Trasparenza e segreto nella Chiesa cattolica
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Info su questo ebook
Una delle sfide della Chiesa è tenere insieme apertura e confidenzialità, combattere l’insabbiamento e tutelare la presunzione d’innocenza, e il libro si interroga proprio su come rendere questo possibile. Il presente studio non ha come oggetto principale gli abusi sessuali nella Chiesa, ma il contesto in cui si muove è segnato anche da questa realtà, soffermandosi sulle riforme fatte da Papa Francesco riguardo il diritto penale canonico. Il libro propone, infine, l’accountability e la metafora della traslucenza, al posto della “trasparenza assoluta”, come modello organico più adeguato alla natura, alle finalità e alla missione della Chiesa.
Prefazione di S.E.R. Mons. Charles J. Scicluna
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Anteprima del libro
Trasparenza e segreto nella Chiesa cattolica - Jordi Pujol Soler
Jordi Pujol Soler – Rolando Montes de Oca
TRASPARENZA E SEGRETO NELLA CHIESA CATTOLICA
© 2022, Marcianum Press, Venezia
Marcianum Press
Edizioni Studium S.r.l.
Dorsoduro 1 - 30123 Venezia
Tel. 041 27.43.914
marcianumpress@edizionistudium.it
www.marcianumpress.it
Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Marcianum Press – Edizioni Studium sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.
In copertina: Zynio, Microphones Vector, da freevector.com
ISBN Edizione cartacea 978-88-6512-850-3
ISBN Edizione digitale 978-88-6512-880-0
ISBN: 9788865128800
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
https://writeapp.io
Indice dei contenuti
PREFAZIONE
Introduzione
CAPITOLO I
Obiettivi della politica top secret
L’abuso della segretezza danneggia il diritto dei fedeli di conoscere la verità
L’abuso della segretezza va contro la giustizia
L’abuso della segretezza danneggia l’autorità e indebolisce i rapporti all’interno della Chiesa
Relazioni asimmetriche nella Chiesa
Rapporto asimmetrico uomo-donna
La donna nella Chiesa e la pressione woke
CAPITOLO II
Segreto professionale, segreto pontificio e sigillo sacramentale
La segretezza protegge il diritto alla buona reputazione e alla privacy
Alcuni tipi di segreti che proteggono il bene pubblico della Chiesa
Abolizione del segreto pontificio per i casi di abuso
CAPITOLO III
La Chiesa esiste per comunicare
La Chiesa è comunione
La Chiesa è gerarchica
La Chiesa ha un magistero
Il termine efficacia
ha un significato diverso per la Chiesa
Perché parlare di trasparenza nella Chiesa?
Una Chiesa dove ci siano libertà di informazione, apertura, partecipazione e dialogo: il Vaticano II
Libertà di informazione
Partecipazione e dialogo nella Chiesa
CAPITOLO IV
La Chiesa come organizzazione in ambito pubblico
La nozione di trasparenza come comunicazione incessante
CAPITOLO V
La Chiesa è per la tolleranza zero?
Trasparenza illimitata come abuso di potere
La trasparenza senza limiti mina la giustizia e la comunione
La trasparenza assoluta è contraria al senso di umanità e distorce la verità
CAPITOLO VI
Giornalismo e Giustizia: un rapporto bizzarro
All’insegna della trasparenza e della tolleranza zero
Una marea di negligenze e irregolarità nel processo
È davvero possibile difendere la presunzione di innocenza e mettere le vittime al primo posto?
La presunzione di innocenza e il diritto canonico
CAPITOLO VII
Mistero e trasparenza senza limiti
Silenzio e trasparenza senza limiti
Rispetto e trasparenza
Fiducia, sospetto e trasparenza
È possibile limitare la trasparenza?
La comunicazione della Chiesa: un modello organico
CAPITOLO VIII
L’accountability dei vescovi
La questione della responsabilità giuridica delle organizzazioni
L’obbligo di risarcimento e la riparazione del danno non sono solo questioni morali di benevolenza, sono anche problemi giuridici, che richiedono giustizia
L’obbligo di vigilanza nel governo dell’autorità ecclesiastica
Cultura organizzativa e di governo dell’auto-responsabilità
CAPITOLO IX
A livello giuridico: nuovi concetti che scuotono il sistema canonico
Tradizione giuridica inquisitoria e dispositiva
A livello comunicativo: la segretezza non può essere una pratica comune
Una trasformazione dall’interno
Incorporare la pratica della accountability nella Chiesa come espressione della sua comunione
CAPITOLO X
La via della comunicazione incessante
Comunicazione e diritto devono lavorare insieme
La legge è una scienza pratica, così come la comunicazione
CAPITOLO XI
Applicazioni di idee dal Magistero
Applicazioni di idee dal Diritto
Applicazioni di idee dalla comunicazione
Allegato I
Allegato II
POSTFAZIONE
1. Atteggiamento proattivo di ricerca della verità
2. Atteggiamento positivo: essere collaboratori della verità
3. Rinnovare nella leadership ecclesiale una cultura della verità
AUTORI
Bibliografia
Ringraziamenti
Jordi Pujol Soler – Rolando Montes de Oca
Trasparenza
e Segreto nella Chiesa Cattolica
Postfazione di S.E.R. Mons. Charles J. Scicluna
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Ai nostri genitori
che fin da piccoli ci hanno insegnato
a coltivare i valori dell’apertura e la discrezione
PREFAZIONE
Il problema con il problema della segretezza
Quando, alcuni anni fa, ho deciso di scrivere un libro sulla questione della segretezza nella Chiesa [1] , ho scoperto fin dall’inizio che i teologi cattolici avevano poco o nulla da dire al riguardo. Consultato un eminente teologo, per trovare fonti, egli mi ha detto che la segretezza era una questione canonica, non teologica, e che avrei dovuto rivolgermi al diritto canonico. Tuttavia, cercando nel Codice di Diritto Canonico, ho trovato canoni che si occupavano della riservatezza dei registri della Chiesa e aspetti simili, ma nulla sull’abuso della segretezza nella Chiesa. Certamente, i teologi morali hanno scritto molto nel corso dei secoli sulla dicotomia dire la verità-mentire
, ma questa è una questione diversa. E il problema dell’abuso della segretezza non si trova da nessuna parte nel vasto panorama teologico.
Ora, perché questo? La mia ipotesi è che ciò rifletta una mentalità precisa: l’abuso della segretezza nella conduzione degli affari ecclesiastici sarebbe semplicemente parte del modo di fare, come se la segretezza nascesse dalla natura stessa della Chiesa e le parole: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo
[2] non fossero mai state pronunciate. Invece sono state dette. Per quanto ne so, Gesù non disse: Andate in tutto il mondo e tacete su quello che state facendo
. Eppure, a volte, abbiamo agito e agiamo ora, come se ci fosse stato detto di fare proprio così.
In un simile contesto, sono ben lieto che il presente libro di Padre Rolando Montes de Oca e Padre Jordi Pujol rompa il silenzio e dia un importante contributo alla discussione sul tema della trasparenza e della segretezza.
Il libro che ho scritto – ormai più di un decennio fa – non ha una visione esclusivamente negativa della segretezza. In realtà, spiego in quali casi essa è, di fatto, molto importante. Il sigillo della confessione è l’esempio più lampante di segretezza strettamente obbligatoria nella Chiesa. Gli attuali sforzi che, in diversi paesi, si stanno facendo per scavalcare questo sacro imperativo – in nome dello sradicamento e della punizione degli abusi sessuali –, seppur forse comprensibili, sono profondamente allarmanti.
Vi è un serio obbligo di segretezza nelle situazioni di consulenza pastorale. Inoltre, la Chiesa ha il diritto di proteggere i suoi legittimi interessi finanziari e amministrativi, come qualsiasi altra istituzione, così come condivide con altri gruppi l’obbligo di rispettare i diritti di privacy delle persone.
Quindi, la tesi avanzata nel mio libro non è che la Chiesa debba rivelare tutto senza limiti. Il punto è un altro: la Chiesa, nel fare il suo lavoro, dovrebbe essere a favore dell’apertura e della responsabilità, con l’onere della prova in ogni caso particolare in cui favorisce la segretezza.
Va da sé che la Chiesa cattolica non è l’unica istituzione in cui si abusa della segretezza. Questo problema esiste nel governo, nell’esercito e nel settore privato – ovunque i responsabili usino la segretezza per coprire illeciti ed errori propri o dei subordinati, oppure diventi uno strumento per controllare gli altri, o, semplicemente, per evitare di spiegare cosa sta succedendo a coloro che non appartengono al proprio gruppo ristretto
. Tuttavia, il fatto che l’abuso della segretezza sia comune ai membri della classe dirigente in molti contesti istituzionali è importante per comprendere quando lo stesso fenomeno si verifica nella Chiesa.
Al contempo, comunque, è ragionevole chiedersi se ci sia qualcosa di specifico nell’abuso della segretezza da parte della Chiesa. La risposta credo sia duplice: sì e no. Non si tratta solo di vedere ‘quanto’ lo stesso tipo di abuso di segretezza sia diffuso e praticato in altri contesti, oltre a quello religioso.
Sissela Bok, esperto di etica, esprime il problema con dei termini forti: Quando sono collegati, la segretezza e il potere politico sono pericolosi all’estremo. Per tutti gli individui la segretezza comporta un certo rischio di corruzione e irrazionalità; ma se dispongono di un potere superiore a quello ordinario sugli altri, e se questo potere è esercitato in segreto, senza alcuna responsabilità verso coloro che sono colpiti, il rischio dell’abuso è grande... In assenza di responsabilità e garanzie, la presunzione di mantenere la segretezza, quando è legata al potere, è quindi forte
[3] .
Ciò che è specifico nell’abuso della segretezza nella Chiesa diventa chiaro quando ci si chiede chi esercita potere sugli altri
in ambiente ecclesiale. Storicamente parlando, la risposta, sia de facto che de jure, è chiara: all’interno della Chiesa cattolica il potere sugli altri è esercitato dai membri della gerarchia clericale e ultimamente, in una certa misura, dai loro collaboratori laici e religiosi. Ciò per dire che l’abuso della segretezza nella Chiesa è intimamente legato al clericalismo.
Alcuni anni fa ho scritto un libro anche su questo problema [4] . Come per il libro sulla segretezza, così pure in questo lavoro sul clericalismo ho scoperto che non era stato pubblicato molto sull’argomento. Naturalmente, dallo scoppio degli scandali degli abusi sessuali del clero e del loro occultamento da parte di vescovi e superiori religiosi sempre più voci si sono alzate per condannare il clericalismo. Il National Review Board, un’entità istituita dai vescovi degli Stati Uniti per monitorare i loro sforzi volti ad affrontare la crisi, ha parlato a nome di molti in un rapporto su le cause e il contesto
dello scandalo degli abusi sessuali, pubblicato nel febbraio 2004: Alcuni testimoni hanno paragonato la cultura clericale a una cultura feudale o militare e hanno detto che i sacerdoti e i vescovi che ‘davano scossoni alla barca’ avevano meno probabilità di avanzare. Allo stesso modo, ci è stato detto che alcuni vescovi non volevano essere associati a nessun problema per paura di critiche, perché i problemi sorgevano sotto il loro controllo. Di conseguenza, si è lasciato che i problemi crescessero e peggiorassero
.
Il rapporto non ha lasciato dubbi sul legame tra clericalismo e segretezza.
In molti casi, i dirigenti della Chiesa avevano più interesse a proteggere la riservatezza e il diritto alla privacy di un sacerdote piuttosto che preoccuparsi della prevenzione di ulteriori danni alle vittime e della rivendicazione dei loro diritti. Sia la riservatezza che la privacy sono preziose... Ma a questi valori non dovrebbe essere permesso di prevalere sul dovere di mantenere i bambini al sicuro dai danni
[5] .
Inutile dire che abbiamo pagato un prezzo molto caro per aver ignorato quell’avvertimento. Emblematico è il caso dell’ex cardinale Theodore McCarrick. Ecco un esempio, a un livello molto alto nella gerarchia, in cui segretezza e clericalismo hanno lavorato in tandem e provocato un disastro per tutta la Chiesa.
Come suggerito poc’anzi, c’è una dimensione peculiare nell’abuso del segreto nella Chiesa: ovvero si va a minare la Chiesa considerata dal punto di vista della communio – cioè come una comunione gerarchicamente strutturata o comunità di fede in cui tutti i membri sono fondamentalmente uguali in dignità e diritti.
Quando mi resi conto per la prima volta del fatto che l’abuso di segretezza nella Chiesa era un problema serio, guardai la situazione semplicemente da un punto di vista pragmatico. Come responsabile delle relazioni con i media della conferenza episcopale degli Stati Uniti, mi ero fermamente convinto del fatto che la segretezza intorno ai vescovi fosse dannosa anzitutto per i loro stessi interessi, poiché causava continue tensioni e conflitti con i giornalisti. Col passare del tempo, tuttavia, mi resi conto che le ragioni dell’apertura e della responsabilità nella Chiesa andavano ben oltre il semplice miglioramento delle relazioni con i giornalisti e occorreva affrontare il danno che il segreto aveva arrecato alla comunione all’interno della Chiesa. Una comunità ecclesiale che vive nel segreto
è una comunità ecclesiale profondamente ferita. È qualcosa che va oltre i problemi nelle relazioni con i media: si tratta di una questione fondamentale dell’ecclesiologia, che tocca direttamente la natura della Chiesa stessa.
In qualsiasi gruppo o comunità la comunicazione tra i membri è necessaria per la salute e il buon funzionamento del gruppo: questo è certamente vero anche per la Chiesa. Ma ciò che è in gioco nella Chiesa è qualcosa di ancora più grande. Già nel 1971, l’Istruzione pastorale per le comunicazioni sociali, Communio et Progressio, pubblicata da quello che allora era chiamato pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, sottolineava un aspetto importante: ovvero che i membri della Chiesa hanno il diritto a tutte le informazioni di cui necessitano per svolgere il loro ruolo attivo nella vita della Chiesa
, un diritto che si riconosce tanto ai fedeli come individui quanto a gruppi organizzati
[6] .
Chiaramente, la comunione ecclesiale ha una dimensione verticale: essa inizia e si fonda sul rapporto con Dio; e il primato di questa dimensione verticale deve essere sempre riconosciuto e rispettato. Ma la comunione ecclesiale ha anche una dimensione orizzontale su cui si focalizzano la dichiarazione del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e altre dichiarazioni simili della Santa Sede: essa riguarda i rapporti umani tra noi, che siamo membri della comunità ecclesiale. L’abuso sistematico della segretezza e altre offese verso l’apertura e l’onestà nella comunicazione per condurre gli affari della Chiesa, sono in conflitto con questo principio fondamentale della comunione ecclesiale e negano ad alcuni membri della Chiesa le informazioni di cui hanno bisogno per essere membri attivi e responsabili.
Il riconoscimento di quanto appena detto è tutt’altro che universale anche oggi. Il progresso è lento, ma si sta verificando, e questo libro contribuisce proprio a questo. Mi auguro davvero che il suo messaggio sia ampiamente ascoltato e preso a cuore.
Russell Shaw
[1] R. Shaw, Nothing To Hide: Secrecy, Communication, and Communion in the Catholic Church, Ignatius Press, San Francisco 2008.
[2] Mc 16-15
[3] S. Bok, On the Ethics of Concealment and Revelation, Vintage Books, New York 1989, p. 126.
[4] R. Shaw, To Hunt, To Shoot, To Entertain: Clericalism and the Catholic Laity, Ignatius Press, San Francisco 1993.
[5] National Review Board, A Report on the Crisis in the Catholic Church in the United States, «Origins», 11 marzo 2004.
[6] Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali (PCCS), Istruzione Pastorale Communio e Progressio, 23 maggio 1971, in AAS 63 (1971) pp. 655 ss., nn. 119-120.
Introduzione
Avere informazioni è potere e, per la stessa ragione, anche classificare qualcosa come segreto è potere. Lo hanno sempre saputo i governanti delle varie istituzioni civili, militari e religiose. Essere trasparenti porta anche a mostrare la propria vulnerabilità e quindi rende attaccabili.
Come persone del nostro tempo e membri della Chiesa desideriamo una maggiore trasparenza della Chiesa e la fine dell’era dei segreti assurdi e inutili. Abbiamo seguito con orrore le notizie di insabbiamento e irresponsabilità di cardinali, vescovi e superiori religiosi, e vorremmo che queste pagine fossero un sì alla luce, all’apertura e alla comunicazione in tutta la sua ricchezza.
La trasparenza è il nostro grido di battaglia e nel processo di scrittura di questo libro abbiamo scoperto un tesoro, costituito da messaggi della Chiesa dimenticati nel tempo – almeno da noi – che invitavano all’apertura, all’informazione e persino alla trasparenza. Abbiamo anche scoperto che il segreto nella Chiesa ha i suoi motivi per esistere e abbiamo compreso quale sia il suo posto. Ci è poi risultato chiaro quanto non sia conveniente nell’ambito della comunicazione della Chiesa fare la guerra, ma piuttosto costruire ponti e tracciare sentieri, ascoltando e dialogando con serenità e passione.
Sebbene questo studio non si concentri solo sugli abusi sessuali, il contesto in cui è stato sviluppato vede la presenza di vittime di abusi sessuali da parte del clero e la decisione sempre più evidente della Chiesa di porre fine a questa crisi. Le loro storie e il loro dolore riecheggiano come un grido di Dio, che chiede la conversione della sua Chiesa. Proprio quando abbiamo iniziato questa ricerca nel 2019, si è tenuto l’Incontro Internazionale sulla Protezione dei Minori nella Chiesa, e ci sono stati due Motu Proprio di Papa Francesco, che hanno segnato il nostro lavoro. Per la Chiesa simpatizzare (soffrire con) la sofferenza delle vittime, ascoltarle, accoglierle, rispettarle e apportare le modifiche necessarie per porre fine a questi drammi, ha implicato importanti opzioni legate anche alla comunicazione. Questo lavoro si inserisce in un movimento che ha a cuore la giustizia per le persone, nonché la verità dei fatti, e promuove una comunicazione sempre più in linea con l’Identità della Chiesa, che cammina con chi più soffre.
Mentre stavamo considerando la necessità di trasparenza e la custodia del segreto, e ci interrogavamo sui loro spazi nella comunicazione della chiesa, un amico sacerdote è stato accusato di pedofilia. La tolleranza zero è stata avvertita in piena forza. La stampa ha avuto accesso a tutti i suoi dati e li ha pubblicati indiscriminatamente. È dovuto andare a vivere a casa di un parente, cercare un avvocato da solo, mentre la maggior parte dei sacerdoti per non essere coinvolti
, gli negavano persino il saluto. Il sacerdote accusato, in un messaggio privato di WhatsApp si è lamentato perché sebbene il pubblico ministero non abbia formalizzato il processo, né chiesto un processo – sembra per mancanza di elementi –, la cosa più difficile è che la Chiesa praticamente non mi ascolta neanche e concede tutto il suo favore alla presunta vittima. C’è una mancanza di equità nel processo
. Questo sacerdote non è stato giudicato colpevole e probabilmente non lo è, ma è già stato condannato dal tribunale dell’opinione pubblica. La trasparenza è necessaria, ma deve avere dei limiti.
Quali sono i confini della trasparenza e della segretezza nella comunicazione della Chiesa? Quali sono i suoi scopi? La trasparenza e la segretezza sono in relazione o semplicemente si escludono a vicenda? Queste sono domande che cercano luce nella ricerca attuale.
La trasparenza non è un mero atteggiamento che implica maggiore comunicazione: sia la trasparenza che la custodia della segretezza sono determinanti nelle decisioni governative che riguardano l’identità della Chiesa. Non deve sorprendere, quindi, se spesso guardiamo all’ecclesiologia. È alla luce del Mistero della Chiesa che comprendiamo come la metafora della trasparenza – così come la esige la società contemporanea – potrebbe non essere la più appropriata per descrivere la comunicazione della Chiesa, in quanto comprometterebbe elementi chiave della sua identità e missione. Il diritto, la comunicazione e la teologia ci aiuteranno a cogliere sfumature e a delineare i contorni.
La cultura della trasparenza è necessaria in tutte le istituzioni che operano nella sfera pubblica, perché riguarda l’interesse comune e il diritto del pubblico di conoscerle veramente. Per queste organizzazioni essere trasparenti significa, in molti casi, avere un discorso unico (interno ed esterno). La trasparenza esprime onestà e responsabilità umana e sociale, è basata sul valore della verità. Molte volte agire in questo modo comporta un profondo processo di trasformazione.
Nella Galleria Borghese, uno dei musei più rinomati di Roma, si può vedere un’opera molto personale del Bernini, sconosciuta a molti. Si tratta de La verità svelata dal tempo, una scultura in marmo realizzata tra il 1646 e il 1652. In quest’opera la Verità è mostrata allegoricamente come una giovane donna nuda che viene rivelata da una figura che rappresenta il Tempo. È un’opera che il Bernini non completò mai.
Questo capolavoro riflette lo stato d’animo interiore del suo autore. In quel periodo il suo mentore principale morì e, contemporaneamente, egli iniziò a ricevere critiche dai suoi rivali per il progetto della Basilica di San Pietro. Molti esperti pensano che Bernini abbia creato questa scultura non come un progetto da vendere, ma come una sua auto-riflessione. Infatti, nel testamento, ha anche dichiarato che la suddetta scultura doveva rimanere in famiglia [1] .
Il messaggio che probabilmente aveva in mente era che il regno della menzogna non durerà per sempre: il Tempo, alla fine, rivela la Verità. Tuttavia, come dice Sarah McPhee, l’ironia è che uno degli effetti del tempo è che divora tutto. In questo senso, è vero che il tempo rivela la verità, ma spesso non la rivela al momento opportuno. Lo stesso vale per la trasparenza e l’aumento del diritto alla conoscenza. Si potrebbe sognare una democrazia utopistica basata sulla trasparenza assoluta come soluzione governativa, ma la questione è più profonda. La verità racchiude in sé mistero e santità: va rivelata, ma non lo si può fare mai del tutto. Come