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Questa è una storia vera
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E-book131 pagine1 ora

Questa è una storia vera

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Info su questo ebook

Alice ha solo cinque anni quando perde la madre. Ultima di otto figli, reagisce al trauma smettendo di parlare. Nonostante le difficili condizioni economiche, il padre dà ai figli un unico compito, quello di studiare. Alice si impegnerà molto per onorare l’impegno, coltivando la sua passione per la lettura e la conoscenza. Anche quando rimarrà sola, saprà di poter contare sempre sui suoi fratelli e sulla sua intelligenza, oltre che sulla sua fantasia.

Maria Elena Mameli è laureata in Filosofia e Storia presso l’Università degli Studi di Cagliari, subito dopo ha raggiunto l’Abilitazione per le Materie Letterarie e quindi vinto il Concorso a Cattedra di Filosofia; ha insegnato per circa quarant’anni, prima alle scuole Medie Inferiori e successivamente presso diversi Licei Statali e, infine, per due anni, ha tenuto lezioni presso l’Università della Terza Età.
LinguaItaliano
Data di uscita31 dic 2022
ISBN9788830676503
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    Questa è una storia vera - Maria Elena Mameli

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    Maria Elena Mameli

    Questa è una storia vera

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6921-5

    I edizione gennaio 2023

    Finito di stampare nel mese di gennaio 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Questa è una storia vera

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prefazione

    «LE SCARPE CON LA SUOLA PIENA DI BUCHI»

    Questa è una storia vera, quella di una bambina, Alice, che all’età di cinque anni subisce un’esperienza dolorosa dalla quale non si lascia abbattere ma, grazie alla sua straordinaria fantasia e innocente dignità, riesce a elaborare una sorta di teoria esistenziale che le sarà utile a contrastarla in modo abbastanza efficace.

    Come è risaputo, qualora si cadesse in preda al dolore, qualunque ne sia l’origine, è difficile superarne l’angoscia da soli e, pertanto, conviene relazionarsi con qualcuno, che chiameremo ascoltatore, che accetti l’onere di assistere attivamente colui che gli chiede aiuto, che chiameremo narratore, per superare la crisi. Ovviamente l’ascoltatore dovrà adottare una postura consona all’impegno stando chino e con l’orecchio attento in modo da favorire la fiducia nei suoi confronti: il narratore, percependo il desiderio dell’ascoltatore di essere compartecipe ai suoi dolorosi problemi, sarà ben disposto a parlare senza remora alcuna di quanto lo angoscia.

    L’ascoltatore, non appena avrà ritenuto che il narratore ha esternato le proprie problematiche con sufficiente compiutezza, dovrà esclamare immediatamente con tono gioioso: «Bravissima, finalmente adesso buona parte della tua angoscia non c’è più, si è come dissolta nell’aria con le parole e, ne sono certo, avverti la sensazione di esserti liberata da quel fastidioso e ingombrante peso. Una parte del malessere è rimasta ancora dentro di te ma, visto che si tratta essenzialmente dei mali che imperversano nel mondo, quali, ad esempio, la violenza, l’invidia, la gelosia, l’ingordigia e l’indifferenza, causati da persone malvagie per le quali non ha nessuna importanza che altri esseri umani ne soffrano purché non ostacolino i loro interessi, non te ne devi preoccupare eccessivamente perché, sai, non dovrai combattere da sola; senza alcun dubbio, prima o poi, tutti insieme, riuscirete ad averne ragione e li relegherete dove meritano di stare, dissolti nell’aria.

    Mia cara amica, se ancora non fossi del tutto convinta di questo, ti porto un ulteriore esempio di paragone. Il caos prodotto dalla malvagità di quegli individui sopra menzionati è paragonabile a un paio di scarpe sgangherate con la suola piena di buchi dai quali entrano facilmente fastidiosi sassolini, chiodi, pezzetti di vetro, qualche insetto e tanto fango e, con questo tipo di scarpe, non si sta certo comodi. Per avere i piedi liberi da questi fastidiosi ingombri ci vogliono scarpe con le suole prive di buchi. Insomma, sarà necessaria la scarpa giusta o, meglio, la scarpa del giusto

    CAPITOLO UNO

    «MAMMA»

    Di mamma Speranza, Alice non ricorda quasi nulla, la sua mente conserva solo poche gocce di memoria che custodisce gelosamente: un grosso ramo di ciliegio carico di frutti che poggia sul davanzale della finestra e la voce della mamma che la invita a mangiarne un po’, alla quale risponde: «Sono per te, mamma, ti faranno guarire». Ha ben impresso nella mente la mamma che le dice: «Ora sali sul letto e cerca di tenere l’equilibrio perché devo misurarti il vestitino che ho cucito per te» e, nell’osservare quel vestitino di mille righe a pois colorati pensa di non averne mai visto di così belli e certamente tutte le mamme ne avevano confezionato uno per le loro bambine. Seduta sul lettone vede la mamma che, stando in ginocchio, le lava i piedi con dell’acqua calda, li asciuga e poi le infila i calzini bianchi con il risvolto, quelli riservati alle feste. Quello era, infatti, il primo giorno di scuola che aveva atteso con tanto entusiasmo anche se un po’ attenuato dal rammarico che la mamma non l’avrebbe potuta accompagnare perché non stava bene.

    Qualche tempo dopo, una sera d’estate, dalla stanza in cui la mamma passava molto tempo durante il giorno sente provenire un vociare confuso e, poiché non riesce a sentire troppo bene, si affaccia alla porta e vede un volto pallido sul letto e, tutto intorno, diverse persone a lei sconosciute che, tenendo in mano il rosario, recitano preghiere e litanie.

    A questo punto la memoria di Alice ha un vuoto… e, quando riappare la memoria, si trova insieme a tanti compagni vicino a una grande cesta colma di panini alla marmellata: è l’ora della merenda. Stando in mezzo a quella confusione Alice vede entrare una giovane donna con indosso un camice bianco che consegna a una sua collega seduta in un angolo una piccola busta bianca listata a lutto e, subito dopo, il loro sguardo rivolgersi verso di lei. Immediatamente avverte che doveva essere accaduto qualcosa di brutto per cui le passa la voglia di mangiare e esce dal gruppo, desiderando restare da sola.

    La sua memoria scompare un’altra volta per lungo tempo e, quando riappare,

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