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Culti Miti e Leggende dell'Antica Sicilia
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Culti Miti e Leggende dell'Antica Sicilia
E-book351 pagine5 ore

Culti Miti e Leggende dell'Antica Sicilia

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Info su questo ebook

 Il libro è il risultato di un’attenta e impegnata analisi di svariate opere che riguardano, principalmente tre settori: Mitologia, Archeologia e Folclore. Tra gli autori studiati e consultati, è possibile citare i classici come Diodoro Siculo, Tucidide, Pausania, Cicerone, Erodoto, Plutarco, gli studiosi del passato come Fazello, Di-Blasi, Ettore Pais, Adolfo Holm, Giuseppe Pitrè, Salomone Marino, Emanuele Ciaceri, Biagio Pace, e, anche, gli autori a noi più vicini come Ambrogio Donini, Vincenzo Facchini, Bernabò Brea, Vincenzo Tusa, Ernesto De Miro, Paolo Matthiae ed altri. Il lavoro non è solo un semplice riassunto di quanto altri autori hanno scritto, ma, al contrario, vi è, alla base un intenso lavoro di “analisi comparativa”, che, insieme all’individuazione di una serie di elementi tra loro correlati, nei tre settori oggetto di analisi, ha permesso di individuare relazione sfuggite agli studiosi del passato, non, sicuramente per loro incapacità, ma perché, allora, non erano in possesso di tutte quelle informazioni di cui, invece, noi, oggi, disponiamo, come le scoperte archeologiche più o meno recenti che ci permettono di individuare, con maggiore precisione, la diffusione di determinati culti..
Il Libro è sostanzialmente suddiviso in 7 capitoli
  • Nel primo capitolo, introduttivo, si presenta e si fa un riassunto dell’intero libro parlando della evoluzione della religione tenendo conto delle sue varie componenti: elemento indigeno, elemento fenicio-punico, elemento greco ed elemento romano. Gli altri capitoli trattano le varie divinità e miti a secondo l’origine e le epoche di riferimento, per ognuno di essi si è cercato di approfondirne le origini, la diffusione in Sicilia e gli aspetti sincretici che li legano ad alcuni eventi legati al folklore o a feste religiose dei nostri giorni.
  • Il secondo capitolo riguarda i culti di origine indigena, anche quando alcuni di questi subiscono un processo di ellenizzazione. Si parlerà quindi di Demetra e Persefone, Dafni, I Palici, Adrano e della dea Ibla
  • Il terzo capitolo riguarda i principali culti elleni: Cronos, Zeus, Era, Dioniso, Artemite, Ermes, Ares, Atena, Poseidone, Apollo, Afrodite, Cibele, Efesto, Aslepio e i Dioscuri.
  • Il quarto capitolo riguarda i culti di origine orientale: Baal, Tanit, Iside e Serapide
  • Il quinto capitolo riguarda invece alcuni miti minori: Rea, Igea, Helios, Pan, Gaia, Plutone, I Galeoti, La Sibilli di LIllibeo
  • Il sesto capitolo riguarda quelli che vengono normalmente definiti eroi: Erice, Aristeo, I Fratelli Pii, Orione, Eracle, Dedalo e Minosse, Polifemo.
  • L’ultimo capitolo riguarda le ninfe e le dininità fluviali: Ciane, Aretusa, Imera, Etna, Galatea e Aci, Camarina, Crimiso, Crisa, Gele e Longane.

 
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2018
ISBN9788894321913
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    Anteprima del libro

    Culti Miti e Leggende dell'Antica Sicilia - Ignazio Caloggero

    Bibliografia.

    Presentazione.

    Iniziai questo mio lavoro nei primi anni degli anni 90, completai la prima stesura nel 1995 e la misi a disposizione di amici e la pubblicai, almeno in parte, in Internet. Mi ripromisi che l’avrei pubblicata solo dopo un ulteriore approfondimento e rivisitazione dei luoghi e dei contenuti, alla luce di nuovi studi ed eventuale scoperte. Ma la vita ed il lavoro prendono spesso il sopravvento sui buoni propositi, e questo mio lavoro rischiava di non vedere la luce, almeno sotto forma di libro ancora per molti anni. Ecco perché dopo oltre 20 anni dalla sua prima stesura, mi sono deciso di pubblicarlo, nella stessa forma del 1995, salvo qualche piccola aggiunta di immagini e di contenuti.

    N on appartengo alla categoria degli storici, non ho la presunzione di sostituirmi a loro, ma mi contraddistinguono un grande amore ed una grande passione per la storia. Questo libro è, infatti, rivolto a tutte quelle persone che, come me, amano il sapere ma non hanno la possibilità (o la voglia) di impegnarsi in lunghe ricerche o di leggere centinaia di libri.

    Questo mio modesto lavoro è il risultato di un’attenta e impegnata analisi di svariate opere che riguardano, principalmente tre settori: Mitologia, Archeologia e Folclore. Quando mi sono avviato alla sua stesura, il mio obiettivo era quello di conoscere i miti dell’antica Sicilia e di vedere come, tracce di alcuni di essi, influenzino, ancora oggi, la nostra cultura e la nostra religione. Allo stato attuale, sono riuscito, solo in parte, a raggiungere tale obiettivo. Molto ci sarebbe ancora da fare. Tra gli autori da me studiati e consultati, posso citare i classici come Diodoro Siculo, Tucidide, Pausania, Cicerone, Erodoto, Plutarco, gli studiosi del passato come Fazello, Di-Blasi, Ettore Pais, Adolfo Holm, Giuseppe Pitrè, Salomone Marino, Emanuele Ciaceri, Biagio Pace, e, anche, gli autori a noi più vicini come Ambrogio Donini, Vincenzo Facchini, Bernabò Brea, Vincenzo Tusa, Ernesto De Miro, Paolo Matthiae ed altri. Ci tengo a sottolineare che questo lavoro non è solo un semplice riassunto di quanto altri autori hanno scritto, ma, al contrario, vi è, alla base un intenso lavoro di analisi comparativa, che, insieme all’individuazione di una serie di elementi tra loro correlati, nei tre settori oggetto di analisi, mi ha permesso di individuare relazione sfuggite agli studiosi del passato, non, sicuramente per loro incapacità, ma perché, allora, non erano in possesso di tutte quelle informazioni di cui, invece, noi, oggi, disponiamo, come le scoperte archeologiche più o meno recenti che ci permettono di individuare, con maggiore precisione, la diffusione di determinati culti.

    Questo documento è nato originariamente come appendice di un altro mio lavoro, di maggiore dimensione e impegno, e cioè la storia della Sicilia, vista anche in termini di racconti leggendari. Mi sono accorto, però, che come appendice era troppo voluminosa, così ho deciso di considerarla come lavoro a sé stante.

    L'obiettivo ultimo che mi ha spinto a studiare la storia, e quindi anche la religione, è stato quello di conoscere, in modo più approfondito, la natura umana. Ogni uomo, preso individualmente, è, infatti, la conseguenza di tanti fattori, soprattutto ambientali, che lo accompagneranno per tutta la vita. Egli porta con sé un bagaglio alla cui creazione ha contribuito (soprattutto nell'età giovanile) tutto l'ambiente circostante, i genitori, la scuola, le amicizie importanti, la società, ma anche il tipo di istruzione religiosa ricevuta.

    La misura ed il modo con cui ognuno di questi elementi esterni ha contribuito alla formazione del nostro bagaglio segnerà, che lo vogliamo o no, tutta la nostra esistenza. Per fortuna, ogni uomo, darà un tocco personale alla propria vita, poiché, se così non fosse, diventeremmo semplici e passivi spettatori di quel film che è la nostra stessa vita. A tal proposito diceva un mio amico marinaio:

    .. se ci si accorge che il fato è il nostro unico regista, cosa resta, se non lasciarsi rotolare giù, attraverso l'apatia del vivere.

    La Storia è fatta dall'uomo, dal singolo individuo, ed è la conseguenza di tutto il suo vissuto. Cercare di capire l'uomo oggi, senza aver conosciuto il suo passato, è come pretendere di voler costruire il tetto di una casa senza averne gettato le fondamenta. La storia è l'uomo, è la conseguenza della sua emotività, delle sue paure, dei suoi sogni, del suo amore/odio verso il prossimo e, naturalmente, delle sue superstizioni (religiose e non).

    È vero che, quando si parla degli uomini è opportuna una buona dose di rigore scientifico ma è altrettanto vero che non si può parlare dell'uomo prescindendo da quelli che sono i suoi sogni, le sue paure, le superstizioni e le leggende che lo hanno da sempre accompagnato, poichè questo equivarrebbe a spogliare l'umanità di vestiti che ha sempre indossato e che sempre indosserà. Spesso, inoltre, gli eventi storici che hanno segnato la vita di molti, sono stati la naturale conseguenza dei sogni, delle paure e delle superstizioni di pochi.

    Come non riconoscere che molte opere letterarie, disegni artistici e strutture architettoniche del lontano passato, che costituiscono la nostra principale ricchezza culturale, esistono perché nate dal desiderio che l’uomo ha sempre avuto di rapportarsi in maniera diretta con Dio.

    La Sicilia non offre solo Sole, mare (... e mafia!), ma anche i grandiosi templi di Agrigento, gli splendidi mosaici della Villa del Casale di Piazza Armerina, il superbo Duomo di Monreale, il barocco ibleo (purtroppo poco conosciuto) e quello di Noto, e tanto altro ancora, a testimonianza di un passato di cui essere orgogliosi, ricco di fede, e di amore per le cose belle. Nota: quando scrissi questa frase nella stesura dei primi anni 90 non esistevano ancora nessuno dei quattro siti UNESCO che oggi caratterizzano i luoghi citati (tra parentesi l’anno di riconoscimento UNESCO): Area Archeologica di Agrigento (1997); Villa Romana del Casale (1997); Le città tardo barocche del Val di Noto (2002); Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale (2015)

    Non ci sono dubbi sul fatto che gli usi e i costumi popolari dell'epoca in cui viviamo portino le tracce del pensiero religioso tramandato dai nostri avi. Spesso ciò che è cambiato non è tanto il tipo di rito, quanto, piuttosto, la divinità o il santo a cui tale rito è rivolto. Di questo era consapevole il clero di una volta che, se da un lato accettò che alcune antichissime credenze continuassero a vivere, dall’altro condannò, con la minaccia di scomunica per chi le praticasse, quelle che degeneravano in cerimonie licenziose e per nulla cristiane.

    Il motivo per cui la Chiesa accettò che certi rituali pagani si mescolassero alle cerimonie religiose cristiane è piuttosto semplice. Essa si rese conto che sarebbe stato impossibile spogliare completamente un popolo dei costumi e delle usanze radicate da secoli nella loro cultura; se invece ne avesse accettata qualcuna, non solo le sarebbe stato più facile esercitare il controllo, ma, nello stesso tempo, avrebbe evitato di perdere il consenso popolare.

    Il terreno fertile per la nascita della religione cominciò, probabilmente, quando l'Homo Erectus acquisì le cognizioni mentali che ne giustificano l'appellativo di Sapiens, e iniziò, quindi, a percepire sé stesso non più come mera entità biologica, ma, anche, come soggetto dotato di capacità psichiche.

    Inizialmente, in accordo alle limitate capacità intellettive dei primi uomini, le manifestazioni religiose erano inserite in un contesto prevalentemente naturale. Tutti quei fenomeni naturali non spiegabili e difficilmente comprensibili per l'intelletto umano, erano considerati, in un certo senso, dotati di anima ed erano, quindi, facilmente deizzabili. Così, erano considerati, il sole, la luna, il vento, i pianeti, alcuni fiumi, le montagne e i vulcani.

    Nel momento in cui, per quei fenomeni naturali che prima erano stati deizzati, fu trovata una spiegazione razionale, l'uomo, cominciò a cercare qualcos’altro, al di sopra della normale comprensione. Ecco, quindi, che si assiste ad un’evoluzione in senso antropomorfico della religione, in cui le divinità cessano di essere mere espressioni di fenomeni naturali, ed assumono un aspetto fisico (e non solo) simile a quello dell'uomo. Ad un certo punto non basta più neanche questo, e la religione evolve da una forma Politeistica ed Animistica verso una forma universalistica e monoteistica, in cui un unico grande Dio si sostituisce a molte divinità.

    In verità, non credo sia mai avvenuta un’evoluzione monoteistica della religione in senso assoluto. I santi della religione cristiana, infatti, potrebbero avere origine da quel pensiero religioso che vede un grande Dio accompagnato da tutta una serie di divinità minori (classico esempio è dato dalla religione greca, dove Zeus sovrasta tutti gli altri dei dell'Olimpo).

    Al di là delle differenze intellettive ed espressive che distinguono l'uomo del paleolitico da quello dei nostri giorni, ed al di là delle differenti filosofie che differenziano tra loro le diverse religioni, la religione, in senso generale, potrebbe essere vista come il tentativo di raggiungere l'infinito. Un antico filosofo indiano disse più o meno queste parole:

    .. Le religioni sono come i fiumi, le vie sono tante ma la destinazione è unica, il mare ..

    Tutte le religioni hanno, quindi, un unico fine che è quello di avvicinarsi a Dio, inteso non come Cristo, Maometto o Buddha, ma come:

    Assoluto, Infinito, Verità cosmica

    Questo modo di pensare non è monopolio esclusivo di alcune filosofie orientali. Nel 382 (periodo in cui le vecchie concezioni religiose pagane cedevano il passo alle nuove concezioni della religione emergente), si trovarono contrapposti S. Ambrogio, allora vescovo di Milano e Quinto Aurelio Simmaco, prefetto e console romano e tra i due fu proprio il pagano Simmaco a dimostrarsi più tollerante verso il pluralismo religioso, disse, infatti:

    Non basta un solo cammino, per giungere al grandioso mistero della divinità.

    Introduzione

    Quando si parla di religione dell'antica Sicilia, si è portati a pensare al periodo e quindi ai culti elleni, dimenticando, però, che il pensiero religioso è vivo in Sicilia molto tempo prima.

    La specie umana fa la sua comparsa sulla terra più di due milioni di anni fa con l'Homo Abilis e poco meno di due milioni di anni fa si evolve verso la forma attuale con l'Homo Erectus. Si potrebbe affermare che la religione sia nata con l'uomo, affermazione che non sarebbe poi così azzardata, anche se è difficile formulare delle ipotesi relativamente al pensiero religioso di individui che conducevano un'esistenza allo stato selvaggio, che non conoscevano ancora il concetto di aggregazione sociale e le cui facoltà intellettive dovevano essere piuttosto limitate.

    Ci si potrebbe chiedere quando l'Homo Erectus abbia acquisito facoltà psichiche tali da giustificarne l'appellativo di Homo Religiosus. La risposta non è facile anche perché di molte manifestazioni religiose non vi è più nessuna traccia. In questi casi lo studio delle più antiche arti parietali e, ancor più, quello della sepoltura delle antiche popolazioni preistoriche, dove sono riscontrabili tracce di rituali e corredi particolari, ci aiuta a capire che vi sono alla base sentimenti religiosi. A Qafzeh (Israele) è stata rinvenuta una sepoltura risalente a circa centomila anni fa e furono trovate delle offerte sulle mani del defunto e le palme delle mani girate appositamente verso l'alto come per ricevere le offerte [1].

    Le offerte che centomila anni fa venivano fatte ai defunti nelle sepolture suggerirebbero che l'Homo Religiosus esisteva già nel paleolitico superiore, che aveva preso coscienza della morte e che tentava di superarla credendo che qualcosa di sé restasse anche dopo il decesso. Ecco quindi farsi avanti il concetto dell’immortalità dell’anima.

    Si può parlare di manifestazioni religiose organizzate solo dopo l’affermarsi delle prime forme di aggregazione sociale, favorite dalle prime battute di caccia collettiva e dalla scoperta dell'agricoltura, che portò a forme di insediamento più stabili ed alla nascita dei primi villaggi. Potremmo supporre che, almeno nella sua forma primitiva, il pensiero religioso sia nato nel momento in cui l'uomo cominciò a percepire sé stesso come essere limitato e a volte impotente verso la realtà esterna e comincio ad intervenire si du essa. Le prime manifestazioni religiose consistevano, probabilmente, in rituali magici che avevano come obiettivo, quello di effettuare una sorta di manipolazione o, comunque, di interagire con una realtà che si presentava, a volte, ostile. Rituali magici venivano praticati per favorire la caccia, per scongiurare la siccità o per combattere i demoni delle malattie.

    La prima forma di pensiero religioso a cui si potrebbe pensare è quella chiamata religione naturale, intendendo, con questo termine, quella categoria di religioni che divinizzavano i vari fenomeni della natura [2] quali:

    Fenomeni meteorologici (tuoni, fulmini);

    Astronomici (stelle, pianeti, sole);

    Aspetti legati al mondo vegetale (nascita e crescita della vegetazione e dei frutti necessari al sostentamento dell'uomo);

    Aspetti legati al mondo animale (venerazione di animali dotati di caratteristiche specifiche);

    Aspetti della vita umana (le varie virtù umane, i momenti significativi della vita quali la nascita e la morte).

    Nella religione naturale possiamo distinguere una prima fase che si può definire totemistica [3], caratterizzata da una sorta di legame tra il clan ed il Totem. Quest’ultimo era generalmente, un essere vegetale o animale considerato protettore di una tribù o di un clan e a cui il clan si considerava legato da una particolare relazione di parentela. Il legame, però, non era considerato solo di tipo biologico ma, soprattutto, di tipo religioso. Normalmente, tale rapporto immaginario legava un gruppo di persone a determinati animali o piante a cui il gruppo pensava di dovere il proprio sostentamento. Non era raro che il gruppo stesso assumesse il nome dell'animale elevato a Totem. Il Totemismo può essere considerato la più antica forma di religione nella storia dell'uomo [4]. Ad esso seguì una fase in cui si afferma l'elemento naturistico vero e proprio, dove si assiste all’animazione dei fenomeni naturali e della vita umana. Le due fasi non si possono considerare nettamente distinte, poiché la seconda è destinata a portare in sé le tracce della precedente. Anche nella fase successiva, infatti, la presenza dell'elemento animale, denota l’influenza della fase totemistica.

    Adorazione del Sole/Vitello (d’Oro). Deir el-Medina (nei pressi di Luxor – Egitto), età ramesside (1320-1085 a.C)

    Tra gli animali ricordiamo il toro, presente nella mitologia sin dai tempi della cultura minoica, la colomba associata ad Afrodite, il daino associato ad Artemide, la mucca associata ad Era, la cornacchia e la civetta associati ad Atena, ed infine il cane associato a molte divinità e spesso elemento ricorrente nei miti e nelle leggende siciliane.

    Atene – Tetradramma del periodo 449 – 431 a.C. con pallade Atena e la civetta.

    Venere che scherza con due colombe (ritratto della ballerina Charlotte Chabert) di Francesco Haiez (1830)

    Un altro aspetto da tenere in considerazione nell’evoluzione del pensiero religioso è la rielaborazione e il riadattamento di un mito, originariamente comune a più popoli, in base allo sviluppo culturale. Da questo punto di vista, non solo per la Sicilia, ma per l'intera penisola italiana, bisogna fare una distinzione tra i popoli appartenenti alla cosiddetta stirpe mediterranea (o preindoeuropea) e quelli appartenenti alla stirpe indoeuropea [5].

    Venere con colomba e phiale (VI sec. a.C) – Museo Nazionale di Reggio Calabria

    Le popolazioni appartenenti alla stirpe indoeuropea, non costituivano, come si potrebbe pensare, un'unica popolo, ma piuttosto un insieme di popoli nomadi che parlavano lingue affini tra loro e che avevano in comune alcune abitudini di vita e sentimenti religiosi.

    I vari ceppi della grande stirpe indoeuropea furono, in seguito, chiamati con nomi diversi, a seconda dei tempi e dei luoghi che sceglievano per lo stanziamento. Il gruppo più occidentale di queste popolazioni era formato dai Celti, che si stanziarono nel nord Europa, dagli Italici, stanziatisi nella penisola italiana, dagli Illiri e dai Traci che occuparono i Balcani e dagli Elleni che popolarono la Grecia.

    Le due stirpi si distinguono per la diversità di manifestazione del pensiero religioso. Per quando riguarda, per es., il culto dei morti, i popoli appartenenti alla stirpe mediterranea usavano spesso il rito funerario dell'inumazione, seppellivano i loro morti senza bruciarli e, coricavano il cadavere sul fianco sinistro e con le gambe rannicchiate, quasi a ricordare la posizione fetale [6]. A volte, anche se più raramente, veniva utilizzata la posizione supina. I

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