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Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa
Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa
Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa
E-book59 pagine48 minuti

Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa

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Giallo - racconto lungo (42 pagine) - Storia e mistero per Holmes su un'isola battuta dal vento


Fuori dall'accogliente salotto di Baker Street, Holmes e Watson si trovano ad affrontare un angosciante mistero in un maniero a picco sul mare, su una isoletta battuta dai venti. Un destino feroce, una condanna alla malattia mentale che incombe su una giovane donna tra vento e marosi, tra fantasmi e incubi, per un'unica affascinante spiegazione.


Enrico Solito è considerato uno dei massimi esperti italiani di Sherlock Holmes. Past president de "Uno studio in Holmes", l'associazione degli appassionati  italiani, è iscritto ad analoghe associazioni negli USA, Australia, Francia, Inghilterra e Giappone. Primo non anglofono a conseguire il  brevetto di CHS(d) della Franco Midland Hardware Company inglese (Certfied in Holmesian Studies, distinguished) è stato il primo Italiano a essere nominato membro dei Baker Street Irregulars di New York, la più antica ed esclusiva associazione sherlockiana (non ci si può  iscrivere nè chiedere l'iscrizione, solo attendere di essere chiamati). Collabora con la Sherlock Magazine italiana da circa dieci anni. Ha scritto decine di articoli di critica pubblicati in Australia,  Francia, Inghilterra, Giappone e Stati uniti, e curato per anni la  rivista de Uno studio in Holmes, oltre che ad essere editor (con G.  Salvatori) di due volumi editi dai BSI negli USA. I suoi apocrifi  sono stati editi in Giappone  e tradotti in varie lingue. Ha inoltre scritto (con S. Guerra) una Enciclopedia di Sherlock Holmes e un volume (con Guerra, Vianello ed altri) sui viaggi di Conan Doyle in Italia, nonché vari romanzi e racconti gialli non holmesiani.

LinguaItaliano
Data di uscita14 feb 2023
ISBN9788825423464
Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa

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    Anteprima del libro

    Sherlock Holmes e il caso di follia contagiosa - Enrico Solito

    Capitolo 1

    Tra le centinaia di indagini che Sherlock Holmes affrontò tra il 1880 e il 1906, anno in cui terminò di vigilare sulla scena criminale londinese per ritirarsi come apicultore nel Sussex, molte ve ne sono che io giudico assai interessanti dal punto di vista logico, altre in cui combinazioni fortuite fornirono gli elementi essenziali per la risoluzione, altre infine che non furono mai completamente chiarite. È per me imbarazzante, mentre sfoglio gli appunti che ancora conservo sulle nostre avventure di quegli anni, decidere quali di esse meritino una redazione completa e una successiva edizione; il criterio che ho sempre seguito in queste scelte, come i miei lettori ben sanno, non è mai stato quello di privilegiare gli episodi più brutali ed efferati, ma sempre di descrivere quei casi, anche se di minore consistenza effettiva, in cui le singolari doti deduttive e logiche di Holmes figurarono per tutto il loro valore. D'altra parte, nelle mie note sono contemplati molti episodi di importanza tale per il nostro Paese da non poter essere resi noti subito, al di là della loro indubbia validità per esemplificare i metodi di Sherlock Holmes. Tali sono, per esempio, il caso della seconda macchia e l'avventura dei progetti Bruce-Partington, che ancora non mi sono deciso a dare alle stampe.¹ Allo stesso modo, esistono altri episodi, pure degni certamente dell'attenzione del pubblico per l'incredibile sagacia dimostrata da Holmes nel corso di essi, per la fredda razionalità con cui furono affrontati, per la esasperata logica con cui vennero risolti e per la tragica entità dei problemi, che presentarono ma che non potranno mai venire pubblicati, a causa dell'onore e delle fortune delle persone che vi furono coinvolte. Molti sono gli episodi di questo tipo, che coinvolsero la vita e gli interessi di decine di nostri concittadini. Alcuni furono tragici, altri lo furono meno; tuttavia il genio di Holmes e la spietata, lucida applicazione del suo metodo investigativo, basato sulla deduzione e sull'analisi degli indizi, così come il giudizio del clinico si basa sui sintomi, valse a riparare ingiustizie, a smascherare criminali, a vendicare i torti; o almeno, a rasserenare le vittime.

    Il giorno in cui cominciò la strana avventura che mi accingo a narrare² avevo avuto, ricordo, poche chiamate e le avevo già espletate tutte in mattinata; avevo deciso perciò di passare un tranquillo pomeriggio in casa, fumando la pipa e leggendo un bel libro mentre il mio amico era chino sul suo banco da chimico, attorniato da storte, alambicchi e fumanti cilindri. Non avevo mai gradito del tutto la propensione per la chimica da parte del mio coinquilino, e per di più quel giorno il lezzo che si spandeva dai suoi matracci era tale da sciupare perfino il sapore del buon tabacco nuovo che stavo fumando. Pur tuttavia sopportavo in silenzio, conscio del fatto che nulla e nessuno avrebbero potuto strappare il mio amico al suo maleodorante lavoro. A un tratto Sherlock Holmes interruppe i suoi brontolii intorno ai cristalli di solfato di bario che non volevano precipitare in alcun modo, per esclamare con voce querula:

    – Non c'è niente di peggio a questo mondo che essere convinti di qualche cosa e non riuscire a dimostrarla!

    – Quando questo succede in medicina, – risposi un po' acidamente – vuol dire che l'asserzione è probabilmente sbagliata. Se poi si riferisce ai suoi esperimenti da apprendista stregone e la sua teoria è quella che si può ricavare l'oro dalla argilla, come temo dal nauseane fetore dei suoi vapori, ho paura che ci abbiano già provato in passato, con risultati deludenti. La prego, quindi, di lasciare perdere: non vorrei proprio che l'orrendo puzzo che dilaga per Baker Street sia dovuto, oltre tutto, a una teoria non dimostrabile. Voglio sperare che i londinesi esposti a questi effluvi siano almeno ricompensati dal progresso della scienza criminologica. Ora, come possono esserlo, se lei non può provare le sue asserzioni?

    Ricevetti un'occhiataccia: – È così che la pensa, dunque? Non è certo colpa mia se non riesco a completare questa analisi su un

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