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L'ospite inatteso
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L'ospite inatteso
E-book48 pagine41 minuti

L'ospite inatteso

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Info su questo ebook

La memoria nulla distrugge, e l’autrice, attraverso il quadernetto delle elementari del padre, giunto per caso tra le sue mani, lo immagina bambino e inizia così un dialogo, un confronto e un’amicizia con un onirico maestro Antonino.
Il suo è un raccontare mite, a volte rovente, che si dipana tra più emozioni che la infilano in storie mescolate con altre, con la sua, con quella della famiglia di fonditori di campane da cui discende. Che la mettono a confronto con la sua terra di origine: il Molise.
Tutto si svolge tra simulazione e concretezza in una congerie verosimile alla vita che è fusione e confusione di menti, di accadimenti imminenti e distanti che scuotono, vengono, vanno, ritornano. Gli anni dell’esistenza sono oggetto di riflessione e dunque è certo che “in un’orbita turbinosa la vulnerabilità dell’infanzia ritorna nella vecchiaia, e il cerchio della fragilità umana si chiude”.
LinguaItaliano
Data di uscita1 nov 2018
ISBN9788832923469
L'ospite inatteso

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    L'ospite inatteso - Gioconda Marinelli

    Gioconda Marinelli

    L'ospite inatteso

    765 - Spessosottile

    Giovane Holden Edizioni

    www.giovaneholden.it

    Titolo originale: L'ospite inatteso

    © 2018 Giovane Holden Edizioni Sas - Viareggio (Lu)

    I edizione cartacea ottobre 2018

    ISBN edizione cartacea: 978-88-3292-263-9

    I edizione e-book novembre 2018

    ISBN edizione e-book: 978-88-3292-346-9

    ISBN: 9788832923469

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    C’era tanta neve fuori e Giò se ne stava sprofondata nella morbida poltrona vicino al camino in pietra che ardeva vivacemente e col riverbero della fiamma illuminava la stanza. Era quasi assopita quando il suono del campanello la scosse leggermente. Chi poteva essere, mentre i fiocchi cadevano e vorticavano nell’aria? Spostò la tendina, e dal vetro appannato riuscì a scorgere un signore imbacuccato, avvolto in una larga sciarpa grigia, col capo coperto da un basco calcato sulle orecchie. Si affrettò ad aprire e fece entrare l’ospite inatteso, che poco prima si era preoccupato di strofinare gli scarponi sullo stuoino e di scrollarsi di dosso l’abbondante neve che lo ricopriva. Buon pomeriggio, le disse e si avvicinò al fuoco tendendo le mani arrossate verso la fiamma e, un istante dopo, strofinandole con forza tra loro. Le lanciò un’occhiata benevola e rassicurante mentre col suo fare flemmatico, si liberava del soprabito col bavero alzato, e del copricapo da cui sbucavano folti capelli candidi. La padrona di casa gli indicò la poltrona accanto alla sua e senza chiedergli nulla lo lasciò parlare. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere nella casa in città, per nulla al mondo avrebbe aperto a uno sconosciuto, invece qui in paese era tutto diverso, dimenticava anche le chiavi nella serratura senza alcuna preoccupazione. Ma bisognava stare attenti, era iniziato il tempo in cui la serenità diminuiva e gente inaffidabile rubava, si intrufolava negli appartamenti ingannando gli sprovveduti, un po’ ovunque.

    Lui era lì, incurvato dal peso degli anni, ma entusiasta, vivace come un ragazzino e dal passato le porgeva un tenero regalo: il quadernetto di composizione di un bambino, Pasqualino, suo padre. Un amico rigattiere, Sebastiano, lo aveva trovato insieme ad altre carte, in un vecchio mobile da restaurare e rivendere. I giri strani degli oggetti e delle parole nel tempo sono imprevedibili, smarriscono e ritrovano per caso nel loro turbinio, l’inimmaginabile.

    Giò amava il passato unica certezza tra presente e futuro troppo vaghi. Ma il passato immalinconisce anche, e se si è avvinghiati a esso, toglie volontà al presente, avrebbe sicuramente dovuto bilanciare indefinibili sensazioni e convinzioni.

    Nondimeno, pensava, non hanno forse ragione Mario Luzi nell’affermare Noi siamo quello che ricordiamo il racconto è ricordo e ricordo è vivere e Vincenzo Cuoco nel dire La memoria del passato, deve essere il più forte stimolo per amare il presente?

    Fu colta da una forte ma anche delicata commozione che la sorprese. Accanto a lei l’anziano maestro Antonino, da cui trapelava l’orgoglio del trascorso lavoro, perché ai suoi tempi era un’altra cosa: degli educatori si parlava con stima, rispetto, erano considerati galantuomini, così carismatici da essere presi ad esempio, maestri di vita con i loro messaggi sociali e morali rigorosi, nessuno dei loro alunni li avrebbe mai dimenticati. Affrontavano numerosi sacrifici ma ne valeva la pena, si sentivano appagati al pari di qualsiasi altro professionista, erano amati e quanta gratitudine esisteva nei loro confronti.

    Gratitudine. E che ne è stato

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