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La storia della mafia siciliana seconda parte
La storia della mafia siciliana seconda parte
La storia della mafia siciliana seconda parte
E-book56 pagine40 minuti

La storia della mafia siciliana seconda parte

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Info su questo ebook

Come nasce Cosa Nostra? Perché gli affiliati le hanno dato questo nome? Qual è il vero rapporto tra mafia e religione? E con lo Stato? In questo libro si affronteranno questi quesiti e molti altri ancora. Ripercorrendo la storia della mafia siciliana, si arriverà a parlare di feudalesimo, di brigantaggio, del Regno delle Due Sicilie, dell'Unità d'Italia, per poi passare agli eventi più recenti, alle parole pronunciate dai capi più importanti, alla narrazione degli orrori tristemente più noti. Un excursus storico e sociale che svelerà le cause e le conseguenze di uno dei fenomeni criminali più radicati nella storia della penisola italiana.Questa seconda parte coprirà la storia della mafia a partire dall'inizio del Novecento. -
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2021
ISBN9788726970159

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    La storia della mafia siciliana seconda parte - Pierluigi Pirone

    La storia della mafia siciliana seconda parte

    Copyright © 2021 Pierluigi Pirone and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788726970159

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrievial system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga Egmont - a part of Egmont, www.egmont.com

    LA FINE DEL PROCESSO NOTARBARTOLO

    Il nuovo secolo è iniziato e dopo la deposizione di Leopoldo Notarbartolo il processo continua, non privo di ulteriori sviluppi. Il Ministro della Guerra accusa gli inquirenti:

    MINISTRO DELLA GUERRA

    ...Il lavoro istruttorio per il

    caso Notarbartolo è stato

    caratterizzato da massima

    rilassatezza, negligenza, anzi

    colpevolezza. L'autorità

    giudiziaria ha dimostrato

    nell'istruttoria di questo

    processo negligenza e imperizia

    a tal segno da rendersi

    assolutamente colpevole.

    Passano pochi giorni e la stampa rende nota una lettera dello stesso ministro inviata all'autorità giudiziaria, in cui chiede il rilascio di un mafioso influente, perché possa aiutare un candidato governativo con le imminenti elezioni. Al ministro non rimane altro da fare che dimettersi.

    Il processo prosegue con l'arresto, in aula, di un ispettore di polizia, intimo amico di Palizzolo, che aveva depistato le indagini sul caso. Inoltre, si scopre che il Procuratore Generale di Palermo, all'epoca dei fatti, aveva rimarcato quanto le voci sul coinvolgimento di Palazzolo nell'omicidio avessero un fondamento, supportato dagli indizi a suo carico. Stranamente, era stato immediatamente trasferito.

    Grazie alla testimonianza di un vice capostazione, non senza difficoltà, viene anche accusato e successivamente arrestato uno dei killer: il quarantasettenne Giuseppe Fontana membro della cosca mafiosa Villabate.

    Si arriva al 10 gennaio 1900, il processo viene sospeso per permettere nuove indagini. Palizzolo muove le sue amicizie. A giugno viene candidato alla Camera e la sua campagna elettorale viene finanziata dai Florio. Anche il Procuratore Generale di Palermo, Cosenza, cerca di bloccare il processo con una sua relazione in cui dichiara insufficienti le prove, ma il re in persona gli ordina di rivedere la sua posizione. Nonostante i sostegni Palizzolo viene sconfitto, anche perché il governo è tutto dalla parte del suo avversario.

    Il secondo processo si tiene a Bologna. Palizzolo, fra i primi a deporre, mantiene un atteggiamento vittimista.

    RAFFAELE PALIZZOLO

    Poiché i miei avversari con

    lungo e tenebroso lavorio,

    dipingendomi coi colori più

    foschi, poterono farmi segno

    all'odio e al disprezzo di

    tutti, in questa ora in cui la

    calunnia tace, ringrazio

    l'illustre Presidente che

    consente che io mi difenda.

    Nessun mezzo fu risparmiato per

    ferirmi, per danneggiarmi: non

    ebbesi neppure rispetto per la

    mia sventura, poiché, mentre

    ero in carcere, moriva mio

    fratello che combatté per la

    patria nostra a Custoza. Il suo

    ultimo saluto fu questo:

    «Difendi il tuo onore». Io

    terrò fede a questo invito.

    Difenderò il mio onore che è

    quello della mia famiglia. Oggi

    scendo a misurarmi col mio

    nemico – il delitto – traendo

    conforto dalla mia fede in Dio,

    dalla mia innocenza, dalla

    giustizia vostra.

    Anche il folclorista Giuseppe Pitrè, che con Panizzolo siede fra i banchi dell'amministrazione comunale di Palermo, rilascia una deposizione a favore di quest'ultimo con parole entusiastiche.

    Dopo undici mesi, alle 21,45 del 30 luglio 1902, la giuria si ritira per deliberare. Rientra

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