Frammenti di noi

Di Morena Festi

Nella notte tra il 19 e il 20 maggio 2012, in tutto il Nord Italia si avverte una prima forte scossa di terremoto, con epicentro tra le provincie di Modena, Ferrara e Bologna. Pochi giorni dopo, una seconda terribile scossa. Autorità locali e Protezione Civile allestiscono centri di accoglienza, campi e luoghi di raccolta per gli sfollati, che sono diverse centinaia. I mass media si riversano nelle località più colpite per documentare e in qualche modo raccontare la tragedia.
Ma solo chi c’era ha la reale percezione del disagio, della paura, del senso di fragilità che comporta non essere più al sicuro in casa propria. Morena Festi, in un diario anomalo e toccante, c’era e testimonia lo stato d’animo di chi alla prima scossa è corso in strada, nei cortili, incredulo per un avvenimento così inaspettato. La quotidianità ne esce stravolta, le pareti di casa, che da sempre sono simbolo di sicurezza, diventano nemiche, pericoli a cui sfuggire. La serenità, se così possiamo chiamarla, sta nell’essere all’aperto. Poi, la seconda scossa, più forte della prima, arriva direttamente al cuore, ravvivando una paura con cui le persone avevano appena iniziato a convivere.
Il tempo passa, lenisce le ferite. I lavori di restauro sono lunghi, cambiano la fisionomia dei luoghi e ancora non se ne vede la fine. Morena Festi, intanto, si affida alla scrittura per mettere in ordine i suoi pensieri e le sue sensazioni di sopravvissuta. Poi, nel 2019 un virus sconosciuto colpisce indiscriminatamente. E rileggendo i suoi appunti, la scrittrice si accorge di un sintomatico paradosso: se durante il terremoto l’unione era elemento di forza, in pandemia le persone sono costrette a stare isolate. Situazioni diverse, la stessa paura, la stessa determinazione a non arrendersi.

• Lingua: Italiano
• Editore: Giovane Holden Edizioni
• Data di uscita: 10 giu 2021
• ISBN: 9788832928938

Anteprima del libro

provaci".

Frammenti di noi

Emilia, 2012

domenica 20 maggio, ore 04:03:52

(la prima scossa)

È cominciato così.

Diana, il terremoto…

Resta dove sei!

È cominciato così in casa nostra.

Non il letto che salta, non le pareti che scuotono, non il pavimento che balla.

È il rumore quello che sconvolge.

Mai sentita la voce della terra in sofferenza.

Rumore cupo, sordo, pieno, che ti rimbalza dentro.

Lo senti nei denti, nella bocca, nello stomaco.

Ti scorre nelle braccia, nelle ossa, all’unisono con lo sbattere del letto, metallo contro metallo.

Nel buio hai gli occhi spalancati e aspetti…

Aspetti che finisca.

E poi, fuori. Tutti in strada. Tutti a parlare.

Tutti a parlare, nessuno che ascolta.

E si resta sedute sul muretto del cortile, con la terra che ci cammina sotto i piedi, in attesa che venga giorno.

E con la luce arrivano anche le notizie…

A noi è andata bene, veramente bene!

lunedì 21 maggio

Non ci arrendiamo...

Il parcheggio diventa officina.

Si spostano le macchine, si recuperano gli attrezzi, si srotolano i lunghi cavi della corrente e il lavoro riprende.

Con rabbia, quasi una sfida.

Una sfida contro questo terremoto che non ci vede perdenti.

Si continua a lavorare.

Con fatica, con disagio, ma non ci si ferma.

Ci aiuta a essere normali, quelli di prima.

La paura rimane.

Il pensiero corre alla famiglia che non si ha vicino, alla casa dove non si potrà rientrare la sera, alla prossima scossa che sappiamo arriverà.

Si continua con la mente sdoppiata: una parte sulle nostre mani, l’altra sul resto.

Siamo orgogliosi di noi.

martedì 29 maggio, ore 9:00:03

(la seconda vera scossa)

Ci eravamo