Il comportamento antisociale degli adolescenti

Di Susanna Battipede

Oggi più che mai gli adolescenti sono a rischio devianza.

Il volume rappresenta un valido aiuto per quanti si trovano a dover affrontare le problematiche adolescenziali e comprendere le motivazioni ed i contesti sociali che spingono i giovani ad avere comportamenti devianti.

Capire il disagio giovanile vuol dire, cercare di trovare soluzioni concrete per poter offrire ai giovani, la possibilità di essere protagonisti attenti e consapevoli del proprio contesto sociale.

Oggi, i giovani adolescenti sono sempre più disorientati durante il loro processo di crescita e, molto spesso, si ritrovano protagonisti e vittime di un sistema che impedisce loro di avere punti di riferimento stabili ma soprattutto esempi e modelli da seguire.

Il lettore è accompagnato in una piacevole lettura che gli permetterà di acquisire le conoscenze legate alla devianza adolescenziale, affrontando quelle che sono le responsabilità, i doveri, verso i minori.

Oggi più che mai il ruolo dell’Educatore professionale diventa centrale, in funzione della mediazione tra minori e Istituzioni giudiziarie, che operano sul territorio, attraverso una visione attenta nel processo di crescita del minore.

Si ripercorre all’indietro la storia, partendo dal XVIII sec. ad oggi, e le diverse teorie sulla devianza che sono tra le più rappresentative nell’evoluzione del pensiero scientifico, nell’ambito delle scienze sociali

• Lingua: Italiano
• Editore: Youcanprint
• Data di uscita: 9 mar 2016
• ISBN: 9788893321556

Anteprima del libro

0. INTRODUZIONE

Il disagio giovanile nell’età evolutiva ha sempre destato in me, un forte interesse. Personalmente mi sono resa conto di quanto ci sia ancora tanto da fare affinchè si riescano a trovare soluzioni valide per arginare e magari azzerare le diverse problematiche che si riscontrano all’interno del tessuto sociale e in particolare tra gli adolescenti. Purtroppo, oggi i giovani sono sempre più disorientati durante il loro processo di crescita e, molto spesso, si ritrovano protagonisti e vittime di un sistema che impedisce loro di avere punti e modelli di riferimento stabili. Oggi, più che mai, è importante comprendere le motivazioni ed i contesti sociali che spingono i giovani ad avere comportamenti devianti, capire il disagio giovanile, cercando di trovare soluzioni concrete per poter offrire ai giovani, la possibilità di essere protagonisti attenti e consapevoli del proprio contesto sociale. Con questo lavoro, ho voluto concentrare l’attenzione sulle problematiche legate alla devianza adolescenziale, ma prevalentemente, ho voluto affrontare quelli che sono le responsabilità, i doveri, verso i minori, occupandomi oltre alla mediazione educativa tra minori e Istituzioni giudiziarie, ho voluto concentrare l’attenzione anche al ruolo educativo nel processo di crescita del minore e dunque evidenziare l’importanza della presenza costante dell’educatore professionale. Nel primo capitolo, ho ritenuto basilare spiegare la definizione del termine di devianza, intesa come ogni atto o comportamento, di una persona o di un gruppo che viola le norme di una collettività, andando incontro a una qualche forma di sanzione. Ho cercato di ripercorrere a partire dal XVIII sec. ad oggi, le diverse teorie sulla devianza che sono tra le più rappresentative nell’evoluzione del pensiero scientifico, nell’ambito delle scienze sociali e mediche facendo riferimento a modelli interpretativi bio-antropologici, psicodinamici, sociologici e psicosociali. Dalle prime teorie bio-antropologiche nella seconda metà dell’800 di Lombroso (1876), passando dalle teorie della psicoanalisi di Freud (1885), da quelle sociologiche di Durkheim (1947) e Merton (1949), dagli esponenti della Scuola di Chicago come Lemert (1951) e Beker (1963), dalla nascita del Child- Saving- Movement con la realizzazione del primo tribunale dei minorenni (inizio XX sec.),