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Le Case di Sofia
Le Case di Sofia
Le Case di Sofia
E-book321 pagine4 ore

Le Case di Sofia

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Info su questo ebook

Sofia ci prende per mano e accompagna dentro le numerose case che hanno segnato il tempo della sua vita. Dalla prima all’ultima, da quella di Monte Mario a quella a Cottenham, passando dalla casa sugli scogli al nido. Una coreografia di luoghi e spazi, ricordi ed emozioni. L’autrice ci dona una saga familiare in cui le case sono testimoni silenziose di gioie e dolori, scoperte e perdite.

Carla Vasile è nata a Roma, è sposata, ha tre figlie e due nipotine. Dedita all’insegnamento con entusiasmo e passione, ama la musica, ballare, fare teatro e si incanta davanti agli spettacoli della natura. Per sopravvivere alla malinconia del pensionamento, ha continuato a darsi a tante attività e a realizzare progetti. Le piace lasciarsi trasportare dai ricordi e, complice il lockdown, è riuscita a realizzare quello che le sembra essere il suo diario intimo delle emozioni.
Quanto le è dolce naufragar nelle sue case.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830672543
Le Case di Sofia

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    Anteprima del libro

    Le Case di Sofia - Carla Vasile

    Nuove Voci- Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    A Richard, Susanna, Liza, Hilary, Alice e Viola

    che mi hanno donato una vita piena e ricca di soddisfazioni,

    al di là di qualsiasi speranza e immaginazione.

    Premessa

    Le Case di Sofia non è un libro di fantasia e non è una storia vera, o per lo meno lo è solo per me, Carla, per questo sono diventata chissà quante Sofia attraversando le mie case, vivendo, incontrando e incrociando negli stessi luoghi tante realtà diverse.

    Prologo

    Sofia è in giardino, seduta comodamente su una sdraio, riflette, guardandosi intorno: alberi, qualche fiore, erbetta morbida e verde e la certezza che a cinquanta metri c’è il mare.

    Ogni volta che si trova in questa casa, l’ultima della numerosa schiera di case che hanno scandito il tempo della sua vita, si sorprende dello stato d’animo che la invade: un senso inusuale di pace, e non sa perché.

    Non riesce a non pensare, nonostante tutte le persone che le vogliono bene le consiglino di non arrovellarsi, di lasciarsi andare, di non cercare sempre i perché delle sue emozioni.

    E così ora non può fare a meno, ancora una volta, di riflettere sulla operetta morale di Leopardi Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggero.

    Aveva quattordici anni quando l’insegnante di italiano lesse in classe questo scritto del famoso poeta, che le rimase per sempre impresso nella mente.

    Dai compagni Sofia veniva chiamata leopardina per una certa vena di pessimismo, ma quel giorno si sorprese di non essere in sintonia con il suo poeta prediletto.

    Venditore: "Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno con tutti i piaceri e i dispiaceri?

    Passeggero. Cotesto non vorrei.

    No, lei avrebbe voluto rivivere tutto quello che aveva vissuto e con le stesse persone che aveva intorno, non perché fosse stata felice e spensierata, anzi, tutto il contrario, ma perché si sentiva fortificata dalle esperienze fatte e pensava che, se avesse dovuto rifare lo stesso cammino, sarebbe stata più brava nel superare le difficoltà.

    Dispiaciuta da questa mancata condivisione con il poeta, ogni tanto tornava sul quel ricordo per capirne il perché.

    Il tempo passa e ci cambia anche quando non vorremmo o pensiamo di rimanere sempre gli stessi.

    E Sofia era cambiata e doveva esserne consapevole.

    Ora avrebbe risposto come il Passeggero: Cotesto non vorrei, perché, nonostante le tante gioie inaspettate e insperate, mai avrebbe voluto rivivere le delusioni patite, ma soprattutto i grandi, grandissimi dolori per alcune perdite difficili da elaborare: non tutte le sofferenze hanno lo stesso peso.

    Sofia prende in mano una foto, trovata da poco, sì, c’è lei piccolina, sorridente e ammiccante sulle spalle del nonno paterno. Questa foto le fa bene all’anima, perché da piccola aveva una così bassa autostima, pensava infatti di essere brutta e triste e invece, anche se nella foto l’occhio destro non è del tutto aperto, ha un faccino divertente che, per fortuna, smentisce tanti malinconici pensieri.

    I misteri della mente: la memoria, i ricordi, le case

    Da piccola Sofia era considerata introversa e chiusa, però il suo primo ricordo, che alcuni sostengono falso e impossibile, è invece nitido nella sua mente e gradevole da ricordare.

    Non ha più di otto/dieci mesi, ha i piedini tra le mani e vicino alla bocca, sente anche un odore, che talvolta le tornerà alla mente durante l’infanzia, e prova un grande senso di tranquillità: è nata alla vita in quel momento, nella culla, con davanti una piccola striscia di luce, era il sole che faceva capolino tra le persiane? Improvvisamente un rumore rompe l’incanto: è entrato qualcuno?

    Al senso di pace segue bruscamente un senso di malessere o forse di disappunto... la scena si interrompe.

    Un qualsiasi psicologo direbbe immediatamente che l’ambiente aveva influito sui suoi stati d’animo, provocando riflessioni pesanti, ma Sofia da sempre rivendica la libertà dei propri pensieri, delle proprie emozioni e azioni. Il primo ambiente di ciascuno di noi, siamo noi stessi e dobbiamo assumerci le responsabilità dei nostri comportamenti.

    È vero la mamma e la nonna materna, spesso le ripetevano quanto fosse bruttina appena nata: gonfia e rossa in volto; ma la sua reazione sarebbe potuta essere diversa, solo se non si fosse guardata, intorno ai due anni, allo specchio e non si fosse trovata terribilmente brutta, con un grande occhio azzurro ben aperto e uno semichiuso. Ebbe una improvvisa espressione delusa, senza versare una lacrima, senza condividere con alcuno quello che aveva appena scoperto, prese la ferrea decisione di fare di tutto per aprire al meglio l’occhietto con la palpebra appesantita da un angioma: si sarebbe guardata di nuovo allo specchio solo dopo aver raggiunto il suo obiettivo.

    Ciò avvenne dopo circa dieci anni.

    Sofia, sofferente da sempre di feroci emicranie, si è avventurata con entusiasmo nello studio del cervello, o meglio dell’encefalo, nella speranza anche di trovare una cura che la facesse star meglio. Proprio il grande studioso di cefalee Federigo Sicuteri alla prima visita, le spiegò però che il cervello con il mal di testa c’entra poco, ma di sicuro con gli stati d’animo del paziente sì.

    La mente nasconde ancora tanti misteri e questo ne aumenta l’attrattiva.

    La memoria e i ricordi sono fenomeni estremamente affascinanti che rendono l’uomo una creatura fantastica e unica: solo la specie umana ha la sua storia, per tutti gli altri esseri viventi la loro storia coincide esclusivamente con il tempo della propria vita.

    A Sofia piace indulgere sulle immagini che le provengono dal passato e si è accorta che tutte sono mediate da una forte emozione, ha notato che nei ricordi di quando era molto piccola, lei vede se stessa come in un video e di sicuro l’ambiente nel tempo è stato arricchito, senza accorgersene, da particolari; quando invece è più grande, è dentro il ricordo da protagonista. Comunque in tutti la casa è un elemento equilibratore che compensa lo stato emotivo.

    L’ultima casa

    Sofia si alza dalla sdraio, è quasi il tramonto, andrà a fare una passeggiata, apre il cancello che, come al solito, cigola, una ventata di profumi la investe, percorre il piccolo vialetto che la porta al mare: le piace camminare lungo la battigia. Mai, qualche anno fa, avrebbe pensato che si sarebbe trovata ad avere una nuova casa al mare, dopo aver perso la casa più importante della sua vita, quella sugli scogli, in tutto e per tutto unica, immersa in un paesaggio fatato.

    Sofia subisce il fascino degli spettacoli della natura e si incanta di fronte al mare calmo e azzurro, che luccica al sole o solcato dalla stria argentea della luna, ma ammira anche il mare in tumulto, scuro e violento che le incute un senso di impotenza.

    Cammina, si guarda intorno, pensa e fa qualche foto che manda alle figlie lontane, le quali le rispondono: «Che bello! Beati voi!».

    È un mare normale ma speciale per il suo cuore: anche questa casa è entrata a far parte della sua vita, come tutte le altre.

    Per Sofia la casa assorbe e riflette, come un caleidoscopio, i pensieri e le emozioni delle persone che ci vivono e ci tornano stanchi, entusiasti o tristi.

    Non può fare a meno di riflettere, giusto per un attimo, sulla fine che farà la casa al mare, o meglio che le faranno fare le sue figlie. Non dovrebbe pensarci: per ora Sofia è contenta e sente che anche il resto della famiglia condivide i suoi stati d’animo.

    Se qualcuno, quando era piccola, le avesse narrato che vita avrebbe avuto si sarebbe messa a ridere incredula, neanche con la più fervida fantasia sarebbe riuscita ad immaginare tutte le prove e i dolori che avrebbe dovuto affrontare.

    La prima casa

    Sono pochissimi i ricordi di Sofia dei suoi primi anni di vita, sono piccoli flash nella grande casa dei nonni materni, dove è nata e vissuta per pochissimo tempo, per due anni circa, ma che ha continuato a frequentare fino a quando non è stata venduta, e allora ne aveva quattordici di anni.

    Nitido è il ricordo della sua prima indecisione.

    È appoggiata al muro, Sofia guarda in basso, vede il pavimento di un marrone scuro, che poi saprà essere parquet, sente un forte odore (odore di cera?), ha intorno quelli che più tardi riconoscerà come persone importantissime nella sua vita: la mamma, il papà e Maria, la sorella di quasi due anni più grande di lei, l’insostituibile e amato suo alfa lupo.

    Sono chinati con le braccia tese, vogliono che si stacchi dal muro e vada loro incontro. Sofia è in piedi, li guarda a uno a uno, Maria ha gli occhi ridenti e dei dentini bianchissimi, non sa che fare, forse vorrebbe andare da lei, ma è incerta, titubante, poi, si gira verso il muro!

    Seppe poi che il suo ritardo nel camminare aveva creato una certa preoccupazione in famiglia, ma improvvisamente, intorno ai sedici mesi, a suon di musica si era messa a ballare, fugando così ogni brutto pensiero.

    Chissà se era impacciata perché aveva paura di camminare, seppur per poco, oppure non voleva deludere nessuno?

    Anche oggi Sofia non vorrebbe far soffrire, né deludere alcuno, cerca e dona affetto.

    C’è chi l’ha delusa e le ha provocato un profondo malessere interiore: forse c’è chi non riesce a essere buono e gentile. Sofia tende a trovare attenuanti negli sgradevoli comportamenti altrui, mentre è molto intransigente con se stessa, però non dimentica chi l’ha ferita. Assomiglia alla sua mamma, è come se avesse sempre un persistente generico senso di colpa, si ereditano anche i sottili mali dell’anima.

    La seconda casa

    Le paure, il senso di inadeguatezza, gli affetti e il mondo dei grandi

    Aveva poco più di 2 anni quando si trasferirono in un appartamento molto vicino alla casa dei nonni materni.

    Per Sofia furono forse gli anni in cui affrontò tante lotte con se stessa per cercare di superare le quotidiane difficoltà. Tutto le sembrava difficilissimo e arduo, l’unica certezza era che doveva farcela da sola, era come un soldatino perennemente in guerra. Sofia, ormai matura, è consapevole di aver sempre messo a dura prova il suo sistema limbico, responsabile della sopravvivenza, con emozioni intense.

    Così cercò di sconfiggere la paura del buio con l’aiuto di una trottola. Doveva essere una domenica pomeriggio, perché tra le tante voci che le arrivavano, c’era anche quella del papà, avrà avuto tre anni o al più tre anni e mezzo, chiuse la porta della sua camera, c’era buio pesto, quando la paura arrivò al culmine, fece girare la sua stupenda trottola, che volteggiando mandò strisce di luci multicolori che illuminarono debolmente la stanza. Con caparbietà fece l’esercizio più volte e si sentì più tranquilla.

    Nello stesso periodo dovette superare la paura di fare le scale. Un giorno, andando a trovare insieme alla nonna una sua amica, attraversarono il portone aperto e si trovarono di fronte ad una scalinata, a lei sembrò infinita, sentì un tuffo al cuore e le tremarono le gambe, strinse forte la mano della nonna.

    Ci mise 3/4 anni a diventare quasi spericolata e a fare i gradini a 3 a 3, questo accadde in un’altra casa, dai mille importantissimi ricordi: la casa di Monte Mario, piena di scale. Appena poteva, di nascosto da tutti, si esercitava in modo sistematico a fare i gradini uno di seguito all’altro, cercò poi di migliorare la velocità sia in salita sia in discesa.

    Insieme alle paure del buio e delle scale, Sofia si accorse di avere paura del mare e dei cani, paure che hanno richiesto più tempo per essere sconfitte.

    Era a Villa Glori, la sorellina più piccola era in carrozzina, improvvisamente un cane, probabilmente di piccola taglia, che però a lei sembrò enorme e feroce, cominciò a correrle dietro, ogni tanto si girava e vedeva il cane con le fauci aperte, avrebbe voluto gridare, ma non le usciva alcun suono, cercò con lo sguardo sua sorella Maria, non la trovò. Per molto tempo nei suoi sogni fu perseguitata da cani agguerriti...

    Sofia, conquistata dalla bellezza del mare, ne aveva però una grande paura e ce ne ha messo di tempo per superarla, ma alla fine ce l’ha fatta.

    Secondo lei il suo papà era molto forte e coraggioso, però anche severo e determinato, per cui pensava che ogni problema dovesse essere superato con le maniere forti. Quindi il suo metodo era di prendere in braccio i figlioletti e buttarli in acqua, come a suo tempo aveva fatto suo padre con lui. Sofia rifletté a lungo come potesse evitare questo lancio, poi una mattina, camminando nella meravigliosa e calma acqua di Talamone, andò dal papà e gli promise che avrebbe fatto di tutto per imparare a nuotare, ma da sola e con i suoi tempi. Con sua grande sorpresa il padre accettò.

    A Castiglioncello Sofia di quasi 3 e poi, nella seconda estate, di quasi 4 anni, scoprì la meraviglia del mare nei suoi aspetti più diversi.

    Si ricorda i suoi genitori in pattino che la abbandonano su uno scoglietto, molto vicino alla riva per lei irraggiungibile, la prendono in giro e ridono di gusto, mentre lei ha paura di cadere!

    Pensa alla passeggiata in riva al mare di colore blu grigio scuro in tempesta, poi la scoperta, una sera, del mare solcato dalle strie argentee della luna, l’arrabbiatura nei confronti dei genitori, che non l’hanno portata con loro e con la sorella più grande, si trasforma in una sensazione di stupore sublime.

    Alcune persone che si trovavano nella pensione dove loro alloggiavano, apprezzavano molto i suoi difetti di pronuncia e la riempivano di sorrisi e abbracci e divenne una piccola attrazione per due estati, senza rendersene conto.

    Il giovedì e la domenica, nella pensione, arrivava una orchestrina ad allietare il pranzo. Appena iniziava la musica, Sofia, in balia di una impellente necessità, scendeva dalla pila di cuscini, si liberava dei minuscoli zoccoletti e ballava felice, fra i sorrisi e gli applausi di tutti i commensali.

    E così accadeva anche a Roma, dove in quegli anni il traffico di auto era scarso, ma agli angoli delle strade, talvolta, c’erano dei suonatori di fisarmonica o di chitarra. Lei, allora, scappava in fretta dalla mano della mamma e iniziava a ballare, dimentica delle sue paure.

    La mamma, per fortuna, la trovava poi al centro di un capannello, che, nel frattempo, si era formato intorno alla minuscola ballerina in erba. Erano tutti contenti e soprattutto lo era lei! Molte persone consigliavano alla genitrice varie scuole di danza, alcuni anche con biglietti da visita.

    Una sola volta sua madre iscrisse tutte e tre le sorelline a un corso di ballo a Santa Cecilia. Per fortuna dopo tre mesi dovettero sospenderlo per altre ragioni ma, comunque, Sofia era la peggiore, impacciata e insicura, tornava con un gran mal di stomaco a casa.

    Fu irremovibile, non volle mai più frequentare una scuola di danza e riuscì ad imporsi: il ballo senza vincoli per lei era fonte di benessere, al quale non voleva rinunciare. Si sentiva libera e leggera quando ballava.

    In questo periodo si accorse anche di essere molto piccola per la sua età e ne rimase sconcertata. Fu per caso, mettendo il braccio sulla spalla della sorella più piccola che (l’aveva sempre vista o in braccio o in passeggino), che vide il suo faccino esattamente di fronte a sé e sentì che c’era qualcosa che non andava, sarebbe dovuta essere più alta, come Maria, la sorella maggiore lo era di lei. Forse, se avesse avuto la forza di parlarne con qualcuno, sarebbe riuscita a curare quello strano malessere di infelicità che si tradusse poi in un persistente stato di inadeguatezza, che neanche la rassegnazione è riuscita a sconfiggere.

    Sofia sente che il suo carattere si è andato formando proprio in questa casa dove ha vissuto solo per 2/3 anni e della quale non sarebbe in grado neanche di fare una piantina, ma, dove i suoi stati d’animo e le sue angosce di vivere, sono stati molto intensi. L’intreccio tra la sua indole e gli eventi ha dato vita al suo passato indelebile e forse anche alle sue conquiste future.

    Per fortuna in quel periodo di grande stress, avvenne però un evento incredibile che le procurò un meraviglioso tuffo al cuore, questa volta di gioia: si trovò a vivere la sua prima nascita, quella di suo fratello. La portarono in clinica, era scocciata e distratta, arrabbiata con sua madre che le aveva detto una bugia, camminava con gli occhi bassi, vedeva senza interesse uomini con il camice bianco, tanti fiori e piante, entrò in una stanza dove sua mamma era a letto e tanti familiari sorridenti intorno che dicevano strane frasi: sembra un notaio, assomiglia al nonno, è proprio bruttino ma si farà, poi vide un batuffolino inerme e piangente, con la boccuccia dischiusa, che muoveva le manine e i piedini. Le parve bellissimo! I grandi non capiscono niente, per la prima volta Sofia si trova di fronte al mistero della vita e degli affetti: è nato suo fratello e ne è profondamente felice, la rabbia si è dissolta.

    Ha vissuto questo forte sentimento da sola, gli adulti, ancora una volta, le sono sembrati superficiali e distanti, ma non ne avevano alcuna colpa, era lei che li percepiva così, perché immersa in un mare di difficoltà.

    La famiglia nella sua infanzia

    Sofia aveva tante persone intorno che costituivano la sua famiglia, ma era troppo concentrata ad affrontare la vita di tutti i giorni

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