La lista di Adele: Il ritorno della banda dell'Albarola
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Info su questo ebook
Erica Arosio e Giorgio Maimone, ambedue giornalisti, scrivono a quattro mani dal 2013. Assieme hanno pubblicato una serie di gialli ambientati nella Milano degli anni Sessanta: Vertigine (Baldini & Castoldi) e, tutti per Tea, Non mi dire chi sei, Cinemascope e Juke-box, Autarchia (nell’antologia Ritratto dell’investigatore da piccolo); L’Amour Gourmet (Mondadori, 2014), un girotondo sentimentale nell’Alta Ristorazione degli anni ’80 a Milano, Un due tre stella – Vita di Ezio e Renata Santin (Mondadori, 2015), il mémoire sul ’68 A rincorrere il vento (2018, Morellini) e il giallo Delitti all’ombra dell’ultimo sole (2020, Fratelli Frilli Editori). Erica Arosio da sola ha scritto L’uomo sbagliato (La Tartaruga, 2012) Carne e nuvole (Morellini, 2018) 101 racconti brevi, La bambina che dipingeva le foglie (Albe edizioni, 2019). Giorgio Maimone nel 2019 firma con Luca Pollini Oggetti smarriti – Piccolo catalogo delle cose perdute. (Morellini). Nel 2020 esce il suo romanzo breve Marlon e il calendario dell’avvento, nell’antologia Quattro volte Natale (Todaro).
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Anteprima del libro
La lista di Adele - Erica Arosio
CAPITOLO 1
SERGIO PITTALUGA - IL BALLO IN MASCHERA
Venerdì 17 aprile 2020 – ore 9:00
Blacked out high the other night, last Maybe, come around for a minute, shit, I like that
I could never catch, taking aim
Might’ ve missed you
Bad news, Aries
Bacci, aiutami a ricordare che non mi viene in mente. Quando abbiamo chiuso il precedente caso della Banda dell’Albarola?
.
Era il primo ottobre dello scorso anno, Commissario
.
Fammi fare i conti… sono passati quindi… quasi duecento giorni, giusto?
.
Minuto più minuto meno direi che il calcolo è giusto
.
E adesso dove siamo noi?
.
"Nel locale All’Ombra dell’ultimo sole, che poi sarebbe la sede di quelli della Banda dell’Albarola".
Quindi, in pratica, dopo duecento giorni… e in mezzo c’è stato di tutto, l’anno bisestile, un sacco di contagi, il commissariato dimezzato, la pandemia, il coronavirus, i morti a raffica, aggiungiamoci anche che oggi è venerdì 17… dopo così poco tempo siamo ancora qua? Sergio, passami un bicchiere di trielina che mi voglio avvelenare
.
A questo punto, chiamato in causa, ritengo necessario interrompere il fiume in piena di Ortensia.
Commissario, vorrei ricordarle che, in questo caso, almeno in questo caso, noi siamo solo parte lesa. Non ci siamo certo sparati da soli. E non c’è neanche uno straccio di motivo per cui io possa immaginare che a qualcuno sia venuto in mente di spararci. Quindi non siamo noi a creare problemi. Noi i problemi li abbiamo subiti. Comunque di venerdì 17, in quest’anno scalcagnato, ce ne saranno ben tre: quindi preparati
.
Devo dire Ortensia
interviene l’ispettore Bacci che il discorso di Sergio non fa una piega. Tranne che sul venerdì 17
.
Quando mi si dà ragione sono così contento… quasi come quando mi dicono che sono un signore. Per questo non resisto all’impulso e ordino da bere per tutti. Poi, visto che manca Enrico, il barista, per via della quarantena, mi ricordo che il barista in questo caso lo devo fare io. Me la cavo con cinque caffè… e un Talisker Storm per il Commissario.
Fuori il silenzio è totale. Se possibile penso che anche il mare si sia messo la mascherina per non disturbare. E pensare invece che i primi giorni della pandemia la natura sembrava avere indossato il vestito a lutto: cielo nero, mare roboante, pioggia a raffica e vento impetuoso. Ora tutto tace. Persino gli animi si sono placati. Tutti chiusi nelle nostre case, nessuno che esce… nessuno? E allora chi ha sparato? Non faccio in tempo a concludere il pensiero e neanche il caffè perché la porta si spalanca. Quando uno crede che i guai siano finiti e invece sono appena iniziati: Davide!
Bacci, arrestalo!
.
Con quale accusa, Ortensia… cioè, mi scusi, commissario?
.
Non ha la mascherina
.
Ortensia
sbotta Davide non essere tossica! Non ho la mascherina perché non ce ne sono. La farmacia le ha finite e altre non ne arrivano. Anche perché tutte quelle che c’erano le ha requisite Ettore. Insomma, non ce l’ho la mascherina, però uso la goletta
.
Che tu sia arrivato fino a qui in barca non me la bevo
.
Ma quale barca? La goletta è la protezione per la gola, quella che si usa quando si va in moto. La alzi sulla bocca e sul naso et voilà hai la protezione
.
Arrestalo ugualmente Bacci, se mi vuoi bene. Altrimenti non te la do più
.
Ma tu già non me la dai adesso, Ortensia, cosa cambia? Ehm, mi scusi… Commissario
.
Insomma mi tocca sorbirmi queste menate tra fidanzati ed ex fidanzati e intanto nessuno mi spiega o si interessa di chi mi ha sparato e perché. E chi me la paga la mia vetrata? L’assicurazione contro atti vandalici coprirà anche questa eventualità? Difficile. Già che ti sparino non è cosa di tutti i giorni. Durante il lockdown ancora meno. Però mi viene un’idea.
Mi spiace interrompere voi tutti, poi Davide mi spiegherai cosa sei venuto a fare, ma se voi come polizia provaste a vedere cosa hanno registrato le telecamere di Levanto? Un uomo che esce, senza cane, durante la quarantena dovrebbe essere ben visibile, no?
.
Qui iniziamo con le dolenti note
spiega Bacci molti negozi hanno circuiti di telecamere con archivi limitati. Da quando è iniziata la clausura nessuno li svuota più quindi saranno intasati. L’unica speranza è la farmacia, forse
.
Beh, potrebbe sempre essere un buon inizio, no? Allora Davide, quale cattivo vento ti spinge tra noi?
Ortensia cerca di riannodare i fili.
"Vento di burrasca, vento di terra. Hanno detto al notiziario che hanno sparato contro All’Ombra, ma non sapevano se qualcuno fosse stato colpito o meno. Allora mi sono precipitato qui".
"Purtroppo, come vedi, ci ha rimesso solo una incolpevole vetrata. Nemmeno la Coca Buton è deceduta. Sfiorata ma non caduta. Fosse successa una tragedia qui mi avresti sentita arrivare non con la sirena spiegata ma con la marcia trionfale dell’Aida sparata a manetta nello stereo".
Ma ce l’hai proprio su con noi, Ortensia! E sì che la volta scorsa ti abbiamo risolto non uno, ma tre casi intricati
.
Certo! E i giornali cosa hanno scritto? ‘Audace impresa della Banda dell’Albarola’. E sul Commissariato di Genova? E sulla sottoscritta? Nemmeno una riga! Dimmi tu se è giusto. Anzi, non dirmelo affatto che solo ascoltare la tua voce mi fa venire il mal di mare
.
Il suono di un cellulare spezza l’armonia di gaudiosa letizia, risponde Bacci. Serio in volto riattacca.
Ortensia… ehm commissario. I guai mi sa che sono appena all’inizio
.
CAPITOLO 2
LAURA OTTONELLO – IN CERCA DI ADELE
Venerdì 17 aprile 2020 – ore 9:00
Questa va per te che hai lottato per me
C’è chi ha due genitori, ma tu vali per tre
Per tutte le volte che ho perso la calma
Tu m’hai dato un’arma, e yo mamma
E yo ma’
E yo mamma, Coez
Non è questa la mia vita. Il mondo è a testa in giù e chissà fra quanto tornerà al suo posto. A quest’ora il mio percorso abituale è un altro. Sempre via Garibaldi, del resto ci abito, ma in direzione opposta, verso il mercato, giro a sinistra, prendo la salita e poi le scale, arrivo in stazione ed ecco il mio treno per Genova. Poi l’ospedale, non fra i tavoli dell’obitorio come pensa chi legge troppi gialli, ma in un laboratorio dove tutto è bianco accecante. Passo ore e ore a esaminare vetrini. Oggi via Garibaldi la percorro al contrario, verso via Guani. Non incontro nessuno, non c’è il mercato, non ci sono neppure i pescatori, hanno nascosto anche i passanti e i perditempo, persino la pasticceria con le brioche migliori di Levanto è chiusa. Le alte case di via Guani che secondo me non è cambiata negli ultimi trecento anni, osservano i miei passi fino a piazza della Loggia. Deserta, mi accoglie con il mare laggiù sullo sfondo. Io guardo però lassù, verso il castello, come se le mura grigie potessero darmi la risposta che cerco. Invece tacciono e anche il mare, che non tace, non parla però a me. Imbocco la passeggiata della Pietra e poi prendo la salita verso il castello. Mamma e la donna più testarda che io abbia mai conosciuto e che conoscerò. È in gran forma, ha solo cinquantadue anni, ma dovrebbe prendere in considerazione una casa più comoda, magari vicino alla mia. Invece niente, si ostina a starsene nel suo adorato eremo e persino io un po’ di fatica ad arrivarci la faccio.
Non si rende conto che mi preoccupo. Se almeno vivesse con Egidio che sta in centro. Piazza Staglieno, tre minuti e sarei da loro. Invece niente, ci tiene troppo alla sua indipendenza, ama troppo la sua casetta nel verde, e ama troppo anche qualcun altro, mi sa. Non si stanca mai con questa salita? Dice di no e dice persino che, se mai cambiasse casa, ne sceglierebbe una ancora più fuori dal paese, con un panorama più vasto. Perché non direttamente al Mesco così non ci pensiamo più?
Tenesse poi acceso il telefono, rispondesse quando la chiamo. O almeno chiamasse lei. E da ieri che la cerco; Egidio si è messo a ridere quando l’ho chiamato. Non conosci ancora tua madre? Lasciala tranquilla, quando ne avrà voglia si farà viva lei
. A lui basta vederla un paio di volte alla settimana e portarsela in giro per il mondo, nelle sue lunghe vacanze invernali, quando chiude i bagni. Ma non la ama, l’amore è una cosa diversa. A proposito di amore vero, a Marco non ho telefonato. Non mi andava. Poi risponde Sofia e io cosa dico? Scusa, sono la ragazza di tuo figlio, hai per caso notizie dell’amante di tuo marito? In fondo siamo una grande famiglia no?
Mamma, santo cielo, ti rendi conto che pasticcio e quando non rispondi?
Lo so che mi aprirai ridendo, coi tuoi capelli rossi che si rifiutano di stare a posto e mi dirai piccola, non hai ancora imparato a stare tranquilla?
No, non ho imparato e adesso ancora meno, in questo Paese dove tutto si è fermato. Che fatica arrivare da te e non hai neanche fatto pulire il sentiero. Tanto porti sempre i pantaloni e la sterpaglia non ti dà fastidio. Io me lo dimentico che ci sono le erbacce e anche oggi ho la gonna e… ecco si sono impigliate le calze. Strappate. Pazienza.
La tua casetta e al buio. Magari stai ancora dormendo. Così non solo riderai, ma ti arrabbierai perché ti ho svegliato. Apro con le mie chiavi? Incredibile conquista, anche se me le hai date solo perché quando sei in viaggio ti bagno le piante. Suono. Silenzio. Schiaccio ancora il campanello. Arriva solo il tuo gatto. Mi chino ad accarezzarlo. Mi struscia il musetto sulla mano... viscido. Che schifo! Micia ma che schifo! Sei tutta sporca di sangue! Sei andata a caccia? Chi hai ucciso? Non lo sai che i gatti sono animali puliti? Dai vai a leccarti questo orrore. E intanto mamma Adele, perché non apri? Faccio io. Non ha chiuso con le mandate, solo con lo scatto. Magari era stanca, così si è tirata dietro la porta, si e infilata a letto e si e messa i tappi. Anche se qui non c’è mai rumore, figuriamoci adesso. E coi tappi non ha sentito il telefono.
Mamma? Non è in camera. Mamma?
Mamma! Cosa ti hanno fatto?
Un sole inopportuno entra dalla finestra del terrazzo e illumina la grande sala della casa. Adele è riversa sul pavimento; dal collo spunta un paio di forbici, di quelle lunghe da sarta. Una pozza di sangue si allarga sotto il suo corpo. Lo stesso sangue che sporcava il muso del gatto e che mi ha macchiato le mani.
Mi inginocchio accanto a lei e riesco solo a piangere. Non a gridare, non a imprecare, non a soccorrerla, perché è troppo tardi. Riesco solo a piangere e a coprirmi gli occhi per non vedere una realtà che non posso accettare. Come facevo da bambina, ma d’altra parte, cosa potrei mai fare?
Il mondo è davvero a testa in giù e nessuno più potrà rimetterlo al suo posto.
CAPITOLO 3
ORTENSIA FERRARIS - L’ADELE VA A MORIRE
Venerdì 17 aprile 2020 – ore 11:15
Non tutti nella capitale
Sbocciano i fiori del male
Qualche assassinio senza pretese
Abbiamo anche noi in paese
Delitto di paese, Fabrizio De André
Gesummiodammilaforza! Forse dovrei metterci anche l’hashtag. Questi qua sono peggio del Coronavirus, molto peggio. Molto più infettivi. E non bastano le mascherine! No, per loro ci vorrebbero gli scafandri. Io detesto la tragedia e adesso me ne tocca una doppia. Tragedia greca: con le Moire, le Erinni, le Arpie, la catarsi, la ubris, la nemesi e tutto quanto il bagaglio necessario. Qui non solo c’è una morta, assassinata peraltro, ma, come aggiunta, il medico legale è la figlia della morta! È al di là delle mie forze! Quanto mi manca per andare in pensione? Almeno 40 anni? Troppi. Mi dimetto prima. Già io non volevo entrare in polizia, volevo fare il giudice. Poi si è presentata l’occasione e l’ho presa al volo. Sono diventata una dei più giovani commissari d’Italia, ma non me ne vanto tanto. È stato il passare tanto tempo senza fidanzati che mi ha dato l’occasione per studiare. Insomma, non basta lo sparo contro le vetrate di All’Ombra, che poteva benissimo ammazzare qualcuno, il proiettile è passato ad altezza d’uomo, non bastava quello, adesso abbiamo anche un cadavere. E che cadavere! La mamma della nostra anatomopatologa. Che fegato questa donnina però! Glielo devo riconoscere. Fosse capitato a me che mi avessero sforbiciato la mamma sarei probabilmente da raccogliere col cucchiaino, in qualche angolo a piangere, stesa per terra. E lei invece è qui… si vede che ha pianto, però sta facendo il suo lavoro. Precisa, metodica, come se niente fosse. Il rapporto con la morte è per forza personale. Ognuno reagisce a modo suo. Pensare che dove, fino a qualche ora fa, c’era vita adesso ci sono un’enorme chiazza di sangue e un corpo freddo mi dà i brividi. Anzi, pure qualche cosa di più. Aspetta che esco un attimo senza farmi vedere da nessuno. Raggiungo il bagno e do di stomaco. Contamino la scena del crimine? Inquino le prove? Ma chi se ne frega! Io ho bisogno di dare sfogo al marasma che ho dentro, altrimenti non sopravvivo. Torno da Laura che sta riponendo i suoi ferri del mestiere e sta chiudendo la borsa. Mi appoggio alla parete per darmi un tono.
Allora?
Butto lì.
Allora è morta
. Calma, devo stare calma, in fin dei conti alla povera orfanella è appena morta la madre. "Con delle forbici piantate nella giugulare sarebbe difficile andare a prendere uno Spritz a All’Ombra. A parte che la mia mamma a All’Ombra non ci è mai venuta".
Già, ma mi limito a pensarlo, preferiva l’ombra più discreta degli alberghi, magari fuori zona ma non troppo, così non ci si metteva tanto a tornare.
Hai qualche idea sull’ora del… ehm… decesso?
.
Purtroppo sì. Scusa
. Si soffia rumorosamente il naso. Forse il robottino da qualche parte ha anche un cuore?
Sono raffreddata, ma non è la peste che c’è in giro. Mi controllano ogni giorno
.
Niente, per il cuore siamo pregati di ripassare in un’altra occasione. Forse Hitler per la sua mamma avrebbe speso qualche lacrima in più.
Stavi dicendo?
.
Stavo chiedendo a che ora può essere successo
.
Stamattina. Dopo le otto. Io sono arrivata alle nove ed era ancora calda. Molto calda… e coperta da un lago di sangue
.
Qui la signorina perfettini mi scoppia in un pianto non programmato. Oh, sono soddisfatta: temevo di essere l’unica qua dentro ad avere del sangue nelle vene.
Ha dormito da sola?
.
Adele, mia madre, ogni volta che poteva dormiva da sola. Non le è mai piaciuto dividere il letto con qualcun altro. Sto parlando di sonno… sul resto credo che mi sia consentito il diritto alla privacy
.
Entro certi limiti sì, Laura, ma qui c’è un omicidio. Possiamo usare tutti i guanti di velluto che vuoi, ma alla fine questo criminale deve ben saltare fuori
.
Un uomo? Sei sicura?
.
No, lo dicevo genericamente. Tu pensi sia stata una donna?
.
Mah, non lo so. Se devo basarmi sull’arma scelta allora sì, punterei su una donna e punterei anche su un delitto d’impeto, non programmato. Le forbici sono quelle di Adele Rixi, sì insomma, della mia mamma. Gliele ho regalate io, perché a lei piaceva cucirsi i vestiti, farsi i cartamodelli e inventarsi gli stili. Tutto il set per il cucito gliel’ho regalato io
.
E la scaramanzia? Non si regalano oggetti che pungono o che tagliano
.
Mi ha dato le monetine necessarie a scacciare il malocchio. Era molto prudente su questo versante. Non ci credo, ma perché rischiare, era la sua frase classica
.
"Va bene. Bacci è in giro a sentire