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A te
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E-book178 pagine2 ore

A te

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Info su questo ebook

L’impulso irrefrenabile di voler a tutti i costi comunicare con una persona con cui non si può parlare, per il timore di risultare pesanti, invadenti o anche semplicemente ridicoli, è la molla da cui scaturisce la lunga confessione interiore di una giovane donna che porta con sé tutto il bisogno di affetto e comprensione a lungo ricercato nell’uomo dei suoi sogni. Una necessità presente ancora oggi che la vita della protagonista ha preso una nuova piega, e che la spinge a un isolamento forzato nella speranza di ritrovare il suo equilibrio perduto.

Giuliana Guardo è nata nel 1987 a Catania, dove tuttora vive. Si è laureata presso la facoltà di Milano - Bicocca in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane. Ha un fratello, Davide, a cui è particolarmente legata ed è stato il motivo del suo trasferimento da Milano a Catania lasciando il posto di lavoro in una multinazionale americana. A te è il primo libro scritto dall’autrice in cui si parla di un amore tormentato e sofferto. Leggendolo il lettore può facilmente immedesimarsi con l’autore e comprendere il trauma di quando si viene lasciati e talvolta usati. Il libro è stato ispirato dall’impossibilità di avere un dialogo e un confronto con il protagonista, Thomas.
 
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2023
ISBN9788830679719
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    Anteprima del libro

    A te - Giuliana Guardo

    LQ.jpg

    Giuliana Guardo

    A te

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7363-2

    I edizione febbraio 2023

    Finito di stampare nel mese di gennaio 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    A te

    A Davide, la mia forza ed il mio coraggio

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani)

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    A Te

    A te è stato scritto dall’impulso di voler fortemente comunicare con una persona con cui non si può parlare, per il timore di risultare invadenti, pesanti, in una parola ridicoli.

    Così ho deciso di riportare in queste parole tutto quello che avrei voluto dire, esprimere, comunicare.

    Thomas l’ho conosciuto in uno dei periodi migliori della mia vita, il che non è cosa da poco, considerando tutti gli alti e bassi che ne attraversano il corso. Era un periodo felice in cui mi sentivo particolarmente realizzata, sì perché dopo due lauree, un master, avevo finalmente superato un concorso pubblico, e c’è da dire che ci riuscii al primo colpo, seguito da un anno di scuola di specializzazione per insegnanti. Mi sentivo bene, appagata, realizzata, in pace con me stessa, così ho pensato che il destino, il fato, l’universo mi avesse fatto un gran regalo facendomi conoscere lui. C’è chi sostiene, oggi, che è venuto per assistermi, per superare altri momenti meno felici, e adesso è il caso di lasciarlo andare. Ok, per niente in disaccordo con questa versione dei fatti, allora sai che c’è ? Scrivo! Ci scrivo su, così come si dice ci bevo su, magari faccio entrambe le cose cosìcché il racconto possa risultare di migliore qualità.

    Non potergli parlare, più che vederlo, sentirlo, abbracciarlo, è una cosa orribile, mi piaceva tanto relazionarmi e confrontarmi con lui, raccontargli le mie cose e ricevere il suo punto di vista. Ma ho esagerato, come sempre, non ho saputo calibrare amicizia e amore, sentimento e nostalgia, non sono stata una persona equilibrata. Una volta Thomas mi raccontò un aneddoto. Premetto che ha un bellissimo cane corso, ma mi raccontò che prima di prenderlo andò un po’ in giro a vedere altri cani, così si imbatté in un cucciolo di labrador di pochi mesi, che faceva sempre avanti e indietro, su e giù per il corridoio e le scale, allora mi disse che riferì all’ancora proprietario del cucciolo che quel cane non era tanto equilibrato! Ecco, io devo avergli fatto la stessa impressione.

    E voi vi domanderete: perché? Io credo che quando si vuole tanto bene ad una persona c’è quell’impeto di volerla sentire sempre, di voler comunicare con lei, di conoscere i suoi pensieri, il suo punto di vista sulle cose della vita, o semplicemente di sapere se sta bene o se è di buonumore. Quando ti relazioni con un tuo amico, sai quasi sempre quando è il caso di smettere, se non risponde ad un messaggio lasci andare, magari pensi è impegnato, starà facendo altro, riesci a darti una qualsiasi spiegazione e ti trattieni, riesci a non risultare ridicola, invadente, pesante, ma con i grandi amori come si fa? Io non riesco, non sono mai stata brava in questo, devo ammetterlo, neanche in passato, nonostante riconosca che Thomas sia speciale, anche in passato ho peccato, ho peccato di presunzione nel voler sempre dire la mia, nel voler avere l’ultima parola, cocciuta come un mulo spesso e volentieri sono sempre andata avanti dritta verso il mio obiettivo, il mio punto di vista, noncurante dei sentimenti dell’altra persona, dei suoi umori. Poche volte mi sono interrogata in amore se stessi facendo bene, se quella era la risposta giusta, se quella situazione non avrebbe richiesto altro, magari più calma, magari saper lasciare andare anziché insistere ostinatamente a tutti i costi, e dal momento che mi sono ritrovata in questa situazione, ho intenzione di scrivere qualcosa del tipo Nicholas Sparks, le parole che non ti ho detto. Almeno qui riuscirò, potrò concedermi il lusso di un monologo interiore senza se e senza ma, senza ferire né infastidire qualcun altro.

    Potrò risultare noiosa, poco interessante, ma vi chiedo anticipatamente scusa, perché questo libro è per lui! Ieri, ad esempio, ho fatto una cosa che proprio non avrei dovuto fare, per svariati motivi, il più logico è dargli fastidio appunto. Ebbene, dopo altri trecentotrentacinque messaggi precedenti, ne ho scritto uno chilometrico. E si sa, queste cose non si fanno. Credo fortemente che le scuse dovrebbero essere brevi, concise, discrete. Ma io no, ne ho scritto uno di due pagine e mezzo ribadendo sempre il concetto di scusa ho sbagliato, scusa perdonami, scusa di qua e scusa di là. Ma si può? Il risultato è stato che di tutta risposta neanche ha visualizzato. E credetemi se vi dico che ha fatto bene! Probabilmente perché, come sono solita fare, avrei continuato a scrivere, imperterrita, senza fermarmi. Assurdo.

    Oggi, rileggendo il chilometrico messaggio, vorrei scrivergli: Carissimo Thomas, scusa di nuovo! Non avrei dovuto mandarti quel messaggio ieri, non avrei dovuto insistere, avrei dovuto lasciare che il tempo facesse il suo decorso, non avrei dovuto insistere ancora e ancora, non avrei dovuto infastidirti o turbare la tua pace interiore ed ancora di più la tua privacy. No perché davvero, mettiamo caso che avesse una fidanzata, che figura ci farei? E poi, fidanzata o non fidanzata, non è giusto né corretto recargli tanto fastidio. Quindi la domanda è: perché continuo? E la risposta è che continuo perché sono ostinata, continuo perché sono follemente innamorata, continuo perché anche se tutte le persone a me più care sembrano dire di lasciar stare, io sento fortemente dentro il mio cuore che tutto ciò avrà un lieto fine, e per lieto fine non intendo che necessariamente ci dobbiamo sposare, avere dei figli e vivere insieme. Chissà, magari diventerà il mio migliore amico, il mio confidente, la mia spalla su cui poter piangere. A proposito, ostinatamente ho riguardato il messaggio e stavolta ha visualizzato. Ieri sono stata in grado di scrivergli un papello di scuse, oggi gli esternerei tutto il mio amore, la mia stima e se potessi descriverei quella luce che mi pervade il viso ogni volta che penso a lui, quando questo a volte non si riempie di lacrime, lacrime amare, lacrime sofferte, lacrime piene di nostalgia e di rimpianto unito al rimorso, rimorso per quel che non è stato, rimorso perché è finita, rimorso perché non è più con me.

    Se potessi parlargli gli direi: "Carissimo Thomas, oggi sono stata tutta la giornata insieme alla persona che ha preso il tuo posto, posto che non avrei mai ceduto a nessuno ma si sa, a volte la vita è beffarda. Oggi questa stessa persona ha confessato di amarmi e io di tutta risposta sono corsa in macchina, per vedere se avevi visto il messaggio che ieri ti avevo mandato, e tu con grande sorpresa l’hai visto quel messaggio. Questo per me denota che hai tanto amore da dare ancora, nonostante tutto la tua profonda pazienza ti spinge sempre un tantino più in là, ti fa sopportare tutte le malefatte e scocciature che ti ho fatto, però carissimo Thomas, come chi una volta disse che ci sono due cose che non tornano mai indietro, e cioè la pietra dopo averla lanciata e la parola dopo averla detta, io ricordo perfettamente la scorsa estate in cui mi dicesti che ti serviva del tempo, che dovevo aspettarti. E tu che hai fatto di tutta risposta? Hai lasciato che questo amore si affievolisse giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, sì perché è già passato un anno, un anno senza vederti, senza ridere e cenare insieme con te, un anno senza passeggiate e corse al supermercato, un anno fatto di cose semplici e meravigliose allo stesso tempo.

    L’ho fatto ancora, sto piagnucolando di nuovo. Non so se riuscirai mai un giorno a leggere queste mie parole, ma so quanto amore sei. Scrivendoti quelle lunghissime scuse volevo un po’ difendere la mia persona, facendoti capire, o quantomeno provandoci, che non sono solita agire così con tutti gli altri, che credo che uomini come te al mondo siano rimasti davvero in pochi, sì come te che ti emozioni e piangi davanti ad un film o ad una pubblicità, come te che parli col tuo cane chiamandolo amore e non ti nascondo che quando eravamo insieme più volte mi sono domandata se ti stessi riferendo a me, come te allegra ed entusiasta della vita!"

    Stasera, se potessi scriverti un altro messaggio, ti scriverei: "Dolcissimo amore mio, che fortuna averti incontrato! Grazie per aver incrociato il mio cammino e scusami ancora per essere stata infantile e superficiale… d’altronde la distanza di età che ci divide è di quasi dodici anni, e concedimi se dico che per forza di cose il più maturo tra i due devi essere tu…

    Sai che da anni ormai intraprendo un percorso di psicoterapia, e non ho resistito. Non ho resistito perché ho fatto leggere il tuo messaggio, comprensivo e dolce come sempre, allo specialista con cui mi confronto, e lui di tutta sorpresa ha detto che sei proprio saggio. Non sai quanto sono stata orgogliosa di te e probabilmente non lo saprai mai, ma adesso l’importante è scriverlo qui.

    Vorrei che queste pagine si riempissero di cose belle, ma soprattutto vorrei che mi aiutassero in momenti meno forti e felici a crescere… Come? Scrivendo qui quello che al momento non posso dire a te…

    Quando stavamo insieme mi dicevi che ci sentivamo ogni due ore come quando si prendono le pillole, già allora era forte il desiderio di comunicare con te, ma adesso che ti ho lontano, cresce ogni giorno di più.

    Vorrei tanto che tu fossi orgoglioso di me, allo stato attuale invece alzerai gli occhi al cielo vedendo il mio nome comparire sul display del tuo telefonino… e come darti torto d’altronde…

    L’altra volta ho letto qualcosa che ha colpito molto la mia attenzione, un articolo intitolato ‘Lascia che si rompa’ in cui affermavano che ostinandosi troppo si va in conflitto con l’universo. Io ho sbagliato anche in questo, d’ora in avanti però lascerò che si rompa, continuando a scriverti in segreto.

    Sì, in segreto da tutto e da tutti perché ho riscontrato che la cosa mi fa immensamente bene, che ho dormito benissimo ieri notte dopo aver scritto qui, che devo necessariamente colmare questa enorme mancanza. Allora userò questo mezzo come strumento di terapia, chi lo sa magari guarisco del tutto riuscendo a diventare una persona equilibrata che non ti riempie di messaggi, che sa dosare il botta e risposta in modo sano, equilibrato, ma mai una persona fredda e distante da te che sei tutto per me. C’è chi dice che ormai non ci sei più, ed anche se in parte fosse vero, io continuo a mantenerti vivo nei miei ricordi, nella mia testa e nel mio cuore…"

    Oggi l’ho fatto di nuovo, no, non quello che voi pensate, non gli ho scritto, ma ho ossessivamente riletto quattro-cinque volte il messaggio di scuse che gli avevo inviato quel giorno, lunedì credo. La soddisfazione più grande è stata leggere visualizzato e adesso spiego anche perché. Per

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