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E-book319 pagine4 ore

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Info su questo ebook

La vita impone scelte che ne condizionano il corso. Nicole ha già fatto le sue e sa qual è la via che vuole percorrere. È alla fine dell’iter accademico all’Università del Vermont e ha ben chiaro il suo futuro lavorativo. Condivide la stanza con Elizabeth, la migliore amica di sempre, ed è serena e sicura di sé, almeno fino a quando non incontra Kyle, un indecifrabile e tormentato coetaneo, rassegnato alla precarietà di una vita sregolata, dominata da amicizie pericolose. Nonostante sembrino agli antipodi, i due giovani si avvicinano, si accettano e tra loro sboccia un sentimento forte. A seguito di omissioni e incertezze che li portano a ferirsi, però si allontanano con la convinzione che sarà per sempre. Quattordici anni dopo, Nicole ha tutto ciò che potrebbe desiderare: il lavoro dei sogni, un compagno affidabile con cui collabora e un delizioso appartamento a New York. Eppure non si sente completa e decide di tornare nel suo paese natale nel Vermont. Il fato riporterà Kyle nella sua vita e questo rimetterà nuovamente in discussione tutto quanto, portandola a un nuovo viaggio interiore, intenso e profondo.


Patrizia De Angelis è nata ad Ancona alla fine degli anni '70 e vive con il compagno in un paesino della provincia, poco lontano dal mare, alternando la vita di città a quella della campagna che tanto ama. È un'insegnante di scuola primaria da oltre vent'anni e ha la passione per l'arte e la creatività. Il primo grande amore è il disegno, ma con questo romanzo ha voluto provare a dare una forma differente alla sua fantasia. Adora osservare la realtà che la circonda, riproducendola in ogni sua sfaccettatura. ISBN
LinguaItaliano
Data di uscita23 gen 2023
ISBN9791222057828
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    Anteprima del libro

    La scelta migliore - angelis Patrizia De

    lasceltamiglioreinterna

    Patrizia De Angelis

    LA SCELTA MIGLIORE

    GPM EDIZIONI

    P. De Angelis La scelta migliore ©GPM Edizioni

    GPM Edizioni

    Via Matteotti, 11

    20061 Grezzago (MI)

    tel 340 99 39 016

    info@gpmedizioni.it

    Illustrazione in copertina di ©Patrizia Antonini

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

    I fatti narrati sono immaginari. I nomi, i personaggi, i luoghi e gli eventi descritti sono frutto della fantasia dell’autore oppure sono usati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti e luoghi reali o a persone realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

    A chi mi veglia in ogni momento dal Cielo

    e a chi mi è sempre accanto in Terra

    Prologo

    Università del Vermont, Burlington VT

    «Possibile che finora non l’abbia mai visto, mentre adesso lo incrocio quasi ogni giorno?»

    «Di chi parli?»

    «Vedi i ragazzi là in fondo?» Nicole attese che l’amica focalizzasse. «Il più alto di tutti, appoggiato alla porta d’ingresso del bar.»

    «Ah, lui…» borbottò Elizabeth, dopo aver dato una rapida occhiata.

    «Lo conosci?»

    «Uhm… Carino, ma niente di speciale. Fossi in te, non mi farei prendere da una simile agitazione. Non è nemmeno il tuo tipo.»

    «Lo so, non lo è, ma ha qualcosa di magnetico, di affascinante.»

    «Addirittura? Sei seria?»

    Nicole si spazientì: «Sì e dovresti esserlo pure tu! Sai dirmi qualcosa o no?»

    «Ok, ok, calmati! Sono in grado di soddisfare con facilità la tua curiosità: è un amico di Michael ed è il primo portiere della squadra di hockey. Se fossi venuta con me a vedere qualche partita, l’avresti notato prima!»

    La frecciata venne ignorata. «Anche lui viene da Jericho?»

    «No, dal sud dello Stato.»

    «Non capisco da dove sia saltato fuori... È una matricola?»

    «No, figurati! È entrato nel nostro stesso anno. Alloggiava dalla parte opposta del campus, ma di recente ha cambiato appartamento. Pare che sia un mezzo genio: si è già laureato e ha iniziato un dottorato di ricerca.»

    «È fantastico!»

    «Come no… Guarda che non ha per niente l’atteggiamento del secchione e non si capisce come sia riuscito a ottenere tanto. Pare faccia di tutto, tranne che studiare. In altre parole, è un tipo da cui stare alla larga.» Lo guardò di nuovo con occhi accigliati e aggiunse: «Comunque si chiama Kyle Morrison».

    «Stai dicendo che dovrei evitarlo perché è intelligente e ha una buona memoria? Ero certa che non avessi pregiudizi nei confronti di chi ottiene buoni risultati senza stressarsi troppo sui libri! Ti credevo meno invidiosa, ma sappi che continuerò a volerti bene lo stesso!»

    Elizabeth emise un ringhio e l’apostrofò: «Che simpaticona... Smetti di sghignazzare come un’idiota! Te l’ho fatta breve, pensando che capissi! Comunque fidati: ne ho sapute abbastanza sul suo conto».

    Tornando seria, Nicole continuò a osservare Kyle a distanza: sembrava poco più di un ragazzino, con il sorriso sfrontato e le ciocche spettinate di media lunghezza, scure come la pece. Non ci trovava nulla di pericoloso. «Non mi stai chiarendo le idee e dovresti sapere che non sono solita basarmi sul sentito dire!»

    «Uff! Allora sappi che è stato Michael a raccontarmi diversi episodi, pertanto fonte fidata!»

    «Certo, non metterei mai in dubbio le parole sante del tuo morigeratissimo fidanzato!» Si mise una mano sul cuore, in maniera teatrale, poi scoppiò a ridere. «Dai, muoviti!»

     Dopo un’occhiataccia, Elizabeth spiegò: «In realtà nella squadra spiccano quattro elementi particolarmente scapestrati e Kyle è tra questi. Mike ci esce di tanto in tanto, solo per farlo contento. Più volte, però, è stato costretto a tirarsi indietro, prima che combinassero il peggio, coinvolgendo anche lui. Mi ha raccontato che hanno collezionato innumerevoli denunce per atti vandalici e risse e Kyle è stato beccato di frequente sbronzo e mezzo nudo per le vie dell’ateneo. Ha rischiato spesso l’espulsione, ma pare che i meriti scolastici gli offrano un’ottima ancora di salvezza. Ti può bastare?»

    «A vederlo così, non sembra tanto male.»

    «L’apparenza inganna!» Si soffermò per un istante a scrutarla e la ammonì: «Hey, non metterti in testa di fare la crocerossina e salvare le cause perse!»

    «No, figurati!» Nicole la spinse via, ridendo e, dopo un cenno di saluto, corse in aula.

    Raggiunse la prima postazione libera e, una volta seduta, tornò col pensiero a Kyle. Lo aveva incrociato parecchie volte, senza mai parlarci ed era rimasta stregata dagli occhi all’apparenza dolci, ma tormentati. In quei brevi frangenti, i loro sguardi si erano rincorsi, nonostante l’imbarazzo e la diffidenza.

    Non lo riteneva una bellezza canonica, ma era certa che trasmettesse qualcosa capace di scombussolarla da capo a piedi. Emanava forza, virilità, carisma e gentilezza e il viso, dai caratteri tanto marcati e singolarmente perfetti, era comunque un incanto.

    Sbuffò e ripensò alle parole della migliore amica: forse avrebbe fatto meglio a darle ascolto, ma decise di concedersi uno spiraglio, lasciando l’ultima parola al fato.

    Parte I

    1.

    Nicole stiracchiò le braccia e la schiena, concedendosi un attimo di pausa. Chiuse gli occhi affaticati, si passò le mani sul viso ed emise un lungo sospiro. Lo studio intensivo avrebbe dovuto farla sentire spossata, ma in realtà le causava solo una vaga stanchezza, recuperabile con una passeggiata o una serata tra amici. Negli anni aveva imparato a gestire con profitto doveri e piaceri, anche se le veniva spontaneo catalogare l’istruzione tra i secondi.

    Definiva la propria sete di conoscenza insaziabile. Ricercava ovunque stimoli che soddisfacessero l’innata curiosità, approcciando ciascuna materia di studio con interesse famelico. In particolare, amava la letteratura e l’arte e, nei corsi scelti, aveva trovato il connubio perfetto per conciliarle all’uscita dal college. Puntava al lavoro dei sogni già dal liceo e si era impegnata al massimo per ottenere la borsa di studio universitaria.

    Nella corsa per il successo, aveva trascinato Elizabeth, fedele compagna dai primi anni di scuola, la quale a sua volta, aveva coinvolto Michael. Quei due erano sempre stati inseparabili, fin da bambini e Nicole adorava il loro strano, ma inscindibile legame. Avrebbe desiderato per sé qualcosa di analogo, ma non aveva ancora trovato qualcuno che le desse una tale certezza. Nonostante non volesse scendere a compromessi, iniziava però a sentirsi stanca della solitudine e sperava di trovare presto una persona speciale che le facesse battere il cuore. Ogni volta che si perdeva in pensieri simili, il nome di Kyle faceva capolino nella mente, ma non voleva dargli troppa importanza.

    Per il venerdì sera decise così di assecondare Elizabeth, accompagnandola a una festa aperta di una confraternita: magari avrebbe avuto l’occasione di imbattersi in qualcuno di interessante! Curò al meglio l’aspetto e si studiò allo specchio: i riccioli castani erano stati intrappolati in uno chignon alto, mentre gli occhi cangianti risaltavano grazie a un trucco in tinta con l’iride. L’abito aderente rendeva evidenti le forme morbide, ma minute; il tacco alto contribuiva a regalare qualche centimetro in più alla statura di poco inferiore alla media delle coetanee.

    Elizabeth entrò in camera e si mise alle sue spalle. «Wow! A cosa dobbiamo questo exploit di femminilità?»

    «Alla disperata ricerca di uno straccio d’uomo!»

    Entrambe risero e si avviarono verso l’uscita.

    Il cortile della sede dell’Alpha Gamma Rho era costellato di gruppetti di studenti che scherzavano e ridevano, in attesa di entrare a divertirsi. La musica permeava l’aria frizzante confondendosi con gli schiamazzi. Nicole si strinse nel cappotto, cercando tra i tanti qualche volto conosciuto.

    «Hey, guarda là!» gridò Elizabeth, euforica. Vicino all’ingresso c’era Michael ad aspettarle, insieme ad alcuni atleti della squadra di hockey: indossavano divisa e protezioni, ma almeno senza casco e pattini.

    Sorpresa, Nicole chiese all’amico: «Che ci fate conciati così?»

    Mike sorrise e fece spallucce. «Ci è stato detto che avremmo potuto presentarci solo in questo modo e non ci siamo tirati indietro!»

    «Voi non siete normali», sentenziò Beth.

    «Non abbiamo mai avuto la pretesa di esserlo!»

    Nicole ridacchiò, ma rimase senza fiato non appena vide Kyle unirsi alla compagnia, seguito dagli altri giocatori mancanti. D’istinto si spostò dietro l’amica, ma lo sguardo di lui l’aveva già intercettata: la fissava come se volesse leggerle dentro e ne fu intimorita. Impiegò un attimo per ritrovare sicurezza e si disse che non aveva nulla da nascondere. Di nuovo al fianco di Elizabeth, prese a studiarlo con attenzione. Con le protezioni addosso, sembrava ancor più imponente, ma non spaventoso. Qualcosa in lui, nello sguardo incerto, la convinse che non doveva temerlo. Il naso dritto, gli zigomi alti e il mento vagamente appuntito gli conferivano un’aria dura e sfrontata, ma gli occhi felini, dal riflesso dorato, non erano abili a camuffare le emozioni. Le labbra piene, poi, con un delizioso arco di Cupido, non sembravano capaci di ferire in alcun modo.

    Nicole emise un lungo sospiro non appena il gruppo al completo si allontanò.

    «Sempre ammaliata dall’uomo sbagliato?» suppose Elizabeth.

    «Uff! Non prendermi in giro e andiamo a divertirci!»

    I tentativi di conquista, però, non portarono Nicole ai risultati sperati e si sentì ancor più delusa quando ebbe modo di rivedere Kyle, lungo il tragitto di ritorno all’alloggio: era ormai abbastanza ubriaco da non distinguerla da una qualsiasi altra donna e nemmeno la degnò di uno sguardo. Amareggiata, continuò per la sua strada, decisa a non dargli altro peso.

    Le scarse ore di sonno e la mattina di studio poco proficua avevano messo Nicole di cattivo umore. Rivolse lo sguardo alla finestra e sentì il bisogno di uscire a prendere una boccata d’aria, per consentire al cervello di immagazzinare ancora informazioni. Indossò giubbotto e cappello e s’immerse nel freddo autunnale. Nonostante ci fosse un tiepido sole, il vento tagliente le penetrò gli abiti e la fece rabbrividire. Determinata a fare la passeggiata, sollevò il bavero della giacca e iniziò a camminare, raggiungendo presto il parco poco affollato. Adorava quel luogo in cui il tempo sembrava essersi fermato: gli alberi centenari, ora ingrigiti, si stavano spogliando delle loro foglie e protendevano le lunghe dita ossute verso il cielo plumbeo, mentre i vecchi edifici rossi si affacciavano curiosi su quell’angolo di natura addormentata.

    Nicole si accomodò su una panchina e respirò a pieni polmoni l’aria fresca e rigenerante. Rilassò membra e mente e si sentì meglio, almeno fino a quando una voce non la fece sobbalzare: «Posso sedermi?»

    Si voltò di scatto e riconobbe Kyle: le stava rivolgendo un sorriso incerto, con le spalle incurvate e le mani ben calcate nelle tasche del giubbotto. La brezza gli accarezzava i capelli, portandoglieli davanti agli occhi.

    Dopo una lieve esitazione, Nicole annuì. Infagottata com’era, si domandò se fosse stata riconosciuta sul serio. Ogni dubbio venne fugato non appena le si sedette accanto e riprese a guardarla come aveva fatto nei loro precedenti incontri.

    Da una distanza finalmente ravvicinata, lo osservò meglio: aveva il potere di attrarla anche senza parlare, catturandole l’attenzione solo con un paio di occhi intensi, color caramello. Com’era possibile? Si fece coraggio e abbassò il colletto per mostrargli un sorriso: «Ciao, io sono Nicole».

    «Kyle… ma credo che Michael e la sua compagna ti abbiano già messa in guardia contro di me.»

    Sorpresa dall’esternazione azzeccata e dalla sicurezza con cui l’aveva espressa, lo provocò: «Credi che dovrei dar loro ascolto?»

    Kyle strinse le labbra e si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancor di più. «Forse sì, o almeno sarebbe meglio per te, ma non per me.» Nicole aprì la bocca, ma non emise suono, dandogli modo di proseguire. «Non sono un buon elemento, né ciò a cui una brava ragazza aspirerebbe. Quindi, per te sicuramente sarebbe meglio evitarmi, ma… sono un fottuto egoista e qualcosa mi dice che avrei solo da guadagnarci ad averti vicino.»

    «Cosa ti fa supporre che sia una brava ragazza e che ti sarei utile?» chiese col fiato corto.

    «Non ho parlato di utilità. Ho detto che renderesti migliore la mia vita.»

    «In che modo?» insistette. Si sentiva incapace di contenere la crescente curiosità.

    «Non lo so, ma so che ogni volta che ti vedo o mi sei vicina mi sento meglio.»

    Imbarazzata, Nicole passò oltre quella bizzarra ammissione e rimarcò, sempre più decisa: «Non hai risposto alla prima parte della mia domanda».

    Kyle sorrise, spontaneo, ammaliandola: gli occhi si erano all’improvviso addolciti, riducendosi a due mezzelune luminose, mentre le labbra carnose schiuse mostravano denti bianchi, con canini appena più pronunciati, tanto da farlo sembrare buffo. In un lampo aveva perso l’alone di negatività conferitogli dalle precedenti ammissioni. Quando tornò serio, però, la magia svanì. «Non ci vuole tanto per capire che tu sia una brava persona.»

    «Non mi conosci!» brontolò ostinata.

    «Allora diciamo che di solito sono abile nel giudicare dalle prime impressioni.»

    Nicole si sentì infastidita dall’essere stata etichettata dopo qualche occhiata e, seppur incapace di contraddirlo, si difese: «Non sono una bacchettona, né una perfettina senza personalità!» Kyle le sorrise di nuovo, ma con un’espressione di scherno che la ferì ancor di più e la spinse a protestare: «Non guardarmi con quell’aria da so tutto io

    «Ok, ok… allora non sei una brava ragazza e non dovrò sentirmi in colpa se ti porterò con me sulla cattiva strada, giusto?»

    «Con te?» bisbigliò, incapace di comprendere dove volesse andare a parare.

    «Sì, sempre che tu ne sia interessata.»

    Nicole scosse la testa. «A cosa dovrei essere interessata? Per quale motivo parli come se mi conoscessi o come se… come se…» la voce si affievolì e dedusse, «come se mi stessi osservando da un tempo più lungo di quanto io immagini?» Aveva forse a che fare con uno stalker?

    «Queste domande sono tipiche di una brava ragazza. Se fossi stata una ragazzaccia, avresti colto l’occasione al volo e detto semplicemente di sì.» Senza aggiungere altro, Kyle si alzò e si incamminò, voltandole le spalle.

    Disorientata da un simile atteggiamento, Nicole lo inseguì e gli si pose di fronte, bloccandolo: «Hey! Che diavolo di discorsi fai? Cosa vuoi da me?»

    Riuscì a malapena a terminare la frase che accadde qualcosa che mai si sarebbe aspettata: il giovane le afferrò il viso tra le mani, si abbassò deciso e appoggiò la bocca sulla sua. Nicole smise di respirare ed ebbe l’impulso di allontanarlo con la forza, ma quelle labbra erano morbide, polpose come un frutto proibito e si sorprese a desiderarle più di quanto avrebbe creduto possibile. Si muovevano con dolcezza sulle sue, senza pretendere troppo, in una languida carezza a cui sentiva di non voler rinunciare.

    Chiuse gli occhi e perse la cognizione del tempo, rapita da un’esplosione di sensazioni inebrianti. Percepì le gambe molli non appena lui si allontanò e, con uno sguardo fin troppo colmo di desiderio, le mormorò: «Ci vediamo in giro, bad girl».

    Per il resto del pomeriggio Nicole non si concentrò neanche su una pagina di quanto avrebbe dovuto studiare, ancora incapace di comprendere cosa fosse successo. Se da un lato si sentiva elettrizzata, dall’altro sapeva di dover frenare l’entusiasmo, a causa dell’anormalità dei fatti.

    Quando fu raggiunta da Elizabeth nell’alloggio, decise di indagare, senza scoprirsi troppo: «Hey, hai detto qualcosa a Michael sul mio interessamento per Kyle?»

    «No.»

    «Sei proprio sicura?»

    «Certo! Perché me lo chiedi?»

    «Oggi Kyle si è avvicinato e sembrava sapere che… insomma… ha dato per scontato che voi mi aveste parlato male di lui.»

    «Oh be’, suppongo che abbia unito la sua reputazione al fatto che Mike lo conosce bene ed è legato a noi.»

    «Probabile.»

    «Quindi? Che altro ti ha detto?» Nicole non poté impedire alle guance di avvampare. Le scottarono ancor di più quando l’amica se ne accorse e iniziò a ridere. «Oh mio Dio! Devo temere che abbia anche fatto, oltre che detto?» Non appena Beth si rese conto della sua incapacità di rispondere, tornò seria: «Hey, cos’è successo?»

    Nicole spazzò via la vergogna e si mostrò più sicura: «Mi ha lasciato intendere che è interessato a me e voleva sapere se la cosa fosse corrisposta».

    «Tu che hai risposto? Non ti sarai fatta scoprire, no? Quello non è un tipo cui mostrare le proprie debolezze!»

    Spaventata da quelle parole, decise su due piedi di troncare la conversazione: «Certo che non ho scoperto le mie carte! Mica… mica sono pazza! In realtà non gli ho detto proprio nulla!» Non era andata così lontana dalla verità ed evitò di parlare del bacio e delle emozioni che le aveva fatto provare.

    «Ok, diciamo che ti credo, anche se i tuoi occhioni sfuggenti mi lasciano molto perplessa! Ora devo andare, ma vedi di non combinare danni in questi due giorni da sola!»

    Elizabeth era solita trascorrere i weekend nell’alloggio di Michael, approfittando del fatto che il compagno di stanza di lui tornasse a casa. Nicole non ne fu mai tanto felice quanto in questo caso: se solo Beth avesse avuto più tempo a disposizione, avrebbe proseguito un estenuante interrogatorio cui lei non era per niente pronta!

    2.

    Nei giorni seguenti, Nicole non ebbe la fortuna o sfortuna di incontrare Kyle e si sentì sollevata. Evitò di pensarci e quasi si convinse di aver immaginato tutto, almeno fino a quando la domenica non si ritrovò con l’amica ad assistere alla partita di hockey. Contrariamente al solito, aveva accettato di accompagnarla, suscitando in Elizabeth perfide battute di scherno.

    Seduta sulle gradinate del Gutterson Fieldhouse, non fece alcuna fatica a distinguere la figura slanciata di Kyle al centro della porta e si sorprese più volte a seguirlo con lo sguardo, mentre si muoveva nell’area, parando colpi su colpi.

    «Allora, che ne dici? Interessante la partita?» domandò Beth, tendenziosa.

    «La smetti? Comunque no! Sto morendo di freddo e i giocatori passano più tempo a picchiarsi che giocare!»

    «Vuoi andare via?» Nicole volse d’istinto lo sguardo verso Kyle ed Elizabeth scoppiò a ridere. «Deduco che la risposta sia no!»

    «Ti prego… abbi pietà! Accidenti a me e a quando ti ho detto di sì!»

    «Tesoro, ti prendo in giro, ma…»

    Nicole riconobbe il tono da predica e troncò subito: «Non ricominciare, per favore. Non c’è niente tra me e lui e goditi la partita, visto che almeno a te piace». 

    Alla vittoria del match da parte dei Catamounts, Elizabeth le afferrò una mano e la trascinò fino all’ingresso degli spogliatoi, dove avrebbe potuto incontrare Michael. Non appena lo vide, la ragazza gli saltò con le braccia al collo e lo baciò con passione. Nicole li osservò un istante, divertita, poi – sentendosi di troppo – si allontanò.

    Stava guardando i giocatori che le sfilavano davanti per andare a cambiarsi, quando udì quella voce profonda: «Stavi aspettando me?»

    Si voltò e rispose svelta: «No! Sto aspettando che Beth smetta di sbaciucchiarsi con Mike per andarmene da qui». Kyle si tolse guanti e casco e li abbandonò a terra, avvicinandosi a lei. I capelli sudati gli ricadevano sulla fronte, le guance arrossate gli conferivano un’aria selvaggia e il luccichio strano che aveva negli occhi contribuì, assieme a tutto il resto, a mandarla in confusione. Le mise le mani attorno alla vita e la tirò a sé. Nicole appoggiò le sue sulle protezioni nel petto, opponendo una resistenza fin troppo blanda. Era ancora più alto con i pattini ai piedi ed era faticoso guardarlo in faccia, standogli così vicina. Kyle se ne accorse e la sollevò a sedere su un muretto. Col cuore in gola, Nicole chiese: «Cosa credi di fare?»

    «Niente che tu già non ti aspettassi, venendo qua.» Con lentezza si avvicinò e la baciò, come se avesse dovuto riprendere da dove aveva lasciato la volta precedente.

    Nicole accolse quelle labbra con una voglia sfacciata e inaspettata, che le impedì di razionalizzare. Incapace di gestire le reazioni del proprio corpo, lasciò che emozioni e sensazioni la pervadessero da capo a piedi. Avrebbe voluto toccarlo, trattenerlo a sé per non rischiare di perdere il contatto, ma non riusciva a muovere un muscolo, tanto era sopraffatta dalla sorpresa e dal desiderio. Si sentì sperduta quando Kyle si fermò. Incrociò il suo sguardo e avrebbe ripreso a baciarlo, se solo non avesse udito qualcuno fingere di schiarirsi la voce.

    Nicole si allontanò quel minimo che lui le concedeva, tenendola saldamente per i fianchi. Con orrore, vide Elizabeth e Michael e i loro sguardi allibiti ebbero l’effetto di una secchiata di acqua gelata. Tornata in sé, spinse con le mani sulle braccia di Kyle per liberarsi dalla presa, ma non ottenne altro che ritrovarsi più stretta a lui. Lo vide fissare gli amici con uno sguardo di sfida che la irritò. La situazione peggiorò quando lo sentì dire: «Be’? Non posso baciare la mia ragazza

    Nicole tentò di farsi valere: «Io non sono…»

    «Tu lo sei.» Pronunciò quelle tre parole con una tale delicatezza, da lasciarla ancora una volta spiazzata e senza capacità di replica. Kyle rivolse l’attenzione agli altri e terminò con un sorriso: «Per favore, lasciateci un po’ di privacy!»

    Beth e Mike se ne andarono, confusi e, solo quando furono di nuovo soli, Nicole lo assalì: «Che ti salta in mente? Io sarei la tua ragazza? Loro non ne sapevano niente, come non ne so niente io e ho fatto la figura della stupida!»

    Kyle la liberò, consentendole di rimettere i piedi a terra e fece spallucce: «L’altro giorno ti ho baciata e non mi hai detto di no. Oggi nemmeno».

    Sconvolta dalla sua naturalezza, borbottò: «Non capisco se ci sei o ci fai». Puntò lo sguardo sul suo viso e alzò la voce: «Non puoi prendermi a tuo piacimento, come se fossi un oggetto! Men che meno dire agli altri che sono una tua proprietà!»

    «Perdonami, non volevo metterti a disagio.» Ora la guardava con gli occhi mesti e le labbra imbronciate. Come faceva a passare con tale facilità dall’arroganza del bullo alla dolcezza di un ragazzino inesperto? Poteva essere entrambe le cose o solo una delle due era la sua vera essenza? Quale allora? Presto lo sentì mormorare: «Tu non mi vuoi?»

    Incredula, gli rispose con un’altra domanda: «Credi davvero che tutto si riduca solo al fatto se io ti voglia o no?»

    «Sì, è semplice: io ti voglio dalla prima volta in cui ti ho vista.»

    «Non puoi dire una cosa del genere!» esclamò sempre più basita.

    «Perché no? È la verità! Suppongo di piacerti anch’io, altrimenti avresti evitato i miei baci, no?»

    «Sei impossibile… non vuoi proprio capire!»

    Fece per andarsene, ma Kyle la afferrò per una mano e la trattenne, ristabilendo quel contatto a cui Nicole si stava rapidamente assuefacendo. Giocherellò con le sue dita, poi ammise: «Non c’è molto da capire. Tu mi piaci e tanto. Ti ho detto subito che sono uno stronzo, ma non mi hai mandato a quel paese, anzi… hai risposto ai baci. Serve altro per capire che possiamo provarci?»

    Lo guardò allibita, senza riuscire a ragionare con piena consapevolezza: il suo discorso non faceva una grinza, ma gli sguardi di ammonimento degli amici avevano cambiato ogni cosa, riportandola a una realtà che non sapeva giudicare. Emise un sospiro e riordinò i pensieri: «Non sono sicura che sia una buona idea andare avanti in questo modo e tu non dovresti forzare la mano».

    Kyle la lasciò, le rivolse un’occhiata accigliata ed entrò negli spogliatoi, facendole intuire quanto fosse arrabbiato dando un pugno al primo armadietto che incontrò sulla sua strada.

    La situazione non migliorò quando Nicole,

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