Serenata di violini: eLit
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Joanna Greer, una casa da affittare, un figlio da allevare, un uomo da amare, non riesce a risolvere questi tre problemi in modo razionale e accettabile. Ci pensa però la madre, Agnes, donna stravagante, che trasforma l'inserzione messa da Joanna per la ricerca di un inquilino in una specie di annuncio matrimoniale in cui si esaltano la bellezza e l'intelligenza della figlia. Risponde Kris Slavik, miliardario in crisi d'identità, in cerca di amore e di una famiglia. Le diffidenze sono molte, ma...
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Anteprima del libro
Serenata di violini - Charlotte Maclay
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Only Bachelors Need Apply
Silhouette Romance
© 1997 Charlotte Lobb
Traduzione di Valeria Visigalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 1998 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-880-4
www.harlequinmondadori.it
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1
«Ha avuto l’impudenza di dirmi che ho bisogno di un marito!» gridò Joanna Greer, sbattendo la borsetta sul tavolo della cucina.
«Chi è stato, cara?» domandò sua madre, Agnes, voltandosi verso di lei.
Smise per un attimo di bagnare le piante sul davanzale della finestra, per guardare la figlia, ancora con l’annaffiatoio piegato verso il basso. L’acqua continuò a scendere sul pavimento.
«Il direttore della banca, quando ha rifiutato di concedermi un prestito» rivelò Joanna, mentre si piegava ad asciugare la pozzanghera che si era formata sul pavimento.
«Oh, tesoro, ma è terribile!»
«È un vero disastro. Siamo già a metà settembre e fra neanche un mese comincerà a piovere. Speravo proprio che saremmo riuscite a riparare i tetti delle villette che papà ci ha lasciato in eredità. Invece, con il primo temporale, andrà tutto in rovina» commentò Joanna molto preoccupata. Non sarebbe mai riuscita ad affittare quelle villette in condizioni così disastrose. E avrebbe dovuto affrontare parecchie spese senza avere dei soldi a disposizione.
«Forse, se chiedi un altro colloquio, riuscirai a fare cambiare idea al direttore. Wally Petersen mi sembra un uomo ragionevole.»
«E, invece, è un uomo con la mentalità del secolo scorso. Non può permettersi di rifiutarmi un prestito perché non sono sposata. Credo, anzi, che sia contro la legge.»
«Però il matrimonio è molto piacevole, non credi?» considerò la madre, illuminandosi.
«Mamma! Non ho bisogno di un marito! E poi non ho certo intenzione di sposarmi solo per poter chiedere un prestito.»
«I mariti sono piacevoli per altre ragioni, cara. Tu hai proprio bisogno di un uomo che possa fare da padre a Tyler...»
«Ne abbiamo già parlato» la interruppe Joanna, infastidita. «Tyler se la sta cavando benissimo. E anch’io, se è per questo.»
Non aveva la ben che minima intenzione di accalappiare un uomo per gravarlo di due oneri immensi: crescere un figlio di dieci anni e occuparsi di una suocera piuttosto eccentrica. Del resto, non c’erano molti uomini che potessero fare al caso suo a Twain Harte, una piccola cittadina sulle colline della Sierra. Quelli che non erano ancora sposati andavano in giro con grossi cinturoni di cuoio, non prendevano mai in mano un libro e guidavano fuoristrada impolverati, attrezzati per la caccia al cervo. Non corrispondevano proprio al marito che aveva in mente Joanna. Si era impegnata molto per divenire un’insegnante, e per lei la cultura aveva una grande importanza.
«Ho intenzione di mettere un annuncio sul giornale, per vedere se riesco a trovare qualche inquilino. Però non potrò farlo pubblicare questo fine settimana. Lunedì e martedì devo andare a Sacramento per un corso di aggiornamento riservato agli insegnanti. Vorrei essere presente se qualcuno si facesse vivo.»
«Posso occuparmene io, cara.»
Joanna fissò la madre con intensità. Quella donna la impensieriva ogni giorno di più. Era sempre stata piuttosto eccentrica, ma negli ultimi tempi sembrava più distratta del solito. Inoltre, aveva preso l’abitudine di vestirsi con un’unica tinta, a seconda dell’umore.
Una volta si abbigliava completamente in giallo, un’altra in verde. Quel giorno, in particolare, era dedicato al viola. Indossava una camicetta e una gonna viola, e persino i capelli mostravano una sfumatura violacea. Però la fissava con uno sguardo pieno di buona volontà. Joanna non avrebbe mai voluto ferirla.
«Se te la senti, mi faresti proprio un grande piacere.»
Aveva bisogno di affittare le tre villette e riempire i garage per riuscire a ottenere una rendita. Così, la prossima volta che si fosse presentata a Wally Petersen, avrebbe avuto qualche speranza in più di ottenere quel prestito di cui necessitava disperatamente.
«Lascia che me ne occupi io, cara» insisté la madre. «Naturalmente sarai tu a occuparti del contratto, quando verrà il momento. Nel frattempo, potrò trattare io con gli aspiranti inquilini. Risponderò al telefono e descriverò le villette con ogni dovizia di particolari. Avrò cura di mettere in risalto la vicinanza dell’autostrada, ma in un contesto tranquillo e ricco di verde.»
«Mi sembra un’ottima presentazione» assentì Joanna con un sorriso, guardando l’orologio. Come al solito, era in ritardo. Doveva andare a prendere Tyler agli allenamenti. «Ecco l’annuncio che intendevo pubblicare. Telefoni tu al giornale?» concluse, tendendo un foglietto alla madre.
«Certo, cara» rispose Agnes leggendolo. «Però mi sembra un po’ troppo breve. Forse è il caso di aggiungere qualche altro particolare...»
«Per favore, non farlo, mamma! Va bene così, come l’ho scritto io» l’ammonì, uscendo di casa in fretta.
Suo figlio e i suoi compagni di classe erano allenati da una coppia, Pop Warner e la moglie, due tipi piuttosto litigiosi. Non sopportavano che i genitori dei ragazzi a loro affidati arrivassero in ritardo. Dopotutto erano gli unici a essersi offerti volontari come allenatori della squadra giovanile.
Kristopher Slavik soppesò con interesse il set da scrivania che stava infilando in una scatola. Non aveva mai avuto l’occasione di scrivere con quella penna così preziosa, e l’avrebbe persino lasciata lì se non avesse avuto le sue iniziali incise di lato. Non c’era molto, a cui fosse realmente affezionato, in quell’ufficio che stava per abbandonare.
Quando sollevò la tazzina da caffè si concesse un sorriso. La formula matematica che ornava i lati della tazzina era piuttosto complicata da risolvere, ma era stata ideata appositamente per gli appassionati di informatica. Una specie di scherzo riservato ai clienti affezionati della NCC, Nanosoft Computerware Corporation.
Chad Harris, suo socio in affari e amico, entrò come un fulmine nell’ufficio. Nonostante fosse vestito in modo impeccabile, si era allentato il nodo della cravatta.
«Non riesco ancora a credere che te ne voglia andare» esordì, appoggiando le mani sulla scrivania.
«È da più di anno che mi preparo a questo momento. Tutti i documenti sono pronti, così la transazione si risolverà in un attimo. Non capisco perché ci debbano essere dei problemi.»
«Sei troppo giovane per ritirarti, Kris.»
«Invece, io credo che trentun anni siano l’età giusta» lo contraddisse lui. Si era reso conto da alcuni mesi, ormai, che quel tipo di vita non faceva al caso suo. Si era perso troppe cose e aveva l’intenzione di godersela diversamente, prima di diventare troppo vecchio. Solo la lealtà verso la ditta che aveva fondato e verso i suoi impiegati gli aveva impedito di cedere tutto al miglior offerente.
«Ma pensa al futuro della NCC » insisté Chad ancora una volta. «Il nostro capitale è quasi raddoppiato, e con i nuovi programmi riusciremo a impadronirci di una nuova fetta di mercato.»
«Una ragione in più per andarmene. Sono sicuro che le mie azioni sono in ottime mani, visto che sarai tu a gestire la ditta. E poi, ho talmente tanto denaro che non riuscirò mai a spenderlo tutto, neanche se campassi cento anni. Voglio avere altre esperienze.»
«Quali, per esempio?»
«Non lo so neanch’io.»
«Sei diventato proprio matto!» esclamò Chad, alzando le braccia in un moto di frustrazione. «Ci rinuncio. È la tua vita. Spero solo che imparerai a vestirti, una buona volta.»
Kris trattenne un sorriso. Il suo abbigliamento era sempre stato motivo di scontro con l’amico. Anche quel giorno indossava un paio di jeans e una semplice maglietta con le mezze maniche, e si sentiva perfettamente a suo agio.
«Te lo prometto. Magari un giorno mi vestirò come te» concluse, mentre il socio lasciava l’ufficio.
Rimasto solo, si mise a sfogliare il giornale. Subito un annuncio, che si riferiva a una villetta in affitto, attirò il suo sguardo. Era scritto con uno stile particolare e prometteva incredibili possibilità di sviluppo. Si era domandato più volte come avrebbe impegnato il suo tempo libero. Quell’annuncio sembrava scritto apposta per rispondere ai suoi