borghese..non me ricordo, se stava ancora con noi, il piccolo''.il nonno aveva fatto in tempo a vedere che era un maschio''..''va , bé, l'abbiamo trovato proprio, sulla via del mare.... stava camminanno, e me sa che ve stava a cercà! Mo' però state attenti!''e lo disse proprio ..mamma mia..come ce lo disse. In un attimo, il nonno dette il suo nome, documento, e potei subito riprendere, va beh ero entrato nella storia del nonno, presi, allora, Leone, così lo chiamai. Bello bello. Eh..avevo 7 anzi già quasi 8 anni. Papà e mamma, quando arrivai con Leone e col nonno, e lui disse che era il regalo suo, beh che ne so, anche loro se ne innamorarono subbito, subbito. Mio fratello, si anche lui sotto, sotto, gli voleva bene, ma lui già pensava, solo e soltanto agli aerei..e quelli ..che fanno un rombo che si sente da una parte all'altra della terra.

    Il nonno, continuava a stare nella sua bottega e la domenica, c' aveva la bancarella con i pezzi per le biciclette, qualche bici già aggiustata da venne, e poi qualche cosa di americano, giubbotti,, e poi cominciò anche con i jeans, ma pochi, c'era un collega suo, che invece cominciò a venne solo jeans e camicie americane, era n'amico , e pè nun toglie a lui il lavoro, nonno s'adattò a venne più che altro bici e pezzi, ma tanto poi c'aveva il negozietto di ciabattino che tenne finché stette qui tra noi. Io ogni tanto c'andavo la domenica con papà e stavamo con lui, quanno arrivò Leone, pure lui era contento. E quanno divenni più grandicello, la domenica, nonno mi dava qualcosa per la ''giornata'',e io compravo qualcosa di buono per Leone, e qualche volta anche per me. Cosa?Bé avevo cominciato il conservatorio, e ogni tanto prendevo qualcosa di musicale, anche per papà che era un patito, il nonno, pure amava la musica, ma papà, poi dopo che aveva sposato mamma, che studiava pianoforte al conservatorio e canto, ancora di più, anche se la sua passione era il grande Frank, e Elvis..

    Sono passati alcuni anni

    Erano passati, un po' d'anni, e un giorno, nun fosse mai venuto, ma arrivò puntuale come Dio volle, e allora Leone me salutò. Na sera, s'appisolò, e nun se svegliò più..era vecchio, stanco, e allora aveva capito che era tempo che volasse verso l'arcobaleno. Me disse: ''salutame nonno, me lo ricordo ancora come mi salvò, quanno me presero quelli del canile..tu nun te preoccupà, che te starò sempre vicino..nun te preoccupà,vado vicino a mamma mia, a li fratellini e sorelline che stanno già lì, li vedo m'aspettano e come scodinzolano, Francè, come scodinzolano....''.

    Caro Leone I parlava un pò romano anche lui.. e intanto, mentre anche se non volevo, le lacrime scendevano dagli occhi miei, cominciavo a volare verso nuovi sogni...Ma poi era passata qualche settimana dopo che Leo se n'era andato, e il nonno me chiama e me dice che ha trovato due canetti vicino alla spazzatura.'' Francè, c'era lì vicino pure una signora. Piccoli, piccoli, li abbiamo portati dal veterinario, uno l'ha preso questa signora, e l'altro, guarda un po' Francè''..''...Ma guarda e che è...è il fijo de Leone, tale e quale, solo più piccoletto..'' Frank prende piano il cuccioletto in braccio, e questo, lo guarda e subito gli dà una leccatona sulla mano, e n'antra, e ancora''..''Nò, ma guarda, me vò già bene, ma lo voi tenè tu?''..''Bé veramente, i cuccioletti erano tre, guarda qua!''.E vicino al nonno tutta coperta, una cuccioletta, perché era na femmina tutta bianca..''Te piace,è na femminella, l'ho chiamata Stella,è quasi tutta bianca..nun ho resistito, che dici, ce tenemo pure lei?, la signora che l'ha trovati con me, ha detto che se nun la volevo, trovava qualcheduno per falla adottà''..'' A nò, e dì alla signora che l'avemo trovato chi l'adotta, io c' ho Leone Secondo, che dici? E tu c'hai Stella..sai che bello a Villa Borghese tutti e due...'' E così arrivò Leone Secondo.

    Poi il nonno, una sera si sentì molto male, Frank si trovava vicino a lui e il nonno gli disse: ''..vado a trovare la mia Rosina, ed anche Leone, chissà che sta a fa..tu nun te preoccupà, però pensa a Stella, Francè, ce poi pensà? Tanto è piccoletta, ce sta a casa con Leone,è vero?..''Certo, c'avemo tanto spazio, nonno come dici tu. Stella e Leo staranno tutte e due vicino, assieme.... salutace Nonna Rosina, e Leone Primo..salutacelo, nonno mio.''

    Così, nonno, se n'andò anche lui, il negozietto, papà lo lasciò ad un amico caro di suo padre, che ne aveva bisogno e così la bancarella, tanto lui c'aveva il suo lavoro ed io pure, e cosi' mio fratello. .

    Frank, comincia il conservatorio ed incontra....

    Mamma, si, fu proprio lei che mi dette le lezioni per fare l'esame di ammissione al conservatorio, dovevo aspettare di compiere i fatidici 9 anni e poi vidi il grande cancello che si apriva e nient'altro.

    Mi accompagnò quel giorno solo lei, e che faceva, piagneva. Bé quella volta di gioia era emozionata...papà, papà lui era al lavoro.

    A quel tempo, al conservatorio, c'era la possibilità anche di finire le scuole, ed io dovevo fare la quarta ancora e la quinta elementare. Era un po' più faticoso perché oltre agli orari di mattina, avevo il pomeriggio le lezioni di musica, e poi anche i compiti.

    A volte ero un po' assonnato, ma mi ricordo sempre come dopo due anni, quando cominciai la quinta elementare ed ero già passato ad un altro esame di pianoforte e solfeggio, e la vidi, lei Maria, che subito però mi disse di chiamarla Mery, come tutti.

    Avevo fatto amicizia anche con Yuri, lui amava il classico, studiava il violino, mentre io già mi stavo appassionando al jazz, e papà era proprio felice, mamma un po' meno perché anche lei preferiva il classico.

    Yuri ogni tanto quando lo veniva a prendere il papi, lo chiamava così, arrivava con i suoi due bellissimi maremmani, due femmine, si chiamavano Neve e Nebbia, bianche, bianche, e troppo buone, erano ancora cucciolotte. Un giorno andammo con Leone, Stella e Nebbia e Neve a Villa Borghese, alla Valle dei cani. Huu, che bello, come si divertirono e pure noi. Quando, qualche anno dopo cominciammo a suonare, prima io e Marylin e poi con gli altri adesso, vi dico chi sono, alle prove a turno c'erano, Leone e Stella, o Nebbia e Neve Se ne stavano accucciate due, tre, quattro ore e sembravano estasiate dalla musica, qualche volta era capitato che c'erano tutti e quattro, e stavano proprio buoni...bello.

    II PARTE

    Oggì, Frank ha ormai più di 40 anni...

    Oggi, e si, oggi Frank, come dicevamo all'inizio, fa il disoccupato,.... Frank adesso, si adesso,è povero, abita con la mamma, che , beh, oramai, s'è invecchiata, tra una sofferenza e l'artra, ancora più dell'età vera, e lui però l'aiuta amorevolmente, e a volte, ma solo per scherzare la chiama con il suo nome, Elvira.

    Frank, oltre a sostituire qualcheduno a qualche bancarella, la domenica a Porta Portese, specie il figlio di un caro amico del nonno, accudisce ed aiuta anche con piccoli lavoretti ed altro, qualche anziano, e pochi giorni fa non riusciva a ricordarsi come e perché ha incontrato il Maestro.

    .''...Ah si, mò, me sto a ricordà, mentre dopo che ero stato ad aiutare n'amico alla sua bancarella a Porta Portese,, e me stavo facendo un giro, m' ero arrivato, chissà come, vicino a quella dei vecchi spartiti di musica, e vicino ce stava pure la bancarella con tutta musica esclusivamente italiana, e Claudio se chiamava proprio così, il bancarellaro, e come se dice, insomma, non mancava domenica che non metteva più, e più,vorte proprio Porta Portese di Baglioni:'',..è domenica mattina si è svegliato il mercato , in licenza son tornato, e sono qua per comprarmi dei blue jeans al posto di questa divisa e stasera poi le faccio una sorpresa.....ma quella lì non è possibile .è lei ma assieme a un altro..........''.Porta Portese''. ...''cosa avrai di più? ''Fiore de sale l'amore fa penà ma nun se more d'amore, nun se more ma se sta male..ma se sta male.''.

    ...e, si, se sta male..e quella vorta a sentì quelle parole , me prese, che ne so,..va bé lassamo sta. Ma stavo a dì , ero arrivato alla bancarella degli spartiti vecchi, e lì chissà come, me c'ero messo a parlà proprio col Maestro.., e trillalero e trillalà, avevo detto al maestro, se potevo aiutarlo in qualcosa, che ero disponibile. E il maestro subito, m'aveva dato appuntamento a casa sua giusto per il giorno dopo, per occuparmi di piccoli servizi, che gli stavano diventando faticosi da svolgere per lui, per il Maestro, ovvio''.

    Il Maestro, e’ un’insegnante di canto e musica, adesso è quasi del tutto cieco, ma ancora insegna. Frank, lo conosce dal tempo del conservatorio, era uno degli insegnanti di pianoforte..quanto tempo fa, tanto, tanto...Frank, allora come d'accordo andò da lui proprio il giorno dopo che si erano incontrati e capitò che si fermò un po’ di più proprio durante la lezione che il maestro stava tenendo ....

    Le persiane socchiuse per attutire il caldo che con passi silenziosi avanza per tutta la città, penetrando nelle case nelle prime ore del pomeriggio, a volte anche fin alla prima sera, e ogni parola è detta quasi sottovoce così anche le grida a volte di giochi dei bimbi, a volte per farsi sentire nel ritmo del lavoro o altre volte, grida che volano, per estremi di rapporti alla deriva, anche queste apparivano sottovoce, filtrate attraverso quella luce così intensa della nostra stella mattutina adesso più vicina alla terra, e così in certi momenti anche l’ombra appariva sbiadita. Ed in questo, potremmo dire tepore tra la luce intensa del primo pomeriggio che mandava sprazzi di luce tra le linee delle persiane, mentre ascoltava in sacro silenzio la lezione del maestro, Frank si assopì e cominciò a sognare e a ricordare...a ricordare, e a sognare...

    .''..ah, mà, ma com'è bella sta musica , solo tu, pè me, la soni proprio, troppo bene, e allora è ancora più bella. Si, si più bella....come , come una preghiera, e, si mà, pare proprio come una preghiera...''

    Frank come aveva cominciato?come tutti,.aveva studiato, poi papà s’era ammalato, cioè s’era fatto male tanto...poi c’era il fratello, già Elvis, si chiamava, proprio così, Elvis, perché papà era ‘’devoto'', no non se po’ di, era però proprio ecco ''preso’’ di Elvis Presley, ce l’aveva tutti i dischi era una collezione, speciale, veramente.

    C’era stata piccola burrasca quando dovettero scegliere il nome del nascituro perché mamma voleva chiamarlo Antonio perché era nato proprio il giorno di Sant’Antonio, poi presero una tregua e mamma che era più accondiscendente, così almeno raccontava, decisero per Elvis Antonio anche qui papà voleva mettere Tony ma per questo mamma fu veramente irremovibile, Antonia, poi era pure il nome, cioè secondo nome, ma annava bene lo stesso, de mamma sua. Poi so nato io, cioè veramente prima sò nato io, e proprio il giorno di San Francesco, ma guarda mi fratello il giorno di Sant’Antonio e io quello di San Francesco.. bello.., allora si pose la questione del nome, e vorrei vedè, per primo o forse insieme a Elvis, per papà c’era The Voice, grande Frank Sinatra. E allora presero la solita tregua e mi chiamarono Frank, ma anche Francesco e Giovanni, Giuseppe.. Al battesimo nessuno disse gniente , gniente. Era una decisione della madrina e del padrino , nonno Giovanni, che era il papà di papà mio, e nonna Rosa, che come secondo nome aveva Antonia e poi Giuseppina come anche la mamma de mamma mia. E poi erano sempre d’accordo con mamma....pure il nonno.....

    Elvis, con la musica, si, un po’ costretto da papà e pure da mamma, ci si avvicinò, ma la musica che lui amava di più erano i rombi degli aerei, voleva fare l’astronauta, ma poi il pilota, e il pilota dei Mig, degli Eagle, dei Tornado, li conosceva un po' tutti lui, quelli insomma che non vanno in giro nei cieli per portà la gente da una parte all’altra der monno, ma proprio uno di quelli che purtroppo porta le bombe...i missili...e la gente non la porta ma la spazza via assieme alla terra che si solleva quanno le bombe cascano su questa povera tera... Niente, lui nella testa c’aveva solo il rombo del motore, quando sfrecciano e lasciano, che lasciano....glielo dicevo ad Elvis..''...i Mig, i Tornado, sti aerei c' hanno le bombe, lo sai?..''..''Ma, no, ci sono altri aerei, per le missioni,...Frank, non ti preoccupare..'' e Frank, non diceva più nulla...ma adesso lui ci ha lasciato...

    Era andato in missione poi il suo aereo era sparito all'improvviso dai radar, così ci dissero all’inizio ‘’Disperso’’.Un giorno ci chiamarono dell'ufficio del comando dell'Aeronautica Militare....Non sapevamo che fà, mamma c'aveva paura, papà già s’era fatto male. Allora, mà disse:’’Francè vacce tu e portace na bella notizia...’

    Misi un disco a papà, e mà in cucina pè trattenè le lacrime seguiva la musica, ‘’la, la llalaaa’’..

    Andai all’ufficio militare come era scritto sulla lettera e l’ufficiale gentile cominciò a parlare, parlare.. E che mi ricordo..mio fratello Elvis, avevano trovato l’aereo, sembrava un atterraggio di fortuna, la radio e gli altri strumenti risultavano completamente danneggiati, ma dei 5 dell’equipaggio nessuna traccia. Avevano fatto ricerche se erano stati fatti prigionieri, aveano fatto ricerche se erano negli ospedali, ma niente ..''Forse feriti hanno trovato ospitalità in qualcuno dei tanti villaggi , e una volta ristabiliti torneranno in sé, chissà,''...Poi, l'ufficiale, disse tante altre cose, ma non le ricordo proprio più..

    Nessuno sa più niente di lui, qualcuno ha detto che forse ha deciso, e che se n'era annato finalmente in America....Elvis aveva fatto l’accademia, papà l’aveva lasciato decidere, anche mamma. Ma quando il figlio le disse che andava in missione: ‘’Mà, nun te sta a preoccupà, non c’è pericolo!’’.Mà, lo stesso, però non smetteva di piangere, io quello che potevo fare era cantargli una delle canzoncine che scrivevo ogni notte , pensando... pensando ad Elvis, quando eravamo piccoli, ad Elvis su quegli aerei, e poi vedevo dalla finestra la luna grande, luminosa, e con la sua faccia sorridente me guardava e me diceva:''Francè, me la scrivi na canzoncina pure pe' me? E dai su.. .'' E poi, pensavo al monno intero, e poi, e poi a Mary, che si chiamava Maria ma ormai tutti la chiamavano come la chiamavo io, ‘’Marylin,’’ Era tutta riccioli d’oro e occhioni belli, e poi studiava canto al conservatorio..E come cantava, era da sola un'unica armonia....

    Appena conosciuta Marylin, ero ancora piccolo, e una volta che in tivu c'era ’’A qualcuno piace caldo’’, quando vidi la scena del banjo e Marylin Monroe che cantava, dissi ad alta voce: ‘Eh si quella è proprio Merylin’’, ‘’Certo che è Marylin ‘’diceva mamma, ancora non potevo spiega' allora,.....e mamma si divertiva un po’ perché questo si che riuscivo, eh, si almeno riuscivo, un po’, a farla proprio ridere.....

    Avevo cominciato bene con il conservatorio ero proprio contento pianoforte, composizione..e poi.. poi l’incidente di papà...faceva capomastro in un cantiere. Un giorno, un operaio era in difficoltà su un’impalcatura che stava cedendo e lui non aveva appoggi, papà non c’aveva pensato due volte , per come lo conoscevo, corse ad aiutare l’operaio, ma l’impalcatura danneggiata più di quello che sembrava, cedette di colpo e lui rimase lì a terra, finché arrivò l’ambulanza. Poi finalmente si risvegliò e non poteva più camminare, ma riuscì lo stesso, a trovare il sorriso, ma l’avevo capito, lo faceva anche per mamma, per noi tutti, la sentiva mamma che di nascosto piangeva, a stento tratteneva i singhiozzi, allora, prendevo un disco a tutto volume e si inondava la casa di musica. ''Papà era proprio preso dalla sua musica di Elvis, Frank Sinatra, e poi il jazz che a lui piaceva tanto..invece mamma preferiva il classico e le canzoni popolari , ogni tanto si metteva al piano e noi incantati ascoltavamo i preludi, Chopin, ma anche Bach, e poi altra musica.‘’Antica,'' lei diceva, '' di anonimi''. Poi ci faceva ascoltare pure dischi, che trovava in un negozietto che conosceva lei, ed ecco scoprivamo Pachelbel con i suoi canoni, Handel con le sue cantate e i madrigali di Monteverdi,.... che si sentivano per tutto l'intorno, anche gli uccellini, sul davanzale si fermavano e stavano a sentì. Ogni tanto che tornava dalla spesa, aveva anche sempre qualche spartito vecchio... Mamma aveva cominciato il conservatorio perché nonno era musicista e nonna aveva cominciato un po' canto, poi s’erano sposati e la guerra...i figli..

    Il papà di mamma, era un bravissimo musicista. La sua storia è terribile. Io non l'ho saputa che quando ero già grande. Lui era ebreo, nonna, no, era cattolica. Per sposarsi, il nonno, si battezzò, non senza tribolazioni da parte della sua famiglia, ma poi lo accettarono dopo aver conosciuto la sua moglie e il primo bambino, che purtroppo dopo pochi mesi morì. Ma purtroppo, nonostante questo, il nonno, lo deportarono nei campi profughi, in Germania, anche perché comunque non si era iscritto al partito fascista, era proprio dissenziente. Un amico, ebreo, che riuscì invece, a tornare, dal lager dove stavano, raccontò che i tedeschi saputo che suonava il pianoforte, lo costrinsero a suonare per loro, e ad organizzare con altri musicisti del campo, una specie d'orchestra. Il povero Beniamino, riuscì a scrivere anche delle partiture, che quest'amico Simone, aveva salvato, e nascosto, e la povera nonna, conservava come un tesoro. Aveva avuto altri tre figli maschi, uno morì da piccolo per un'improvvisa malattia, gli altri due, li mandò al nord, dove alcuni parenti avevano delle case in campagna, e così poterono rimanere nascosti, ma pare che invece si dedicarono anche alla resistenza. La madre comunque non seppe più nulla di loro, finché gli arrivò una cartolina dall'America, con tanto di nipotini. Riuscì ad andare a trovare questi figli, dopo molti anni, e quando tornò, fu solo per restare con la figlia che le sembrava avesse ancora bisogno di lei, finché salutò tutti, con il suo sorriso che non l'abbandonava mai.

    Mamma, riuscì a diplomarsi al conservatorio, ma poi incontrò papà, e subito cominciarono a nascere i figli, così,non poté dedicarsi più alla musica, ma il pianoforte l’aveva sempre tenuto...E quando papà s’era ‘’fatto male’’, Elvis disperso, io, per fortuna, ero riuscito a finire il conservatorio, e dovevo occuparmi anche di loro, con qualche lezione di musica, e poi, poi Marylin, io suonavo e Marylin cantava, il venerdì, sabato e domenica avevamo sempre locali e localini qualche volta anche infrasettimanali. All'inizio ce chiamavamo Frank and Marylin Jazz and Blues, poi incontrammo prima Peppe, che studiava contrabbasso anche lui al conservatorio, e durante una sera mentre stavamo a prennece na biretta, assieme conoscemmo Jenny che sta pè Gennaro. Jenny è di Napoli. Lui era,è patito nel senso proprio del pathos pè il jazzblues, e che te devo dì, c'ha uno speciale ''pathos'' pè Pino Daniele, ovvio, e poi ce raccontava che aveva conosciuto a Napoli James Senese, d'altronde pure Jenny suonava il sax. Ce disse che na sera erano in un locale, c'erano alcuni di ''Napoli Centrale', e ce stava pure James. Cominciarono un'improvvisazione, un certo punto, lui, Jenny, stava lì e preso il suo sax cominciò ad inserirsi. Bè furono proprio contenti, se divertirono per tutta la sera, Jenny c'aveva 16 anni. Poi il papà, che faceva il ferroviere, lo trasferirono, e allora mò Jenny, pure lui, ovvio, stava a Roma. Poi incontrammo George, che sta per Giorgio, arrivò nuovo, nuovo al conservatorio. Ma sai che nun me ricordo proprio com'è che c'encontrammo? Me pare che fu lui che venne a chiacchierà mentre stavo al baretto del conservatorio, o, va bé, comunque, cominciammo a suonà.

    Jenny sax, percussioni, e voce, poi Tony che starebbe per Peppe, contrabbasso e chitarra, George, che starebbe per Giorgio, tromba , me tastiere e Marylin voce e a volte chitarra.

    Ogni tanto Jenny ce salutava così:''Uè uagliune, comm state?'' Mentre io quando facevamo le prove:

    ''a regà ce semo'?''. E Jenny rispondeva: ''e jamme belle'', Tony , invece: ''ce semo, ce semo'', George, nun diceva, se preparava la tromba, lo spartito e me guardava. E poi, infine, c'era Marylin, che diceva, anzi lo so, me diceva:''Ok baby''.col suo sorriso che me prenneva tutto. Insomma Jenny de Napoli, George, de Torino, Marylin, Tony ed io de Roma ..Nord, centro e sud, e che voi fa, pè me troppo bello, e quanno lo dicevo ce ridevamo tutti..già . . E poi, ci fu il tour, ce chiamavamo: '' The Jazz Blues Band''... E con lei, Marylin. era insomma la favola. ....Ma poi arrivò '‘il lupo cattivo’’, anzi ‘’il cattivo’’ e basta , lassamo stà i lupi, che se non fosse pè noi sarebbero boni e magnerebbero l’erba invece che le pecore.. ma lassamo stà sta questione...Insomma ‘’ello’’, una sera ci senti in un localetto, dove avevamo da suonare con tutta la band. Ovvio questo ''ello'', ci offrì da bere a tutti, si prese i nostri nomi, telefono, per un’audizione di musica e canto, così ce disse. Li volle tutti i nostri recapiti con anche piccolo curriculum..avrei dovuto capì subito chi era....Insomma noi non ne sapemmo più gnente, e Marylin per un po’ non disse niente e poi non disse più, e nemmeno la vidi più..all’improvviso introvabile, al cellulare solo una volta rispose: ‘’Scusa adesso non posso, poi ti spiego!’’..Ti spiego che?? Ma Giorgio, ovvero George, mi raccontò ogni cosa. Disse che l’aveva incontrata, per caso a Milano. Proprio un’altra, truccata, altro genere di abiti. Come la vide la salutò, e lei, un po' di fretta, gli disse che stava per partire in Francia, poi in America con Louis. Già. le aveva fatto un contratto meraviglioso e poi disse pure, ma mi sa che le scappò detto: ‘’Sai, anche lui è meraviglioso’’

    ’’ Provai un accenno a te’’, disse, ancora, Giorgio, e lei gli rispose:‘’Con Frank, è tutto finito, d’altronde lui potrà capire cosa è per noi...il futuro,..digli questo che lui deve capire..’’.’’E adesso te lo sto dicendo’’..Ma no, invece non riuscivo proprio a capire, per noi il futuro eravamo, la musica si, ma anche noi, noi due...

    In un momento che non riuscivo nemmeno ad alzarmi, decisi di lasciare anche ‘’Lei’’, la musica, o forse ella mi lasciò. Facevo tardi alle prove, sempre ubriaco, sbagliavo addirittura, anche ai concerti, pochi che ancora erano rimasti da fare, riuscivo a dire il giorno dopo che me n'ero dimenticato, e il gruppo, quasi sciolto, si divise, per sempre. E, intanto, continuavo ad andare sempre più alla deriva, giravo per localacci, mangiavo, non mangiavo, ma bevevo, si.

    Poi papà si aggravò, e allora, un giorno bello, brutto, che ne so, comunque un giorno mi mandai acqua fredda sul viso, sotto quell' acqua vi rimasi non so quanto, ma riaprii gli occhi..ritrovai un po’ di rigore, e mentre piangevo e piangevo, pregai...

    Mamma ogni tanto dava qualche lezione di pianoforte, aveva ripreso, e adesso sempre più spesso si sentivano le sue dita che volavano sui tanti tasti, dalla porta sempre socchiusa..forse per non disturbare papà, che spesso ormai dormiva sempre di più Quando ogni tanto si svegliava, avevo pronti sul piatto i suoi preferiti, i soliti: Frank, the Voice o Elvis. Spesso voleva sentire Santa Lucia, cantata da Elvis, diceva: ''Cantata da Elvis, se sente n'artra, n'artra atmosfera..si ..che te devo dì..''E allora voleva sempre quelli, fino, fino, al giorno della corsa in ospedale dove l’unico suono rimasto nella mia memoria è quello della sirena dell’ambulanza, con sempre lo stesso ritmo, stesso suono che ancora a volte urla nei miei pensieri, nei miei pensieri, nei miei....

    ‘’Ma lei,è

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