Sicilia Svelata: Prima dei Greci
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Info su questo ebook
Il libro è rivolto agli Interpreti del Patrimonio Culturale che possono trovare spunti di riflessione per il loro progetti di percorsi esperienziali interpretativi e agli amanti di Storia della Sicilia desiderosi di intraprendere un percorso di conoscenza e formazione al di fuori degli schemi classici.
Una caratteristica innovativa del libro e la sua “espandibilità” . Attraverso un insieme di QR-Code è possibile approfondire alcuni aspetti con schede contenenti, in alcuni casi, immagini, video e file multimediali di approfondimento presenti sul Web. Solo a titolo di esempio, in relazione ai vari siti della preistoria, le informazioni sono completate da schede che fanno parte della Carta Archeologica Multimediale di Sicilia (CAMS) contenente oltre 3.500 siti archeologici catalogati e georeferenziati, La CAMS è frutto di circa trent’anni di raccolta dati ed è disponibile gratuitamente sul web per la collettività e la comunità scientifica. Di volta in volta, nel libro, saranno presenti dei QR-Code corrispondenti a dei link che vi permetteranno di andare nelle pagine web di approfondimento, basta avere un telefonino e un lettore QR-Code (che quasi tutti i telefonini ormai hanno incorporato). Per capirci, il libro “espandibile” permette di ottenere un contenuto informativo equivalente a circa 8.000 pagine di un libro cartaceo.
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Anteprima del libro
Sicilia Svelata - Ignazio Caloggero
Introduzione
A volte la storia, soprattutto quella delle fasi iniziali, è giunta a noi dopo un processo di elaborazione, conseguenza spesso, dei metodi orali usati dagli antichi, per tramandare gli eventi, dove spesso la storia era leggenda, e la leggenda era la storia.
Si sa come ogni oratore nel raccontare eventi, spesso più grandi di lui, ami mettere la sua impronta personale al racconto, in qualche modo ciò gli permette di farne parte, di essere anche lui protagonista della storia che sta raccontando; questo ha fatto sì che noi oggi conosciamo l'alba della nostra storia con sfaccettature diverse, a seconda delle origini, delle influenze politiche, dei desideri e della fantasia degli antichi scrittori.
Dove non esistevano elementi a sufficienza per ricostruire un evento, spesso un pizzico di fantasia metteva tutto a posto.
Il rigore scientifico a cui siamo abituati ai nostri giorni, può rendere sospette alcune pagine di storia scritte dagli storici di allora, quali Diodoro Siculo, Tucidide, Pausania, Plutarco e Di Blasi ma bisogna tener conto che al di là della veridicità storica, i loro testi spesso sono le uniche testimonianze del passato che sono giunte sino a noi. Agli storici citati aggiungerei anche scrittori come Omero e Virgilio che hanno spesso messo in simbiosi storia e leggenda.
Sono convinto che in qualsiasi leggenda è presente al suo interno un fulcro anche piccolo di verità storica, lo hanno dimostrato in più di una occasione i ritrovamenti archeologici. Che Minosse re di Creta sia venuto in Sicilia alla ricerca del fuggitivo Dedalo, può essere messo in dubbio, ma che nella zona che la leggenda vuole sia stata da lui visitata, siano state trovate tracce dell'influenza Egea molto tempo prima che si parlasse di colonizzazione greca è fuori dubbio, eppure la leggenda è conosciuta da oltre duemila anni e solo adesso, grazie all'archeologia, possiamo dire che al suo interno esiste un bocciolo di verità storica.
Forse gli aneddoti relativi alle paure e alla mania di persecuzione del tiranno Dionisio di Siracusa, possono sembrare esagerati, e forse lo sono, bisogna però riconoscere che questi aneddoti rispecchiano la paura che i dittatori di tutti i tempi hanno avuto di rimanere vittime della stessa strategia di morte da loro voluta. Come non trovare poi, elementi in comune tra il crudele tiranno di Agrigento Falaride e un Bokassa dei nostri tempi, ambedue si dice si cibavano di carne di bambini. Forse ciò è vero, o forse è solo il frutto che viene fuori quando la psicologia di massa si risveglia dal torpore della dittatura, e come per farsi coraggio amplifica il male del tiranno da abbattere facendone un prototipo di mostro.
Se si rimane scettici di fronte alle crudeltà raccontate da Diodoro durante una razzia dei punici, in cui ai cadaveri venivano tagliate le mani per farne collane, le teste dei nemici venivano appese ai giavellotti e in cui donne, bambine e bambini venivano stuprati, è bene che ricordare cosa è successo in Iugoslavia qualche decennio fa, dove le donne, quelle sopravvissute, hanno portato nel grembo il segno delle violenze serbe e dove al posto dei giavellotti sono state usate le baionette dei fucili come supporto per le teste dei vinti. Senza contare che ancora ai nostri giorni, basta dare una occhiata alle varie guerre tuttora presenti in molte parti del mondo, ci tocca assistere, impotenti, a scene in cui la follia umana prende il sopravvento…
Il primo a credere che nelle leggende si nascondesse un pizzico di verità, e a dimostrarlo al mondo, fu un tedesco, Heinrich Schliemann, nato nel 1833, di famiglia molto povera, interruppe gli studi molto presto perché suo padre non aveva i mezzi necessari, per fare il garzone in una drogheria, da piccolo aveva letto l'Iliade di Omero ed il suo sogno era la scoperta dei resti della città di Troia. Come può un povero garzone di bottega pensare di arrivare a tanto? Eppure, lui lo pensava, anzi credeva in quel sogno, nonostante la vita tutti i giorni gli gridava sulla pelle, la realtà in cui chi, per sorte, vive di duro lavoro. Eppure, chi nonostante questo, riesce a sognare, ha un minimo di speranza di realizzare i suoi sogni. Infatti, Enrico da garzone che era, riuscì prima ad aprire una piccola attività commerciale, poi via via aiutato dalla sorte e dalla sua capacità nel commercio, riuscì ad accumulare una fortuna, per cui a 40 anni si ritirò ricchissimo per dedicarsi alle ricerche archeologiche. Schliemann era un autodidatta, ma questo non gli impedì, (seguendo con puntiglio le indicazioni topografiche dell'Iliade) di scoprire nel 1873 i resti di Troia. Un sogno, apparentemente irrealizzabile, si era avverato.
Ritengo che sia possibile vedere ogni racconto leggendario, come contenente due verità, la prima, quella più esterna, è spesso il vestito con cui la fantasia dell'uomo veste una verità, a volte, storica; più è la fantasia, più i vestiti esterni nascondono la verità storica. Se vogliamo giocare un po’ anche con la nostra fantasia, possiamo pensare ad un fiore al cui interno è nascosto un piccolo bocciolo di verità storica, spesso grazie alla pazienza di alcuni uomini, e ad un pizzico di fortuna (che non guasta mai), il fiore più grande apre i suoi petali, a volte solo un poco, lasciando intravedere solo una parte del bocciolo; a volte l'apertura è completa, regalando la visione del bocciolo in tutto il suo splendore, altre volte invece, i petali sono destinati a non aprirsi mai, ed il bocciolo nascosto dentro, non sarà purtroppo visto mai.
La prima parte del libro si riferisce a quel lunghissimo periodo conosciuto da molti come età della pietra. Sicuramente ognuno di noi si sarà posto almeno una volta nella vita, la domanda su quale è l’origine dell’umanità e su come vivevano i nostri progenitori. La storia dell’uomo intesa nel senso più ampio del termine non può essere ricostruita partendo unicamente dalla documentazione scritta. Quando la scrittura fece la sua comparsa nella Terra, questa era già abitata dall’uomo da qualche milione di anni. Generalmente si vuole distinguere il periodo storico documentato da racconti scritti da quello preistorico che precede la conoscenza della scrittura.
È difficile effettuare una divisione cronologica tra i due periodi, anche perché la scrittura fece la sua comparsa in tempi differenti nelle varie regioni della terra; in Medio Oriente era conosciuta nel 3000 a.C., ma in molte altre parti del mondo arrivò molto tempo dopo, in Egitto nel 2300 a.C., in Grecia nel XV sec. a.C., in Italia nel VIII sec. a.C. e in Germania meridionale nel I sec. d.C. Per avere indicazioni utili sugli aspetti della vita quotidiana, ma anche della religiosità e dell’arte degli uomini preistorici gli studiosi si sono appoggiati all’archeologia, alla paleontologia ed anche alla geologia che hanno permesso uno studio comparato delle sepolture e dei corredi annessi, dei siti abitativi, delle arti rupestri e mobiliari della preistoria.
La seconda parte del libro riguarda il periodo conosciuto come età dei metalli
dove si assiste alla nascita della metallurgia, allo sviluppo sociale, culturale e alla nascita dei primi centri urbani. Si evolvono le sepolture, i fenomeni religiosi, nascono i primi miti e le testimonianze artistiche si diffondono su tutta l’isola. Per quanto riguarda i culti e i miti raccontati nel libro, ho deciso di trattare i miti che pur sviluppandosi nel periodo greco-punico, quindi, successivi a quello trattato in questo mio primo volume di Soria della Sicilia, sono intimamente legati alla religiosità pregreca.
La terza parte del libro riguarda i primi popoli e se è vero che le leggende nascondono sempre un pizzico di verità, è giusto annoverare tra questi anche quelli dovuti alla mitologia omerica: Lotofagi, Ciclopi, Feaci e Lestrigoni. Seguono gli altri principali popoli presenti in Sicilia prima dell’arrivo dei Greci: Sicani, Siculi, Elimi, Fenici e Ausoni.
La quarta parte del volume riguarda i sacrifici umani, una caratteristica normalmente attribuita alle antiche religioni orientali anche se in realtà i sacrifici erano diffusissimi in tutta l'antichità, iniziarono probabilmente con le prime manifestazioni religiose. In Sicilia una delle prime testimonianze di sacrificio umano potrebbe essere riscontrato nella scena paleolitica dell’Addaura.
La quinta e ultima parte riguarda l’elenco dei siti archeologici interessati al periodo a cui si riferisce il presente volume inseriti nella Carta Archeologica Multimediale di Sicilia (CAMS)
Età della Pietra
1.1 Preistoria
La preistoria (prima della storia) abbraccia un arco temporale ampissimo che parte dal periodo a cui sono attribuiti i primi reperti collegabili alle attività dei primi uomini, fino al periodo in cui la storia viene raccontata attraverso la scrittura. La fine di questo periodo è anche chiamata protostoria e corrisponde generalmente a quel periodo tra la prima età del bronzo e l’età del ferro. La protostoria è anche quel periodo di cui si iniziano ad avere notizie scritte da altri popoli contemporanei già in possesso della conoscenza della scrittura o da fonti storiche indirette scritte in epoche successive.
L’inizio della preistoria è stato convenzionalmente indicato a 2,5 milioni di anni fa, ma da alcuni anni, grazie a scoperte che spostano sempre più indietro la capacità umana di usare utensili in pietra, si tende a spostare l’inizio della preistoria a 3 o 4 milioni di anni fa. Inoltre, sia le fasi intermedie sia la fase finale cambiano spesso da regione a regione in quanto l’evoluzione umana, soprattutto dal neolitico in poi, è notevolmente diversa e dipende dall’evoluzione socioculturale dei singoli luoghi.
Dovendo a volte parlare del clima esistente nella preistoria, non è male inquadrare tale periodo all’interno della scala dei tempi geologici, capisco che per alcuni di voi può essere una rottura di scatole sentire termini di cui fareste volentieri a meno, ma appoi li trovate in altri testi e vi lamentate che non sono stato bravo nello spiegali prima, per cui armatevi di pazienza e fatemi andare avanti.
La preistoria rientra nella parte finale dell’era attuale, il Cenozoico (da 66 milioni da oggi), copre la parte finale del periodo Neogene (da circa 23 a 2,58 milioni di anni fa) e parte di quello Quaternario (da 2,58 milioni di anni fa ad oggi) 3 . Il periodo quaternario a sua volta è diviso in due epoche: il Pleistocene (da 2,58 milioni a 11.700 anni fa) e l’ Olocene (da 11.700 anni fa ad oggi). Visto l’ampio arco temporale del Pleistocene può anche essere utile ricordare la seguente suddivisione:
Pleistocene inferiore (2,58 milioni – 900.000 anni fa)
Pleistocene medio (900.000 – 455.000 anni fa)
Pleistocene superiore (455.000 – 11.700 anni fa)
Alla luce dell’impatto che i vari periodi glaciali hanno avuto sul clima e su quello che poteva essere l’ambiente in cui vivevano i primi ominidi è utile tenere conto anche delle ultime glaciazioni avvenute durante la preistoria:
Gunz (1.200.000-900 mila anni fa)
Mindel (455-300 mila anni fa)
Riss (200.000-130.000 anni fa
Würm (110.000 -12.000 anni fa).
La cronologia di seguito presentata è quella che potrebbe avvicinarsi di più, a partire dal Neolitico, all’evoluzione umana avvenuta in Sicilia.
Paleolitico (o età della pietra scheggiata
)
Paleolitico inferiore (2,58 milioni – 100.000 anni fa)
Olduvaiano (Pebble Culture 4) (2,58 milioni – 750.000 anni fa)
Acheuleano (750.000 – 100.000 anni fa)
Paleolitico medio (100.000 - 35 000 anni fa)
Paleolitico superiore (35.000 – 10.000 anni fa)
Uluziano (35.000 – 28.000 anni fa)
Aurignaziano (29.000 – 25.000 anni fa)
Gravettiano (26.000 – 19.000 anni fa)
Epigravettiano (prolungamento del Gravettiano) (19.000 – 10.000 anni fa)
Mesolitico (8.000 – 6.000 a.C.)
Neolitico (o età della pietra nuova
) (6.000 – 3.500 a.C.)
Eneolitico (età del rame o calcolitico) (3.500 – 2.300 a.C.)
Protostoria
Età del bronzo
Bronzo antico (2.300 - 1.600 a.C.)
Bronzo medio (1.600 - 1.300 a.C.)
Bronzo recente (1.300 - 1.200 a.C.)
Bronzo finale (1.200 - 1.000 a.C.)
Età del ferro (1.000 a.C.)
In questa cronologia continuo ad usare il termine età
perché ancora molto diffuso, ma per le cose scritte prima, è utile ricordare che il suo significato è diverso dallo stresso termine usato per scala dei tempi geologici.
Come potete vedere, il paleolitico viene comunemente diviso in tre archi temporali. Ogni arco temporale a sua volta comprende varie culture la cui denominazione prende origine dai luoghi in cui sono stati trovati per la prima volta reperti di un certo interesse o caratteristiche specifiche.
Ad esempio, per quando riguarda il Paleolitico inferiore abbiamo:
Olduvaiano: dal sito delle Gole di Olduwai
(o Olduvai, Tanzania).
Acheuleano: dal sito di Saint-Acheul, (presso Amiens, Francia).
Mentre per il Paleolitico superiore abbiamo:
Uluziano: dal sito scavato nella grotta del Cavallo situata nella Baia di Uluzzo (Lecce).
Aurignaziano: dal sito scavato nella grotta di Aurignac (Haute-Garonne) in Francia.
Gravettiano: dal sito individuato nel riparo La Gravette (Bayac, Dordogna) in Francia.
Magdaleniano (18.000 – 10.000 anni fa) dal sito di Abri de la Madeleine (Tursac, Dordogna) in Francia. In Italia non sembrerebbero esistere tracce significative di questa cultura e si preferisce usare il termine Epigravettiano
Il sistema di datazione ha risentito del fatto che gli studiosi hanno potuto disporre prevalentemente di una cronologia relativa (che determina l’ordine nel quale si sono succedute le diverse culture di cui si ritrovano le tracce, senza però poter fissare una data espressa in cifre). Solo dalla fine della II Guerra Mondiale, essenzialmente grazie alle nuove tecniche di laboratorio, sono stati elaborati metodi di datazione cronometrica che hanno rivoluzionato la cronologia assoluta delle epoche preistoriche.
Il mesolitico può essere considerato come il periodo di transizione fra il paleolitico e il neolitico.
Il neolitico (o età della pietra nuova) è l’arco temporale più recente dell’età della pietra. Con questo termine si vuole indicare anche l’inizio in cui la civiltà umana inizia a praticare l’agricoltura passando da una attività di raccolta dei prodotti naturali a quella di produzione.
Dal neolitico in poi la periodizzazione è differenziata a seconda della regione, in quando le innovazioni socioculturali e tecnologiche che giustificano i termini di neolitizzazione e età dei metalli avvengono con tempi diversi a seconda delle varie regioni.
1.2 Primi ominidi
Il Genere Australopitecus
Secondo stime cronologiche la separazione tra l’antenato dell’uomo e quello dello scimpanzé avrebbe avuto luogo tra i dieci e i 4,5 milioni di anni fa. Tracce dei primi ominidi si hanno in Etiopia, resti di un Australopiteco (Australopithecus ramidus) sono stati trovati nel 1994 ad Aramis nella Valle dell’Awash in Etiopia e sono stati datati 4,4 milioni di anni. Nel passato i resti più antichi erano quelli noti come scheletro di Lucy
trovati in Africa orientale nel 1974 e datati 3,2 milioni di anni. Gli Australopitechi, almeno quelli che vissero tra i due e i tre milioni di anni fa, camminavano in modo eretto ed erano in grado di scheggiare le pietre, questo è confermato dal ritrovamento di utensili litici datati tra i 2,6 e i 2,4 milioni di anni in certi siti etiopici di Kada Gona e Kada Hadar vicini alla Vallata dell’Awash 5 .
Il Genere Homo
Le indicazioni che vengono da questi ritrovamenti minano il principio che fosse l’Homo habilis il primo ominide a sapere usare le mani; infatti, quest’ultimo fece la sua comparsa circa 2 (o forse 2,5) milioni di anni fa coabitando, per un certo periodo con gli Australopitechi.
Sempre un paio di milioni di anni fa (anno più anno meno), fece la comparsa un altro ominide, l’Homo erectus o Homo ergaster questi perfeziona l’arte dello scheggiare le pietre, infatti compaiono i primi bifacciali
(1,2 milioni di anni fa) e scopre l’uso del fuoco, o sarebbe meglio dire, impara a tenerlo sotto controllo (800.00 anni fa ma forse anche prima, 1,5 milioni di anni fa come dimostrerebbero alcuni resti trovati a Koobi Fora nei pressi del lago Turkana in Kenya).
Tracce dell’Homo Erectus si hanno non solo in Africa ma anche in Europa, nel Vicino Oriente e in Cina 6 . Nel giacimento di Chilhac, nel Massiccio Centrale, Christina Guth ha ritrovato alcuni ciottoli elaborati che testimoniano una presenza umana in Francia risalente ad almeno 1.5 milioni di Anni fa 7
Fino