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Lo squalo luce Z. Quando tutto ebbe inizio
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Lo squalo luce Z. Quando tutto ebbe inizio
E-book272 pagine4 ore

Lo squalo luce Z. Quando tutto ebbe inizio

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Info su questo ebook

Su una barca da immersioni del Mar Rosso una guida subacquea, turbata da pensieri legati all’inquinamento dovuto all’affondamento di un cargo sud coreano che ha causato estese morie di pesci, si trova ad accompagnare un gruppo di strani subacquei.
Durante un’immersione sul relitto del Numidia, presso le isole Brothers, incontrano degli squali che si comportano in modo incomprensibile pure per la stessa guida subacquea che è anche un biologo marino.
La situazione critica porta a svelare la vera identità degli strani subacquei: militari e agenti dei servizi segreti che indagano sull’affondamento del cargo sud coreano.
Dalle prime indagini emerge che il cargo abbia sversato in mare sconosciute sostanze tossiche.
Dopo alcuni esami di laboratorio e la raccolta di testimonianze di avvistamenti di una strana creatura il gruppo inizia a sospettare che in quella zona ci sia un grande squalo tigre che per l’inquinamento e per altri motivi si è trasformato in una creatura mostruosa dalle incredibili capacità di sopravvivenza.

Marco Benedet, è nato ad Aprilia LT e si definisce un creativo con l’aspirazione a continuare a fare lo scrittore.
Dopo aver conseguito la laurea in veterinaria per molti anni si è dedicato alla cura e al benessere di cani e gatti. Su questo tema a lui caro ha pubblicato alcuni saggi. Alcuni anni fa spinto per l’amore per il mare si è trasferito a Sharm El Sheikh in Egitto dove ha
continuato a fare il veterinario collaborando con associazioni animaliste e ha intrapreso la carriera di istruttore subacqueo. Proprio in questi anni, spinto dalla visione quotidiana delle bellezze della barriera corallina, ha sentito l’impulso di mettere su “carta” le proprie competenze ed esperienze. L’innata fantasia ha permesso di scrivere e pubblicare diversi racconti e romanzi. Dopo essersi diplomato in Digital Marketing e Social Media Marketing ha iniziato a collaborare con alcune società e startup.
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2022
ISBN9791222060545
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    Lo squalo luce Z. Quando tutto ebbe inizio - Benedet Marco

    coverinterna

    Marco Benedet

    Lo squalo luce Zeta

    Quando tutto ebbe inizio

    M. Benedet Lo squalo luce Zeta©GPM edizioni

    GPM EDIZIONI

    Via Mattoetti, 11

    20061 Grezzago

    tel 340 9939016

    e-mail info@gpmedizioni.it

    Illustrazione in copertina di ©M. Benedet

    Progetto copertina di ©GPM servizi editoriali

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

    Il presente romanzo è frutto della fantasia dell’Autore. Ogni riferimento a fatti, persone e/o luoghi realmente esistenti e/o esistiti è puramente casuale.

    1

    Il mare, eccolo. Affascina e seduce. E come davanti ad un’entità suprema si è intimoriti.

    Ecco cos’è il mare e qualcuno è anche capace di sfidarlo, di minacciarlo. E allora lui cosa fa?

    Reagisce. Cos’altro potrebbe fare?

    Quando succede i guai possono essere incredibili. Lo avverto.

    Perché allora mi sono fatto convincere a venire qui?

    Chissà quante volte mi sono già immerso da queste parti. Chissà quante volte ho provato questo stato d’agitazione. Di questa zona conosco ogni roccia e corallo. Perché ora invece tutto mi pare così diverso, anomalo?

    Bah. Oramai è tardi per cercare risposte.

    Siete pronti?

    Non posso fare altrimenti.

    Allora… La vogliamo fare questa immersione? Sì o no?

    Il sì che ricevo è unanime anche se qualcuno ancora non è pronto e procede pure con calma.

    Inutile negarlo, oggi non mi sento in forma, sono nervoso e forse anche per questo avverto che lo sono anche loro.

    Il mare fa sempre questo assurdo effetto. Prima di rilassare e farti godere delle sue bellezze pretende adrenalina e tensione. Lo so. Fa sempre così anche con me, anche se oramai le immersioni le posso contare a migliaia. Se lo so, perché allora mi sto preoccupando?

    Il mare è così ed è sempre stato così anche con me che proprio qui sotto, sul relitto del Numidia a nord delle isole Brothers, mi sarò immerso decine e decine di volte.

    Ma sì. Solita storia. Questa non è un’immersione qualsiasi. Ecco perché ho queste strane sensazioni.

    Per fortuna ho convinto i subacquei del mio gruppo che questa volta non sarà necessario entrare nelle stive del relitto. Essendo vuote e buie sarebbe stato un’inutile complicazione che non avrebbe aggiunto niente di interessante alla nostra esplorazione.

    Chissà se riuscirò a tenere tutti sotto controllo? Ciro durante il briefing m’era sembrato insistentemente interessato proprio ad esplorare le stive del Numidia. Perché?

    Bah. Speriamo vada tutto bene.

    Ora dobbiamo andare.

    Ok! Tre, due, uno. Via! grido veloce prima di dare un colpo di reni per poi lasciarmi cadere di schiena in acqua dal gommone.

    1, 2, 3, 4, 5 metri.

    Attorno a noi prima le bolle, poi il blu e infine eccoli. Ci sono tutti.

    Dove sei?

    Dove sei calma da immersione?

    Nessuno pare avere problemi con la compensazione. Scambio un OK con tutti. Possiamo continuare a scendere.

    Siamo entrati in acqua proprio sopra la prua del Numidia. Il ragazzo del nostro gommone ci ha portato nel punto giusto. Da qui, con l’eccezionale visibilità che c’è qui sotto, già si può vedere gran parte del relitto. Solo la poppa scompare nel blu delle profondità.

    Dov’è l’altro gruppo? Non vedo Roberto. Questa mattina ha fatto preparare i suoi tre subacquei in pochissimo tempo ed è partito di corsa col suo gommone. Qui attorno però non c’è. Con la visibilità che ha l’acqua avrei dovuto ancora vederlo. No, non c’è in nessuna direzione. Boh!

    Non ho ancora inquadrato Roberto. Non m’era mai capitato di lavorare con lui. Fino ad ora m’è sembrata una persona molto preparata e seria anche se di poche parole. Nonostante questo, non vorrei che i suoi tre subacquei lo abbiamo indotto a fare cose strane. Da queste parti molti insistono per poter scendere in profondità oltre il dovuto. Spero non sia il suo caso anche se i suoi tre subacquei sono indubbiamente strani. Fino ad ora hanno passato la maggior parte del tempo in cabina e in questi giorni ho avuto modo di scambiare con loro solo un buon giorno e buona sera. Bah, forse sono dei subacquei che seguono una qualche strana nuova didattica, magari di tipo Zen. Che strani personaggi. Tra l’altro sono saliti a bordo con delle enormi sacche piene di roba. È strano e non solo. Non ricordo che una barca grande come la nostra sia mai salpata con solo sette subacquei. Forse proprio il gruppo di Roberto ha richiesto una specie di esclusiva. Non so. Certe volte al diving fanno e organizzano cose strane senza dare spiegazioni e io mi sono stufato di fare domande senza mai ricevere risposta.

    Quel che è certo è che a quanto pare, come i miei subacquei, anche loro sono interessati ai relitti e amano esplorarli.

    A me i relitti invece hanno sempre messo tristezza. Non posso fare a meno di pensare alla tragedia che li ha portati in fondo al mare. Ogni affondamento è sempre una somma di tragedie che spesso vanno ben oltre quello che si vede. C’è la tragedia umana, quando si perdono delle vite. C’è quella economica quando si perde nave e carico e poi c’è quella ambientale. A quella sono solo pochi coloro che ci pensano. Ogni nave affondata però libera in mare tutto quello che ha nelle stive e poi… E poi sono solo guai.

    - Aduueni… aduueni…ugum… -

    Io ora però mi devo liberare da certi pensieri.

    Ora qui sotto mi serve calma. Adesso io come guida di questi subacquei devo pensare a loro, non ai miei incubi e magari non sarebbe male riuscire a godermi questo mare.

    Guarda qua quanta bellezza c’è qui attorno. Le madrepore nei primi metri hanno oramai ricoperto quasi tutte le strutture del Numidia e ora da esito di una tragedia sono diventate dimora per i pesci corallini. Ogni angolo in ombra è ingorgato da centinaia e centinaia di glass fish trasparenti che nuotano sincroni intervallati dal rosa di qualche anthias. Quella grossa cernia laggiù è stata capace di trovare riparo dentro ad una presa d’aria. In mare tutto viene riciclato. Almeno finché riesce a farlo. In altri casi invece sono solo tragedie.

    Che brutti pensieri. Forse sono stanco. Forse nelle ultime settimane ho esagerato con i miei lavori. Credo che sia arrivato il momento di decidere se fare il biologo marino o la guida subacquea. Impossibile continuare a fare entrambe tanto più quando succedono certe cose.

    L’affondamento di quel cargo porta container, il Kobu Shin Pii, mi ha sconvolto. Quello non è solo un nuovo relitto tra i tanti. No, lì c’è altro e ancora tutto da scoprire.

    Faccio tutto questo perché a me piacciono i pesci. Guarda là quel grosso pesce coccodrillo. È così sicuro del suo mimetismo che si lascia avvicinare senza muovere una pinna.

    Anche quello della foto era un pesce. Cos’altro poteva essere senza arrivare a pensare alle credenze popolari o alla mitologia?

    Ma quella foto… e quei racconti dei pescatori beduini e le loro grida

    - Aduueni… aduueni…ugum… -

    Per capire cosa potesse essere ho tentato di tutto. Ho fatto tante ricerche e esami. Ho speso anche dei soldi miei per saperne di più, ma ancora non so cosa sia successo là, cosa fosse quella cosa che secondo quei pescatori è ancora qui in mare.

    Ed ora io… Perché mi sono fatto convincere da quelli del diving a venire ad immergermi proprio qui per accompagnare questo gruppo?

    Quelli sono stati bravi a dirmi - Visto che ci hai tanto parlato di quel che si dice sia successo in quella zona, accettando potrai vedere tu stesso se quello che ti hanno raccontato è vero - per poi aggiungere ridacchiando - Tu vai, così accompagni i nostri subacquei e farai anche le tue ricerche. Vai tranquillo -

    Già. Questo relitto qui sotto, affondato oltre un secolo fa, oramai è solo una casa per pesci e coralli. Quel cargo porta container invece, con quel suo carico di chissà quali schifezze e veleni, ha di certo violentato il mare oltre ogni misura.

    Nelle ultime settimane non mi sono risparmiato nelle osservazioni e nei campionamenti. Ho cercato in tutti i modi di capire se le successive morie di pesci della zona avessero una diretta correlazione con quell’affondamento o meno, ma ancora non ho trovato nulla di certo.

    Le autorità locali hanno invocato il riscaldamento globale e nessuno ha dato credito a quel che hanno raccontato i pescatori beduini. Loro, con quella mania di raccontare storie di ogni tipo e di riferire sempre di mostri di mare, non li hanno reputati credibili. Io però li ho visti in faccia mentre mi hanno raccontato quella storia per poi gridare

    - Aduueni… aduueni…ugum… - e non mi sembrava che stessero inventando e io… Io so cosa vuol dire. Attacco! Attacco! E cosa può attaccare una barca da pesca e fracassarla in quel modo? Cosa? Da quella foto fatta con quel cellulare non si poteva vedere molto, ma si capiva che quel... quel... era... era enorme e...

    Non so, ma ora vorrei stare in ogni altra parte del mondo. Non qui sotto ad esplorare questo vecchio relitto.

    Che brutta cosa sono i relitti.

    Eppure questo gruppo ha espressamente richiesto di immergerci proprio qui. Chissà perché? I relitti sono sempre esito di una tragedia in cui si verificano sempre delle perdite anche se per questo relitto è stata solo… economica. Perdita economica? Ma sì! Che fesso. Come ho fatto a non arrivarci prima?

    Quando una nave affonda c’è sempre una perdita economica. Questa però, se la barca è assicurata, viene rimborsata. Immagino che però quelle dei pescatori non siano assicurate e allora ecco il perché di quella foto. Mi sa che avevano ragione quelli del diving quando mi dicevano che quella era una truffa. Quel pescatore s’è inventato quella storia per cercare di avere un rimborso statale o magari un qualche sussidio. Forse, per non essere deriso dagli altri pescatori, per aver distrutto la propria barca sul reef, ha pensato di dare la colpa ad un mostro marino. Ha preso un grosso pesce o chissà cos’altro e lo ha fotografato lì vicino a quello che poteva sembrare il relitto della sua barca che lui ha detto essere stato preso a morsi. In questo modo ha cercato di fornire la prova dell’attacco di un mostro marino.

    Ed io... che credulone. Chissà quante risate si saranno fatti quei pescatori alle mie spalle vedendomi interessato a quello che credevo essere un mostro uscito da chissà dove.

    Ecco a cosa servono le immersioni passate a guardare i pesci. Ci si rilassa e solo così ho capito il trucchetto.

    E adesso cosa vuole da me questo pesce flauto? Se ne sta lì davanti perfettamente immobile con la sola coda che oscilla mentre mi guarda. Mica si sarà in messo l’idea di minacciarmi? 

    Mh. Oggi qui sotto tutto pare strano ed invece forse nulla lo è anche se… Dopo le morie tutti i campionamenti mandati al laboratorio dell’istituto hanno sempre fatto rilevare solo tracce non significative di sostanze tossiche o anomale e anche i parametri chimico fisici sono sempre risultati vicini alla norma. Più volte mi sono chiesto come fosse stato possibile avere risultati normali in presenza di estese morie di pesci nell’acqua.

    Quelli dell’istituto mi hanno sempre detto e ripetuto che se non c’erano esami alterati tutto era da considerare nella norma e anche loro sono stati da subito scettici per quella foto. Mi dispiace solo che quel beduino non me l’abbia voluta dare. Alla fine però mi sa proprio che anche quelli dell’istituto avevano ragione.

    Ora però devo pensare a fare la guida. Quelli del diving mi hanno assicurato che se farò un buon lavoro per me ci sarà una bella mancia. Dopo tutti i soldi che ho speso per fare degli esami extra un po’ di soldi in più mi farebbero molto comodo. Ma… Mi chiedo come hanno fatto quelli del diving a sapere che questi subacquei mi daranno delle mance generose?

    Bah. Un altro mistero del mare.

    Quello che però non è un mistero è che io a questi quattro subacquei qui dovrò pur mostrare loro qualche cosa di interessante.

    Sono tutti attorno a me e stanno aspettando un mio segnale, una direzione da prendere. Se solo immaginassero dove sono i miei pensieri.

    Certo la loro guida non è nella migliore condizione, ma anche loro non sono subacquei qualunque. Paolo, istruttore sub di non so quale strana didattica, è sempre preso dalle sulle maniacali procedure di sicurezza. In ogni cosa che abbiamo fatto è sempre stato morbosamente attento ad ogni aspetto della logistica dell’immersione. Ciro, il suo compagno di immersione, invece pare ossessionato dalle stive di questo relitto. Infatti, eccolo lì ad allungare il collo verso quel boccaporto. Perché?

    Gli altri due, Federica e suo marito Riccardo, paiono invece inseparabili. Sempre vicini nella vita come nelle immersioni. L’uno sempre accanto all’altro anche se più di una volta in questi giorni li ho sentiti discutere animatamente. Saranno le solite beghe di coppia. In situazioni del genere, come sempre, ho fatto sempre attenzione a non porre domande e guardare altrove. Come questa mattina. Se ripenso a tutto quello che è successo mi vengono i brividi. Prima mi sono accorto di Riccardo che si stava sistemando un grosso coltello allo stinco per poi, candido, dirmi che non conosceva i divieti vigenti qui nel mar Rosso anche se io stesso li avevo ricordati appena siamo saliti in barca. Per fortuna sono riuscito a farglielo togliere in tempo. Poi mentre facevo il briefing è arrivata quella tremenda puzza di aglio e pesce fritto. In quel momento mentre a Federica, comprensibilmente, stavano venendo dei conati suo marito ha avuto la bella idea di deriderla davanti a tutti. Lì è scoppiata una guerra. Mi è dispiaciuto, ma ho preferito non intervenire. Cose di coppia. Anche in quel caso, dopo pochi minuti, tutto s’è risolto.

    Con chi invece son dovuto intervenire è stato Amr. Ancora mi chiedo come gli sia potuto venire in mente non solo di mettersi a friggere quella roba alle 7 del mattino, ma poi pure di buttare i resti del pesce in mare. Fare questo proprio in questo mare pieno di squali di ogni specie è da assassini e lo ha fatto anche sapendo che noi saremo andati ad immergerci.

    S’è difeso dicendo che così noi avremmo potuto vedere tanti pesciolini del reef, ma mica aveva pensato che oltre ai pesci sarebbe potuto arrivare anche altro.

    Nuotando ora qui sotto spero solo che la mia previsione che la corrente abbia portato tutto dall’altra parte dell’isola sia corretta altrimenti… Ora non ho voglia di pensare a quegli altrimenti.

    2

    Questo è un tratto di mare che credevo di conoscere bene e invece oggi qui sotto pare tutto strano. Più probabilmente oggi sono io ad essere strano. Sta di fatto che Roberto e il suo gruppo sono come scomparsi. Paolo e Ciro si sono messi ad esplorare un accesso ai ponti sottostanti del relitto e paiono ben poco interessati alle centinaia di glass fish che li circondano. Io ho davanti un bellissimo anemone viola che convive con due schizofrenici pesci pagliaccio che vorrei mostrare a qualcuno, ma anche Federica e Riccardo paiono più interessati all’imbocco delle stive che a quel che potrei indicare loro.

    Siamo oramai prossimi alla nostra profondità massima. Oltre c’è la poppa del Numidia che sprofonda nel blu.

    Mi sento nervoso. Non mi piace. Non riesco a togliermi dalla mente quella maledetta immagine sfocata. Possibile che mi senta nervoso per uno stupido tentativo di truffa di un pescatore beduino?

    A quanto pare ognuno ha il suo modo di interpretare l’esplorazione di un relitto. Io con i miei pensieri e gli altri a scrutare tra il buio delle stive.

    Così facendo si stanno perdendo una delle poche cose belle di questo relitto: quel che resta del suo albero che si staglia nella monotonia del blu che lo circonda. Ha l’apice che sale a meno di trenta metri di profondità. Se la corrente non è eccessiva da lì sopra è possibile vedere quasi tutto il relitto. Facendo una pinneggiata fin là potrei rendere quest’immersione un po’ meno noiosa di come è.

    Con due colpi di moschettone sulla bombola richiamo l'attenzione dei miei subacquei quindi con dei cenni cerco di spiegare loro le mie intenzioni.

    Tutti replicano con strani gesti scambiati tra di loro più che verso di me. Non capisco. Ogni volta che avevo proposto una cosa del genere tutti hanno sempre accettato con entusiasmo ora invece tutti e quattro sembrano come timorosi. Ciro e Paolo si scambiano segnali di cui non capisco il senso. L’unica cosa che mi è chiara è la continua insistenza di Ciro ad indicare le stive del Numidia. Un gesto simile sembra farlo anche Riccardo dopo aver annuito più volte verso Federica.

    Non so. In ogni caso qui a questa profondità non abbiamo tempo per le discussioni. Non essendoci reali problemi rinnovo il mio invito in modo categorico. Anche se forse non convinti alla fine tutti mi danno l’OK.

    Dopo aver comunicato che loro dovranno attendere il mio ok prima di raggiungermi mi dirigo per primo verso l’estremità dell’albero per controllare l’intensità della corrente.

    Arrivato noto subito che lì attorno ci sono alcuni pesciolini con la testa rivolta a destra e mostrano un nuoto non frenetico. Tanto è che senza difficoltà riesco a contrastare quel poco di corrente che c’è.

    Ce la possono fare anche gli altri.

    Dopo aver dato un segnale positivo, uno alla volta si avviano per raggiungermi.

    All’estremità corrosa dell’albero del Numidia una piccola acropora color lilla dà rifugio ad alcune castagnole verdi. Appena mi raggiungono la indico a Paolo e Ciro. Questi prima mi fanno un cenno veloce e poi si scambiano un segnale di ok tra loro. Subito dopo Ciro con insistenza si mette ad indicare l’imboccatura di una stiva che si apre sotto di noi.

    Non capisco come quel luogo buio là sotto sia più interessante di quello che possono vedere qui sopra.

    Non so, ma oggi tutto pare andare in modo strano.

    Nuotando di spalle, mi allontano un poco verso il blu per dare a Riccardo e Federica un po’ di spazio vicino all’estremità dell’albero affinché possano usarlo come riferimento per l’assetto.

    Appena siamo tutti assieme indico nuovamente a tutti la piccola acropora lilla a cui però nessuno pare interessare.

    Accettata l’evidenza dei nostri diversi gusti picchiettando con un dito sul palmo della mano invito tutti a segnalarmi quanta scorta d’aria hanno. Con veloci gesti tutti mi comunicano di avere ancora aria sopra le cento atmosfere.

    Questo vuol dire che possiamo restare qui anche un minuto senza dover subito iniziare a pinneggiare verso la parete di Big Brother.

    Attorno a noi l’acqua è così limpida da permette di vedere lontano e non è facile decidere se perdere lo sguardo verso il blu e i pesci che lo attraversano o godere dello spettacolo della parete madreporica e di tutto il Numidia che ci si allunga sopra.

    Stare qui sospesi nel blu mi sta facendo trovare la rilassatezza che mi serviva. È però evidente che gli altri non stanno condividendo le mie stesse sensazioni.

    Ciro con frenesia più volte indica le stive e a questo punto non credo ci sia altra spiegazione che quelle siano per lui una vera e propria passione. Paolo invece pare non decidere cosa guardare e in continuazione gira la testa in tutte le direzioni. Sopra e sotto compreso.

    Anche gli altri due non paiono rilassati. Stranamente è come se si stessero controllando le spalle a vicenda. Forse dipenderà dal fatto che non sanno scegliere cosa guardare.

    Sopra le nostre teste passa una folta nuvola di pesci fucilieri. Tra di loro ci sono sia quelli con le macchie sull’estremità della coda sia quelli con le strisce dorate sul corpo. Qualche metro più in basso, in lontananza compaiono tre grosse figure. Anche se nuotano veloci, mentre si avvicinano, riesco a riconoscerle. È una coppia di grossi carangidi seguiti da uno più piccolo. Si mostrano solo per pochi secondi per poi venir inghiottiti dall’oscurità delle profondità.

    Non mi annoierei mai ad osservare questo mondo, ma siamo in mezzo al mare ad oltre 30 metri di profondità e dobbiamo iniziare la risalita.

    Con un ultimo sguardo scorgo in lontananza un paio di riflessi. Dopo essersi avvicinati riconosco un solitario pesce chirurgo con dietro un grosso pesce lima. Spostando lo sguardo poco più in là nel blu intravedo un tenue chiarore. Ha ancora una forma indefinita per la lontananza, ma pare in avvicinamento dal basso. Pare essere più

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