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Seduzione e gelosia (eLit): eLit
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E-book93 pagine1 ora

Seduzione e gelosia (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Segreti oscuri, desideri proibiti, rivelazioni scandalose coinvolgono due ricchissime famiglie australiane... Gemma, appena rimasta orfana di padre, scopre che la vita che ha vissuto fino a quel momento è in realtà una menzogna. Ma come fare a scoprire la verità sulla sua famiglia? Il primo passo è racimolare del denaro, dunque decide di vendere alcuni gioielli di famiglia, tra cui un prezioso opale.

I volumi della serie:

1) Seduzione e gelosia

2) Desiderio e inganno

3) Passione e passato

4) Fantasie e futuro

5) Scandali e segreti

6) Matrimoni e miracoli
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2016
ISBN9788858951330
Seduzione e gelosia (eLit): eLit
Autore

Miranda Lee

Scrittrice romantica, e moglie fortunata di un uomo molto, generoso!

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    Seduzione e gelosia (eLit) - Miranda Lee

    successivo.

    1

    Una nuova vita

    Gemma non pianse al funerale di suo padre. Nessuno pianse.

    Non che quella mattina torrida di febbraio ci fossero molte persone intorno alla tomba nel cimitero di Lightning Ridge. C'erano il prete, il signor Gunther, Ma e Gemma.

    Gemma guardò la bara scendere nella fossa, senza riuscire a piangere. Perché non riesco a piangere?, si chiese per l'ennesima volta e trasalì quando Ma le posò una mano sulla spalla. «Vieni, tesoro, è ora di tornare a casa.»

    Ma, che in realtà si chiamava Madge Welton, era la vicina di casa di Gemma, nel senso che la sua roulotte era parcheggiata poco distante dalla caverna dove Gemma aveva sempre vissuto con suo padre. Madge e suo marito erano arrivati a cercare fortuna nel campo di opali di Lightning Ridge più di trent'anni prima e, dopo la morte di Bill Welton, Ma aveva deciso di restare a vivere lì per integrare la pensione di vedova cercando opali da vendere ai turisti.

    «Che cosa farai adesso, tesoro?» le chiese Ma durante il tragitto. «Suppongo che non vorrai restare a Lightning Ridge; hai sempre sognato di vivere in città, non è vero?»

    «Forse andrò a Sydney.»

    «Io sono originaria di Sydney; è un brutto posto. Troppo grande e troppo rumoroso.»

    «Un po' di rumore non mi farà male dopo aver vissuto sempre qui» mormorò Gemma.

    Avvicinandosi alla caverna, Gemma aggrottò le sopracciglia preoccupata non vedendo Blue correrle incontro come era sua abitudine. Socchiudendo gli occhi per proteggersi dalla luce abbagliante del sole, si guardò intorno e le sembrò di vedere in distanza una forma scura nella polvere.

    «Oh, no» urlò e, inchiodando il furgone, si precipitò fuori prima ancora che il veicolo si fosse fermato. «Blue!» urlò, correndo per poi cadere in ginocchio davanti al cane immobile. Prendendolo in braccio notò la bava alla bocca. «È morto» mormorò, sollevando lo sguardo terrorizzato verso Ma.

    «Sì, tesoro, sembra proprio che sia morto. Si direbbe che sia stato avvelenato.»

    «Avvelenato! Chi mai può avere avvelenato il mio Blue?»

    «Non era un cane molto amato qui intorno» le ricordò Ma in tono gentile. «Era molto feroce con tutti, a parte te. Su, su...» la incoraggiò poi, posandole una mano sulla spalla. «Forse è meglio così. Non avresti potuto portarlo a Sydney con te, lo sai. Non era un cane che potesse vivere in città.»

    «Ma era mio amico» ribatté Gemma con le lacrime agli occhi. «Io gli volevo bene!»

    «Sì, sì, lo so, tesoro e mi dispiace.»

    Gemma, che aveva trattenuto le lacrime dal momento in cui la polizia le aveva comunicato che suo padre si era rotto l'osso del collo cadendo in un pozzo abbandonato, scoppiò in singhiozzi. «Oh, Blue» mormorò, affondando la testa nel pelo polveroso del cane. «Non lasciarmi, per favore, non lasciarmi, sarò sola...»

    «Siamo tutti soli, tesoro» osservò Ma.

    Dopo quelle lacrime salutari, Gemma scavò una fossa per Blue. Lo avvolse con cura in un vecchio lenzuolo, lo adagiò in fondo alla buca che poi riempì di terra.

    Quelle due morti segnavano la fine del passato, adesso era sola e avrebbe dovuto occuparsi del suo futuro.

    Tornata nella caverna, andò a sedersi di fronte a Ma. «Che ne diresti di comperare la mia caverna e di vivere qui mentre io sarò via?» le propose.

    «Be', io... per quanto tempo pensi di restare lontano?»

    «Non lo so; per un po', forse per sempre. Ti scriverò.»

    «Mi mancherai» sospirò Ma, «però ti capisco. Che sia quel che sia.» Fece un sorriso sdentato e aggiunse: «Ho sempre desiderato poter vivere qui, in special modo d'estate».

    «Puoi portare la tua roulotte qui davanti così sarai più comoda. Non ti venderò la concessione mineraria di papà, ma potrai tenerti tutto quello che trovi qui mentre io sono via.»

    «Mi sembra un ottimo affare.»

    «Beviamoci una birra fresca per festeggiare il nostro accordo.»

    «Questa sì che è una buona idea.»

    Gemma parlò e si comportò come se avesse molta fiducia in se stessa, ma non appena restò sola si accasciò sul tavolo e nascose il viso tra le mani.

    Non pianse però; sembrava che ormai avesse versato tutte le lacrime che aveva, così incominciò a pensare a come racimolare il denaro necessario per intraprendere la grande avventura di andare a vivere a Sydney.

    Sebbene fosse una ragazza di campagna dall'esperienza limitata, Gemma non era né tonta né ignorante. Era dotata di una mente acuta e di molto buon senso e sapeva che il denaro equivaleva alla sicurezza.

    Aveva quasi trecento dollari sul conto in banca, messi da parte da quando aveva incominciato a lavorare saltuariamente come cameriera tre mesi prima, terminata la scuola, e poi c'erano i cinquecento dollari che Ma le avrebbe dato per la caverna. In totale aveva ottocento dollari, ma ci voleva di più per intraprendere il viaggio.

    Gemma spostò lo sguardo verso il letto di suo padre. Da tempo sapeva della vecchia scatola dei biscotti nascosta in un buco nel muro dietro alla testata del letto, ma non aveva mai osato prenderla. Sospettava che contenesse una manciata di opali, quelli che suo padre usava come contanti per procurarsi da bere. Era venuto il momento di verificarlo.

    Il cuore le batteva forte mentre prelevava la scatola dal suo nascondiglio per appoggiarla sul tavolo. La aprì e trattenne il respiro, poi con mano tremante prese la pietra ovale che le riempì il palmo. Santo cielo, se è quello che penso...

    Con gli occhi sgranati notò che una sezione del materiale grezzo era stata asportata per rivelare l'opale. Dondolando la pietra nella mano per vederne i giochi di colore, si rese conto di avere trovato una piccola fortuna. Batté le ciglia abbagliata dai riflessi rossi, che poi divennero blu, viola e verdi.

    Santo cielo, sono ricca, pensò, ma quasi subito l'eccitazione di quella scoperta si trasformò in confusione.

    Suo padre non aveva mai trovato niente di decente nelle varie concessioni su cui aveva lavorato a Lightning Ridge, o almeno questo era quanto le aveva sempre detto.

    Un'ondata di risentimento la pervase: perché avevano vissuto in quella caverna primitiva per tutti quegli anni, ridotti come dei pezzenti di cui gli altri avevano pena, se lui era ricco?

    Scuotendo la testa stupefatta, appoggiò la pietra sul tavolo e tornò a guardare nella scatola dove erano rimaste una

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