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Puzzone e il sottomura
Puzzone e il sottomura
Puzzone e il sottomura
E-book197 pagine2 ore

Puzzone e il sottomura

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Info su questo ebook

Puzzone, un meticcio frutto dell’incontro tra un segugio e un ratonero, cambia città da Treviso a Ferrara, perché Walter, il suo padrone, si è trasferito. Qui deve ricominciare da capo la sua vita, perché al piccolo terrazzo ha a disposizione adesso un bel prato. Muta lo scenario delle passeggiate serali. Non più un argine ma un ampio sottomura frequentato da altri cani.
Durante la consueta passeggiata il suo fiuto proverbiale gli fa scoprire il corpo di una donna e inizia così la sua nuova avventura.
Walter si trova incastrato in questa vicenda che appare fin dall’inizio complicata dal comportamento di Puzzone e dai dubbi del commissario Ricardo e del procuratore Lopapa.
Walter seguendo l’intuito e sfruttando le doti di Puzzone sbroglia la matassa della morte di questa donna. Lui non deve proteggere solo se stesso ma anche la sua compagna Sofia che l’ha tradito col proprio datore di lavoro.
Tra colpi di scena il puzzle viene ricomposto e appare un’immagine totalmente diversa da quella supposta inizialmente.
Walter e Puzzone cedono la scena al poliziotto e al magistrato lasciando a loro i meriti della soluzione del caso.
Ricardo e Lopapa erano già apparsi nel primo romanzo ambientato a Ferrara, Il mazzo di rose’. Senza l’aiuto di Walter e Puzzone non sarebbero venuti a capo del rebus di una morte misteriosa e di una storia non prevista.

LinguaItaliano
Data di uscita23 feb 2023
ISBN9798215954959
Puzzone e il sottomura
Autore

Gian Paolo Marcolongo

Un giovane vecchio con la passione di scrivere. Amante delle letture cerca di trasmettere le proprie sensazioni con le parole. Laureato in Ingegneria. In pensione da qualche anno, ha riscoperto, dopo gli anni della gioventù, il gusto di scrivere poesie e racconti.Non ha pubblicato nulla con case editrici ma solo sulla piattaforma digitale di Smashwords e su quella di Lulu.

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    Anteprima del libro

    Puzzone e il sottomura - Gian Paolo Marcolongo

    Immagine1

    Puzzone e il sottomura

    Romanzo

    Gian Paolo Marcolongo

    Copyright © 2020-2021-2023 Gian Paolo Marcolongo

    Design di copertina © 2020-2021-2023 fotografia dell’autore

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per la pubblicazione e/o l’utilizzo della presente opera o di parte di essa, in un contesto che non sia la sola lettura privata, devono essere richiesti all'autore.

    NOTE DELL’AUTORE

    Il presente romanzo è opera di pura fantasia. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi e-mail, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale e involontario.

    ISBN

    Prologo

    La nuova Ferrara – 24 maggio 2019

    Trovata morta una donna nel sottomura della città.

    Una donna dell’apparente età di trent’anni è stata trovata morta nel tratto del sottomura che va da Via della Fornace a Via Frutteti all’altezza della rotonda di Via Turci. Si trovava in quel boschetto cresciuto rigoglioso senza intervento umano che costeggia il fossato di circonvallazione. Se non fosse stato per il fiuto di un meticcio curioso nessuno dei numerosi frequentatori della zona avrebbe mai visto il corpo occultato dalla folta vegetazione.

    La vittima era sprovvista di documenti d’identità e dalle prime risultanze non sembra che siano state denunciate scomparse di persone, almeno negli ultimi giorni. Indossava un vestito leggero di cotone, inadatto alla stagione. Da un primo esame non risultano tracce di violenza ma è presto per capire la dinamica della morte.

    Il signor Bruno, da poco residente in città, è solito al termine della giornata lavorativa portare il proprio cane a correre nel tratto tra la Prospettiva e San Giovanni, mentre lui cammina di buon passo.

    Ieri sera, poco prima delle sei, il suo cane si è diretto verso questo bosco cittadino e abbaiando ha richiamato l’attenzione del padrone, facendogli scoprire il cadavere. Ha chiamato polizia e 118 per informarli del ritrovamento.

    Sembra che il signor Bruno e il suo cane non sia la prima volta che si imbattano in un cadavere o siano coinvolti in casi polizieschi. Infatti è da verificare un riscontro trovato sulla sua partecipazione alla soluzione di un caso intricato di droga a Treviso. Potrebbe essere un’omonimia perché non si conosce di quale città è originario.

    Il signor Bruno avrebbe dichiarato agli inquirenti che Puzzone, un nome curioso per un cane, sia dotato di un fiuto straordinario e di una grande destrezza nella caccia ai topi, che in quella zona non mancano. Qualcuno ha fatto presente al signor Bruno che in quell’area sono di dimensioni notevoli. Però lui alzando le spalle pare che abbia affermato in modo categorico: «Non contano le dimensioni. Puzzone con un solo colpo li uccide». Veramente curiosa è questa caratteristica per un cane.

    Forse impegnato a rincorrere questi temibili intrusi si è imbattuto nel corpo della donna, permettendone il ritrovamento.

    Al momento le notizie sono frammentarie e tutte da verificare.

    Capitolo 1

    I riflettori dei media locali si erano spenti su Walter, mentre l’operazione ‘Arto artificiale’ andava verso la conclusione dell’inchiesta con il rinvio a giudizio di un bel po’ di persone. Aveva fatto un bel botto per i personaggi coinvolti nel giro di droga e di sadomaso. Erano tutti personalità in vista nel panorama cittadino a Treviso, suscitando incredulità e stupore. Però dopo la curiosità iniziale gli articoli si erano rarefatti fino a diventare dei trafiletti o minuscoli corsivi che nel mese di agosto riportarono la partecipazione di Walter a un’altra operazione di polizia nel centro Italia. Erano piccoli accenni al suo ruolo che aveva permesso di venire a capo di un caso che si era tinto di giallo per come si era sviluppato. Tuttavia erano apparsi quasi sotto traccia senza lasciare tangibili effetti.

    A Walter non dispiacque essere ritornato una persona anonima. Il clamore mediatico in un certo senso l’aveva infastidito, disturbandolo sul posto di lavoro per la curiosità morbosa sviluppata, perché tutti chiedevano e volevano conoscere i dettagli dell’operazione. Al ritorno dalle ferie si erano dimenticati di lui, per fortuna. Le vacanze non erano state rilassanti, perché sembrava un malocchio, quando si era ritrovato coinvolto nel nuovo caso. La buona sorte l’aveva aiutato perché era molto distante da Treviso e di conseguenza il suo nome non era stato accostato col precedente episodio.

    Aveva passato il mese di agosto al lavoro, a parte una settimana, quella di ferragosto, nella quale l’azienda aveva chiuso i battenti mettendo i dipendenti in ferie.

    A primi di settembre il gran capo della GDM, l’azienda per la quale lavora, lo convocò proponendogli di assumere la gestione della filiale di Ferrara, che sarebbe diventata operativa a ottobre.

    La proposta lasciò Walter senza parole e idee. Chiese qualche giorno di tempo per riflettere anche se avrebbe voluto rispondere subito in modo positivo. Doveva parlare con Sofia per valutare i pro e contro, discutere e confrontarsi con lei. Era una vita che stavano insieme e nonostante non fossero sposati era come se lo fossero. Erano liberi di muoversi come volevano senza apparenti vincoli ma tutte le decisioni, anche le più insignificanti, venivano prese di comune accordo. Questa scelta aveva reso la loro unione solida e, quando litigavano come succede in tutte le coppie, trovavano il modo di analizzare con pacatezza i motivi dei dissapori e riconoscere con lealtà i propri errori.

    Walter, tornando a casa, rifletté sulla proposta. Era di fronte a un bivio: rinuncia alla promozione e incarico oppure accettare la proposta. Convenne che entrambe le scelte non sarebbero state indolori. Era per lui un dilemma da sciogliere attraverso un serrato confronto con Sofia.

    Rinunciare alla proposta avrebbe voluto dire addio a prospettive di carriera e a un bel mucchietto di soldi. Tuttavia accettare il nuovo incarico lo poneva di fronte a un bivio: fare il pendolare oppure trasferirsi tutti a Ferrara. Nessuna delle due soluzioni sarebbe stata priva di risvolti negativi. Fare il pendolare significava una vita di rinunce per entrambi e lo stare separati avrebbe avuto riflessi dannosi sulla loro relazione. Nemmeno il trasloco era privo di insidie, perché avrebbe significato ricominciare da zero con amicizie e conoscenze in un contesto nuovo da esplorare. A questo cambio di città si aggiungeva l’ulteriore problema: Sofia doveva rinunciare al lavoro, trasformandosi in casalinga. Una prospettiva chiaramente non accettabile da parte di lei.

    Quando Walter espose la proposta, il viso di Sofia si rabbuiò al pensiero di restare sola. Però anche l’idea di trasferirsi non le piaceva per nulla.

    Come Walter aveva supposto, la discussione fu serrata. Alla fine dispiaceva a entrambi rinunciare a un’occasione professionale che forse non si sarebbe più ripresentata, ma anche il trasloco a Ferrara non era privo di controindicazioni. Al termine trovarono una soluzione intermedia, un compromesso. Walter accettava il nuovo incarico e si trasferiva in modo non definitivo a Ferrara, mentre Sofia sarebbe rimasta a Treviso. Il periodo di pendolarismo sarebbe stato provvisorio, un paio di mesi al massimo. Nel frattempo Walter avrebbe esplorato la possibilità di trovare un lavoro per Sofia. Al termine di questo periodo di prova avrebbero preso la decisione definitiva sul loro futuro.

    Sofia lavorava nel più grande studio di commercialisti di Treviso e occupava il ruolo di responsabile della segreteria che guidava con mano ferma. Lo stipendio era eccellente e godeva della stima del capo. Questo le dava una grande sicurezza economica perché nel caso di rottura con Walter poteva rimanere autonoma e indipendente. Tolte le spese mensili comuni e personali aveva potuto accantonare una piccola cifra che nel corso degli anni era lievitata, formando un discreto gruzzoletto.

    Il pensiero che Walter fosse a Ferrara e lei a Treviso non le piaceva molto ma la disturbava l’idea di trasformarsi in casalinga. Quindi poco prima di Natale ne parlò col capo chiedendo il suo aiuto per trovare un impiego analogo a Ferrara. Mentre lei si attivava a Treviso, Walter aveva contattato con esito positivo un paio di studi, disponibili alla sua assunzione. Lo stipendio e la posizione proposta sarebbe stata inferiore all’attuale, ma considerato il ruolo e l’importanza dello studio di Treviso l’avrebbero assunta senza troppe formalità.

    Quando ci fu la certezza del nuovo posto di lavoro, Walter si dedicò a cercare casa coinvolgendo Sofia nelle ricerche. Acquistarono una casa singola con un bel po’ di verde privato intorno, poco distante dalle mura cittadine. In dieci minuti si era in centro. Non era nuova ma la zona era tranquilla. Bastarono pochi ritocchi per renderla abitabile da subito. Abituati all’appartamento di Treviso, un bilocale con terrazzo, la nuova casa sembrò a entrambi sproporzionata alle loro necessità ma il prezzo decisamente buono li convinse ad acquistarla.

    Ad aprile avvenne il trasloco.

    Capitolo 2

    Puzzone a ottobre vide il capobranco sparire per molti giorni, capendo che qualcosa era cambiato e pure in peggio, perché i fine settimana non erano più quelli di prima. I viaggi in una città che non assomigliava per nulla a Treviso lo misero in confusione. Percepì di essere relegato a un ruolo di comparsa. Il colpo di grazia arrivò con gli scatoloni, che venivano riempiti, mentre la casa si andava svuotando. Una mattina nebbiosa un gruppo di persone mai viste cominciarono a portare via scatoloni e quello che stava nelle stanze. Lo confinarono nel terrazzo, finché il capobranco non lo caricò sull’Audi per scaricarlo un paio d’ore più tardi davanti a un cancello.

    Mentre Puzzone si guardava intorno smarrito, un furioso concerto di latrati gli diede il benvenuto. Non era una bella accoglienza quell’abbaiare sguaiato ma Puzzone diede una scrollata stiracchiandosi e infilò il cancello. Il prato era malmesso, nel senso che l’erba era alta senza un alberello sotto il quale schiacciare un pisolino o da usare per fare la pipì. Tuttavia era ampio per muoversi e correre. Di certo era meglio del vecchio terrazzo. Mentre stava esplorando il nuovo posto vide le stesse figure che qualche ora prima avevano portato via scatoloni e arredi. Adesso stavano compiendo l’operazione inversa. Avrebbe voluto esplorare la casa ma il capobranco era stato irremovibile vietando l’ingresso. Si rassegnò a selezionare i vari odori nel prato.

    Il primo era quello inconfondibile dei topi, diverso da quello percepito nelle corse lungo i canali di Treviso, meno pungente ma ugualmente caratteristico. Si dedicò a cercare le loro tane senza successo. Poi quello acre e maleodorante dei felini. Maledetti puzzoni pensò Puzzone ricordando di averne visti al suo arrivo. Non ci aveva fatto caso, impegnato a capire dove fosse arrivato ma non gli erano apparsi felici della sua presenza. Se disponibili a fare amicizia, sarò ben lieto ma se mi fanno la guerra peggio per loro si disse, mentre si rotolava nell’erba bagnata dalla nebbia.

    Puzzone si sentì trascurato, perché a parte la ciotola con le crocchette e l’acqua fresca non lo degnavano di uno sguardo. Sembrò di essere diventato trasparente. Il capobranco e la sua compagna parevano essere stati colti da una frenesia strana. Li sentiva urlare e facevano un frastuono incredibile. Dopo una settimana allucinante Puzzone li vide più tranquilli, mentre la situazione si andava normalizzando. Alla fine poté entrare in casa aspirando il buon profumo di pittura fresca. Un paio di giorni dopo arrivò un uomo con uno strano attrezzo che produceva un rumore fastidioso. Trasformò il prato incolto in un soffice tappetto verde dal profumo buonissimo. Fece dei buchi dove infilò degli alberi talmente gracili che facevano pena. In un angolo fu posizionato una struttura in legno per ospitarlo. Una sistemazione confortevole, pensò soddisfatto.

    Sistemata la parte logistica Puzzone doveva insegnare a quei zotici di vicini chi era e farsi rispettare. Dapprima fece capire ai topolini, anche graziosi nelle loro dimensioni, che era prudente girare al largo dal suo giardino. Chi non l’avrebbe compreso terminava la sua vita terrena. Quella folta colonia di felini, abituati a sonnecchiare nel suo regno venne convinta che era meglio cercarsi un altro posto per fare il pisolino. Qualcuno provò a fare il gradasso, convinto che fosse come gli altri stupidi cani, ma batté rapidamente in ritirata se voleva evitare guai. Altri, più intelligenti, superata la diffidenza iniziale, strinsero amicizia con Puzzone, ottenendo il permesso di entrare nel suo regno. Puzzone pose un’unica condizione di non disturbare merli, cince, pettirossi e altri piccoli volatili, che potevano banchettare nel prato a loro piacimento.

    Dopo un mese trovò confortevole la sistemazione, anche se restava tutto il giorno da solo. Il

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