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La danza della follia
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E-book222 pagine2 ore

La danza della follia

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Info su questo ebook

La giovane e ambiziosa Alina Petrova è una promessa della danza classica; figlia di un celebre ballerino, sempre alla disperata ricerca della perfezione, ostaggio di un inevitabile confronto con il genio paterno. Il suo sogno è di danzare sulle note de Il lago di cigni, nel ruolo della principessa Odette. Librarsi finalmente libera da ogni vincolo, mostrando la persona che è senza inibizioni, fragilità e paure. Dopo avere brillantemente superato un provino, inizia a frequentare, in compagnia del fratello Gavriel, la prestigiosa Accademia della Juilliard a New York.
Dennis Blake, bello e strafottente, è un ballerino di danza moderna, consapevole del proprio talento, molto legato alla sorella, Samantha, con cui condivide l’esperienza in Accademia. Nel loro passato una perdita importante, un dolore sordo che il tempo non riesce a mitigare.
Per un capriccio del destino, Alina e Dennis si ritrovano a dividere la stessa stanza nel campus, e le loro vite, così come quelle di Gavriel e Samantha, si intrecciano con la danza, gli allenamenti, i sogni da inseguire, le lacrime, le mille piccole invidie tra allievi, la musica, le angherie degli insegnanti, la competizione, le scarpette, la scomodità, la ricerca di se stessi.
Un anno per dimostrare il proprio talento, per affinare le capacità, per testarsi e presentarsi al mondo con quella determinazione che il palcoscenico richiede. Talvolta, però, nella ricerca e affermazione del proprio talento ci si può smarrire. È ciò che succede a Alina. Convinta che per essere Odette, la leggera e bellissima principessa, sia necessario smettere di mangiare.
Il romanzo di Vanessa Winchester Gessi racconta una vicenda di largo respiro, in cui arte e sentimento si fondono, diventando così l’una lo specchio dell’altro.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2022
ISBN9791254570111
La danza della follia

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    Anteprima del libro

    La danza della follia - Vanessa Winchester Gessi

    1

    Che cos’è la danza?

    Ci dica signorina Petrova, cos’è la danza per lei?

    Era la prima domanda che la commissione poneva agli aspiranti studenti della Julliard School.

    Alina rimase in silenzio qualche istante a riflettere, arricciandosi i folti capelli neri, ma la risposta era facile, era sempre stata dentro di lei, doveva solo trovare il coraggio di pronunciarla ad alta voce.

    La danza è libertà! È come volare, leggera e soave come una piuma che si muove spinta dal vento. Senza pensieri.

    I sette membri della commissione annuirono e sorrisero, prendendo appunti.

    Dunque Alina, mi lasci dire che è un piacere vederla qui, con un padre come il suo, ci aspettiamo grandi cose da lei, disse una donna bruna al centro del tavolo.

    Come sempre, la fama del padre la precedeva ovunque andasse, e non c’era niente al mondo che lei odiasse di più. La faceva sentire come un’ombra.

    Tuttavia, si limitò a sorridere educatamente, come le era stato insegnato, poi aggiunse: Con il vostro aiuto mi impegnerò per essere all’altezza, sarebbe un onore per me seguire le orme di mio padre e mantenere alto lo standard di questa onorata facoltà.

    Siamo sicuri che lo farà, ha il talento nel sangue signorina Petrova, rispose un giovane all’estremità del tavolo, sorridendo compiaciuto.

    Passarono poi alle domande tecniche, con chi aveva studiato e dove, cosa voleva ottenere dalla scuola, cosa era o non era in grado di fare.

    Alina rispose a tutte le domande con calma ed educazione, senza smettere di sorridere, anche se nei suoi occhi blu si intravedeva un velo di malinconia. Fin da bambina aveva imparato a fingere, a mascherare le emozioni, al punto che spesso si chiedeva se la sua vera vocazione non fosse il teatro. Ma era Gavriel l’attore della famiglia, la stella sul palcoscenico quando si aprivano i pesanti tendoni rossi. Non poteva competere anche con lui.

    Quando finirono con le domande Alina si alzò compostamente e salutò con un cenno del capo, aprendo la porta al prossimo candidato, un ragazzo alto e biondo, con profondi occhi verdi smeraldo. I due si scambiarono una breve occhiata, ma in quell’attimo qualcosa dentro di loro scattò, anche se nessuno dei due sapeva cosa. Come spesso accade il destino non si riconosce a prima vista, ma è come la goccia d’acqua che picchiando nello stesso punto della roccia, finisce per scavare un solco profondo.

    Il ragazzo si sedette, accavallando le gambe con fare disinvolto.

    Allora signor Dennis Blake, lei è qui per essere ammesso alla facoltà di danza moderna, perciò ci dica, cosa rappresenta la danza per lei? chiese la donna al centro del grande tavolo rettangolare di fronte a lui.

    Ma che razza di domanda è?

    Guardava tutti con tono di sfida, non gli importava un bel niente di quello che pensavano di lui, e non faceva niente per nasconderlo.

    Signor Blake, lei ha chiesto di entrare nella più prestigiosa scuola di danza del paese, questo sicuramente le sarà costato molti sacrifici; quindi, presumiamo che sia stata la sua passione a spingerla fin qui, non è forse così? La donna sembrava spazientita, e tamburellava il foglio con la matita.

    Beh di certo non è stato il vento non le pare? rispose il ragazzo con un sorriso accattivante.

    Risponda semplicemente alla domanda signor Blake, lo riprese un uomo anziano seduto alla destra della donna che aveva parlato.

    Volete sapere cos’è la danza per me? Dennis si sporse verso di loro, assumendo un’espressione seria. La danza è vita! È fuoco, è passione, è ardere e muoversi come le fiamme, che abbagliano chiunque le guardi.

    Ai membri della commissione sembrò quasi che anche gli occhi del ragazzo prendessero fuoco mentre parlava. Rimasero un minuto in silenzio, stupiti dalla risposta, poi presero qualche appunto e incominciarono con le domande tecniche, come di consuetudine.

    Quando Dennis uscì c’era una ragazza alta e castana ad aspettarlo, appena lo vide corse verso di lui, lasciando gli spartiti che teneva tra le mani, e si affrettò a chiedergli com’era andata.

    Tutto okay credo, quegli idioti non riconoscerebbero il talento neanche se gli baciasse il culo, ma credo di averli convinti! rispose con un sorriso, dandole una pacca sulla spalla. Si appoggiò al muro e bevve un sorso dalla bottiglietta d’acqua che strappò dalle mani tremanti della ragazza. Rilassati Sam, sei un fottuto genio, andrà tutto bene, aggiunse, dopo aver bevuto un sorso.

    Samantha annuì poco convinta e riprese a leggere i suoi spartiti, muovendo le mani sulle gambe, come fossero il suo amato pianoforte. Aveva preso quel vizio anni fa, e ora era diventato un’abitudine.

    Alina guardava la scena dall’altra parte del muro, mentre ascoltava il fratello parlare e recitare uno dei suoi passi preferiti dell’ Amleto.

    Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore, recitò il ragazzo con voce profonda.

    Poi si sporse come a volerle dare un bacio, Alina si spostò e guardò torvo il fratello, tutta quella sua esuberanza le dava sui nervi, non capiva come potesse essere sempre così allegro.

    Grazie Gavriel, ma ora sono troppo nervosa per ascoltare i tuoi vaneggiamenti.

    Non sono vaneggiamenti sorellina, solo un’autentica dimostrazione d’amore! Fraterno, s’intende, non che tu non sia carina, ma non sei proprio il mio tipo, scherzò Gavriel tirandole una gomitata.

    E ringrazio di questo ogni giorno. Ma ora non seccarmi, piuttosto, dov’è nostro padre? Credevo sarebbe venuto...

    Mr. Perfezione ha detto che sarebbe stato inutile venire, visto che non avresti avuto nessuno problema a essere ammessa.

    Alina si aspettava una risposta del genere, anche se una piccola parte di sé aveva sperato di sbagliarsi. Per un momento i suoi occhi azzurro grigi divennero tristi, ma poi fece un profondo respiro e racchiuse la tristezza in quell’angolino segreto dove reprimeva tutti quei momenti che avrebbe voluto dimenticare, sperando che accadesse. Ma non accadeva mai. Di notte uscivano da quel posto segreto per venire a tormentarla, e non c’era nulla che lei potesse fare per impedirlo.

    Alzò gli occhi spaventati e si guardò intorno: ballerini, musicisti, attori, persone venute da tutto il paese per diventare qualcuno, per diventare parte di qualcosa più grande di loro. Alcuni studiavano, altri recitavano a bassa voce, altri ancora si esercitavano con i propri strumenti, alcuni provavano passi di danza. La maggior parte era accompagnata da parenti e genitori, fidanzati e amici, che cercavano di rassicurarli e prepararli al meglio. Erano tutti preoccupati, anche se cercavano di mascherarlo. L’unico che non mostrava alcuna paura era il ragazzo dagli occhi verdi di fronte a sé, guardava tutti come se fosse al di sopra di ciò che stava accadendo, come se niente al mondo potesse spaventarlo o ferirlo, sembrava indistruttibile.

    Alina sospirò, quanto avrebbe voluto essere forte come lui, quanto avrebbe voluto assomigliargli.

    In quell’istante Dennis alzò lo sguardo sbuffando, e i loro occhi si incrociarono di nuovo.

    2

    Una nuova casa

    Alina arrivò alla Juilliard Off-Campus Housing accompagnata dal serio fratello maggiore Nikolaj, e da Gavriel, che non la smetteva di fotografare tutto.

    Aveva inutilmente sperato che sarebbe stato il padre ad accompagnarli nella loro nuova casa, ma come sempre aveva dovuto ricredersi, rinchiudendo quell’ennesima delusione nel suo angolino segreto.

    Nikolaj era un importante avvocato e viveva in un appartamento a New York, così li aveva accompagnati con la sua macchina scura fino agli alloggi degli studenti, per assicurarsi che andasse tutto bene, e che le stanze fossero adeguate alla loro importanza.

    Il viaggio in macchina era stato bello, Nikolaj per lo più discuteva al telefono con i suoi soci su un nuovo importante caso, anche se per lui tutti i casi erano importanti. Gavriel invece leggeva uno dei suoi libri recitando di tanto in tanto i passi che gli piacevano di più, mentre Alina con le cuffie nelle orecchie, guardava dal finestrino il passato che scivolava via velocemente e il suo futuro avvicinarsi, eccitata e allo stesso tempo terrorizzata.

    Una volta arrivati al grande edificio dove si sarebbero trasferiti, Nikolaj prese le loro valigie e si incamminò con passo svelto e sicuro verso l’entrata.

    Gavriel scherzava e attaccava bottone con tutti quelli che incontrava, entusiasta della nuova sistemazione, e intento a osservarne ogni minimo dettaglio. Non faceva che ripetere che in posti come quello si respirava arte pura.

    Alina invece camminava lentamente stringendo la sua borsa contro il petto, come faceva di notte con il suo cuscino, le dava un senso di protezione. Guardava con occhi pieni di speranza quel posto e tutte le persone che incontrava, decisa a realizzare i suoi sogni, e soprattutto a rendere fiero il padre.

    Gavriel era in stanza con un ballerino, un ragazzo strafottente che veniva dal Kansas, e che a detta di tutti non avrebbe portato altro che guai, il che non faceva che aumentare la preoccupazione di Alina, che era molto protettiva con lui. Gavriel invece non ne era affatto turbato, e come sempre si limitava a scherzarci sopra, sostenendo che non poteva che essere un ragazzo interessante.

    Nikolaj li accompagnò nelle loro stanze riempiendoli di raccomandazioni, era più grande di loro ed era sempre stato una figura autoritaria a cui chiedere consiglio, sebbene fossero sempre simili a quelli del padre, di cui lui seguiva ciecamente le orme e gli insegnamenti.

    Quando Alina arrivò nella stanza del fratello, trovò la ragazza castana che aveva visto ai provini portare dentro degli scatoloni, e immediatamente sperò di ritrovare quegli intensi occhi verdi ad aspettarla all’interno. Sentiva che avere un ragazzo così forte al suo fianco l’avrebbe aiutata almeno un po’ a sentirsi meno spaurita. Entrò con il fiato sospeso, e appena oltrepassò la porta di legno chiaro il ragazzo biondo si voltò verso di lei, e quegli occhi si specchiarono nei suoi, così forti e vivaci, dandole subito un’energia nuova.

    Alina restò immobile stringendo a sé la borsa, senza sapere cosa dire.

    Ehi ciao! Mi ricordo di te, eri ai provini l’altro giorno giusto? chiese lui, posando uno zaino a terra.

    Alina annuì e sorrise timidamente.

    Beh piacere, io sono Dennis, disse il ragazzo porgendole la mano.

    Io sono Ali... piacere mio, Dennis, rispose stringendogli a sua volta la mano.

    Il ragazzo aveva una stretta di mano forte e decisa, tutto il contrario di quella debole di Alina.

    Lei è mia sorella Samantha, ma puoi chiamarla Sam. Non Mrs. Lentiggini, perché pare le dia fastidio. Vivrà qui anche lei, qualche stanza più in là per fortuna, aggiunse indicandole la ragazza castana alla sua destra, che in quel momento stava appoggiando gli scatoloni sul letto.

    Ehi, ma che stronzo! E io che ti sto addirittura aiutando a portare la tua robaccia qua dentro, lo riprese Sam, lanciandogli una maglietta che spuntava dalle scatole.

    Beh che vuoi da me, è tutta la vita che divido la stanza con la tua brutta faccia lentigginosa! Dennis le lanciò a sua volta la maglietta sorridendo. Nonostante quello che diceva, si vedeva dagli occhi l’affetto che nutriva per la sorella.

    Anche mio fratello, è per questo che sono qui. Lui studia teatro.

    Un attore, eh? Divertente! Forse avresti dovuto studiare anche tu teatro Dennis, dopotutto sei sempre stato bravo a raccontare balle.

    La volete finire voi due idioti? Sembrate dei bambini per la miseria! Una voce profonda interruppe i loro scherzi. Un uomo sulla cinquantina con la barba e il cappellino da baseball entrò nella stanza dando un colpo con il giornale sulla nuca di entrambi, scuotendo la testa.

    Alina rise, ma quando intravide lo sguardo severo di Nikolaj la sua espressione mutò.

    E così tu saresti il compagno di stanza di Gavriel, giusto? chiese Nikolaj, rivolgendosi a Dennis.

    Così pare amico, rispose lui con un’alzata di spalle.

    Non sono tuo amico, e vedi di non fare casino, siete qui per studiare e imparare, non per divertirvi.

    Sì signore! rispose Dennis mettendosi dritto come un soldato, facendo addirittura il saluto militare.

    Alina scoppiò a ridere, e smise solo dopo aver ricevuto un’occhiataccia dal fratello.

    L’uomo con il cappellino gli diede un altro colpo in testa col giornale. Non si scherza su queste cose idiota! lo riprese con un mezzo ghigno.

    Sì zio, rispose Dennis alzando gli occhi al cielo e massaggiandosi la nuca.

    Alla fine, Nikolaj depositò i bagagli, e dopo averlo salutato e aver dato l’ennesima occhiata carica di disprezzo a Dennis uscì dalla stanza con il cellulare in mano. La sorella e lo zio di Dennis lo aiutarono a sistemare tutto e poi andarono in camera di Sam a finire di portare i bagagli. A Alina sembravano una famiglia allegra, e ogni volta che ridevano veniva da ridere anche a lei, contagiata dal loro entusiasmo. Rifletté su quanto fossero diverse le loro famiglie, e su quanto fossero diversi loro stessi, chiedendosi se avrebbero mai potuto legare davvero.

    Fu in quel momento che arrivò Gavriel, tutto rosso in viso, con i capelli arruffati e un gran sorriso. Era sempre stato un ragazzo di bell’aspetto, alto e con le spalle larghe, le braccia forti e quell’eterno sguardo da Peter Pan, tuttavia quel particolare sorriso, non voleva mai dire nulla di buono.

    Dov’eri finito? Ti-ti stavamo aspettando e… iniziò a balbettare lei.

    Beh, vedi sorellina, è davvero una storia lunga e interessante. All’inizio magari ti potrà sembrare negativa, ma…

    Oh, non iniziare. So benissimo che quando dici così stai per rifilarmi una fregatura mascherandola da cosa positiva, esclamò lei, incrociando le esili braccia e corrucciando le labbra carnose.

    Mi conosci troppo bene sorellina, ma vedi, credo di aver trovato il vero amore. E molto più vicino di quanto immaginassi. Pensa, proprio nella tua stanza…

    Tu incontri il vero amore a ogni bar. E poi con questo cosa vorresti dire?

    Semplicemente che faremo a cambio di stanza per diciamo… qualche mese. Il tempo di entrare in intimità con quella dolce fanciulla. O magari chissà, organizzeremo un gran matrimonio russo, a cui papà ci darà buca.

    Alina fu colta dal panico, e come spesso accadeva, prima che riuscisse a mettere insieme un discorso sensato e convincente, il fratello aveva già fatto di testa sua. Giusto un bacio veloce sulla fronte e aveva afferrato il suo borsone, correndo verso l’ennesimo vero amore.

    Alina scacciò le lacrime, si sdraiò sul letto vicino alla finestra, osservando il cielo al di là di esso, terso e senza nuvole, con gli uccelli che volavano leggeri e liberi. Per un attimo si sentì sconfortata, quanto avrebbe voluto avere le ali anche lei, e poter fuggire via da tutto quello, poter volare sopra il mondo e la sua tristezza, scoprendo ogni giorno un mondo nuovo, senza niente che la trattenesse o la appesantisse.

    Allora Ali, pare che passeremo molto tempo insieme tu e io. La

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