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Amleto: Versione in un linguaggio più moderno e nel format della sceneggiatura dell’opera di Shakespeare
Amleto: Versione in un linguaggio più moderno e nel format della sceneggiatura dell’opera di Shakespeare
Amleto: Versione in un linguaggio più moderno e nel format della sceneggiatura dell’opera di Shakespeare
E-book311 pagine2 ore

Amleto: Versione in un linguaggio più moderno e nel format della sceneggiatura dell’opera di Shakespeare

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Info su questo ebook

C’era bisogno dell’ennesima traduzione di Hamlet? Probabilmente, no. A meno che non si tratti di qualcosa di diverso.

Nel corso degli anni ho parlato con tante persone di quest’opera formidabile: tutti la conoscono, ma in parecchi non l’hanno letta, malgrado sia tutt’altro che un mattone. Ne hanno visto qualche rappresentazione teatrale o cinematografica, sanno di Essere o non Essere (spesso ignorando il tema del monologo), ma si sono persi le pagine meravigliose del poeta.
La ragione principale di questa realtà sta nella maggior parte dei casi nel linguaggio aulico dell’opera. Un linguaggio indispensabile per rimanere fedeli al testo originale e valorizzare ogni intuizione di Shakespeare, ma che costituisce un deterrente per coloro che non sono attratti da quel tipo di scrittura o da termini ed espressioni cadute in disuso.
Quindi ho pensato di tradurre l’opera in un linguaggio più leggero, più vicino ai giorni nostri, prendendomi qualche piccola licenza a beneficio della chiarezza (parafrasando, per esempio, qualche riferimento alla mitologia) e della dinamicità alla storia. Lo scopo è cercare di ampliare la platea di una delle opere letterarie più complete di sempre: da un arguto senso dello humour a potenti riflessioni filosofiche, da un intreccio narrativo intrigante alla profondità dei sentimenti, nell’Amleto non manca niente. Ed è davvero un peccato che tante persone si perdano tanta sostanza “a causa” della forma.
Ho scelto il format della sceneggiatura per mantenere la scorrevolezza della lettura propria del copione teatrale, ma anche per aggiungere degli elementi descrittivi che alleggeriscano ulteriormente le battute e aiutino il lettore a visualizzare le situazioni.
Il file è adattato all'e-reader e molto gradevole da leggere
LinguaItaliano
Data di uscita12 giu 2022
ISBN9791221353051
Amleto: Versione in un linguaggio più moderno e nel format della sceneggiatura dell’opera di Shakespeare
Autore

William Shakespeare

William Shakespeare (1564–1616) is arguably the most famous playwright to ever live. Born in England, he attended grammar school but did not study at a university. In the 1590s, Shakespeare worked as partner and performer at the London-based acting company, the King’s Men. His earliest plays were Henry VI and Richard III, both based on the historical figures. During his career, Shakespeare produced nearly 40 plays that reached multiple countries and cultures. Some of his most notable titles include Hamlet, Romeo and Juliet and Julius Caesar. His acclaimed catalog earned him the title of the world’s greatest dramatist.

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    Amleto - William Shakespeare

    ATTO I

    SCENA 1 - EST. ELSINORE, PIATTAFORMA DEL CASTELLO - NOTTE

    BERNARDO, una sentinella, si dirige verso la postazione di guardia davanti al castello, mentre la campana SUONA la mezzanotte. Nell’avvicinarsi scorge una figura che buio e distanza non gli permettono di riconoscere.

    BERNARDO

    Chi è là?

    FRANCESCO, la sentinella di turno, sguaina la spada.

    FRANCESCO

    No. Fermo là. Sei tu a dover rivelare il tuo nome.

    Nell’udire questa voce, Bernardo pare tranquillizzarsi e gli va incontro.

    BERNARDO

    Lunga vita al re.

    FRANCESCO

    Bernardo?

    BERNARDO

    Sono io.

    FRANCESCO

    (rinfoderando la spada)

    Sei stato puntuale.

    BERNARDO

    È appena suonata la mezzanotte. Va’ a dormire adesso.

    FRANCESCO

    Grazie per il cambio. Stanotte non mi sento granché bene. E fa pure un freddo cane.

    BERNARDO

    Com’è andata la guardia? Hai avuto problemi?

    FRANCESCO

    Ho visto un topo, ma si faceva i fatti suoi…

    BERNARDO

    (ridacchiando)

    Bene, bene… Allora io aspetto Orazio e Marcello. Sono di turno con me. Se li incroci, digli di darsi una mossa.

    FRANCESCO

    Un momento!

    Francesco nota due figure rese opache dalla notte che si avvicinano.

    FRANCESCO (CONT’D)

    Fermi là. Chi siete?

    ORAZIO

    Amici della nostra terra.

    MARCELLO

    E servi della Danimarca.

    BERNARDO

    Orazio, Marcello… era ora!

    FRANCESCO

    Allora io vado. Buonanotte.

    MARCELLO

    Buonanotte a te, soldato.

    Francesco si allontana. Marcello si accosta a Bernardo, il suo volto straripante di curiosità.

    MARCELLO

    Allora? Quella cosa, è apparsa di nuovo?

    BERNARDO

    No. Stasera no.

    MARCELLO

    Orazio dice che ce lo siamo immaginati. Gli ho chiarito che l’abbiamo veduta due volte, ma per lui si tratta di superstizione. Perciò l’ho invitato a stare di guardia con noi stanotte. Così, se la cosa appare, la vede coi suoi occhi. E magari ci parla pure.

    ORAZIO

    Scommetto che non si mostrerà.

    BERNARDO

    Sediamoci un attimo. Voglio provare a convincerti, nonostante il tuo solido scetticismo riguardo a ciò che noi due abbiamo veduto.

    ORAZIO

    Va bene. Ascoltiamo la storia.

    Orazio e Marcello siedono sul muretto di cinta.

    BERNARDO

    L’altra notte, proprio dopo i rintocchi della mezzanotte, io e Marcello stavamo…

    MARCELLO

    Aspetta! Fermati! Guardate, ecco che ritorna!

    Uno SPETTRO con indosso un’armatura compare dal nulla e aleggia verso di loro. I tre scattano in piedi, esterrefatti.

    BERNARDO

    Diavolo! È identico al nostro defunto re!

    MARCELLO

    Orazio, avanti! Parlagli! Tu sei istruito!

    BERNARDO

    Guardatelo là! È tale e quale al re!

    ORAZIO

    In effetti la somiglianza mette i brividi.

    BERNARDO

    Secondo me sta aspettando che gli diciamo qualcosa.

    MARCELLO

    Coraggio, Orazio. Fagli una domanda!

    ORAZIO

    (allo Spettro)

    Cosa sei, creatura che ti insinui qui a quest’ora della notte assumendo le fattezze del glorioso re di Danimarca che fu? Perdio, ti ordino di parlare!

    I tre restano in attesa, occhi incollati sullo Spettro, la cui espressione sembra intristirsi.

    MARCELLO

    S’è offeso.

    Lo Spettro inizia a ritirarsi.

    BERNARDO

    Se ne va.

    ORAZIO

    Fermati! Parla! Ti ordino di parlare!

    Lo Spettro svanisce nel nulla.

    MARCELLO

    Non ha risposto…

    BERNARDO

    (a Orazio)

    Ti vedo pallido e scosso… Pensi ancora sia tutta immaginazione?

    ORAZIO

    Giuro su Dio che non c’avrei creduto se non l’avessi visto coi miei occhi!

    MARCELLO

    L’hai notata la somiglianza col re?

    ORAZIO

    Gli somigliava come tu somigli a te stesso. E pure l’armatura, era la medesima che il nostro re indossava contro l’ambizioso re di Norvegia. E quel suo cipiglio! Me l’ha ricordato durante una trattativa coi Polacchi, quando, indispettito dai loro atteggiamenti, li ribaltò dalle slitte… Tutto ciò è molto strano.

    MARCELLO

    Anche le altre due volte, questa cosa è apparsa con l’armatura, sempre di notte durante il nostro turno di guardia.

    ORAZIO

    Non so proprio cosa pensare, anche se ho la sensazione che tutto ciò sia correlato con la situazione politica del Paese.

    Bernardo, Orazio e Marcello si siedono nuovamente sul muretto.

    MARCELLO

    A proposito, vorrei tanto sapere la ragione di un servizio di guardia notturno tanto rigido. E anche perché ci sono cospicue importazioni di materiale bellico, con le officine impegnate a fabbricare cannoni e i cantieri navali a reclutare manodopera, in un tempo dove la domenica è diventata un giorno come un altro! Cos’è che ci forza a lavorare intensamente la notte come il dì? Chi me lo spiega?

    ORAZIO

    Te lo spiego io. O almeno è la voce che gira. Ricordate quando Fortebraccio di Norvegia sfidò il nostro defunto re Amleto or ora apparsoci sotto forma di spirito?

    BERNARDO

    Parli del duello con cui Fortebraccio si giocò uno dei suoi possedimenti per poterne vincere uno dei nostri?

    ORAZIO

    Sì. Un patto che i sigilli reali rendevano legalmente valido e che gli costò non solo quel territorio, ma anche la vita per mano di re Amleto il Valoroso, come tutti usano chiamarlo.

    MARCELLO

    E quindi?

    ORAZIO

    Dicono che suo figlio, il giovane Fortebraccio, tanto inesperto quanto coraggioso, sta assoldando dei mercenari nelle coste di Norvegia, disperati e fuorilegge che si accontentano di pane e acqua, per riprendersi i possedimenti perduti dal padre. Questo è secondo me il motivo del nostro riarmo, degli snervanti servizi di guardia notturni e della tensione che si respira nel Paese.

    BERNARDO

    (a Marcello)

    E che sia come sostiene lui lo prova la tenuta da combattimento con cui lo spirito si mostra a noi.

    ORAZIO

    Basta un granello per turbare l’occhio della mente…

    MARCELLO

    Cosa intendi?

    ORAZIO

    Questa apparizione potrebbe essere il preludio di una sciagura che sta per abbattersi sul nostro popolo, come a Roma nei suoi tempi d’oro.

    BERNARDO

    Cosa accadde?

    ORAZIO

    Si racconta che i morti, avvolti nei sudari, lasciarono le loro tombe e iniziarono a vagare gemendo per le strade sotto comete infuocate e rugiade di sangue, mentre il sole si spegneva in un’eclissi come fosse il Giudizio Universale. Segni che preannunciavano la caduta di Cesare.

    Mentre Orazio sta finendo di parlare, lo Spettro ricompare poco distante da loro.

    MARCELLO

    Guardate! Eccolo di nuovo!

    ORAZIO

    Stavolta lo farò parlare, dovessi rimanere folgorato…

    (allo Spettro)

    Fermati, illusione! Di’ qualcosa se hai una voce o un suono! Se c’è una buona azione da compiere che giovi a te quanto a me, parlami! Se hai preveggenza di una disgrazia che incombe sulla Danimarca e che potresti evitare, parla! O se in vita hai nascosto nel ventre della terra dei tesori rubati, ragion per cui il tuo spirito non trova pace neanche dopo la morte del corpo, parlacene!

    Si sente il CANTO di un gallo. Lo Spettro si allontana.

    ORAZIO (CONT’D)

    Rimani con noi! Parla!

    Lo Spettro lo ignora.

    ORAZIO (CONT’D)

    Marcello, fermalo!

    MARCELLO

    Che devo fare? Lo colpisco con la lancia?

    ORAZIO

    Sì, se non si arresta.

    Quando Marcello sferra il colpo, lo Spettro scompare, per subito riapparire davanti a Bernardo.

    BERNARDO

    È qui!

    ORAZIO

    Eccolo!

    Lo Spettro si dilegua definitivamente.

    MARCELLO

    Se n’è andato… Secondo me abbiamo sbagliato ad aggredire un essere così austero. Inattaccabile come l’aria, si è fatto beffe del nostro vano e violento assalto.

    BERNARDO

    Era sul punto di parlare quando ha cantato il gallo.

    ORAZIO

    Però poi è scappato timoroso, come convocato altrove. Dicono che quando il pennuto trombettiere del mattino sveglia il dio del giorno, gli spiriti colti al di fuori dei loro confini, che vaghino nel mare o nel fuoco, per la terra o nel vento, ci rientrano all’istante. E quanto appena accaduto prova che è vero.

    MARCELLO

    Dicono anche che, in prossimità del tempo in cui celebriamo la nascita del nostro Salvatore, l’uccello dell’alba canta tutta la notte. È un periodo dell’anno così sacro e benigno che le notti diventano salubri e i pianeti clementi, con fate e streghe che rinunciano ai loro sortilegi e gli spiriti che si rintanano nell’oscurità.

    ORAZIO

    Già, così dicono. E io un po’ ci credo. Guardate! L’alba col suo mantello scarlatto comincia a intravedersi ad est dietro la collina, nell’aria pregna di rugiada. Il turno di guardia è finito. Direi di informare il giovane Amleto di quanto abbiamo veduto stanotte, perché sento che quello spirito che con noi s’è chiuso nel silenzio, con lui si aprirà. Convenite con me che sia nostro dovere, anche per l’affetto che nutriamo per il principe?

    MARCELLO

    Sì, facciamo così. E stamattina so io dove possiamo trovarlo.

    SCENA 2 - INT. CASTELLO, SALA DEL CONSIGLIO - GIORNO

    Il re, CLAUDIO, e la regina, GERTRUDE, siedono sui loro troni. Intorno a loro ci sono AMLETO e alcuni membri del consiglio: POLONIO, suo figlio LAERTE, poi VOLTIMANDO e CORNELIO. Infine, altri nobili e i loro attendenti.

    CLAUDIO

    La morte del mio caro fratello, il re Amleto, è ancora fresca nella memoria e un lancinante dolore stringe l’intero regno intorno al suo ricordo. Un dolore che può tuttavia essere alleviato dalla saggezza di pensare a noi stessi, che di questo mondo siamo ancora parte. Di conseguenza, per dare un governo alla nostra bellicosa nazione, con un occhio in lacrime e l’altro raggiante, con allegria al funerale e disperazione al matrimonio affinché pena e gioia pesino uguale sulla bilancia dei sentimenti, ho preso in moglie colei che fu mia cognata, la vostra regina. Una soluzione, questa, adottata tenendo in gran conto i vostri saggi consigli, espressi sempre in piena libertà, e per i quali qui vi porgo il mio ringraziamento.

    Sorrisi di soddisfazione brillano sulle facce di tutti i presenti, tranne che su quella di Amleto.

    CLAUDIO (CONT’D)

    Quanto al futuro, sapete bene quanto bassa sia l’opinione del giovane Fortebraccio sul nostro valore. Forse presume che la scomparsa di re Amleto abbia disunito la Danimarca lasciandola nel caos e, mosso dal sogno di riprendersi le terre legalmente acquisite dal mio valoroso fratello ai danni di suo padre, persiste nelle sue provocazioni con messaggi in tal senso. Per questo siamo qui riuniti. Ho scritto al re di Norvegia, zio del giovane Fortebraccio. Il sovrano, costretto a letto da una malattia, probabilmente non è informato dei propositi e degli spropositi del nipote. Gli ho fatto notare che, siccome gli arruolamenti avvengono tra i suoi sudditi, è suo dovere porre un veto. Cornelio, Voltimando, affido a voi la lettera da consegnare al vecchio re e vi conferisco il potere di negoziare con lui entro i limiti consentiti dagli articoli in essa acclusi. Buon viaggio. Possa la vostra premura consigliarvi in questo compito.

    Polonio consegna loro la lettera.

    CORNELIO

    In questo e in ogni altro dovere…

    VOLTIMANDO

    …Vi dimostreremo la nostra fedeltà.

    CLAUDIO

    Della quale mai nessuno dubiterà. Dio vi assista.

    Cornelio e Voltimando si dirigono verso l’uscita.

    CLAUDIO

    Laerte?

    LAERTE

    Mio signore?

    CLAUDIO

    Mi dicevi di avere una richiesta… Inoltrala pure.

    LAERTE

    (in soggezione)

    Mio re…

    CLAUDIO

    Non temere. Non perdere la voce al mio cospetto, giacché ti offrirei tutto ancor prima che tu lo chieda. Il trono di Danimarca è pronto a servire tuo padre non meno di quanto la mano sia strumento della bocca o la mente del cuore. Qual è dunque la tua richiesta?

    LAERTE

    Mio re, vorrei il permesso di far ritorno in Francia. Venni con gioia alla vostra incoronazione e fui onorato di prestare giuramento. Ma adesso che il mio dovere è compiuto, lo confesso, la Francia si è ripresa il centro dei miei pensieri. Pongo dunque il mio desiderio alla vostra indulgenza in cerca di una dignitosa licenza.

    CLAUDIO

    Tuo padre te l’ha concessa? Cosa dice Polonio?

    POLONIO

    Mio Signore, la sua petizione è stata così sagace ed accorata da piegare il mio riluttante consenso alla sua volontà. Vi supplico, lasciate che parta.

    CLAUDIO

    Sia. Laerte, scegli tu stesso quando partire e vivi il tuo tempo come più ti aggrada. Ora,

    (si rivolge ad Amleto)

    nipote mio, figlio…

    AMLETO

    (mormorando)

    Più stretto è il parente, peggiore è il serpente…

    Accigliata, la regina osserva Amleto.

    CLAUDIO (CONT’D)

    Come mai quelle nubi sul tuo volto?

    AMLETO

    Nessuna nube, mio signore. Io sono il sole!

    GERTRUDE

    Dolce figlio, liberati di quell’aria cupa e guarda con occhio benevolo la tua patria. Non puoi tenere per sempre le ciglia basse a cercare il tuo venerabile padre nella polvere. Tutto ciò che vive deve anche perire, attraversando la natura fino all’eternità. Sai bene che è fato comune.

    AMLETO

    Vero, signora. È fato comune.

    GERTRUDE

    Se ne sei convinto, perché il tuo dolore sembra così particolare?

    AMLETO

    Sembra? Signora, il mio dolore è. Io non conosco alcun sembra. A mostrare come realmente mi sento, madre mia, non è il mantello d’inchiostro che porto né nessun altro abito di circostanza, per quanto solenne il suo nero sia. E nemmeno i singhiozzi affranti né i sospiri forzati né il fiume che scorre dagli occhi né l’espressione afflitta stampata in faccia né nessun’altra forma che può assumere la sofferenza. Per questi orpelli del dolore che l’uomo può simulare si dice sembra, ma quello che ho dentro io nessuno lo può vedere.

    CLAUDIO

    È lodevole, Amleto, degno della tua natura generosa portare il lutto per tuo padre. Però ricorda, anche lui perse il suo e neppure questi sfuggì a tal destino. Ogni figlio che sopravvive al padre è tenuto a ossequiarlo con la propria condoglianza per qualche tempo, ma perseverare come una femminuccia è segno di una cocciutaggine che sconfina nella blasfemia. Così trapela l’intento di offendere il Cielo e tu dimostri di avere un animo debole, una mente irrequieta e che la tua capacità di comprendere la vita è rimasta ad uno stadio infantile.

    Amleto continua a tenere lo sguardo basso, ma i suoi lineamenti vibrano come quelli di chi cerca di dominarsi.

    CLAUDIO

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