Commedianti: Andreotti, Berlusconi e la mafia
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Anteprima del libro
Commedianti - Giampaolo Grassi
Saggi Epoké
Giampaolo Grassi
Commedianti
Andreotti, Berlusconi e la mafia
edizioni epoké
ISBN 978-88-99647-82-7
©2018 Edizioni Epoké
Prima edizione: 2018
Edizioni Epoké. Via N. Bixio, 5
15067, Novi Ligure (AL)
www.edizioniepoke.it
epoke@edizioniepoke.it
Editing e progetto grafico: Simone Tedeschi, Edoardo Traverso.
In copertina: illustrazione di Michela Degioannis
I edizione
Finito di stampare nel mese di aprile.
Tipografia Pressup srl, Roma.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta o archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale – se non nei termini previsti dalla legge che tutela il diritto d’autore.
A Mia, che ha un debole per gli squali e i coccodrilli
«Andreotti può aver stipulato un esplicito
patto con la leadership di Cosa nostra,
e può averlo stracciato quando si è
accorto che esso era troppo oneroso;
ovvero può aver soltanto lasciato
che Lima e soci lo stipulassero in suo nome,
o può persino essersi appositamente
disinteressato di quanto accadeva, non facendo
alcuna azione diretta in favore di Cosa nostra.
[…] Se soltanto venisse provata una delle tre ipotesi,
ciò configurerebbe una sua imperdonabile
colpevolezza politica verso il popolo italiano».
(Salvatore Lupo in Andreotti, la mafia e la storia d’Italia, Donzelli editore, 1996)
…e parafrasando
«Berlusconi può aver stipulato un esplicito
patto con la leadership di Cosa nostra,
e può averlo stracciato quando si è
accorto che esso era troppo oneroso;
ovvero può aver soltanto lasciato
che Dell’Utri e soci lo stipulassero in suo nome,
o può persino essersi appositamente
disinteressato di quanto accadeva, non facendo
alcuna azione diretta in favore di Cosa nostra.
[…] Se soltanto venisse provata una delle tre ipotesi,
ciò configurerebbe una sua imperdonabile
colpevolezza politica verso il popolo italiano».
Indice
Introduzione
Spunto
Punti di vista
Perché commedianti
Intermezzo
1992
Capitolo uno
Prima di Tangentopoli: Andreotti
Curriculum
Cattive amicizie
Andreotti commediante
Mafia commediante
Le scorciatoie
Andreotti cinico
Ormai è tardi
«In Sicilia comandiamo noi»
Andreotti sprovveduto
Un bacio di fantasia
Alla ricerca della verginità perduta
I giudici e la storia
Capitolo due
Prima di Tangentopoli: Berlusconi
Curriculum
Il gatto e la volpe
L’incontro con la (stessa) mafia
Il protettore
La mafia sa fare il suo mestiere
Lascia o raddoppia
Il confine
Capitolo tre
Tangentopoli
La mafia a caccia di politici
«Di Torre di Pisa ce n’è una sola»
Staffetta fra procure
Mandanti e no
Scendere a ricatti
Il papello
Da «amichevoli» a «non episodici»
La bozza
Colpo di scena
«Quello di Canale 5»
«Nessun patto di scambio»
Ancora un’archiviazione
Stessa domanda, risposte diverse
La novità
La sagra del commediante
Capitolo quattro
La Trattativa
Riassumendo
Il patto
Ambasciatori o sbirri
Prima sentenza sulla Trattativa
La mafia e il Berlusconi politico
L’estorto
Disillusioni
Appendice
Conclusioni della Corte d’Appello di Palermo nella sentenza Andreotti (2003)
Archiviazione dell’inchiesta di Firenze su Berlusconi e Dell’Utri (1998)
Bibliografia
Fonti principali
Andreotti:
Berlusconi:
Trattativa:
Giampaolo Grassi
Un grazie di cuore a Fabio Gargani,
che mi ha fatto la domanda giusta.
E a Daniele Menciassi,
per la sua matita rossa e blu
Introduzione
Spunto
Sui rapporti fra Stato e mafia è stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Che sono avvolti da una coltre di mistero. Ma anche che le indagini e i processi vanno avanti da troppo tempo. Che i governi di Andreotti e Berlusconi erano condizionati dalla mafia. Ma anche che la lotta alla mafia ha ottenuto risultati determinanti. Che Andreotti e Berlusconi sono stati mafiosi. Ma anche che i giudici li hanno scagionati. Che la mafia riesce a pilotare il voto in Sicilia. Ma anche che certi sindaci e governatori dell’isola sono espressione dell’antimafia. Che nel 1994 la Seconda Repubblica è nata grazie a un patto fra Stato e mafia. Ma anche che l’arresto di Riina, nel 1993, ha segnato l’inizio della parabola discendente della mafia.
E allora, forse è utile riannodare un po’ le fila del discorso. Per orientarsi meglio in questo ginepraio, si possono usare i punti cardinali individuati dalla magistratura. Basta solo aver voglia di andare a (ri)leggere gli atti, usando come mappa le sentenze dei processi Andreotti e Dell’Utri, i decreti dei giudici per le indagini preliminari di Firenze e Caltanissetta sulle inchieste a carico di Dell’Utri e Berlusconi, le memorie, le richieste e le requisitorie dei pubblici ministeri.
Punti di vista
È bene ricordarlo: anche i giudici prendono le cantonate, anche nelle sentenze ci sono scritte delle sciocchezze e spesso i verdetti di oggi contraddicono quelli di ieri. Però, il risultato di un procedimento giudiziario resta il punto finale di un lavoro a tutto tondo: i tribunali e le Corti decidono dopo aver assistito al confronto fra l’accusa e la difesa, avendo dunque a disposizione tutte le carte distribuite durante la partita. Quindi, possono valutare le vicende alla luce delle diverse chiavi di lettura. Per questo, se un fatto storico ha avuto risvolti penali, chi voglia analizzarlo o raccontarlo trova nei processi una fonte preziosissima, da cui non può prescindere.
Ecco, i rapporti fra Stato e mafia sono stati affrontati da più sedi giudiziarie, in epoche diverse e da punti di vista non sempre coincidenti. Obiettivo di questo libro è offrire una sintesi – intesa sia come riassunto, sia come ricomposizione in un’unica trama – di questo immane lavoro. Però, considerando che la fonte è sì autorevole ma, come premesso, fallibile e comunque parziale, il risultato non è Storia, ma semplice cronaca giudiziaria.
La lettura dei documenti fornisce uno strumento per collegare fatti lontani fra loro. Il punto di partenza è un dato processualmente accertato: cioè, che sia l’uomo simbolo della Prima Repubblica, Giulio Andreotti, sia l’uomo simbolo della Seconda Repubblica, Silvio Berlusconi, hanno avuto a che fare con Cosa nostra.
Che la figura di Andreotti sia stata legata alla mafia è scritto in una sentenza della Cassazione del 2004 e che i rapporti fra Berlusconi e la mafia risalgano al 1974 è messo nero su bianco in una sentenza di Cassazione del 2014. Se, da una parte, tutto questo non può che suonare inquietante, dall’altra suggerisce un motivo di conforto: chi tema o sospetti tentativi di insabbiamento e ostruzionismi vari ai danni dei magistrati che puntano l’indice contro il palazzo
può infatti trovare sollievo all’idea che le relazioni fra potentissimi dello Stato e vertici di Cosa nostra sono state messe nero su bianco in sentenze ormai definitive, senza che lo Stato abbia avuto difficoltà a processare se stesso. Non solo, senza che abbia avuto remore a farlo a caldo
, quando Andreotti era omaggiato come un padre della Patria e quando Berlusconi era ancora Presidente del Consiglio.
Eppure, nel tempo, i sospettosi per forza
sono diventati sempre di più. E, con loro, è cresciuto l’armamentario di formule buone a spiegare ogni cosa senza dire nulla, perfette per dare la colpa a qualcuno senza indicare nessuno, per alludere senza specificare. Nel catalogo delle frasi fatte ce n’è per tutti i gusti. Ci sono quelle per chi guarda in alto, e là compaiono il terzo livello, il grande vecchio, il burattinaio e l’indistinto e