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L'Arte di Prendersi Cura di Sé
L'Arte di Prendersi Cura di Sé
L'Arte di Prendersi Cura di Sé
E-book176 pagine2 ore

L'Arte di Prendersi Cura di Sé

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Info su questo ebook

Questo pratico manuale ti offre dodici strategie per cambiare la tua vita, un mese alla volta.

Ciascun capitolo ti sfida a modificare un atteggiamento o situazione che ti blocca, così impari:
- a comprendere l’impatto reale che ciò che ti circonda ha su di te e a creare un ambiente positivo in cui vivere e lavorare;
- ad accettare e a superare le delusioni, se si manifestano, e a non prendere impegni mosso dal senso di colpa;
- a trovare il tuo ritmo naturale e a cavalcare le onde della vita nel lavoro, nell’amore e nella salute;
- a mettere tra le priorità quella di darti piacere e di renderti felice;
- a scorpire le tue passioni e i tuoi punti di forza per vivere al massimo delle tue potenzialità.

Con i suoi consigli pratici e una gamma di esercizi efficaci, Cheryl Richardson ti dimostra che cambiando modo di pensare puoi trasformare radicalmente la tua vita ed essere l’artefice della tua felicità.

Questo libro è un grande dono per te e per le persone che ami.


La mia vita negli ultimi quindici anni è stata ricca e fruttuosa, una diretta conseguenza della pratica dell’Estrema Cura di Sé.
Dal momento che sono ben consapevole che non esistono soluzioni immediate, e che stiamo parlando di mettere in discussione uno stile di vita dalla radice, non di scegliere l’arredamento di una stanza, ho impostato questo libro per poterti aiutare il più possibile a fare pratica con l’Estrema Cura di Sé compiendo un passo al mese.
Ciascuno dei dodici capitoli che seguono ti illustra una modalità per esercitarti, e alla fine di ognuno troverai una “Sfida dell’Estrema Cura di Sé”, con tanto di linee guida e suggerimenti per imboccare la via giusta e seguirla.
...
Sei pronto a dare una svolta
alla tua vita? In modo radicale,
e una volta per tutte? Allora partiamo! Buona fortuna, e spero che il viaggio sia di tuo gradimento…
LinguaItaliano
Editoremylife
Data di uscita21 mag 2013
ISBN9788863868166
L'Arte di Prendersi Cura di Sé

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    Anteprima del libro

    L'Arte di Prendersi Cura di Sé - Cheryl Richardson

    INTRODUZIONE

    Ho preso la decisione di ingaggiare per la prima volta un coach personale nel 1994. Pensavo che, così facendo, avrei poi potuto diventare io stessa una guida migliore per gli altri, ma gli effetti furono ben più rilevanti: ottenni io stessa una vita migliore. Il mio coach si chiamava Thomas Leonard, fondatore della Coach University e assoluto pioniere in questo settore professionale; non potrò mai dimenticare quanto accadde in occasione della nostra prima sessione insieme.

    Nel corso della seduta di raccolta di informazioni, Thomas mi chiese di raccontargli qualcosa di me. Desiderava farsi un’idea di chi fossi e della vita che conducevo. Nei venti minuti che seguirono, parlai di tutto ciò che mi teneva impegnata:

    •  lavoravo come consulente di sviluppo aziendale le sere e nei weekend;

    •  tenevo seminari sui percorsi professionali per una grande società di consulenza;

    •  facevo volontariato presso un’associazione locale volta a favorire l’occupazione, organizzando laboratori sui colloqui di lavoro e sul networking;

    •  davo supporto agli amici che si trovavano a fronteggiare brutti momenti e avevano bisogno di qualcuno che li capisse e li ascoltasse senza volere nulla in cambio.

    Nel sentire quanto avessi da dire sulle mie occupazioni, devo ammettere che ne restai io stessa piuttosto contenta. Provai una certa soddisfazione, che derivava dal fatto di sentirmi necessaria e richiesta. Terminato il mio resoconto, Thomas restò in silenzio per un momento, poi, con la voce un poco incrinata, disse: Wow, fai un gran bel lavoro prendendoti cura degli altri. Sei davvero una brava persona.

    Sorrisi compiaciuta, pensando: Quest’uomo mi capisce davvero. Ma quello che disse subito dopo mi colse proprio di sorpresa: La verità, Cheryl, è che il ruolo di ‘brava ragazza’ che rivesti ti sta privando della tua stessa vita.

    Rimasi lì seduta immobile per un periodo di tempo che mi sembrò lunghissimo. Il mio momento di gloria si tramutò piano piano in pianto, non appena le parole di Thomas colpirono nel segno. Io ero una brava ragazza. Ero così abituata a prendermi cura del prossimo e a svolgere quel ruolo che ormai, per me, era diventato la normalità. Aveva finito col coincidere con la mia stessa identità, era quello il criterio sul quale misuravo il mio valore. Ora, dopo molti anni e dopo aver seguito numerosi clienti, so che non ero la sola a vivere in una condizione simile: molti di noi, in modo particolare le donne, si sono fatti carico dell’impegno di calarsi in questi panni, in questo nobile ruolo. Non ci accorgiamo però, se non quando è ormai troppo tardi, del prezzo salato che dobbiamo poi mettere in conto per essere stati così altruisti… un conto che paghiamo col sangue.

    Benché a quei tempi fossi molto contenta di prendermi cura degli altri, quando fu il momento di parlare con Thomas di ciò che non funzionava nella mia vita, le mie lamentele misero in luce una realtà ben diversa. Dovetti ammettere che non avevo tempo da dedicare a me stessa: aiutare la gente a raggiungere il successo, senza però riuscire a concludere nulla rispetto a quanto io desideravo, mi faceva provare rancore. Dovetti anche guardare in faccia la realtà e riconoscere che molte delle relazioni che intrattenevo erano a senso unico: alcuni tra i miei amici erano in stato di estremo bisogno, e il motivo per il quale li includevo nella mia vita era perché mi facevano sentire al sicuro, mi davano una sensazione di controllo, mi rendevano importante. Sì, Thomas aveva ragione: ero una brava ragazza, ma questo mi stava prosciugando.

    È stato durante le sessioni di lavoro con Thomas che mi sono avvicinata al concetto di Estrema Cura di Sé. Fu la parola estrema a intrigarmi e a catalizzare la mia attenzione. Mi ricordo che l’idea mi eccitò, ma mi causò anche un certo nervosismo. Dal punto di vista di Thomas, l’Estrema Cura di Sé consisteva nell’accentuare le cure, portandole a un livello del tutto nuovo: un livello che ai miei occhi appariva sfacciato ed egoista, che rimandava ai comportamenti messi in pratica da chi aveva una percezione spropositata dei propri diritti. Ciò comportò una svolta radicale, intesa a migliorare il mio stile di vita e a prendermi l’impegno di fare mie certe abitudini, quelle che mi avrebbero permesso di mantenere determinati standard nella quotidianità. Per esempio, non sarebbe stato sufficiente che mi ritagliassi un solo weekend durante il quale non mi sarei dedicata all’aiuto del prossimo, con l’obiettivo di assaporare un po’ di tempo libero. Thomas volle farmi programmare momenti da dedicare a me stessa ogni giorno, per sei mesi (mettendolo pure per iscritto sul calendario).

    L’Estrema Cura di Sé prevedeva anche che mi circondassi di persone brillanti, consapevoli di se stesse, interessate solo a relazioni alla pari. Si trattava di intraprendere cambiamenti coraggiosi, come per esempio eliminare una volta per tutte dalla mia vita tutta la paccottiglia accumulata, o abbellire l’ambiente di lavoro e quello domestico in modo che fossero in grado di arricchire lo spirito, mantenendoli poi tali o, ancora, tenere sotto controllo i miei movimenti finanziari, per poter essere sempre in grado di decidere il mio stile di vita, ed evitare di prendere impegni mossa solo dal senso di colpa o del dovere.

    Inoltre, Thomas mi spiegò che, nell’ottica dell’Estrema Cura di Sé, era fondamentale che mettessi al primo posto il piacere: e intendo il vero piacere, non solo il concedermi un massaggio ogni due mesi, o un bagno rilassante ogni tanto, o una vacanza all’anno. Significava piuttosto lasciare il lavoro a metà giornata per immergermi nella natura, godermi un massaggio alla settimana e sviluppare abitudini che mi facessero sentire ogni giorno felice e coccolata, come ascoltare la musica che amavo, o bere il mio tè preferito, o ordinare fiori freschi da tenere in ufficio.

    In un primo momento opposi una strenua resistenza all’idea dell’Estrema Cura di Sé. Un massaggio alla settimana? Come potevo permettermelo, se dovevo pagare l’affitto? Ritagliarmi un po’ di tempo per me stessa ogni giorno? Riuscivo a stento a trovare il momento per andare in bagno, figuriamoci se potevo andare a passeggiare in pausa pranzo. I suggerimenti del coach mi apparvero piuttosto utopici, ai limiti del reale e insulsi. Eppure, come avrei scoperto di lì a poco, una vita grandiosa ha inizio con l’apertura mentale. Ancora oggi, sono riconoscente a Thomas Leonard per avere avuto sulla mia vita una visione di più largo respiro di quanto non l’avessi io stessa.

    Una volta che ebbi cominciato a integrare un poco alla volta i principi dell’Estrema Cura di Sé nella mia esistenza, fu chiaro che si rendevano necessari anche certi cambiamenti interiori, per fare in modo che questi comportamenti si consolidassero. Per esempio, dovevo smettere di fare la martire e focalizzarmi sul soddisfacimento dei miei bisogni. Dovevo smettere di aspettarmi che fossero gli altri a leggermi nella mente e cominciare invece a esplicitare con chiarezza cosa desiderassi. Fu arduo chiedere aiuto prima di averne urgente bisogno. Piuttosto che lagnarmi e piagnucolare allorché gli altri mi deludevano, avrei dovuto interpretare la mia frustrazione come il sintomo di qualcosa su cui era necessario intervenire per cambiare. Dovetti anche iniziare a chiedere alle persone di farsi carico di parte dei problemi, invece di tentare di fare l’eroina e risolvere tutto da sola. Infine, era necessario che smettessi di dire di sì in automatico quando qualcuno chiedeva aiuto, imparando piuttosto a dire di no in modo sicuro e pacato.

    Con il progredire del lavoro con Thomas, mi resi conto che compiere determinati cambiamenti non era per niente facile. Se ora mi guardo alle spalle, mi accorgo che quello che stavo sfidando era lo spirito di sacrificio e l’atteggiamento servizievole che avevo ereditato, tramandato per generazioni dalle donne della mia famiglia: è la stessa eredità che ancora oggi disorienta molte donne. Troppe di noi continuano a comportarsi da brave ragazze, e si tratta di un’abitudine dura da sconfiggere. Mi ritrovo a farlo ancora adesso, quando sono stressata o sotto pressione. Tutto a un tratto mi piego e indietreggio, magari solo per rendere il lavoro più facile a qualche dipendente (è ciò che definisco assumere gente per la quale lavorare). Oppure, metto in agenda troppi impegni all’interno di una sola giornata, solo per venire incontro ai bisogni di tutti (questo invece lo definisco pazzia). Chi di noi (sia uomini che donne) si comporta in tal modo spesso si lascia guidare da una risposta automatica, come se venisse premuto un pulsante predefinito e regredisse di riflesso a rimettere in scena reiterati schemi d’azione.

    Le ricompense dell’Estrema Cura di Sé

    Un buon coach si concentra non tanto sui sintomi quanto sulla fonte del problema. Lavorando con Thomas, fui costretta a prendere atto del vero motivo per il quale continuavo a dare così tanto, il più delle volte a mio discapito. Desideravo piacere alla gente, volevo che gli altri gradissero stare in mia compagnia, che mi reputassero saggia e guardassero a me come a una fonte d’aiuto. Volevo anche evitare l’ansia che provavo ogni volta che il mio operato era oggetto di disapprovazione da parte di qualcuno. È bizzarro, ma dopo anni di pratica dell’Estrema Cura di Sé ho compreso una cosa che può sembrare paradossale: se vuoi vivere una vita autentica e ricca di significato, devi specializzarti nell’arte di creare disappunto negli altri e di seccarli, ferendo i loro sentimenti e imparando a convivere col fatto che a qualcuno, comunque, non piacerai. Può non risultare facile, ma è fondamentale farlo, se vuoi che l’esistenza che conduci rifletta i desideri più profondi che provi, i tuoi valori e le tue necessità.

    Col trascorrere del tempo, focalizzandomi sempre più sui principi dell’Estrema Cura di Sé, iniziai a registrare riscontri positivi in ambito lavorativo. In qualità di coach, trasferivo quanto appreso da Thomas ai miei clienti, sfidandoli a non accettare nulla che fosse al di sotto delle loro più alte aspettative, sia che riguardassero il lavoro, le relazioni o la loro salute, o più in generale il loro benessere. Seguendo le mie indicazioni, trasformavano radicalmente le loro vite: come se si riallineassero con una sorta di energia o Forza Divina in grado di aprire loro le porte verso il bene supremo. Ma anche se si trattava di un’idea intrigante e divertente, non sempre era facile convincere la gente a cominciare a prenderla in considerazione. Quando ci dedichiamo alla cura della nostra persona in modo più assiduo, premuroso, con l’intento di arricchirci a livello spirituale, siamo costretti a confrontarci con un retaggio culturale che vuole che egoista sia una parola sporca.

    Ancora oggi resta controversa l’idea stessa di mettere al primo posto la cura di se stessi. Ho dovuto difenderla in più occasioni di fronte ai media, ma anche rivolgendomi ai clienti stessi o ai partecipanti ai miei seminari. Ora accolgo con piacere questa opportunità, ed ecco perché: praticando l’Estrema Cura di Sé siamo costretti a compiere scelte e a prendere decisioni che ci rendono onore e che riflettono la vera natura della nostra anima. Se da una parte questo concetto può apparire egoistico ed egocentrico, dall’altra esso ci consente nei fatti di dare il migliore contributo possibile al mondo. Una scelta di vita che rifletta le indicazioni dell’Estrema Cura di Sé è il presupposto fondamentale per poter fare la differenza su questo Pianeta… come fa la maggior parte delle persone che conosco.

    Grazie alla mia lunga esperienza personale, insieme a quella lavorativa nel ruolo di coach per tanti uomini e tante donne, grandi lavoratori e persone molto attente agli altri, ho imparato che quando ci prendiamo cura di noi stessi con dedizione e determinazione, cominciamo anche a occuparci degli altri, dei familiari, degli amici, del mondo in generale con maggiore efficacia e con migliori risultati. Acquisiamo consapevolezza e coscienziosità. Diciamo la verità. Prendiamo decisioni mosse dall’amore e dalla comprensione piuttosto che dal senso di

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