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La grande enciclopedia di Sherlock Holmes
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E-book1.521 pagine9 ore

La grande enciclopedia di Sherlock Holmes

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Info su questo ebook

Giallo - saggio (549 pagine) - Un utilissimo strumento di consultazione pensato per gli studiosi e gli autori italiani di apocrifi sherlockiani e per tutti gli appassionati del Canone di Sir Arthur Conan Doyle. Con circa 1200 voci.

Un testo enciclopedico imperdibile fruibile a tre diversi livelli. Il primo livello, come introduzione al mondo sherlockiano, la rende uno strumento di orientamento per tutti quelli che vi si avvicinano per la prima volta, con curiosità; il secondo livello, come raccolta di curiosità e aneddoti, è dedicato a coloro che, interessati da tempo alle avventure del grande detective, desiderano approfondirne la conoscenza: il terzo, come strumento di lavoro, è stato pensato per gli studiosi e gli autori di apocrifi italiani, sia come supporto alla memoria sia come guida che rende più facile il reperimento dei testi di riferimento ed approfondimento. La versione ebook si rivela particolarmente fruibile, per i rinvii tra indice e lemmi, e facilita quella lettura discontinua e personalizzata che consente a ogni lettore di sviluppare i suoi percorsi. Una enciclopedia di circa 1200 voci e l'equivalente di 550 pagine, un libro da leggere in modo sincronico, lasciandosi prendere dalla curiosità… e con tutte le facilità di ricerca di parole e lemmi, e comodità di annotazioni e commenti, che solo utilizzando gli eBook Reader è possibile ottenere.

Stefano Guerra: Uno dei fondatori, nel 1987, dell’associazione Uno Studio in Holmes, la società che riunisce gli holmesiani d’Italia, della quale è stato presidente e attualmente è segretario. È anche direttore dello Strand Magazine, organo ufficiale dell’associazione. Nominato membro dei Baker Street Irregulars di New York nel 2013. Socio della John H Watson Society. Autore di numerosi articoli pubblicati in tutto il mondo. Medico, neuropsichiatra infantile e psicoanalista, si è occupato per oltre trent’anni dell’integrazione scolastica degli alunni diversamente abili. Titolare di una cattedra di Igiene Mentale e Neuropsichiatria Infantile, ha ricoperto per alcuni anni anche l’incarico di dirigente scolastico. Attualmente in pensione, si dedica esclusivamente agli studi holmesiani, alla pratica sportiva e al teatro.

Enrico Solito: Membro da sempre di “Uno Studio in Holmes”, ne è stato Presidente e primo curatore dello Strand Magazine, la rivista della Associazione. Primo italiano nominato membro dei Baker Street Irregulars di New York nel 2002, è socio di molte associazioni estere. Autore di numerosi articoli pubblicati in tutto il mondo, è stato anche co-editor di due volumi dei Baker Street Irregulars (Mandate for Murder, della serie dei Manoscritti, sull'Avventura del Cerchio Rosso, nel 2006 e Sherlock Holmes in Italy nel 2010) e del volume bilingue Sir Arthur Conan Doyle – Viaggio in Italia – Italian Journey nel 2012. Ama anche scrivere racconti e romanzi apocrifi holmesiani e romanzi di diversa ambientazione. Pediatra, neuropsichiatra infantile, terapista relazionale, ha svolto numerose missioni umanitarie all'estero con Emergency (sempre in luoghi, sottolinea, visitati a suo tempo da Holmes).

Assieme i due amici collaborano da sempre nei convegni dell'associazione e in varie discussioni: tra le tante cose, compreso il già citato volume sul Viaggio in Italia di Conan Doyle, hanno firmato assieme una relazione sulla febbre cerebrale nel volume "Nerve and knowledge" dei Baker Street Irregulars, sulle connessioni tra medicina e mondo holmesiano. E hanno dato vita all'enciclopedia holmesiana italiana che negli anni è cresciuta fino a questa edizione che considerano definitiva. Ma scoppiano a ridere dopo averlo detto.
LinguaItaliano
Data di uscita14 lug 2020
ISBN9788825412710
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    Anteprima del libro

    La grande enciclopedia di Sherlock Holmes - Enrico Solito

    9788825409949

    Introduzione

    La gestazione di questa terza edizione dell’Enciclopedia di Sherlock Holmes è stata particolarmente lunga, non solo perché si è trattato di un lavoro discontinuo, in cui gli approfondimenti e le ricerche si sono alternati con le pause di riflessione e con i momenti di vuoto, nei quali altre attività, più urgenti, hanno distolto la nostra attenzione, ma soprattutto perché, riscoprendo a nostre spese quanto Socrate avesse ragione, ci siamo resi conto che più si studia, più si è consapevoli di quanto ancora ci sarebbe da conoscere. Tuttavia, a un certo punto, chissà quando e perché, abbiamo deciso che fosse arrivato il momento di dare alle stampe il frutto del nostro lavoro, accontentando i numerosi amici che insistentemente ci chiedevano il diciannovesimo scalino.

    Anche il parto è stato travagliato, passando attraverso diverse traversie – e tappe, diremmo quasi puntate – che hanno reso necessari ulteriori aggiustamenti, correzioni, tagli e integrazioni, fino all’ultimo istante. Ma del resto, con un lavoro del genere – e in questo bisogna dire che siamo stati coscienti del problema fin dalla primissima edizione – non si fa in tempo a licenziare un testo che ci si accorge che, proprio il giorno prima, qualcuno ha avuto un’intuizione geniale, o ha fatto la scoperta del secolo, che cambia integralmente la prospettiva di interpretazione di un fatto e richiederebbe un cambiamento, un’aggiunta, un’ulteriore voce. Diventa una malattia, la cui unica cura è, finalmente, la pubblicazione. E così, per altri quindici anni, non ci si pensa più…

    Nel tempo, il nostro lavoro comune ha mantenuto due costanti, che ci hanno ispirato allora e guidato negli anni successivi. La prima è che abbiamo sempre ritenuto necessario che l’enciclopedia, per quanto suscettibile di miglioramenti, integrazioni e correzioni, fosse fruibile a tre diversi livelli. Il primo livello, come introduzione al mondo sherlockiano, la rende uno strumento di orientamento per tutti quelli che vi si avvicinano per la prima volta, con curiosità ma senza metodo; il secondo livello, come raccolta di curiosità e aneddoti, è dedicato a coloro che, interessati da tempo alle avventure del grande detective, desiderano approfondirne la conoscenza: il terzo, come strumento di lavoro, è stato pensato per gli studiosi, sia come supporto alla memoria sia come guida che rende più facile il reperimento dei testi di riferimento ed approfondimento. In tutti e tre questi casi, la versione ebook si rivelerà particolarmente fruibile, per i rinvii tra indice e lemmi, e faciliterà quella lettura discontinua e personalizzata che consentirà ad ogni lettore di sviluppare i suoi percorsi, concentrandosi sui suoi interessi e potendo tralasciare quelle voci o quei temi che, al momento, non lo riguardano. Anticipando i tempi degli ipertesti, l’abbiamo sempre pensata così, la nostra enciclopedia, come un patchwork, come un libro da leggere a salti, in modo sincronico, lasciandosi prendere dalla curiosità e dai propri itinerari personali.

    Questo non vuol dire che non ci sia, anche, al suo interno, uno sviluppo diacronico, che accompagna il lettore metodico e ordinato da un punto iniziale ad un punto finale, con una precisa idea e con una tesi di fondo, ma questo è appunto l’altro elemento costante che caratterizza questa opera. Quella che abbiamo già avuto modo di definire la nostra cifra caratteristica è l’aver affrontato questo impegno con leggerezza. Attenzione, non abbiamo detto superficialità, ma leggerezza come levità, disincanto, ironico distacco, capacità di sorridere di noi stessi. Solo grazie a questa autoironia, della quale nessuno di noi due riesce a fare a meno, abbiamo potuto affrontare con la dovuta serietà il gioco che sottostà a tutta l’operazione. Il Grande Gioco che spiega e giustifica non soltanto il nostro impegno, ma quello di tutti i numerosissimi appassionati in tutto il mondo che continuano a scrivere così tanto per così pochi, che superano barriere linguistiche, culturali e geografiche per incontrarsi, riunirsi e stare insieme in allegria in nome di un assunto di base convenzionalmente vero, ma razionalmente inaccettabile. La fede assoluta nell’esistenza reale di Sherlock Holmes e del suo biografo Watson è il presupposto indispensabile per poterci frequentare e per potersi divertire assieme a noi, godendo di tutte le sue inevitabili conseguenze, compresa quella di trovare giustificazioni plausibili a tutte le infinite incongruenze presenti nei testi canonici.

    Un’attenzione particolare è stata dedicata in questa edizione alla bibliografia, alla quale in molti casi abbiamo rimandato esplicitamente nel testo, consapevoli di non poter sempre approfondire adeguatamente alcuni argomenti e certi che i lettori interessati avrebbero gradito i riferimenti utili a sviluppare i loro interessi specifici.

    Un ringraziamento doveroso lo vogliamo rivolgere a tutti gli amici di Uno Studio in Holmes che ci hanno sempre sostenuto con consigli, suggerimenti ed incoraggiamenti. In modo particolare desideriamo ringraziare Michele Lopez e Vera Mazzotta perché è solo grazie alla loro passione, attenzione e dedizione che abbiamo sviluppato alcuni temi che ci erano meno noti e, soprattutto, abbiamo evitato errori, refusi e imprecisioni che il nostro pressapochismo congenito avrebbe reso inevitabili.

    Un’ultima considerazione la riserviamo al vantaggio secondario – che secondario non è – di tutta questa faccenda: l’aver potuto coltivare e sviluppare, grazie a Holmes e Watson, un’amicizia vera, solida, intensa, senza riserve, che ci rende fieri di poter assomigliare, almeno un pochino, a loro. E nel tempo siamo diventati, come loro, talmente capaci di rispettare le nostre differenze caratteriali che abbiamo trovato una mediazione persino per l’annosa questione che, in passato, ci aveva visti sfidarci a duello: quale allocutivo usare tra di noi. Abbiamo deciso che ognuno fa come gli pare.

    Quindi, non meravigliatevi se sentirete uno di noi rispondere con il voi al lei dell’altro: lo facciamo perché ci vogliamo bene!

    Stefano Guerra ed Enrico Solito

    Per interpretare le sigle dell’enciclopedia è stata realizzata un’apposita legenda, in appendice.

    ABBAS PARVA

    In VEIL è il piccolo villaggio del Berkshire in cui si fermò il circo Ronder quando Eugenia fu sfigurata dal leone (cfr. leoni). Il nome di fantasia di questo villaggio sembra derivare dal latino, perché Abbas significa Abate e Parva piccola, anche se le concordanze lasciano un po’ a desiderare, in quanto Abbas è un sostantivo maschile, mentre Parva, aggettivo, è singolare femminile o neutro plurale. Esistono in effetti molti villaggi, in Gran Bretagna, nel cui nome compare il termine Abbas, in genere seguito dal nome proprio dell’abate in questione, e molti altri in cui l’aggettivo parva definisce le dimensioni di un’entità di genere femminile, ma insieme i due termini non compaiono mai, nemmeno in frasi idiomatiche. A meno di non concedere la possibilità che ci sia stato un abate che si chiamasse Parva, che come nome proprio esiste, ma in Hindi…

    Rimane anche abbastanza oscuro il motivo per cui Watson abbia preferito alterare il nome del villaggio in cui si sono svolti i fatti, inserendone uno di fantasia, perché l’evento deve aver avuto comunque una notevole rilevanza sui giornali dell’epoca e risulta pertanto difficile pensare che il buon Dottore sia riuscito, stavolta, a mantenere l’anonimato dei suoi protagonisti.

    ABBEY NATIONAL

    Come molti appassionati sanno, nel 1881, quando Holmes e Watson si sono incontrati e hanno deciso di condividere l’appartamento di Baker Street, in quella strada il 221b non esisteva ancora. I numeri della strada, infatti, non superavano il centinaio. Si è trattato evidentemente di un indirizzo di comodo con il quale Watson ha cercato di contenere il numero dei curiosi che avrebbero stazionato in permanenza di fronte alle loro finestre. Quando, negli anni ’30 del secolo scorso, la strada si è allungata e i numeri sono aumentati, il 221 (senza la B!) fu assegnato all’imponente edificio che ospitava la Abbey National Building Society. La notizia non avrebbe un particolare interesse per gli holmesiani se non fosse che, fino al 1990 – quando i numeri vennero riassegnati e il 221b fu assegnato allo Sherlock Holmes Museum, che lo conserva tuttora – la Abbey National istituì un servizio di segreteria espressamente dedicato a dare una risposta alle numerosissime lettere che un numero pressoché infinito di appassionati spediva al loro indirizzo al Signor Sherlock Holmes, con le richieste più disparate. In genere, la segretaria rispondeva cortesemente che era spiacente ma: No, il Signor Holmes non è al momento in sede; però sarà informato quanto prima della richiesta e farà il possibile per esaudirla. Dalla massa di queste lettere Richard Lancelyn Green trasse un libro con le più interessanti, che vi consigliamo.

    ABBIGLIAMENTO

    Sherlock Holmes fu un convinto assertore dell’importanza dei particolari nello svolgimento di ogni indagine. Tra questi, diede sempre un grande risalto alle caratteristiche dell’abbigliamento di quanti entravano in rapporto con lui, traendone spesso conclusioni sorprendenti, ad effetto, che suscitavano l’incredulità e l’ammirazione di chi ne era oggetto, oltre che, naturalmente, di Watson. I colletti delle camicie, le maniche, i polsini, l’usura delle giacche o dei pantaloni all’altezza dei gomiti o delle ginocchia, le macchie o le caratteristiche del consumo delle scarpe rivelavano al suo occhio indagatore la storia, le abitudini, i gesti, gli stati d’animo, le attitudini dei suoi interlocutori e sono un esempio dell’importanza che Holmes attribuiva, nel suo metodo, ai particolari apparentemente insignificanti. Per sua stessa ammissione (IDEN), non è mai riuscito a far capire a Watson l’importanza delle maniche, i suggerimenti ricavabili dalle unghie dei pollici o i grandi risultati che si possono ottenere da una stringa di scarpa. E, sempre in IDEN, suggerì: non fidatevi mai delle impressioni generali… concentratevi sempre sui particolari. La mia prima occhiata è sempre per la manica di una donna, mentre in un uomo è forse meglio incominciare dalle ginocchia dei pantaloni, come aveva già dimostrato in REDH.

    In BLUE, le informazioni che riuscì a trarre da un cappello lasciarono Watson stupefatto. In 3GAR, le condizioni di usura dei vestiti di John Garrideb misero Holmes in sospetto nei suoi confronti.

    ABBIGLIAMENTO di Holmes

    Il primo dei pregiudizi da sfatare è che Holmes si vestisse in modo ridicolo o inappropriato alle situazioni, come spesso è capitato di vedere nelle trasposizioni teatrali e cinematografiche, nelle quali si aggira in tenuta da campagna in piena città o accede all’interno di abitazioni signorili continuando ad indossare il mantello e – soprattutto! – il cappello.

    Holmes era un gentleman, perciò sapeva bene che esiste un abito per ogni occasione e, senza essere un dandy, usava nel vestire un tocco di eleganza e sobrietà; almeno, quando non se ne andava in giro per Londra travestito da marinaio o da vecchietta (v. travestimenti). C’è tuttavia da fare una distinzione tra ciò che appare nel testo e quel che si vede nelle immagini di Paget che sono, per consuetudine, considerate come para-canoniche. Secondo il testo, Holmes vestiva con quelli che Watson chiama consueti abiti sportivi (SCAN) o, in casa, con una vestaglia da camera e un paio di pantofole (ABBE, BLUE). Solo in occasioni di concerti o visite ad importanti personaggi Holmes usava look più impegnativi, come abito da società e mantello (CHAS). Portava spesso come soprabito una redingote a doppio petto (EMPT, HOUN, NORW) o un overcoat, cappotto lungo fino ai piedi, da viaggio (BLUE, STUD), come del resto faceva Watson (BLUE, SCAN). Roberto Vianello, in un magistrale intervento sull’abbigliamento dei gentlemen in età vittoriana, ha sottolineato, al proposito, la differenza tra due diversi tipi di overcoat, entrambi dotati di mantellina: l’ulster, dotato di maniche, e l’inverness, generalmente senza (anche se alcuni modelli prevedevano le maniche staccabili). C’è da ricordare, peraltro, che nelle illustrazioni di Paget, la tenuta da viaggio di Holmes era generalmente rappresentata da un’ulteriore variante dell’ulster, il travelling ulster, privo di mantellina, ma dotato di cappuccio. Invece, nei disegni successivi e nei costumi realizzati per il teatro o per il cinema, Holmes è rappresentato quasi esclusivamente con un inverness o un ulster corredati dalla mantellina canonica.

    A proposito delle illustrazioni, non possiamo non citarne una famosa (HOUN), nella quale i due amici sono riprodotti mentre vanno a passeggio in Regent Street con una splendida marsina e un cilindro fiammante. Certamente, però, il copricapo più noto di Holmes non è questo cilindro, bensì il famoso cappellino da cacciatore (v. deerstalker).

    ABDUZIONE

    Sebbene Holmes abbia sempre parlato, a proposito del suo metodo, di deduzione, è necessario considerare la rilevanza che nei suoi procedimenti mentali ha la logica ipotetico-deduttiva o, secondo la definizione di Charles S. Peirce, abduttiva. Il procedimento deduttivo – come d’altra parte quello induttivo – non consente infatti una reale crescita della conoscenza: soltanto quello abduttivo permette di scoprire qualcosa di nuovo. Mediante la deduzione si ottiene un risultato, conoscendo la regola ed il caso: nell’esempio classico di Peirce sul sacchetto di fagioli, la regola è tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi; il caso questi fagioli vengono da questo sacchetto, da cui il risultato questi fagioli sono bianchi. Ovvio. Non sappiamo niente di più di ciò che sapevamo prima.

    L’induzione consiste invece nel trarre la regola una volta che siano noti caso e risultato. Sempre nello stesso esempio, il caso questi fagioli vengono da questo sacchetto e il risultato questi fagioli sono bianchi, consentono di affermare (dopo averli estratti fuori tutti) la regola tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi. Come tutte le affermazioni sperimentali, vera fino a prova contraria.

    Nell’abduzione, infine, sono noti regola e risultato ed il caso non ne deriva come conseguenza necessaria, ma soltanto come eventualità probabile. Nell’esempio del quale abbiamo parlato finora, se entriamo in una stanza nella quale c’è un sacchetto di fagioli su di un tavolo ed osserviamo alcuni fagioli bianchi sparsi là vicino, la regola tutti i fagioli di questo sacchetto sono bianchi ed il risultato questi fagioli sono bianchi non ci permettono di affermare con certezza il caso questi fagioli vengono da questo sacchetto, ma ci consentono di prenderlo in considerazione come possibilità.

    Holmes, dunque, utilizzando l’abduzione, adottava provvisoriamente una spiegazione dei fatti che doveva in seguito sottoporre a verifica sperimentale, per provarne la validità. E nello scegliere la giusta ipotesi, in genere dopo un lungo periodo di riflessione in solitudine, si avvaleva, anche se lo talvolta lo ha negato, della sua creatività.

    Solo dopo aver formulato l’ipotesi e assumendone le necessarie conseguenze, il detective proseguiva per via deduttiva, concatenando i fatti e giungendo con un ragionamento inconfutabile alla soluzione finale, che consentiva di dare la giusta collocazione a tutte le circostanze incongrue che le altre spiegazioni proposte fino a quel momento non erano riuscite a giustificare: i famosi particolari insignificanti, trascurando i quali si giunge inevitabilmente a conclusioni errate.

    Lunghe e furibonde discussioni sono a monte di ciò che abbiamo scritto e numerosi interventi polemici hanno animato moltissimi convegni: il metodo di Holmes è ancora al centro dell'attenzione dei filosofi della scienza. Come detto, la nostra proposta è che Holmes usasse il metodo abduttivo (come sostenuto da Umberto Eco) nella maggior parte dei casi in cui doveva formulare un’ipotesi originale, applicando poi la deduzione solo come conseguenza: perciò, nel parlare di logica esclusivamente deduttiva, sarebbe stato un bugiardo inconsapevole. Va detto però che Peirce, il filosofo americano che parlò per primo di abduzione, era più o meno contemporaneo di Holmes, il quale avrebbe pertanto potuto non conoscerne gli scritti e conseguentemente quella definizione.

    ABITUDINI

    Tenendo presente che le abitudini di Holmes erano destinate a passare in secondo piano di fronte all’urgenza di un’indagine in corso, possiamo tuttavia individuare diversi aspetti della vita del detective che mostravano la tendenza ad una certa ripetitività, a dimostrazione che anche lui, nonostante la sua irrequieta genialità, poteva essere vittima della routine quotidiana, dalla quale cercava di difendersi in vari modi.

    Il risveglio era abbastanza tardivo (v. sveglia) e seguito dalla consuetudine di fumare tutti gli avanzi di tabacco delle pipe del giorno precedente, asciugatisi durante la notte (v. fumo e pipa). Poi, in vestaglia da camera, Holmes consumava la colazione, servita dalla signora Hudson, e passava alla lettura dei giornali. La camera era stabilmente in disordine, con carte sparse un po’ dappertutto e sostanze chimiche ed oggetti distribuiti alla rinfusa su tutti i piani disponibili (v. appartamento). Non doveva essere facile, perciò, districarsi e trovare il modo di classificare i ritagli di giornale più significativi nel casellario. Se queste attività risultavano essere troppo noiose e non si presentava alcun cliente, era pronta, almeno fino al 1896, la cocaina (v. droga), iniettata fino a tre volte al giorno nei periodi peggiori: qualcosa di più di una cattiva abitudine.

    La dieta era disparata, risentiva anch’essa dello stato delle indagini, e poteva consistere in pasti frugali o in cene luculliane, ma sembra verosimile, comunque, che Holmes e Watson, potendo, non si risparmiassero i piaceri della tavola (v. cibo).

    Quando era possibile, Holmes non si faceva sfuggire i concerti dei maggiori interpreti che si esibivano nella capitale: la sua passione per la musica lo portava a condividere l’opinione di Darwin, che la considerava un modo di comunicare più profondo e più antico della parola.

    Quella stessa passione lo ispirava quando suonava il violino, che gli permetteva di inserire il suo insopprimibile bisogno di arte nella banalità di tutti i giorni: vera valvola di sfogo, poteva anche essere usato, come il fumo della pipa, per favorire i momenti di concentrazione.

    ACHMET

    Servitore fedele di un rajah delle Province del Nord dell’India: viaggiava sotto le spoglie di un mercante ed aveva l’incarico di proteggere il forziere che conteneva i gioielli più preziosi del rajah, in seguito conosciuti come il tesoro di Agra. Era un ometto piccolo, rotondo, grassoccio, con un gran turbante giallo in testa. Fu ucciso nel forte di Agra ed il tesoro fu nascosto dai quattro. (SIGN)

    ACIDI

    Nel salotto di Baker Street l’aria era spesso irrespirabile. Spesso per il fumo delle pipe, dei sigari e delle sigarette che i due amici consumavano senza ritegno ma, almeno altrettanto frequentemente, per i vapori degli esperimenti chimici che consentivano immediatamente a Watson di rendersi conto dell’attività cui Holmes si era dedicato con passione in sua assenza (IDEN) (v. chimica), senza preoccuparsi particolarmente delle sue conseguenze. Le più sgradevoli erano legate all’uso di sostanze acide, che risultavano certamente irritanti per l’apparato respiratorio e dannosissime per il bancone dei prodotti chimici, che ne veniva costantemente macchiato (EMPT, MAZA). Per tacere del fatto che le dita del detective ne mostravano continuamente i segni (STUD).

    L’acido solforico, più noto come vetriolo, è citato in due casi, BLUE ed ILLU, mentre in VEIL l’intervento di Holmes impedì che venisse usato come veleno il pericolosissimo acido prussico, cioè l’acido cianidrico.

    ACQUA TOFANA

    Il nome di un veleno famosissimo e segreto, che non aveva odore né sapore, inventato nel XVII secolo da Giulia Tofana e assai usato a Roma e nel Sud Italia, ma successivamente anche in tutta Europa. In STUD il Daily Telegraph (scrivendo letteralmente aqua tofana) allude ad esso per l'omicidio di Drebber, non andando poi tanto fuori bersaglio, per auspicare una più stretta vigilanza sugli stranieri in Inghilterra. Il particolare è indicativo per testimoniare quali fossero i pregiudizi britannici a proposito dell'Italia e dei latini.

    ACTON, Mr.

    Di Reigate, Surrey. Uno dei pezzi grossi della contea, aveva avuto la casa scassinata poco prima dell’arrivo di Holmes presso l’abitazione del colonnello Hayter. I ladri asportarono pochi oggetti scelti a casaccio, per simulare un banale furto con scasso, ma Holmes dimostrò che, in realtà, erano entrati in cerca di un importante documento (REIG).

    ADAIR, Onorevole Ronald

    Viveva con la madre e la sorella Hilda al numero 427 di Park Lane. Fu ucciso, tra le dieci e le undici e venti della sera del 30 marzo 1894 da una pallottola esplosiva sparata da uno speciale fucile ad aria compressa (v. fucili). Holmes dimostrò che il colpevole era il colonnello Moran (EMPT).

    ADLER, Irene

    Per Holmes rimase sempre la Donna per eccellenza (v. donne).

    A.D.P.

    v. pipa A.D.P.

    AFGHANISTAN

    Al tempo in cui scrisse Watson, questo Paese asiatico, abitato da tribù spesso in lotta tra di loro, non aveva confini ben definiti. La regione era famosa in Gran Bretagna, che vi era intervenuta dalla vicina India. L’importanza del paese riguardava soprattutto la contesa tra Russia e Gran Bretagna per il controllo politico e militare dell’Asia centrale. Con la Seconda Guerra Afghana (1878-1879) l’Impero Britannico aveva sconfitto l’emiro Sher Alì, vicino ai Russi, e stabilito un contingente nel Paese, con l’accordo del nuovo emiro Abdur Rahman Khan, nipote del vecchio Alì. Nel luglio 1880, Ayub Khan, figlio minore di Sher Alì e zio del nuovo emiro, si ribellò agli accordi con l’Inghilterra e marciò su Candahar: una colonna inglese, uscita ad affrontarlo, fu sanguinosamente sconfitta a Maiwand e solo nel settembre dell’81 il ribelle fu definitivamente vinto. Fu proprio nella battaglia di Maiwand (27 luglio 1880) che Watson fu gravemente ferito ad una spalla (STUD) e riuscì a stento a salvarsi, trasportato fino alle linee inglesi dal suo fedele attendente Murray (a proposito di quella ferita e dello studio approfondito della battaglia, v. contraddizioni e incongruenze di Watson e ferite di Watson). Durante la convalescenza, Watson si ammalò gravemente di tifo e subì un lungo ricovero nell’ospedale militare: alla fine gli fu concesso un periodo di riposo in Inghilterra, prima di essere posto definitivamente fuori servizio. Holmes, al loro primo incontro, stupì il buon dottore esordendo con un fenomenale Vedo che lei è stato in Afghanistan, deducendolo dal colorito e dal portamento di Watson. L’Afghanistan è spesso citato nel Canone, perché Watson ebbe occasione di tornare sui fatti della guerra, talvolta con vecchi compagni d’arme (REIG), talaltra come argomento di conversazione (NAVA, SIGN), talaltra ancora attribuendo alla vita militare l’origine delle sue abitudini (BOSC, MUSG). Pur essendo un patriota orgoglioso della sua vita militare, Watson in STUD ricorda con dolore i massacri cui ha dovuto assistere e in RESI i due amici concordano nel considerare la guerra come un metodo ridicolo di risolvere una disputa internazionale (anticipando clamorosamente un punto di vista molto più vicino al modo di sentire a noi contemporaneo, come testimoniato dall'art. 11 della Costituzione italiana). Altri reduci dell’Afghanistan erano Henry Wood (CROO) e il Colonnello Moran, il criminale numero due dell’organizzazione di Moriarty (EMPT).

    AFRICA

    Com’è noto, gli interessi imperiali dell’Inghilterra si estendevano all’Africa e il Canone ne è fedele testimone. Holmes conobbe il famoso cacciatore ed esploratore Sterndale (DEVI), che viaggiava nell’ovest dell’Africa equatoriale; uno dei nemici di Holmes, il temibile Conte Negretto Sylvius (MAZA), era stato cacciatore di leoni in Algeria. Quanto alle colonie del Sudafrica, all’epoca teatro della lunga guerra anglo-boera, non mancano i riferimenti: Sir Charles Baskerville e Philip Green vi avevano fatto fortuna (HOUN, LADY); Jack Woodley vi era ben noto (SOLI); Gilchrist entrò a far parte della polizia rodesiana (3STU); i Douglas vi si stavano recando quando John fu ucciso (VALL) e Dodd, citato in BLAN, prestava servizio nell’esercito durante la guerra boera. Watson decise di non comprare titoli sudafricani (DANC) mentre Carruthers si interessava molto alle azioni delle miniere d’oro di quel Paese (SOLI). L'agente letterario di Watson, Conan Doyle, prestò servizio volontariamente, come medico, durante la guerra boera.

    AGAR, Dr. Moore

    Lo specialista di Harley St. che prescrisse a Holmes un periodo di riposo per evitare un crollo psichico irreparabile, nel marzo del 1897 (DEVI).

    AGATHA

    (tr. it. Agata) La cameriera di Milverton. Avendo necessità di informazioni, Holmes, sotto le mentite spoglie di Escott, idraulico, si fidanzò con lei. Alle rimostranze di Watson, che si preoccupava per i sentimenti della ragazza, Holmes disse che lo consolava il fatto che aveva un rivale pronto a pugnalarlo alle spalle. Per quel che sappiamo, nonostante la sua conversazione non fosse particolarmente apprezzata da Sherlock Holmes, fu l’unica donna ufficialmente fidanzata con lui (CHAS).

    AGENZIA

    Sherlock Holmes ha lavorato per molto tempo da solo, come è testimoniato da quasi tutto il Canone, a parte l’aiuto di Watson e degli Irregolari di Baker Street. Verso la fine del secolo, tuttavia, sembra aver fondato una piccola ma efficace organizzazione (LADY), che definì Agency, della quale disse che aveva i piedi ben piantati per terra e che ci teneva che non fosse scambiata per un asilo per deficienti (SUSS).

    Lavorava con lui, in quella struttura, Shinwell Johnson, un ex delinquente, due volte condannato e una volta in galera a Parkhurst. Pentitosi e divenuto agente di Holmes, si occupava di casi che non venivano mai portati direttamente in tribunale, in modo da non poter essere individuato: aveva accesso in ogni bisca e casa di malaffare della città (ILLU). Un altro uomo di Holmes era Mercer, che si occupava delle questioni più di routine (CREE). Un altro agente, del quale si ignora il nome, è citato in RETI. Un caso a parte è quello di Langdale Pike, pseudonimo sotto il quale si celava un pubblicista, introdotto nell’alta società, del quale Holmes si serviva per ottenere informazioni riservate (3GAB).

    AGONY COLUMN

    Questo termine dialettale indicava la parte degli annunci economici dei giornali che conteneva messaggi di tipo personale. Holmes li leggeva quotidianamente (REDC, COPP), ritenendoli molto istruttivi (NOBL). Egli stesso li utilizzò diverse volte (STUD, SIGN, BLUE, NAVA) e molti altri protagonisti delle storie narrate da Watson ne fecero uso (LADY, GREE, BLUE, SIGN, SOLI, BRUC, REDC, IDEN, 3GAR).

    AGRA

    Città del Nord dell’India, attualmente conta oltre 1.250.000 abitanti. Fu capitale dal XVI al XVIII secolo ed è particolarmente nota e meta di pellegrinaggi per la presenza del Taj Mahal, il mausoleo di Mumtaz Mahal, moglie dell’imperatore Shah Jahan, costruito nel 1632. Nel forte di questa città i quattro nascosero il forziere con il tesoro (SIGN).

    AINSTREE, Dr.

    Secondo Watson, era la più grande autorità vivente in fatto di malattie tropicali, che si trovava per caso a Londra quando Holmes sembrava essersi ammalato di una gravissima forma di malattia infettiva. Holmes impedì a Watson di consultarlo (DYIN).

    AKBAR, Dost

    Uno dei quattro. Fratello di latte di Abdullah Khan, autore del piano per uccidere Achmet e rubargli il tesoro. Fu tradito, come gli altri, da Sholto (SIGN).

    ALBERT CHAIN

    v. catena Albert

    ALBERT HALL

    Dedicata alla memoria del Principe Albert, consorte della Regina Vittoria, la Royal Albert Hall delle Arti e delle Scienze, poteva contenere più di ottomila persone, per congressi politici, convegni scientifici o concerti. Holmes vi assistette ad un concerto della famosa cantante Carina nell’estate del 1898 (RETI).

    ALCALOIDI

    La conoscenza della botanica di Holmes era variabile (STUD): sicuramente buona quella di belladonna, oppio e veleni in generale. Nel presentarlo a Watson, Stamford ebbe a dichiarare che Holmes sarebbe stato capace di somministrare alcaloidi ad un amico solo per osservarne gli effetti (STUD), ma questa francamente pare un’esagerazione (v. anche droga).

    ALEXIS

    Il vero amore di Anna, moglie del professor Coram in Russia. Nichilista, come i suoi compagni, si distingueva da loro perché contrario ad azioni violente. Tradito da Coram, alias Sergio, fu condannato alla deportazione a vita in Siberia; i documenti che ne avrebbero dimostrato l’innocenza erano custoditi da Coram in casa sua ed Anna riuscì ad impadronirsene, uccidendo, preterintenzionalmente, il segretario di Coram, Willoughby Smith. Avvelenatasi la signora, spettò a Holmes e Watson consegnare i documenti all’ambasciata russa (GOLD).

    ALGAR

    Holmes lo definì un suo amico della squadra di polizia di Liverpool. Gli spedì un telegramma per sapere se la signora Browner (Mary Cushing) fosse a casa sua e se Jim Browner fosse effettivamente imbarcato sul May Day (CARD).

    ALPENSTOCK

    Classico bastone usato dai montanari per aiutarsi nelle passeggiate in alta quota, in genere con puntale in ferro. Quando Watson ritornò alle cascate di Reichenbach, vide quello di Holmes appoggiato vicino al baratro, insieme al portasigarette d’argento dell’amico, che teneva fermo un biglietto d’addio (FINA). Per tre anni Watson, e il mondo intero con lui, credette alla morte di Sherlock Holmes (v. grande iato).

    ALTAMONT

    Con questo pseudonimo Holmes si finse un americano di origine irlandese al servizio di Von Bork (LAST) (v. anche automobile). Simona Argentieri ha fatto notare che il padre di Sir Arthur Conan Doyle (l’agente letterario di Watson) – il quale terminò i suoi giorni internato in un ospedale psichiatrico in Scozia – si chiamava Charles Altamont e, ritenendo Doyle l’autore del Canone, ha interpretato l’uso di questo nome come il ritorno del rimosso dello scrittore.

    Poiché per noi, invece, l’autore dei racconti è il Dottor John Watson, si tratta, evidentemente, di una pura coincidenza (o, al massimo, di un omaggio di Watson al suo amico e agente letterario).

    AMATI

    Il capostipite di questa famiglia di liutai cremonesi fu Andrea, che secondo molti studiosi sarebbe stato il primo a costruire il violino moderno. Di tutta la sua grandissima produzione sono rimasti in tutto il mondo solo 16 strumenti costruiti tra il 1564 e il 1574, di piccole dimensioni, dal timbro molto morbido ma dalle sonorità ancora poco potenti. La bottega venne ereditata dai figli Antonio e Girolamo. Alla fine del 1500, gli strumenti della famiglia del violino erano ancora in fase di sperimentazione, non erano ancora definite e standardizzate le misure e i liutai tentavano varie vie alla ricerca di sonorità diverse. I fratelli Amati esplorarono con grande fantasia e libertà questo terreno, perciò uscirono dalla loro bottega strumenti di varie misure e dimensioni, che tuttavia mantenevano alcune caratteristiche costruttive: l'ottima scelta e qualità dei legni e la bombatura di tavole e fondi che consentiva un suono particolarmente dolce. Nel 1588 ci fu una spaccatura: Girolamo continuò a produrre strumenti con l'etichetta Fratelli Amati, mentre Antonio produsse in proprio pochi strumenti. Dopo il 1620 assunse un ruolo centrale nella bottega il figlio di Girolamo, Nicolò (o Nicola, 1596-1684) il più noto della famiglia, considerato oggi uno dei principali e più influenti esponenti della liuteria in Italia. Il livello di virtuosismo che avevano raggiunto i violinisti della sua epoca gli fece sentire l'esigenza di ottenere nei suoi strumenti una maggiore potenza e pienezza di suono che non soffocasse la caratteristica dolcezza del timbro dei violini dei suoi avi. Angoli slanciati, bordi fini e leggeri, riccio finemente intagliato, Nicolò è noto per aver inventato il long pattern, un tipo di violino dalle misure leggermente più grandi di quelle dei suoi predecessori. Alla sua bottega lavorarono certamente Andrea Guarneri (nonno di Guarneri del Gesù) e Giacomo Gennaro, mentre non c’è un’evidente documentazione che vi abbiano lavorato anche Antonio Stradivari, Francesco Rogeri e Jacob Steiner.

    Holmes intrattenne a lungo Watson in una dotta dissertazione sulle differenze tra uno Stradivari e un Amati (STUD) (v. anche Cremona).

    AMBERLEY, Josiah

    Socio giovane della fabbrica di materiale artistico Brickfall & Amberley, in pensione dall’età di 61 anni. Uccise con il gas, nella sua casa di Lewisham, la moglie ed un vicino di casa, il dottor Ray Ernest, simulandone la fuga. Ebbe la sfrontatezza di rivolgersi a Holmes, denunciando la scomparsa dei due, poiché riteneva impossibile che qualcuno potesse scoprirlo. Ma Holmes, introducendosi furtivamente nella casa (v. criminalità di Holmes), trovò le prove del delitto e lo costrinse a confessare (RETI) (v. anche profumi).

    AMERICA

    Per quanto riguarda gli Stati Uniti d'America, v. la voce a loro dedicata. Ma noi sappiamo che gli Stati Uniti rappresentano solo una parte del continente americano, anche se sono il Paese straniero più citato da Watson, in seguito alle implicazioni di vario tipo presenti in ben quindici storie e per il fatto che, in alcuni casi, parti delle vicende narrate si svolgono direttamente là.

    Oltre agli USA, nel Canone abbiamo citazioni di: Centroamerica (HOUN, WIST, in cui si parla di un non meglio identificato stato di San Pedro); Costarica (HOUN, BLAC); Sudamerica (CARD, HOUN, LADY, SIGN, BLAC, SUSS, STUD), che affascina Watson per l'esotismo che emana e per la passionalità del carattere latino; Canada (HOUN, BRUC).

    AMICIZIA

    La storia del rapporto tra Watson e Holmes non è altro se non il racconto di una lunga e solida amicizia. Non si trattava di due soci in affari e neppure, come è stato troppo a lungo detto, di un rapporto di sudditanza, ma di un confronto tra pari, tra due persone con capacità e caratteristiche diverse e complementari. Noi non concordiamo, a questo riguardo, con le ironie di chi ritiene che Holmes fosse un egoista senza cuore e strapazzasse Watson continuamente, trattandolo senza alcun rispetto: come spesso accade, questa visione è distorta dalle troppe visioni cinematografiche e dalla scarsa lettura del testo scritto. Esemplare è l’immagine riportata da Watson in YELL, nella quale racconta che i due passeggiarono per due ore insieme, quasi sempre in silenzio, come accade fra due amici che si conoscono da lunga data. E dopo molti anni Holmes commentò che Watson lo aveva lasciato per dedicarsi alla moglie, l’unica azione egoistica che, per quel che ricordo, egli abbia compiuto durante la nostra lunga collaborazione (BLAN).

    All’infuori di lei non ho nessun amico, gli confidò in BOSC, e noi sappiamo solo di un altro amico, Victor Trevor, ai tempi dell’università (Non sono mai stato di temperamento molto socievole, GLOR). Mentre la frequentazione di Douglas Maberley, nei primi anni londinesi, che Holmes stesso ha definito una conoscenza superficiale, non si può certo considerare un’amicizia (3GAB). Quando Watson venne ferito (3GAR), Holmes si spaventò terribilmente, perse il controllo e disse gelidamente al feritore che non lo avrebbe fatto uscire vivo di là se avesse ucciso il suo amico.

    Holmes sapeva apprezzare l’amicizia di Watson, stimandolo profondamente (v. stima e affetto) ed era capace di gesti generosi e delicati, consoni alla sua natura. Quando Watson decise di vendere lo studio di Kensington (v. Watson come medico) al Dr. Verner, questi pagò senza batter ciglio la grossa somma che Watson si era azzardato a chiedergli (NORW). Solo dopo molti anni Watson scoprì che Holmes aveva dato a Verner i soldi. E nulla toglie al valore del gesto il fatto che questo Verner fosse un lontano parente di Holmes – che, come si sa, era imparentato con la famiglia francese Vernet (GREE). – Questo gesto generoso e discreto, un così grande aiuto per Watson, portogli in modo da non ferirlo, la dice lunga su di un uomo assai diverso dallo stereotipo di misantropo saccente e presuntuoso purtroppo affibbiatogli.

    Del resto, anche Watson dimostrò il suo attaccamento all’amico: il suo intervento tempestivo salvò la vita di Holmes in almeno due occasioni (DEVI, REIG).

    Periodicamente salta fuori qualcuno che insinua che tra i due si possa essere instaurata una relazione sentimentale che andasse oltre l’amicizia. Billy Wilder, per esempio, nel suo Vita privata di Sherlock Holmes, esplicitò questo sospetto, incentrando su di esso uno dei migliori episodi del film. Anche in recenti trasposizioni cinematografiche e televisive sono state inserite allusioni, più o meno velate, in questo senso. E nello stesso Canone sono descritte situazioni che alcuni hanno ritenuto che possano prestarsi a interpretazioni maliziose (cfr. Manfredi, Michele, Ambiguità omoerotiche nel Canone). Gli autori di questa enciclopedia sono tuttavia unanimi nel ritenere queste congetture assolutamente prive di qualsiasi fondamento. Certo, non c’è bisogno di scomodare Freud e la psicoanalisi per riconoscere frequentemente nelle amicizie virili, nei rapporti di cameratismo, nelle goliardate studentesche elementi evidenti di pulsioni omofiliche non esplicitate. La faccenda può essere rimossa, o rifiutata, ma non certamente negata. Qui, però, la questione è un’altra: si discute se Holmes e Watson – per quanto bohémien, pur sempre due gentlemen britannici – abbiano dato mai libero corso a comportamenti o abbiano espresso chiaramente sentimenti di tipo omosessuale. Bene, specificando che per noi, oggi, nel XXI secolo, è assolutamente legittimo che chiunque possa scegliere – nei limiti delle norme che tutelano minori e soggetti fragili – il o la partner che più gli/le aggrada (il mondo è bello perché è vario!) – purché con il suo consenso – riteniamo totalmente anacronistico e inverosimile che i due personaggi in questione per come li abbiamo conosciuti attraverso il Canone, potessero affrontare la questione con altrettanta disinvoltura negli anni in cui la giustizia britannica condannava, per dirne una, Oscar Wilde per «gross public indecency». A nostro parere, invece, è proprio l’assoluta certezza, che entrambi avevano, che la loro relazione non contraddiceva in alcun modo la rigida morale dell’epoca che ha consentito ai due di vivere serenamente e con intensità la loro profonda amicizia. Una prova in questo senso pare il loro chiamarsi per cognome, un modo tipico all'epoca per segnare il limite dell’intimità tra le persone. Solo la moglie, Mary Morstan, chiama Watson per nome, solo il fratello Mycroft chiama Holmes Sherlock.

    AMMIRAGLIATO

    Uno dei più importanti ministeri del Governo Britannico, retto dal cosiddetto Primo Lord dell’Ammiragliato. Holmes ebbe a che fare con un ex Lord dell’Ammiragliato (il duca di Holderness, PRIO) trattandolo assai duramente. Quando i piani Bruce-Partington furono sottratti dagli uffici dell’Ammiragliato, fu incaricato di ritrovarli dal Primo Ministro, tramite Mycroft (BRUC). Quando fornì ai Prussiani falsi dati sulle forze navali inglesi e falsi codici dell’Ammiragliato (LAST), era invece alle dipendenze del Servizio Segreto.

    AMORE

    v. donne

    ANARCHICI

    v. movimenti rivoluzionari

    ANATOMIA

    L’opinione di Watson sulle conoscenze anatomiche di Holmes appena lo conobbe fu che fossero esatte, ma non sistematiche (STUD). Più tardi (FIVE), ripensando con divertimento a quella pagella confermò che le riteneva empiriche: erano due, infatti, i punti che lasciavano perplesso Watson in merito alle competenze di Holmes, il primo che su alcuni argomenti aveva una cultura ampia, particolareggiata e profonda pur non avendo seguito dei corsi di laurea in modo sistematico; il secondo che si rifiutava di memorizzare nozioni che non ritenesse utili alla sua professione, tanto che la sua ignoranza era impressionante almeno quanto la sua cultura (v. soffitta).

    Holmes stupì Watson con le sue conoscenze anatomiche in CARD, quando individuò le vittime di un omicidio dalla somiglianza della conformazione dei padiglioni auricolari di due sorelle, argomento sul quale aveva scritto due brevi articoli sull’Anthropological Journal (v. monografie).

    In SHOS, entrambi riconobbero a prima vista un femore umano.

    ANDAMANE

    Isole che costituiscono un arcipelago, nel Golfo del Bengala, appartenente all’India. Le principali sono 5, ma l’intero arcipelago ne conta 576, delle quali 26 abitate oggi da oltre 300.000 persone. Vi ha sede anche l’unico vulcano attivo dell’India. Gli Inglesi, dopo aver fallito nel tentativo di costruirvi un penitenziario alla fine del ‘700, le occuparono militarmente nel 1857, fondandovi una colonia penale. Fu lì che fu trasferito Jonathan Small quando fu condannato per l’omicidio di Achmet ed è lì che era nato Tonga (SIGN).

    ANDERSON

    Il poliziotto del villaggio di Fulworth, Sussex. Mandato a chiamare da Holmes al momento del ritrovamento del cadavere di Fitzroy McPherson, si rimise completamente nelle sue mani. (LION)

    ANELLI NUZIALI

    Non che Holmes abbia mai pensato di usarne uno (per Watson, come sappiamo, è un’altra storia), ma certo li conosceva bene e ne faceva l’unico uso per il quale era disponibile: le indagini. Uno di essi riveste un ruolo chiave in STUD, un altro in VALL (non vi diciamo quali nell’improbabile e disdicevole eventualità che non li abbiate ancora letti e meditati).

    Godfrey Norton comprò l’anello per il matrimonio con Irene Adler da Gross & Hankey’s in Regent Street (SCAN).

    ANEURISMA

    In medicina, si definisce così una dilatazione progressiva di un vaso sanguigno. Causato in genere dall’aterosclerosi, può essere fatale se, rompendosi, dà luogo ad un’emorragia interna. I più pericolosi sono quelli dell’aorta. Jefferson Hope ne aveva uno a carico dell’aorta toracica, che gli faceva ritenere giustamente di avere poco tempo da vivere, tenendo conto anche del fatto che soffriva di ipertensione arteriosa (STUD).

    ANGEL, Hosmer

    Falsa identità di James Windibank, patrigno di Mary Sutherland (IDEN).

    ANIMALI

    A parte api, cani, cavalli, gatti e uccelli, ai quali dedichiamo voci autonome, Holmes ha incontrato diversi animali implicati nei casi da lui affrontati.

    In SPEC si fa menzione di un ghepardo, un babbuino ed una vipera di palude, di proprietà del dottor Grimesby Roylott. In NORW, alcuni conigli vennero bruciati per mettere la polizia su di una falsa pista. In LION c’era la criniera – solo quella! – di un leone, mentre in VEIL un leone vero, Sahara King, fu tardivamente assolto dalla colpa della quale era stato ritenuto per anni colpevole (cfr. leoni). In CROO fecero la loro apparizione una mangusta – Teddy – e un cobra sdentato.

    In SILV una strana epidemia di zoppia colpì tre pecore e contribuì a mettere Holmes sulla buona pista.

    In BLAC, Holmes, in una macelleria, trafisse con un arpione, non senza difficoltà, un maiale morto, per dimostrare l’innocenza di Neligan: quel ragazzo anemico non poteva avere la forza per uccidere Black Peter trapassandone il corpo da parte a parte e facendo conficcare l’arpione nella parete.

    Il siero di langur dal muso nero era all’origine delle misteriose trasformazioni del professor Presbury (CREE).

    Vi erano falene e farfalle nella collezione di Nathan Garrideb (3GAR), come in quella di Stapleton (HOUN). Sempre in HOUN, fece la sua comparsa una farfalla che Stapleton definì una ciclopide, prima di gettarsi al suo inseguimento (v. Cyclopides). Lo stesso Stapleton col falso nome di Vandeleur era diventato noto per aver scoperto una falena che portava il suo nome: in realtà a oggi non esiste una farfalla Vandeleur, ma si sa che Stapleton era inaffidabile…

    ANNA

    Non ne conosciamo il cognome. Apparteneva ad un gruppo di rivoluzionari russi che fu tradito dal professor Coram, suo marito (v. movimenti rivoluzionari). Uccise, senza volerlo, Willoughby Smith per entrare in possesso di un documento che avrebbe scagionato Alexis. Si tolse poi la vita con il veleno (GOLD).

    ANSTRUTHER, Dr.

    Il medico, vicino di casa di Watson, che curò la clientela di Watson quando egli seguì Holmes nell’Herefordshire in BOSC (cfr. anche FINA, STOC).

    ANTARTIDE

    No, Holmes non vi ha mai svolto indagini. Poiché gli holmesiani citavano spesso questo continente come l'unico in cui non ci fosse una società holmesiana, Irving Kamil, BSI (Monsieur Oscar Meunier, of Grenoble) fondò, con la moglie Selma, una società denominata The Penguins of Antarctica. Kamil purtroppo è scomparso nel 2016. Non siamo più riusciti a trovare tracce dell’associazione.

    ANTHONY

    Un vecchio domestico, probabilmente di origine ispano-americana, al servizio degli Stapleton da molti anni. Holmes ipotizzò che fosse lui ad occuparsi del cane (v. hound) quando Stapleton era assente. Scomparve e lasciò il Paese alla morte del suo padrone (HOUN).

    APACHE

    Una delle più note tribù di pellerossa d’America: furono ritenuti responsabili della morte di Francis Hay Moulton, che invece era riuscito a fuggire dopo essere stato fatto prigioniero da loro (NOBL).

    API

    Quando Holmes si ritirò, andò a vivere in un piccolo cottage nei Downs meridionali, in Sussex (probabilmente vicino alla casa di Arthur Conan Doyle, l’amico di Watson, che viveva a Crowborough) e si occupò con zelo di allevamento delle api, al punto da pubblicare un Manuale pratico di Apicoltura (LAST, LION, SECO). È assai probabile che laddove, unicamente nella Prefazione a His Last Bow, si afferma che Holmes si stava occupando di agricoltura e non di apicoltura, si sia trattato di un errore di stampa.

    Holmes, tuttavia, non si era limitato in quegli anni a far vita da eremita e a studiare le api. Proprio in LAST apprendiamo che già dal 1912 su incarico del Ministero liberale (e dunque antigermanico, v. politica) si era recato negli USA e poi di nuovo a Londra, infiltrandosi nelle fila del servizio segreto di Berlino. Anche nella scelta del suo hobby potrebbe nascondersi un sottile riferimento alla sua missione segreta.

    Sul numero del 1° dicembre 1904 dello Schenectady Daily Union si riportano gli studi del francese Tagnac che sosteneva la possibilità di usare le api al posto dei piccioni viaggiatori, sfruttando la loro capacità di tornare all’alveare da un raggio di parecchi chilometri e la loro grande velocità. Tagnac aveva trovato il modo di legare minuscoli messaggi al corpo degli insetti e sottolineava i vantaggi delle loro piccolissime dimensioni. Qualche anno fa sono comparsi sulla stampa italiana reportage sull’uso delle api da parte degli apparati militari degli Stati Uniti. Al Southwest Research Institute di San Antonio, Texas, le api sono state addestrate a identificare esplosivo invece di polline: venivano ricompensate con acqua zuccherata. Nella base aerea di Brooks, nel Texas, centinaia di api sono state sottoposte a una sorta di esame di fine corso. Ricerche analoghe, sulla scia di quelle condotte in USA e in Gran Bretagna sono state annunciate anche nel nostro Paese dal Crea di Bologna e da quello di Firenze, dal 2015.

    Forse, in quegli alveari dei Downs meridionali, anche Holmes sperimentò originali e segretissimi metodi di comunicazione o di addestramento di questi straordinari insetti.

    APOCRIFI

    Nel mondo holmesiano, dall’inizio, si sono usati termini di derivazione teologica: Sacri Scritti, Dogma centrale, eccetera. Se per apocrifi si intendono racconti che potrebbero essere stati scritti da Watson, ma sull’autenticità dei quali non vi è certezza, allora gli apocrifi sono migliaia. Vengono distinti dalle parodie perché sono così fedeli al Canone da far venire il dubbio, appunto, che siano di penna watsoniana.

    Per due di queste storie, tuttavia, siamo certi che furono scritte da Watson (sempre sotto lo pseudonimo di Arthur Conan Doyle). Uno, The Field Bazaar, venne regalato per una fiera di beneficenza volta a pagare un campo di cricket per la vecchia università di Doyle, e fu dunque un regalo all’agente letterario di Watson. L’altro, Come Watson scoprì il trucco, è un piccolo scherzo, scritto a mano su un minuscolo libro (un pollice e mezzo per un pollice e un quarto) destinato agli scaffali della biblioteca della Doll’s House, un palazzo reale in miniatura donato dal popolo inglese alla Regina Maria nel 1924. La microscopica biblioteca, a dispetto delle sue dimensioni, conteneva contributi dei più grandi nomi della letteratura inglese del periodo, come Barrie, Conrad e Kipling.

    Al termine di una preziosa disamina della questione, uno dei più grandi esperti holmesiani d'Italia, Francesco Leprai, conclude che, proprio per la caratteristica di scherzi con cui furono redatti, i due raccontini, pur usciti dalla penna del Buon Dottore, non possono essere considerati affidabili e degni di studio come il Canone vero e proprio. Gli autori di questo libro concordano con lui.

    Altri due racconti, il primo dal titolo Il treno scomparso, il secondo, L’uomo degli orologi, certamente firmati da Arthur Conan Doyle, fanno riferimento ad un investigatore misterioso, senza nome, nel quale qualcuno ha creduto di riconoscere Sherlock Holmes. Li menzioniamo per completezza di informazione, ma, come la maggior parte degli studiosi, non li consideriamo attendibili.

    Tra tutti gli apocrifi comparsi dopo che il dottor Watson ha smesso di scrivere, è il caso di menzionare quelli di Adrian Conan Doyle, figlio di Sir Arthur: dodici racconti, sei dei quali scritti con la collaborazione di John Dickson Carr. Sono rilevanti in primis perché gli unici autorizzati dalla famiglia Doyle (sia pure con alcune resistenze) e poi perché la presenza tra gli autori di un giallista come Carr li pone, almeno per i primi sei, in una posizione rilevante rispetto a molti altri. (cfr. Lopez, Michele, Adrian Conan Doyle e John Dickson Carr, A Study in Authorship).

    Al lettore che volesse sapere qualcosa di più sulle motivazioni per le quali si scrivono apocrifi, sul loro valore letterario e soprattutto sulle regole per crearne uno degno di questo nome, consigliamo la lettura di Epos e quotidianità, di Renzo Crivelli; Il segno dell’apocrifo, di Alex Falzon e, immodestamente, L’arte di creare un apocrifo, di Enrico Solito.

    Molti soci di Uno Studio in Holmes si dilettano nello scrivere apocrifi e lo Strand Magazine, la rivista dell’Associazione, ne pubblica abitualmente più di uno su ogni numero.

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