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La messa alla prova nel sistema penale minorile e la riconciliazione con la vittima del reato: modelli e strumenti di applicazione
La messa alla prova nel sistema penale minorile e la riconciliazione con la vittima del reato: modelli e strumenti di applicazione
La messa alla prova nel sistema penale minorile e la riconciliazione con la vittima del reato: modelli e strumenti di applicazione
E-book83 pagine1 ora

La messa alla prova nel sistema penale minorile e la riconciliazione con la vittima del reato: modelli e strumenti di applicazione

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Info su questo ebook

La giustizia minorile ha avuto una lunga e faticosa evoluzione, nonostante si possa dire che le istituzioni abbiano dimostrato la volontà di base di affrontare il tema della Giustizia in ambito minorile, i tentativi di normare la disciplina si sono dimostrati inadeguati e frammentari. In passato, il trattamento riservato ai minorenni che turbavano la pacifica convivenza sociale, i cosiddetti discoli, disadattati, vagabondi, o semplicemente troppo vivaci, era molto simile a quello riservato agli adulti criminali. In questo lavoro, vengono sottolineate ed approfondite le norme principali, che hanno portato nel corso del tempo all’attuale assetto normativo.

Anna Maria Niroassistente sociale iscritta all'Albo B del Lazio ed educatrice professionale. Ha lavorato per alcuni anni come Tutor nell'inserimento sociale di giovani a rischio e come assistente sociale in ambito psichiatrico. Ha conseguito un Master in intervento intrafamiliare educativo-criminologico per  l'infanzia e l'adolescenza ed attualmente è iscritta al corso di laurea Magistrale in Management delle politiche e dei servizi sociali presso Roma TRE.
LinguaItaliano
EditorePasserino
Data di uscita19 lug 2021
ISBN9791220827027
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    La messa alla prova nel sistema penale minorile e la riconciliazione con la vittima del reato - Anna Maria Niro

    Capitolo 1

    Devianza e criminalità

    Devianza e criminalità: definizione

    Con il termine devianza, si vuole indicare ogni atto o comportamento anche verbale di una persona o di un gruppo, che viola le norme di una comunità e che conseguentemente può andare incontro a una qualche forma di sanzione.

    L’azione deviante non è una caratteristica propria di certi atti o comportamenti, ma una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni, e dai significati ad essa attribuiti dal contesto sociale di riferimento.

    In base alla concezione relativistica della devianza, un atto per essere considerato deviante, deve necessariamentte essere riferito a un contesto sociale e culturale. 1

    Per definire un comportamento come deviante, bisogna dunque tener conto delle variabili del contesto storico, politico e sociale della situazione.

    Secondo E. Durkheim, sociologo francese, un certo grado di devianza è normale per la struttura sociale, in quanto rafforza la solidarietà e la coesione sociale dei membri di una determinato contesto sociale.

    Diventa effetto negativo quando si accompagna a uno stato di disorganizzazione, dove il sistema di regole perde totalmente di valore, si crea cioè uno stato di anomia, che significa letteralmente assenza di norme della legge, delle regole o ordine in cui l’intero sistema delle regole sociali perde valore. La devianza diventa in questo caso inevitabile e aumenta in quei periodi di maggiore tumultuosità sociale. 2

    Esistono diversi approcci allo studio della devianza, ognuno di tali approcci ha dato una definizione diversa della devianza, in questa sede ne esamino tre:

    Approccio biologico;

    Approccio sociologico

    Approccio psicologico.

    L’approccio biologico, rappresenta uno dei primi tentativi di studio della devianza, i principali esponenti furono: Cesare Lombroso, e William H. Sheldon.

    Lombroso, riteneva che i criminali sono individui biologicamente degradati o minorati e possono essere identificati da alcune caratteristiche anatomiche.

    Durante gli esami autoptici sul cranio di un noto criminale morto nel 1864, notò un’ anomalia morfologica congenita, si trattava di una fossetta alla base e un segmento dilatato del midollo spinale, che insieme ad altre caratteristiche indicavano l’appartenenza ad alcune razze inferiori dell’America latina.

    Questa scoperta, ritenuta dal Lombroso il segreto delle cause della criminalità, dette inizio al suo lavoro sul concetto di atavismo. 3

    L’approccio sociologico di William H. Sheldon psicologo e medico statunitense, invece, distingueva gli individui in base a delle caratteristiche fisiche, (somatotipi) alle quali corrispondevano personalità diverse.

    Le caratteristiche fisiche individuate da Sheldon sono le seguenti:

    mesomorfo;

    endomorfo;

    ectomorfo;

    I mesomorfi, sono soggetti muscolosi e attivi, secondo lo studioso sono i più aggressivi, con maggiore probabilità di diventare criminali, rispetto agli endomorfi, grassi, socievoli e accomodanti e agli ectomorfi, magri e introversi.

    L’approccio psicologico Il comportamento delinquenziale secondo l’indirizzo psicologico, è spiegato come un’espressione dell’animo, esso studia la condotta criminosa come una qualsiasi altra condotta umana, governata dagli stessi meccanismi che regolano il comportamento normale.

    Ciò che induce l’individuo al reato non è la conseguenza di un danno organico (approccio biologico), ma una inadeguata evoluzione psicologica nella relazione con le figure di riferimento in età infantile. Ne derivano dunque danni nella formazione della personalità, che in età adolescenziale possono manifestarsi in comportamenti devianti. 4

    Teorie sociologiche sulla devianza.

    Le teorie sociologiche sulla devianza, che verranno analizzate di seguito sono le seguenti 5:

    Teoria della tensione;

    Teoria del controllo sociale;

    Teoria della sub- cultura;

    Teoria dell’etichetta mento;

    Teoria della scelta razionale.

    Teoria della tensione (R. Merton)

    Secondo la teoria della tensione del sociologo statunitense Robert K. Merton, la devianza è causata da situazioni di anomia 6 tali situazioni sono dovute a un contrasto fra la struttura culturale e quella sociale.

    La struttura culturale definisce le mete verso le quali tendere e con esse ci indica i mezzi necessari per raggiungerle.

    La struttura sociale consiste invece nella distribuzione effettiva delle opportunità necessarie per raggiungere tali mete, attraverso quei mezzi specifici che servono a raggiungerle.

    Gli individui per raggiungere le mete desiderate, possono adottare dei modelli di comportamento quali:

    Il concetto di anomia, è stato sviluppato da E. Durkheim nel 18934, come parte della sua spiegazione sui motivi del suicidio e successivamente da R. Merton, entrambi gli studiosi sostenevano che lo stato di anomia, sarebbe una delle principali cause di devianza.

    Il conformismo;

    nel conformismo, l’individuo accetta le regole e si conforma ad esse ;

    L’innovazione;

    nell’innovazione, l’individuo vive in modo dissoluto, rubando, imbrogliando e truffando;

    Il ritualismo;

    nel ritualismo, la meta viene abbandonata e vi è attaccamento alle norme;

    La rinuncia;

    l’individuo rinuncia a qualsiasi tentativo di raggiungere la sua meta, il risultato è una vita di grave indigenza e di vari espedienti per sopravvivere,( es. mendicare);

    La ribellione;

    la ribellione, è il rifiuto delle mete e dei mezzi e la sostituzione con nuove mete e nuovi mezzi.

    Tutti questi comportamenti tranne il conformismo, sono considerati devianti. 7

    Teoria del controllo sociale (T. Hirschi)

    La teoria del controllo sociale si basa sul concetto, che le persone si comportano di solito in modo conforme alle norme, perché esistono dei meccanismi di controllo sociale.

    Tali meccanismi possono essere esterni, interni diretti (es. imbarazzo e vergogna nel trasgredire), e interni indiretti, che sta ad indicare il legame con figure autorevoli.

    Secondo il sociologo americano Travis Hirschi, maggiore esponente di questa teoria, una persona compie un reato, quando il vincolo che lo lega alla società

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