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Commedianti: Andreotti, Berlusconi e la mafia
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Commedianti: Andreotti, Berlusconi e la mafia
E-book133 pagine1 ora

Commedianti: Andreotti, Berlusconi e la mafia

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Info su questo ebook

Sui rapporti fra Stato e mafia è stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Che sono avvolti da una coltre di mistero; ma anche che le indagini e i processi vanno avanti da troppo tempo. Che i Governi di Andreotti e Berlusconi erano condizionati dalla mafia; ma anche che ottennero grandi risultati nel combatterla. Che Andreotti e Berlusconi sono stati mafiosi; ma anche che i giudici li hanno scagionati. Che la mafia condiziona il voto in Sicilia; ma anche che certi Sindaci e Governatori dell’isola sono espressione dell’antimafia. Che nel 1994 la Seconda Repubblica è nata grazie a un patto fra Stato e mafia; ma anche che l’arresto di Riina, nel 1993, ha segnato l’inizio della sua parabola discendente. L’intento di questo libro è fornire un quadro chiaro e semplice delle migliaia di pagine che compongono la ricostruzione giudiziaria di una fase cruciale della storia d’Italia. Come mappa sono state utilizzate le sentenze dei processi Andreotti e Dell’Utri, i decreti dei giudici per le indagini preliminari di Firenze e Caltanissetta sulle inchieste a carico di Dell’Utri e Berlusconi per concorso nelle stragi del 1992-1994, le richieste, le requisitorie e le memorie dei Pubblici Ministeri.
LinguaItaliano
Data di uscita15 ott 2018
ISBN9788829528387
Commedianti: Andreotti, Berlusconi e la mafia

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    Commedianti - Giampaolo Grassi

    Saggi Epoké

    Giampaolo Grassi

    Commedianti

    Andreotti, Berlusconi e la mafia

    edizioni epoké

    ISBN 978-88-99647-82-7

    ©2018 Edizioni Epoké

    Prima edizione: 2018

    Edizioni Epoké. Via N. Bixio, 5

    15067, Novi Ligure (AL)

    www.edizioniepoke.it

    epoke@edizioniepoke.it

    Editing e progetto grafico: Simone Tedeschi, Edoardo Traverso.

    In copertina: illustrazione di Michela Degioannis

    I edizione

    Finito di stampare nel mese di aprile.

    Tipografia Pressup srl, Roma.

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta o archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale – se non nei termini previsti dalla legge che tutela il diritto d’autore.

    A Mia, che ha un debole per gli squali e i coccodrilli

    «Andreotti può aver stipulato un esplicito

    patto con la leadership di Cosa nostra,

    e può averlo stracciato quando si è

    accorto che esso era troppo oneroso;

    ovvero può aver soltanto lasciato

    che Lima e soci lo stipulassero in suo nome,

    o può persino essersi appositamente

    disinteressato di quanto accadeva, non facendo

    alcuna azione diretta in favore di Cosa nostra.

    […] Se soltanto venisse provata una delle tre ipotesi,

    ciò configurerebbe una sua imperdonabile

    colpevolezza politica verso il popolo italiano».

    (Salvatore Lupo in Andreotti, la mafia e la storia d’Italia, Donzelli editore, 1996)

    …e parafrasando

    «Berlusconi può aver stipulato un esplicito

    patto con la leadership di Cosa nostra,

    e può averlo stracciato quando si è

    accorto che esso era troppo oneroso;

    ovvero può aver soltanto lasciato

    che Dell’Utri e soci lo stipulassero in suo nome,

    o può persino essersi appositamente

    disinteressato di quanto accadeva, non facendo

    alcuna azione diretta in favore di Cosa nostra.

    […] Se soltanto venisse provata una delle tre ipotesi,

    ciò configurerebbe una sua imperdonabile

    colpevolezza politica verso il popolo italiano».

    Indice

    Introduzione

    Spunto

    Punti di vista

    Perché commedianti

    Intermezzo

    1992

    Capitolo uno

    Prima di Tangentopoli: Andreotti

    Curriculum

    Cattive amicizie

    Andreotti commediante

    Mafia commediante

    Le scorciatoie

    Andreotti cinico

    Ormai è tardi

    «In Sicilia comandiamo noi»

    Andreotti sprovveduto

    Un bacio di fantasia

    Alla ricerca della verginità perduta

    I giudici e la storia

    Capitolo due

    Prima di Tangentopoli: Berlusconi

    Curriculum

    Il gatto e la volpe

    L’incontro con la (stessa) mafia

    Il protettore

    La mafia sa fare il suo mestiere

    Lascia o raddoppia

    Il confine

    Capitolo tre

    Tangentopoli

    La mafia a caccia di politici

    «Di Torre di Pisa ce n’è una sola»

    Staffetta fra procure

    Mandanti e no

    Scendere a ricatti

    Il papello

    Da «amichevoli» a «non episodici»

    La bozza

    Colpo di scena

    «Quello di Canale 5»

    «Nessun patto di scambio»

    Ancora un’archiviazione

    Stessa domanda, risposte diverse

    La novità

    La sagra del commediante

    Capitolo quattro

    La Trattativa

    Riassumendo

    Il patto

    Ambasciatori o sbirri

    Prima sentenza sulla Trattativa

    La mafia e il Berlusconi politico

    L’estorto
    Disillusioni
    Appendice

    Conclusioni della Corte d’Appello di Palermo nella sentenza Andreotti (2003)

    Archiviazione dell’inchiesta di Firenze su Berlusconi e Dell’Utri (1998)

    Bibliografia

    Fonti principali

    Andreotti:

    Berlusconi:

    Trattativa:

    Giampaolo Grassi
    Un grazie di cuore a Fabio Gargani,
    che mi ha fatto la domanda giusta.
    E a Daniele Menciassi,
    per la sua matita rossa e blu

    Introduzione

    Spunto

    Sui rapporti fra Stato e mafia è stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Che sono avvolti da una coltre di mistero. Ma anche che le indagini e i processi vanno avanti da troppo tempo. Che i governi di Andreotti e Berlusconi erano condizionati dalla mafia. Ma anche che la lotta alla mafia ha ottenuto risultati determinanti. Che Andreotti e Berlusconi sono stati mafiosi. Ma anche che i giudici li hanno scagionati. Che la mafia riesce a pilotare il voto in Sicilia. Ma anche che certi sindaci e governatori dell’isola sono espressione dell’antimafia. Che nel 1994 la Seconda Repubblica è nata grazie a un patto fra Stato e mafia. Ma anche che l’arresto di Riina, nel 1993, ha segnato l’inizio della parabola discendente della mafia.

    E allora, forse è utile riannodare un po’ le fila del discorso. Per orientarsi meglio in questo ginepraio, si possono usare i punti cardinali individuati dalla magistratura. Basta solo aver voglia di andare a (ri)leggere gli atti, usando come mappa le sentenze dei processi Andreotti e Dell’Utri, i decreti dei giudici per le indagini preliminari di Firenze e Caltanissetta sulle inchieste a carico di Dell’Utri e Berlusconi, le memorie, le richieste e le requisitorie dei pubblici ministeri.

    Punti di vista

    È bene ricordarlo: anche i giudici prendono le cantonate, anche nelle sentenze ci sono scritte delle sciocchezze e spesso i verdetti di oggi contraddicono quelli di ieri. Però, il risultato di un procedimento giudiziario resta il punto finale di un lavoro a tutto tondo: i tribunali e le Corti decidono dopo aver assistito al confronto fra l’accusa e la difesa, avendo dunque a disposizione tutte le carte distribuite durante la partita. Quindi, possono valutare le vicende alla luce delle diverse chiavi di lettura. Per questo, se un fatto storico ha avuto risvolti penali, chi voglia analizzarlo o raccontarlo trova nei processi una fonte preziosissima, da cui non può prescindere.

    Ecco, i rapporti fra Stato e mafia sono stati affrontati da più sedi giudiziarie, in epoche diverse e da punti di vista non sempre coincidenti. Obiettivo di questo libro è offrire una sintesi – intesa sia come riassunto, sia come ricomposizione in un’unica trama – di questo immane lavoro. Però, considerando che la fonte è sì autorevole ma, come premesso, fallibile e comunque parziale, il risultato non è Storia, ma semplice cronaca giudiziaria.

    La lettura dei documenti fornisce uno strumento per collegare fatti lontani fra loro. Il punto di partenza è un dato processualmente accertato: cioè, che sia l’uomo simbolo della Prima Repubblica, Giulio Andreotti, sia l’uomo simbolo della Seconda Repubblica, Silvio Berlusconi, hanno avuto a che fare con Cosa nostra.

    Che la figura di Andreotti sia stata legata alla mafia è scritto in una sentenza della Cassazione del 2004 e che i rapporti fra Berlusconi e la mafia risalgano al 1974 è messo nero su bianco in una sentenza di Cassazione del 2014. Se, da una parte, tutto questo non può che suonare inquietante, dall’altra suggerisce un motivo di conforto: chi tema o sospetti tentativi di insabbiamento e ostruzionismi vari ai danni dei magistrati che puntano l’indice contro il palazzo può infatti trovare sollievo all’idea che le relazioni fra potentissimi dello Stato e vertici di Cosa nostra sono state messe nero su bianco in sentenze ormai definitive, senza che lo Stato abbia avuto difficoltà a processare se stesso. Non solo, senza che abbia avuto remore a farlo a caldo, quando Andreotti era omaggiato come un padre della Patria e quando Berlusconi era ancora Presidente del Consiglio.

    Eppure, nel tempo, i sospettosi per forza sono diventati sempre di più. E, con loro, è cresciuto l’armamentario di formule buone a spiegare ogni cosa senza dire nulla, perfette per dare la colpa a qualcuno senza indicare nessuno, per alludere senza specificare. Nel catalogo delle frasi fatte ce n’è per tutti i gusti. Ci sono quelle per chi guarda in alto, e là compaiono il terzo livello, il grande vecchio, il burattinaio e l’indistinto e

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