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Eugénie
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E-book136 pagine1 ora

Eugénie

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Un antico ditale d'argento francese, con incise due iniziali: "E.J.".

Un antiquario romano scopre, a distanza di tempo, la straordinaria vicenda dell'affascinante signorina francese che glielo aveva ceduto a una sola condizione: che avesse ascoltato la propria storia.

Ne scaturisce un viaggio avventuroso fra le pieghe della memoria di una giovinezza segnata da coincidenze, talento, morte e smania di verità. Questo è il potere dell’argento delle Norne - le Parche della mitologia norrena - che vive in sottili strumenti adoperati da una donna consacrata all’arte e alla bellezza. Cucire, per Eugénie, è la vita, come forse lo è per tutti: rammendare gli strappi, i lutti, i tradimenti, tessere sempre e ancora un nuovo abito da indossare per stare al mondo con dignità, per meritare l’Amore, forse di Dio.

La protagonista ama i propri manichini che riveste con gli splendidi abiti delle sue illusioni; soffre quando deve spogliarli per consegnare al mondo il frutto magistrale della sua creatività.

Un viaggio sulle ali del fantastico, ma punteggiato dalla presenza di personaggi storici reali.

Un romanzo che travalica amore e morte, mito e leggenda, sogno e realtà. Un viaggio sinuoso alla scoperta di una donna e del suo segreto.

LinguaItaliano
Data di uscita25 giu 2020
ISBN9788869346514
Eugénie
Autore

Andrea Cionci

Andrea Cionci, classe 1977, romano, storico dell'arte, baritono e giornalista: scrive per La Stampa, Quotidiano Nazionale, Libero ed è stato inviato in area di crisi in Afghanistan e Libano. Nel 2004 ha pubblicato la prima monografia su Evangelista Gorga, primo interprete della Bohéme e ultimo grande collezionista italiano. Per tali studi e per l’ideazione del metodo educativo "Mimerito", sperimentato dal Miur, viene nominato, a 37 anni, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. Diplomato in Conservatorio, ha debuttato in oltre 30 ruoli lirici in Italia, Francia, Giappone, Corea, Spagna e Tunisia. Ufficiale riservista dell’Esercito, nel 2018 collabora alla stesura del volume Grande Guerra, un racconto in 100 immagini, edito dallo Stato Maggiore della Difesa. Poco dopo debutta nella narrativa come coautore della raccolta di racconti Giocattoli perduti. Nel 2020 coordina, con risonanza internazionale, la prima ricerca scientifica sul presunto cranio di Plinio il Vecchio, conservato presso l’Accademia di Arte Sanitaria di Roma, di cui è socio onorario. Appassionato di pittura, poesia, collezionismo e avventura, ha partecipato a corsi di sopravvivenza in Kenya e sulle cime dell’Himalaya.

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    Anteprima del libro

    Eugénie - Andrea Cionci

    © Bibliotheka Edizioni

    Piazza Antonio Mancini, 4 – 00196 Roma

    tel: +39 06.4543 2424

    info@bibliotheka.it

    www.bibliotheka.it

    I edizione, giugno 2020

    e-Isbn 9788869346514

    È vietata la copia e la pubblicazione, totale o parziale,

    del materiale se non a fronte di esplicita autorizzazione scritta

    dell’editore e con citazione esplicita della fonte.

    Progetto grafico: Riccardo Brozzolo

    Disegno di copertina: Paolo Niutta

    www.capselling.it

    Andrea Cionci

    Andrea Cionci, classe 1977, romano, storico dell’arte, baritono e giornalista: scrive per La Stampa, Quotidiano Nazionale, Libero ed è stato inviato in area di crisi in Afghanistan e Libano. Nel 2004 ha pubblicato la prima monografia su Evangelista Gorga, primo interprete della Bohéme e ultimo grande collezionista italiano. Per tali studi e per l’ideazione del metodo educativo Mimerito, sperimentato dal Miur, viene nominato, a 37 anni, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. Diplomato in Conservatorio, ha debuttato oltre 30 ruoli lirici in Italia, Francia, Giappone, Corea, Spagna e Tunisia.

    Ufficiale riservista dell’Esercito, nel 2018 collabora alla stesura del volume Grande Guerra, un racconto in 100 immagini, edito dallo Stato Maggiore della Difesa. Poco dopo debutta nella narrativa come coautore della raccolta di racconti Giocattoli perduti. Nel 2020 coordina, con risonanza internazionale, la prima ricerca scientifica sul presunto cranio di Plinio il Vecchio, conservato presso l’Accademia di Arte Sanitaria di Roma, di cui è socio onorario. Appassionato di pittura, poesia, collezionismo e avventura, ha partecipato a corsi di sopravvivenza in Kenya e sulle cime dell’Himalaya.

    Faccio fatica a fare cose semplici come mangiare e, al contrario, non ho problemi con pratiche che la gente assennata evita, tipo lacerarsi la pelle dal desiderio di cambiare corpo. Sono il contrario di ciò che dovrei essere. Chi se ne accorge rimane stranito e disgustato da me. Come i miei genitori. Perché Cristian dovrebbe essere diverso?

    …e l’ostrica mi insegna a sprecar le perle.

    Gentile Sig. Andrea,

    circa un anno fa, come ricorda, Lei venne a trovarmi in negozio, cercando un oggetto antico per il cucito. La Sua scelta cadde su un ditale d’argento, francese, databile intorno al XIX secolo, che recava incise le iniziali E.J..

    Data la curiosità che Lei espresse verso la storia di quell’oggetto, ho deciso di inviarLe – dopo una attenta riflessione – l’incredibile testimonianza che riguarda quel ditale, della quale sono venuto in possesso solo recentemente.

    A quanto pare, lo stesso faceva parte di un set da cucito di cui era l’ultimo pezzo rimasto. Gli strumenti da lavoro erano conservati in una custodia in legno di noce, foderata di velluto azzurro, che ancora conservo. Questa mi fu portata in negozio, circa quattro anni fa, da una giovane ed elegantissima signora francese. Ebbi l’impressione che dovesse essere la figlia di qualche magnate, data la squisita raffinatezza del suo abbigliamento. Ricordo una Jaguar, con autista, parcheggiata fuori della porta del mio negozio.

    In un italiano incerto, la giovane mi disse che intendeva regalarmi ciò che rimaneva di quell’antico set da cucito, senza chiedere nulla in cambio. Voleva solamente disfarsene per motivi personali. In cambio di questa cessione, pretendeva solamente che ascoltassi il suo racconto. Io accettai con curiosità e anche, non le nascondo, con piacere, all’idea di passare una mezzora in compagnia di quella splendida ragazza bionda.

    Quale fu la mia delusione quando lei insistette per raccontarmi la sua storia in francese, sua lingua madre, che io – ahimè – non conosco (una grave pecca per un antiquario, lo ammetto, ma mi sono sempre interessato soprattutto di mobilio e argenteria inglese).

    Alle mie proteste circa il fatto che comprendessi poco o nulla di quella lingua, la donna, stranamente, si era illuminata e mi aveva pregato di ascoltarla comunque.

    Fu così che iniziò a raccontare, parlando piano, quasi mestamente, animandosi via via e lasciandosi coinvolgere da quanto stava rivivendo attraverso le sue stesse parole. Sembrava un fiume in piena e io, nonostante afferrassi solo qualche parola qui e là, rimanevo affascinato, non so se più dalla musicalità della sua voce, o dal suo splendido viso che, nonostante la freschezza luminosa, pareva celasse un’esperienza di vita intensa e non priva di sofferenze.

    Mi resi conto, poco a poco, di cominciare a perdere la cognizione del tempo e di cadere in uno stato leggermente ipnotico.

    Fu così che rimasi, per alcune ore, inchiodato sulla mia poltroncina da ufficio, ad ascoltare l’arcana e imperscrutabile confessione di quell’affascinante ospite.

    Conservo un vago ricordo della chiusura del suo monologo quando, con fare cerimonioso, sospinse sul tavolo, verso di me, il bauletto di noce foderato d’azzurro.

    Subito dopo, uscì dalla mia bottega in fretta, confusa, come se stesse per scoppiare in lacrime.

    Rimasi intontito per diversi minuti, quasi fossi stato sottoposto all’effetto di una sostanza psicotropa tanto che, quando mi riscossi, mi colse l’angoscioso dubbio di essere stato narcotizzato da una rapinatrice, come capita, a volte, ad antiquari e orefici.

    Eppure, tutto era in ordine: il bauletto era lì, sul marocchino della mia scrivania e nulla mancava dalle vetrine dei miei oggetti d’antiquariato.

    Non avevo capito praticamente nulla del racconto convulso della ragazza francese. Ancora frastornato, esposi il ditale fra le minuterie d’argento dell’800 e misi da parte il cofanetto vuoto nel mio magazzino.

    Si era fatto molto tardi; raccolsi le mie cose e cominciai a chiudere il negozio quando mi sovvenne che una testimonianza di quello strano incontro doveva essere stata catturata dalla telecamera di sorveglianza. Scaricai, così, l’intera registrazione del giorno sul mio computer portatile e la seppellii in una delle tante sottocartelle destinate alle curiosità e ai ricordi personali. Non ebbi neanche modo di provare ad aprire il file, tanto ero stanco. Corsi a casa e, senza nemmeno cenare, mi coricai subito sprofondando in un sonno di piombo.

    Nonostante l’originalità di quell’esperienza e le forti emozioni che mi aveva prodotto, il mattino seguente me ne ero – stranissimo a dirsi – del tutto dimenticato, come se la sera prima mi fossi ubriacato pesantemente.

    Passarono, così, tre anni da quel giorno e, alla fine dello scorso agosto, Lei, visitando la mia bottega, scovò quel ditale di cui avevo rimosso ogni memoria. Fui, quindi, ben lieto di venderLe un pezzo che non si assortiva, per stile e manifattura, con le mie altre argenterie di provenienza britannica. Non appena Lei uscì dal mio negozio, mi colse la curiosità di ritrovare il video in cui era stato immortalato il colloquio con la sconosciuta signora francese.

    Cercando un po’ nel marasma del mio computer, mi imbattei finalmente in quella registrazione: Cessione set cucito francese. Cliccai sul programma di visualizzazione, travolto da un’ondata di curiosità. Nel bianco e nero piuttosto sgranato del video, potei constatare come l’incontro si fosse svolto secondo quanto ricordavo, anche se, della giovane, ripresa costantemente di spalle, non riuscii a rivedere il bellissimo volto.

    Per ogni prudenza, non conoscendo nulla del contenuto del suo racconto, scaricai la sola traccia audio e chiesi a mia figlia di farla tradurre da una sua amica, insegnante di francese.

    Dopo circa un mese, la traduttrice mi inviò queste cartelle, che ora le riporto modificate da un mio unico intervento: quello di aver suddiviso la narrazione in capitoli, e di aver siglato alcuni nomi, per riservatezza.

    Tali pagine contengono una storia assurda, alla quale non crederebbe nessuno. Eppure ho la sensazione, da quel nostro gradevole scambio di opinioni sulle storie segrete degli oggetti antichi, che Lei avrebbe gradito ricevere, in ogni caso, questa folle testimonianza.

    Gliene faccio dono, forse perché io stesso, come la mia misteriosa visitatrice, avverto il desiderio impellente di condividerla con qualcuno.

    La prego solo di farne buon uso e di non mettere mai, assolutamente, in circolazione il nome mio e quello della mia attività.

    Con un cordiale saluto,

    mi ricordi Suo,

    M.L.

    Bretagna

    «Je vous remercie, Monsieur, d’avoir accepté de m’écouter, bien que vous ne compreniez pas ma langue. En réalité, je vous ai menti. Je serais à même de m’exprimer correctement dans la vôtre langue, mais si vous compreniez le sens de ce que je suis sur le point de vous dire, je ne pourrais continuer plus de quelques minutes. J’ai absolument besoin, en revanche, de parler à quelqu’un, de raconter mon histoire. Je ne pense pas vous demander de trop étant donné que ce que je vais vous révéler gratuitement mérite, je crois, votre patience»…

    Io la ringrazio, caro Signore, di aver accettato di ascoltarmi, pur senza capire la mia lingua. In realtà, le ho mentito. Saprei esprimermi correntemente nella sua, ma se lei comprendesse il senso di quanto sto per raccontarle, probabilmente non potrei continuare che per pochi minuti. Invece, io ho la assoluta necessità di parlare con qualcuno, di raccontare la mia storia ad un’anima viva. Credo di non chiederle troppo dato che quello che le sto per cedere, gratuitamente, credo valga la sua pazienza.

    Mi chiamo Eugénie J., ma, oggi, per quei pochi che mi conoscono, ho un

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