Delitti all'ombra dell'ultimo sole: La banda dell'Albarola
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Erica Arosio, milanese (in realtà di Affori), pariniana orgogliosa, laureata in Filosofia, ex giornalista del settimanale “Gioia”, dove si è occupata per vent’anni di cultura e spettacolo. Smodata spettatrice, è critico cinematografico (per molti anni ha curato la rubrica cinema di Radio Popolare) e autrice di una biografia su Marilyn Monroe (1989). Ha collaborato a varie testate, fra cui “la Repubblica”, “Il Giorno”, “Cineforum”, “Rockerilla”, “Segnocinema” e a trasmissioni televisive e radiofoniche. Dal 2013 alterna l’attività giornalistica con quella di scrittrice. Da sola ha scritto L’uomo sbagliato (La tartaruga – 2012), Carne e Nuvole (Morellini – 2018). Con Giorgio Maimone ha dato vita alla saga dell’avvocato Greta Morandi e del detective Marlon, che si declina in quattro titoli: Vertigine (Baldini e Castoldi – 2013); Non mi dire chi sei (Tea – 2016); Cinemascope (Tea – 2017); Juke Box (Tea – 2018). Ancora assieme i due hanno scritto L’Amour Gourmet, un girotondo schnitleriano nella Milano da bere degli anni ’80; Un, due, tre… stella!, biografia romanzata di Ezio Santin e A rincorrere il vento – La B side del ’68.
Giorgio Maimone, milanese (del Calvairate), berchettiano irriducibile, è stato caporedattore del “Sole 24 Ore” per oltre 30 anni. Ha lavorato in teatro con Franco Parenti e Andrée Shammah, ha diretto la prima radio libera della sinistra milanese, Radio Canale 96 e, in seguito, Radio Regione. Ha fondato e diretto il portale della canzone d’autore La Brigata Lolli (www.bielle.org), ha lavorato sulle reti Mediaset come ideatore ed autore di programmi. Si definisce, come la sua socia, culturalmente onnivoro. Dal 2013 suoi racconti sono presenti sulle antologie Giallo Lago (Eclissi Editore) e Delitti di lago 1, 2, 3 e 4 (Morellini). Partecipa anche alle antologie Lettere alla madre (Morellini 2019) e Lettere al padre (Morellini 2020). A queste antologie partecipa anche Erica Arosio. Nel 2019 assieme a Luca Pollini pubblica Oggetti smarriti – piccolo catalogo delle cose perdute (Morellini).
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Anteprima del libro
Delitti all'ombra dell'ultimo sole - Erica Arosio
CAPITOLO 1 – FILIPPO LA MANTÌA
ALL’OMBRA DELL’ULTIMO SOLE
You got me where you want me
I ain't nothin' but your fool
Ya treated me mean
Oh you treated me cruel
Chain, chain, chain
(Chain, chain, chain)
Chain of fools
Aretha Franklin - Chains of Fools
Domenica 22 settembre 2019 – ore 2,45
Una bolgia! Come quasi sempre. All’Ombra non ci si va per stare tranquilli. Ci si va perché c’è casino. È un mistero di come Levanto, un paesino di cinquemila anime scarse, riesca a rigurgitare così tanti ragazzi che, sul far della sera, abbandonati i divani su cui hanno tirato avanti i loro morbidi pomeriggi stesi, sciamano a frotte con ogni mezzo, dal motorino alla bici, alla macchina, ma anche alla barca e al treno, per trascinarsi al locale e passarci una bella fetta della loro parte di giornata. I giovani vivono su un fuso orario diverso dagli adulti: dalle 13 alle 4, orario continuato. Sì, perché All’Ombra si parte dall’aperitivo (economico), si può procedere con la cena (ottima ma cara) e proseguire col dopo cena, fino al dopoteatro (se mai ci fosse ancora un teatro attivo su tutta la riviera ligure) e, di tappa in tappa, arrivare fino al primo cappuccino del giorno dopo. Poi si chiude. I bellombristi
sono tutti doppiolavoristi, il che, in un Paese dove di lavoro spesso non ce n’è neanche uno, è come un’anomalia. Ayew Saleh, armonica e voce, il negro albino, assieme a Nanni di Rienzo, tastierista cieco napoletano, ha il compito di intrattenere l’auditorio a suon di blues dall’elevato volume e dall’intensa carica emotiva. Enrico, il barman, sta sudando i suoi ultimi riccioli per stare dietro al ritmo delle comande, ma le ordinazioni sono più veloci della capacità di smaltimento del bar. Luca, detto Stecco, ha spento i fornelli e dalla cucina non uscirà più uno spillo, ma la Berkel indemoniata continua a sputare sui tavoli fette di salame e di prosciutto, soppressata e capocollo, cima genovese fredda gelata, ma buona come un minestrone allo stato solido. Nel retro Sergio, il gestore, fa già i conti su quanto gli ha fruttato la serata: All’Ombra non è un investimento in perdita, soldi della comunità europea a parte; Agnese e Orsetta corrono da un tavolo all’altro, evitando le mani rapaci che sperano di agguantarle, anche solo per una palpata o una carezza di sfuggita sul seno o forse, ma più di rado, per carpire un’ordinazione. Nel consueto tavolo d’angolo Davide Canepa, Laura Ottonello e Andrea Arena cercano di trarre il massimo profitto dalla baraonda per parlare dei fatti propri. Già, devo spiegare chi sono io: mi chiamo Filippo La Mantia, non sono un celebre chef. Sono uno studente di Architettura fuori corso, a Milano. Nel tempo perso, che è tanto, aiuto Andrea Arena a piazzare abbonamenti Vodafone. Qui, ad esempio, si piazzano benissimo. Non fosse per la bolgia. Esco a fumare l’ultima sigaretta di fronte al mare, mentre le onde mormorano piano nella notte mediterranea, non turbata dal chiasso disumano del bar. Le porte antirumore fanno bene il loro dovere. Per fortuna, la costruzione è quasi isolata: costruita sul mare al termine della prima galleria che da Levanto porta a Bonassola, ha dirimpetto solo la palestra dove di giorno suda e fa sudare Ettore Cambiaso, che di sera chiude e cambia locale, fino a tirar mattina. Quando dormirà? Mah? Tiro l’ultima boccata e getto la cicca in mare, ma non sento il flop previsto. Anzi, solo un puff dal dubbio significato. Prendo un sasso e lo lancio nella stessa direzione: un altro puff. Cosa impedisce ai sassi di cadere? Sarà il Verdone mangiasassi, penso, ma, insoddisfatto di questa spiegazione, mi sporgo nel buio per vedere meglio. Nella caletta sotto il locale galleggia un corpo umano. Visibilmente cadavere.
Ragazzi, correte fuori… fuori c’è… oh ragazzi?
.
Nessuno mi sente, lo dicevo che la musica è troppo alta. Allora corro sul palco e strappo il microfono dalla mano di Carmen, la cantante, una morettona senza troppe pretese, se non trovare con chi passare la serata, ma l’emozione e la foga mi fanno balbettare sopra il ritmo blues che il gruppo continua a eseguire.
C’è, c’è, c’è…
.
E tutti continuano cantando Chain of Fools di Aretha Franklin.
You got me where you want me
I ain’t nothin’ but your fool
Ya treated me mean
Oh you treated me cruel
Chain, chain, chain
(Chain, chain, chain)
Chain of fools
La cantantessa riprende il microfono e si butta in un’improbabile versione ligure del brano. Come una pasta al pesto versata su un hot dog. Resto basito sul palco. Poi strattono la morettona e riprendo in mano il microfono. Purtroppo, lo ammetto, quando mi emoziono balbetto. Per questo, dicono gli amici, sono finito fuori corso all’Università: i miei esami durano troppo. Guardo la platea trucido, ma la voce mi trema.
Mi state prendendo per il cu-culo?
.
Silenzio improvviso. Dentro All’Ombra dell’ultimo sole non si può né pigliare per il culo nessuno, né nominare la parola culo. Forse nemmeno cuculo è ammesso, come pare io abbia detto. Sergio ci tiene alla forma. Il mio è un locale beneducato!
. La band smette di suonare e finalmente ho raggiunto il mio scopo.
È morta!
.
Se intendi la serata sì, l’hai uccisa tu!
.
Fuori, sulla spiaggia c’è un morto, anzi una morta!
.
Il tempo di realizzare cosa sto dicendo e l’intera All’Ombra si rovescia all’esterno, sulla piccola spiaggia di sassi che borda il locale. Madonna, è morta davvero?
. O sta facendo il morto all’incontrario o è difficile che possa respirare con la bocca sott’acqua
. Ma è nuda!
. Tu solo quello sai vedere? E non guardare troppo che ti si consuma la vista
. Facciamo qualcosa?
. Dai, prendiamola
. Fermo, non toccarla!
. Per non inquinare la scena del crimine?
. No, perché porta sfiga!
.
Alcuni si mettono a scattare foto, altri riprendono video coi cellulari. Qualcuno sta provando a pubblicare su Facebook le prime immagini quando un urlo li ferma.
Ma siete tutti scemi?
interviene finalmente Laura. Il primo che posta un’immagine della morta gli faccio un’autopsia da sveglio! Lo sapete che è reato? Spostatevi e lasciatemi lavorare che io sono del settore
.
Laura è anatomopatologa a Genova ed è consulente della polizia. Un cadavere per lei non è altro che uno strumento, un po’ particolare, di lavoro.
Tu e tu, tiratemela fuori e giratela. Qui sui sassi, ma all’asciutto
.
Andrea e Davide girano la morta a faccia in su. Meno male che non l’ha detto a me: sarei potuto svenire. Un sospiro lamentoso si alza dalla platea, in maggioranza maschile. La ragazza è bellissima: capelli neri tagliati corti, un velo di lentiggini sul naso e degli incredibili occhi acquamarina, inutilmente aperti su un mondo che non può più vedere. Ma la faccia resta sconosciuta. Tutti si fissano con aria interrogativa, ma lo sguardo rimbalza invano dall’uno all’altro.
Qualcuno sa chi è?
chiede Laura
L’avessimo vista in giro ce la ricorderemmo, fidati
.
Mai vista nemmeno nei dintorni. Nemmeno tra i turisti abituali od occasionali. Volto nuovo. E, purtroppo, lo vediamo così
.
Laura si inginocchia di fianco al corpo, lo tocca e lo valuta con veloce competenza. Estrae l’iPhone e inizia a dettare i suoi appunti.
Femmina, età apparente 27-30 anni. Morta, direi, da una decina d’ore. Probabilmente annegata, ma questo sarà possibile dirlo solo dopo l’autopsia. Ha però un vistoso ematoma sulla nuca e un graffio sul seno destro. Segno di violenza o provocati dalla caduta in mare? Lo sapremo solo dopo l’autopsia. Ed è completamente nuda… Un tatuaggio sul polpaccio e uno sulla schiena. Uccelli in volo. No, forse un soffione che vola via. Cosa ne dite voi?
.
Per me sono uccelli
interviene Davide ma chi l’ha fatto deve essere bravo
.
Io credo invece che siano entrambe le cose
dice Nanni un soffione che si trasforma in un volo d’uccelli
.
Nanni, ma tu sei cieco!
.
E allora? Ne ho già sentito parlare. Ne fanno di tatuaggi così
.
Non nella zona di Genova. Guarda Stecco. Gli hanno tatuato un leone e sembra una polpetta… anzi un polpettone
.
Beh, per lui è più appropriata la polpetta che il leone
.
Comunque due tatuaggi
chiosa Laura altezza apparente un metro e 70, peso sui 55 chili
. Chiude il telefono e si rialza. Chi la chiama la polizia? È inutile che ve ne andiate fischiettando. Lo sapete che dobbiamo chiamarla. Ettore, dai, chiama tu…
.
Non può. Si è fatto troppi muscoli e non riesce a piegare il braccio per fare il numero. Può solo rispondere, ma in viva voce
.
Piantala Davide o la faccio chiamare a te la dottoressa Ferraris e poi vediamo se hai ancora voglia di ridere
.
No, Ortensia no! Tutto, ma non mettermi in mezzo con Ortensia. Quella se appena può mi arresta
.
Ho chiamato io
interrompe Sergio se no arrivava domattina ed eravamo ancora qui. Comunque preparatevi che, se mi ricordo bene il tipo, si fa lo stesso mattina. Chi ha qualcosa da buttare ne approfitti che c’è la marea e gli altri dentro che offro io. Un giro solo e solo di birra, ok? Se dobbiamo aspettare, aspettiamo almeno comodi
.
CAPITOLO 2 – DAVIDE
ARRIVA IL COMMISSARIO ORTENSIA FERRARIS
Come on, come on, turn the radio on
It’s Friday night and I won’t be long
Gotta do my hair, I put my make up on
It’s Friday night and I won't be long
Sia - Sean Paul - Cheap Thrills
Domenica 22 settembre 2019 – ore 4,30
Il commissario Ortensia Ferraris non è un tipo che passa inosservato in un locale. In particolare quando conduce un interrogatorio. L’aria si stringe attorno a lei che, pure se di corporatura minuta, sembra crescere a occupare tutti gli angoli della stanza. È difficile guardarla negli occhi, perché i suoi occhi colore ardesia sono eternamente mobili e incapaci di posarsi a lungo su qualsiasi persona o cosa. A me ricordano il volo di una mosca e come una mosca è noioso il suo periodare: un parlare a voce bassa e con tono costante che tende a fare rilasciare gradatamente le difese dell’interlocutore finché l’aspide non è pronto per lo scatto e il morso, quasi sempre velenoso, come ci rammenta Cleopatra. A onor del vero, non ho mai visto né un aspide né Cleopatra, se non nella (in)dimenticabile versione di Liz Taylor, ma mi sono imbattuto in centinaia di cruciverba e di Non tutti sanno che…
che raccontavano la stessa storia. Questo ho tempo di pensare mentre il commissario Ferraris (ma si dirà davvero vicequestore adesso?
) tiene a rapporto l’intera All’Ombra. Sta facendo una lavata di capo epocale a tutti e a nessuno. Come se, anziché trovarla, quella poveretta, l’avessimo ammazzata noi. La lavata di capo riguarda anche quelli che non hanno fatto niente: anzi, a maggior ragione!
Potevate fermarli, potevate dire di non inquinare le prove
.
Ortensia
prova Laura qui di inquinato non c’è più neanche il mare: siamo bandiera blu. Cosa vuoi che abbiamo modificato? Il cadavere veniva dal largo e se lo lasciavamo in acqua c’era anche il caso che la marea di risulta se lo portasse di nuovo via
.
Silenzio! Non mi va di essere interrotta
.
E soprattutto contraddetta
.
Quello ancora meno. E in servizio sono il commissario Ferraris (Niente vicequestore, lo dice lei…) Insomma qui non si scherza. C’è un morto e non so se sapete cosa sia un morto!
.
Io sì, Ortensia, ci vivo in mezzo. Piuttosto tu quanti nei hai visti in questura a Genova? Tre? Quattro?
Laura, non ti permetto …
.
Se me lo consente, commissario Ferraris, io, quando lavoro, sarei la dottoressa Ottonello
e incrocia le braccia sotto il petto a rafforzare il concetto.
Va bene
il commissario riacquista il centro del locale e si rivolge a tutti, guardando in giro, ma un’occhiata particolare la riserva a me Ricominciamo da capo. Sergio, dammi una birra. Riepiloghiamo: abbiamo una grana e possiamo uscirne solo se ognuno fa bene la sua parte. Laura, da quanto tempo credi sia morta la ragazza?
.
È difficile dirlo con precisione, perché il mare altera i normali processi, ma penso possa essere in acqua dalla notte scorsa
.
Quasi 24 ore! Allora può essere arrivata da ogni dove
.
No, non proprio da ogni dove
è il turno di Ettore, sub amatoriale le correnti da queste parti sono facili da ricostruire. Vi ricordate quando è arrivato il totem sulla spiaggia davanti ai bagni San Giorgio?
.
Quello che poi era un falso?
.
Era un falso e secondo me c’era lo zampino di qualcuno che sta qua dentro, ma ha scelto di restarsene in silenzio per ora. (Mi pare che mi abbia guardato, ma giuro che non c’entro niente con la storia del totem!) La corrente di base comunque arriva dallo stretto di Gibilterra e quindi sale in Liguria, per cui se viene dal largo dovrebbe arrivare, probabilmente dalle Cinque Terre. Se il corpo viene dal largo … Se invece è stato scaricato qua vicino è diverso
.
Ha ragione, il vento dominante è il libeccio che viene da sud-ovest
Sergio pesca in proprio il pesce che serve in tavola e quindi è considerato un esperto di questi fondali in caso di maestrale o tramontana sarebbe stato l’opposto, ma la tendenza in questi giorni è quella descritta da Ettore
.
Quindi se viene dal mare arriva dal largo delle Cinque Terre. Oppure?
.
Oppure è stata gettata in acqua qua vicino. Ma non sarebbe rimasta 24 ore senza essere vista da nessuno. Soprattutto considerato che siamo ancora in estate
.
Questo, cosa ci porta a pensare?
.
Che da queste parti passa la rotta delle navi che da Genova sono dirette in Corsica o all’arcipelago toscano. Quelle che vengono da Savona passano troppo al largo per gettare un corpo a riva in 24 ore e quelle che da Genova vanno in Sardegna passano a ovest della Corsica
.
"Quindi un compito facile? Un belino! E adesso ve lo dimostro. Immaginate che la ragazza sia morta in piscina ieri notte dopo un party con droga, sesso e rock & roll. Scoperta stamattina. Tenuta a mollo fino al far della sera e poi scaricata in mare nella baia successiva a questa, completamente isolata, dove si arriva solo a piedi, scendendo dalla collina di Bonassola. Altra ipotesi: motoscafo ferro da stiro e stessa operazione di cui sopra. Ancora: casa con darsena, stessa scena di prima e uscita in barca per liberarsi del corpo, qui a 50 metri