Strategie Fatali
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Anteprima del libro
Strategie Fatali - Lino Musella e Paolo Mazzarelli
STRATEGIE
FATALI
© 2015 Cue Press
via Selice 84a, 40026 Imola, Italia, cuepress.com
ISBN 978-88-98442-89-8
Direzione
Mattia Visani
Prefazione e cura
Damiano Pignedoli
Foto copertina
Giuseppe Di Stefano
Prima rappresentazione italiana, Teatro delle Muse, Ancona, 25 novembre 2015. Scritto e diretto da Lino Musella e Paolo Mazzarelli. Interpreti: Marco Foschi, Fabio Monti, Paolo Mazzarelli, Lino Musella, Laura Graziosi, Astrid Casali, Giulia Salvarani. Costumi: Stefania Cempini. Assistente alla regia: Dario Iubatti. Sound design e musiche originali: Luca Canciello. Direttore di produzione: Marta Morico. Comunicazione e ufficio stampa: Beatrice Giongo. Amministrazione: Katya Badaloni. Assistente di produzione: Claudia Meloncelli. Direttore dell’allestimento: Roberto Bivona. Elettricista: Cristiano Carìa. Fonico: Jacopo Pace. Grafica: Fabio Leone. Foto di scena: Marco Parollo. Produzione: MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale - diretto da Velia Papa-, Compagnia MusellaMazzarelli, EmmeA Teatro.
Indice
«Ma... oddio... stiamo recitando?»
di Davide Enia
Strategie Fatali
«Ma... oddio... stiamo recitando?»
di Davide Elia
Eppure la realtà accade, più spesso di quanto non mi rendo conto. I dolori che trafiggono così in profondità da rendere impossibile ogni azione. Gli scatti d’ira. Le convulsioni. Le palpitazioni inattese. La pioggia che arriva improvvisa e bagna la schiena.
Fa male a volte la realtà.
A volte fa malissimo.
A volte no ed è luminosa come un gol all’incrocio dei pali, ma sono pochi momenti, neppure assaporati appieno, il corpo già risente dei lividi e la partita è appena terminata, la doccia è sporca e nello spogliatoio regna una solitudine infinita, come smisurata è la perdita di senso della realtà stessa.
In fondo, sarebbe anche semplice. Un pallone, il piede che lo colpisce, la rotazione della sfera, una traiettoria netta e diritta, il sette appena sfiorato, la rete che si gonfia, il cuore in tumulto e i brividi a solcare ogni lembo di pelle. Sarebbe facile, e invece non lo è affatto. A volte mi trovo, come dire, vestito con maglietta e pantaloncini in contesti inappropriati, in cui sono tutti in abito da sera e il rumore dei miei tacchetti sul pavimento di marmo lucidato segna e rimarca la mia inadeguatezza. A cosa? Alla realtà.
La strategia allora è provare a capire cosa è venuto a mancare e quando, come sono giunto in questo vuoto di senso che mi sbilancia e mi stringe lo stomaco fino a renderlo un sasso. E la strategia è ricostruire la realtà come uno spettacolo. Mettere in scena, quindi, non la realtà in sé ma la sua stessa rappresentazione. Sono io il drammaturgo della mia esistenza? Scrivo o sono scritto? Aderisco con in nervi e con la carne a un testo che già esiste o mi sto solo sforzando con tutto me stesso di correggerlo, di sabotarlo, di negarlo fino allo stremo?
Nelle dottrine orfiche, agli iniziati si diceva: la realtà è dietro un velo. Bastava superarlo per scoprirla. Così, si veniva iniziati al mistero e passo dopo passo si arrivava di fronte al velo, lo si scostava e cosa si scopriva? Un altro velo. Lo si scostava ed ecco apparirne un altro e un altro ancora e ancora e ancora, finché non si comprendeva finalmente che il velo separa e separava e separerà sempre e non importa tanto cosa sta al di qua o al di là del velo, perché è nel velo il senso del tutto.
Il velo è la realtà.
Cosa resta, dunque, quando ci si ritrova schiantati a terra? Quando la fierezza per qualcosa di meritato regala quei rarissimi istanti in cui ci si sente come un falco selvaggio che si libra alto in cielo? Cosa rimane quando scoppiano le bombe e vengono inculati gli angeli, quando il male non si trasforma in miele e le parole si perdono, quando la pioggia che cade infradicia le ossa e non pulisce nulla, non i capelli, non gli abiti, non la coscienza?
Qualcosa rimane, sempre. La polvere della miseria e quella delle stelle esistono proprio perché hanno una superficie su cui poggiarsi. Questa superficie è ciò che resta, è il velo del reale, è il teatro che rende possibile ogni rappresentazione della realtà. Così è un attimo passare dalla farsa alla tragedia, da un soliloquio per discolparsi a una danza sfrenata per sedurre. Non importa né la sequenza né la regia né la qualità della recitazione. Tutto passa, è già passato, passerà. Resta soltanto il teatro, inteso proprio come la messa in scena carnale e mentale di tutto quanto, del pudore e della manipolazione, del silenzio davanti al mistero e dello sprezzo di fronte al baratro. In fondo, è il modo migliore che ho trovato per provare a non soccombere ai dubbi e alle ansie, ad alcune vergogne così viscerali da minarmi fino alle fondamenta e ad alcune gioie così intense da risultarmi insostenibili. Un palco in cui le cose si nominano per essere slatentizzate e si agiscono per venire disinnescate. Un modo come un altro per trovare risposte. A cosa? A tutto.
Lo so, è soltanto una strategia.
È il meglio di cui sono capace.
Sipario.
Strategie fatali
Personaggi
L’Uno, un investigatore (attore 1)
L’Altro, un altro investigatore (attore 2)
Lo spettro di Giacomino (attore 3)
Camillo, il regista della compagnia (attore 2)
Ada, interprete del ruolo di Emilia e membro storico della compagnia (attore 4)
Fulvio, interprete del ruolo di Cassio e membro storico della compagnia (attore 5)
Giacomino, un ragazzo di quindici anni, factotum della compagnia (attore 3)
Federico Valente, interprete del ruolo di Jago e primo attore della compagnia (attore 6)
Alberto Magno, noto attore, aspirante al ruolo di Otello (attore 1)
Sara, giovane attrice, compagna di Alberto, aspirante al ruolo di Desdemona (attore 7)
Karol, un ex elettricista teatrale, regista di performance (attore 5)
Sarita,una zingarella, aiutante di Karol (attore 7)
Jacob, uno zingarello, aiutante di Karol (attore 3)
Amin, un arabo (attore 6)
I tre emissari della Compagnia delle opere Pie:
Il Presidente (attore 1)
L’Architetto (attore 4)
Il Don (attore 2)
Indagine su uno spettro al di sopra
di ogni sospetto. Prologo
Durante la scena tutte le battute de l’Uno saranno dei versi indistinguibili, a cui l’Altro però risponde come nulla fosse. Nel buio, si accende una torcia. È l’Uno, che lavora a una centralina per cercare di collegare la corrente. A un tratto entra in scena l’Altro, anche lui con una sua torcia. L’Uno lo sente e si spaventa.
L’UNO .......... (È la sua unica battuta quasi comprensibile, e somiglia a un «Chi è la?»)
L’ALTRO Chi è là? Domanda interessante. Chi siamo, dove andiamo, ma soprattutto: chi è là? Chi