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Amanda e il bosco degli elfi
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E-book251 pagine3 ore

Amanda e il bosco degli elfi

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Info su questo ebook

Pietro Boschetti è andato in pensione col cruccio di conoscere la sorte di Elisa la madre della loro figlia Amanda. Non l’ha mai dimenticata. Passa le sue giornate tra la casa di Belluno e la baita sulle pendici del Monte Antelao. È metà settembre, quando colto dalla nostalgia di Amanda, nata trent’anni prima, di rivederla prima di morire. Lei l’ha lasciato cinque prima sparendo nel nulla. Questa nostalgia di riabbracciare la figlia gli ricorda l’emozione provata quando salendo alla baita l’ha trovata. Nasce un lungo flashback che gli fa rivivere la sua vita con Amanda da momento del ritrovamente fino a quando se ne è andata di casa.
Pietro si sente debole per l’età ma decide lo stesso di fare una passeggiata nel bosco. Questo è un bosco fatato che ospita gli elfi e gli parla o lo protegge dai pericoli. Durante la passeggiata lo avverte di un pericolo imminente. Ripresa la via del ritorno cade in modo rovinoso. Sarebbe perduto se qualcuno non l’avesse riportato alla baita. Qui scopre che una donna di nome Arianna lo sta curando. Ma chi è Arianna? La zia di Amanda, gli confessa. Per Pietro le giornate che seguono sono convulse tra sogni e incubi. Che fine ha fatto Amanda da quando ha lasciato la casa paterno? Seguendo il richiamo delle sua natura elfica, sua madre Elisa è un elfo che ha scelto per amore di Pietro l’aspetto umano, si vuol congiungere con il suo popolo nel bosco che circonda la baita. Però la cacciano e torna nel mondo degli umani, lavorando e andando in vacanza con le amiche come una normale ragazza. Durante la vacanza londinese Amanda percepisce che il padre è in difficoltà e la sua omonima ha il compito di condurla nel bosco degli elfi. Mentre Amanda è in viaggio per raggiungere il bosco, Pietro deve salvare Alessandra nel Tanzerloch, un antro popolato da streghe e Satana. Finito positivamente il salvataggio dopo molte peripezie, Pietro siede al tavolo del consesso delle A, le ragazze elfo che hanno come tratti distintivi il nome iniziante per A e i capelli rossi. Pietro alla fine conosce chi sia Elisa in realtà e la storia fantastica di questo gruppo di ragazze. Pietro ed Elisa possono ricongiungersi per trascorrere gli ultimi anni della loro esistenza umana. Tuttavia nemmeno la morte li può separare, perché staranno insieme anche dopo.

LinguaItaliano
Data di uscita15 mar 2020
ISBN9781370029990
Amanda e il bosco degli elfi
Autore

Gian Paolo Marcolongo

Un giovane vecchio con la passione di scrivere. Amante delle letture cerca di trasmettere le proprie sensazioni con le parole. Laureato in Ingegneria. In pensione da qualche anno, ha riscoperto, dopo gli anni della gioventù, il gusto di scrivere poesie e racconti.Non ha pubblicato nulla con case editrici ma solo sulla piattaforma digitale di Smashwords e su quella di Lulu.

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    Anteprima del libro

    Amanda e il bosco degli elfi - Gian Paolo Marcolongo

    Nota dell’autore

    La storia di questo romanzo è autonoma e non rappresenta un seguito di un altro testo.

    Il lettore ogni tanto si imbatterà in riferimenti che forse non comprenderà appieno, perché sono relativi a un altro mio romanzo La kitsune, dove sono presenti alcuni personaggi che compaiono anche in questo testo.

    Se anche non l’avete letto, non ci sarà nessun problema di comprensione della storia.

    1.

    Pietro era salito alla baita a maggio, quando l’estate pareva iniziare, come faceva tutti gli anni dopoché era andato in pensione. Sarebbe rimasto lì finché le prime nevi non avrebbero reso difficoltoso scendere in paese. Non aveva più la capacità di adattamento di prima e qualunque attività fisica diventava faticosa.

    Gli elfi del bosco come sempre lo avevano accolto felici. Lo aveva percepito all’imbocco dello sterrato, dove ricambiò il loro caloroso benvenuto, abbracciandoli.

    Si sentiva a casa come nel 2009, quando era salito per la prima volta con Marco ed Elisa. Gli trasmetteva un senso di pace e serenità che non aveva mai capito da dove provenisse.

    Era settembre e tra non molto avrebbe fatto ritorno a Belluno. Cominciava a far freddo soprattutto di notte e forse poteva cadere la prima neve precoce. Mentre Pietro fissava il fuoco che scoppiettava nel camino, la mente era ritornata indietro nel tempo, al 14 luglio 2010, quando aveva trovato nella baita Amanda, sua figlia. Il fiume dei ricordi si addensò nella mente in modo caotico scomparendo e riaffiorando come un corso d'acqua carsico.

    Sua figlia era cresciuta forte e robusta col carattere indipendente di Elisa. Era stato un padre pieno di premure senza mai eccedere. Nessuna donna le aveva fatto da madre, perché non si era mai sposato, nemmeno dopo la scomparsa di Elisa. Questo aveva avuto il suo peso nella formazione della personalità di Amanda. Lei non aveva mai accennato al motivo dell’assenza della madre o domandato chi era. Pareva che avessero stabilito un tacito accordo su questo punto. Erano molto legati e senza segreti tra loro a eccezione degli affari di cuore.

    Amanda era diventata una giovane donna affascinante. Aveva venticinque anni e di sicuro qualcuno l’avrebbe attratta, sottraendola al suo affetto. Sapeva di non avere armi per tenerla vicina. Avrebbe preso il volo per affrontare da sola le esperienze della sua vita.

    Un giorno l’aveva salutato: «Vado via. Non so se tornerò» e sparì dalla sua vita.

    Era rimasto basito, nonostante si fosse aspettato di ascoltare quella frase: aveva sperato di non udirla mai.

    Non rispose nient’altro: «Questa è la tua casa. Quando vuoi la porta è sempre aperta. Buona fortuna». E girò la testa per non vederla andare via. Rimasto solo nella casa di Belluno, invecchiò solitario.

    Non seppe più nulla. Si era volatilizzata come Elisa. Di una cosa era certo: madre e figlia si erano parlate più volte e tenute in contatto. Da quale indizio nascesse questa certezza non lo sapeva ma in cuor suo era consapevole che corrispondeva a verità. Era sicuro che avevano continuato a scambiarsi sensazioni e confidenze. Lui ne era stato escluso. Il motivo non l’aveva mai capito.

    Però è inutile pensarci. Forse un giorno lo scoprirò. O forse saranno loro a spiegarmelo.

    Dinnanzi al camino Pietro osservava l’ultimo ciocco che sfrigolava mentre si spezzava in tanti tizzoni ardenti. Con un bastone li rimescolò, mentre la punta prendeva fuoco per spegnersi subito. Anneriva sempre di più. Tra non molto anche questo sarebbe finito tra le fiamme sostituito da uno nuovo che avrebbe svolto il medesimo compito.

    Fuori il tempo era mutevole come può esserlo in settembre in montagna. Sole e nuvole, pioggia e caldo si mescolavano alternandosi senza soste. Era una specie di caleidoscopio della natura che si muoveva in un vorticoso ruotare intermittente.

    Cercò di comprendere perché erano tornati a galla i pensieri su Amanda ed Elisa, che era sparita da molti anni. Forse lo sapeva ma non voleva ammetterlo: aveva sempre sperato che un giorno avrebbe visto entrare dalla porta la figura di Elisa e sentito la voce. Questa era la speranza, l’ultimo dono prima di morire.

    Al pensiero di Elisa associò Amanda. Aveva i capelli rossi, di un rosso meno acceso rispetto alla madre, il viso pieno di efelidi che spiccavano sulla carnagione bianca. Gli occhi erano diversi, perché variavano come il cielo di settembre: sfumature dal grigio azzurro a grigio verde. Però erano belli a vedersi.

    Ripensando al viso della figlia una lacrima scivolò silenziosa sulla guancia, perché gli aveva lasciato un vuoto nella sua vita. Si sentiva vecchio e il pensiero di andarsene senza il conforto di nessuna persona cara gli metteva tristezza e malinconia.

    Si domandò dove avesse sbagliato con Amanda, benché non gli pareva avere commesso errori.

    2.

    Pietro ha appena letto il biglietto e osserva questo piccolo essere che gli ricorda le sembianze di una bambola mentre in realtà respira, si muove e lo guarda curiosa.

    Un piccolo ciuffo impertinente di capelli appena accennati sul rosso, due guance come certe pesche che stanno maturando al sole di luglio sono le forme che nota fissandola.

    Passato il primo momento di stupore si chiede come agire. Amanda ha smesso di piangere, un pianto più di solitudine che di fame, e lo scruta con due occhi grandi e mobili di un grigioverde brillante, percependo la figura di Pietro come una presenza amica.

    «Mio Dio!» esclama risvegliandosi dallo stupore di questa realtà inaspettata. «Ora che faccio?»

    È in preda al panico, perché non conosce nulla delle esigenze di un neonato, perché sono tematiche distanti anni luce dai suoi pensieri, ammesso che le abbia ipotizzate.

    Amanda continua a guardarlo fiduciosa come se dicesse: «Non aver paura. Aspetto con pazienza che tu faccia qualcosa».

    Però è Pietro che continua a osservarla smarrito, incapace di formulare un qualsiasi piano che la contempli.

    Cosa mangia una neonata? si chiede come se il sesso avesse un influsso sull’alimentazione.

    Latte od omogeneizzati? e si sforza di ricordare qualche spot pubblicitario ma è consapevole di aver guardato in modo distratto la televisione.

    Eppure la TV è piena di prodotti indirizzati verso i bambini si dice rammaricato per la sua ignoranza.

    «Ma… io non sono una donna, che ha il seno per allattarlo!» esclama stupito come se avesse scoperto in quell’istante questa mancanza in lui. «Quelli che ricordo corrono e sgambettano che è un piacere ma questa è piccola e se ne sta buona ad aspettare che faccia la mia parte. Ma quale?»

    Sorride per mostrare le sue qualità di genitore premuroso. Però mente, confidando che non se ne accorga.

    «Amanda» sussurra più per fare coraggio a se stesso che alla neonata. «Non ti preoccupare troveremo una soluzione. Quale? Ci penserò dopo. Adesso stai tranquilla e lasciami riflettere».

    La fissa, ricapitolando la situazione alla ricerca della scelta più appropriata.

    Con me non ho nulla che… Ma di quali necessità ha bisogno? Non ho mai avuto una figlia né partecipato a discussioni che avevano come oggetto un neonato… Scusa, Amanda! Una neonata. Faccio un salto in paese e… La lascio qui oppure metto la cesta sul fuoristrada e ci andiamo tutti e due?

    È concentrato su questi pensieri, quando Amanda scoppia in un pianto irrefrenabile. Non è quello di prima: più stridulo. Sembra chiedere aiuto.

    «Che c’è pupa? Hai fame? O… diamine forse devi… Mio Dio! E adesso?»

    Si guarda intorno, disperato, alla ricerca di qualcosa che non è in grado di quantificare.

    Il panico si impadronisce di Pietro che comincia a muoversi agitato per la stanza.

    «Ma porca miseria!» esclama stizzito. «Cosa serve per accudire una neonata?»

    Con la cesta si dirige verso il fuoristrada. È inutile piangersi addosso. Vado in paese e troverò una farmacia aperta. Di solito ci sono farmaciste femmine che mi diranno cosa serve per una neonata! Certo che mi guarderanno male ipotizzando che possa essere un kidnapper! borbotta tra sé e sé.

    La preoccupazione di essere scambiato per un sequestratore di neonati affiora nella sua mente, gettandolo nel panico.

    «E se mi chiedono della madre cosa dico? Che era una elfa svanita nel nulla? Beh!… Forse è meglio dire che è fuggita e non so dove si trovi, lasciandomi nella… Vabbé, ci siamo capiti! Vero, Amanda?»

    Con infinita pazienza e delicatezza percorre lo sterrato che lo conduce a San Vito di Cadore.

    3.

    Pietro ignora dove sia una farmacia ma vede un gruppo di donne che avanzano con le borse della spesa. Si accosta per chiedere informazioni.

    «Una farmacia? Quella del Dr. Incerti?» risponde una ponendo un quesito anziché dargli una risposta.

    «Perché quante farmacie ci sono in paese?» domanda stupito Pietro.

    «Due».

    «Allora la più vicina. Ho una certa urgenza».

    «Poteva dirlo subito» replica infastidita.

    «Se lascia il macchinone qua, con venti passi la raggiunge. Vede il negozio di frutta e verdura…».

    Pietro allunga il collo ma non scorge nulla.

    «Quale, signora?» domanda tentando di tenere il tono della voce il più dolce possibile.

    «Deve scendere se vuole vederlo. Comunque girato l’angolo dopo il fruttivendolo Bepi vede l’insegna della farmacia» prosegue imperterrita.

    «Mi perdoni la domanda. Non è possibile arrivarci con la macchina?»

    La donna riprende a camminare con le altre senza degnarlo di una risposta, lasciandolo di sasso. Incerto si domanda se deve ascoltarla oppure proseguire in macchina.

    «Mica posso portarmi una cesta di vimini con dentro un neonato… Scusami, Amanda, ma non sono ancora abituato all’idea che tu sia una femmina».

    Riavvia il fuoristrada, dirigendosi verso Bepi. In farmacia troverà di certo pappette, attrezzi e altre minutaglie utili per la gestione di una neonata. La lascio nella cesta mentre entro in farmacia? sospira mentre percorre la strada. Non è quel che si dice comoda per portarla in giro. Stanotte dorme lì? Mi pare di ricordare che ci sono negozi specializzati per neonati. Come si chiama? Pre…? Premaman… Si chiama così? Ma chi se ne importa del nome.

    Riflette che a Cortina ha molta più scelta per i negozi da neonati. Passiamo prima dal Dr. Knapp. Ha detto questo nome? Chi se ne frega, basta che sia una farmacia! pensa mentre intravvede il fruttivendolo. Gira l’angolo e vede una bella insegna con una croce verde che lampeggia a intermittenza.

    4.

    «Amanda» esclama Pietro contento. «Oggi siamo nati con la camicia. Tu perché hai trovato me e io un bel parcheggio davanti l’ingresso».

    Preso il cesto Pietro entra in modo trionfale sotto gli occhi increduli di clienti e personale in camice bianco. Si sistema pazientemente in fondo alla coda in attesa del suo turno.

    «Amanda, pazienta un pochino… Abbiamo qualcuno che ci precede» bisbiglia sorridente guardando il cesto.

    Una donna, incuriosita da quei bisbigli, sbircia nel cesto ed esclama: «Ma che bela fia! È ‘na pupa! Onde è soa mare?»

    Tutta la fila si volta verso di lui che impassibile tiene ben stretto il cesto. Pietro in silenzio manda al diavolo quell’impicciona, che continua a guardare e toccare Amanda.

    Stai a vedere che adesso si mette a strillare! Così la frittata è completa.

    La fila si muove lenta mentre lui comincia a spazientirsi, perché la donna prosegue a parlare e a fare domande alle quali risponde con monosillabi a casaccio.

    Che te ne frega! urla in silenzio per sfogare tutta la sua rabbia. Ma bada ai tuoi interessi!

    Arriva il suo turno. Porca miseria! Anche un farmacista uomo mi deve capitare! È il suo pensiero immediato. Impacciato farfuglia qualcosa, chiede informazioni.

    «Ma quanti mesi ha la neonata?» chiede paziente il farmacista.

    Pietro entra nel panico. Cosa gli rispondo? Che non lo so? Provo a sparare una cifra. Perché fa differenza? Deve mangiare e cambiarsi e basta.

    Finge di fare un po’ di conti e poi dice sicuro senza tentennamenti: «Settanta giorni esatti oggi!»

    Il farmacista lo osserva, poi guarda Amanda, torna a posare lo sguardo su Pietro per nulla convinto.

    «Ha fatto i conti giusti? Mi sembra troppo sviluppata per avere poco più di due mesi… Pensando a mia figlia, direi che ne ha almeno il doppio».

    Lui cerca di mantenere la calma senza tradire l’intima ansia che sta salendo senza freni dentro di lui. Non desidera intavolare una discussione sull’argomento. Vorrebbe andarsene subito ma qualcosa deve dire.

    «Beh! forse ho sbagliato il conto… Credo che abbia ragione… Sì, che sbadato! Il tempo vola. Avrà all’incirca quattro mesi e mezzo».

    Il farmacista non è convinto. Lo guarda storto con sospetto e gli pone la domanda che non voleva sentire pronunciare.

    «Ma lei è il padre? E la madre non c’è?»

    «Sì, sono il padre. Lei è Amanda. La madre? Certo che esiste! Ci mancherebbe altro! È a letto con la febbre» s’inventa pronto senza indecisioni.

    Il farmacista si allontana, confabula con una donna con simbolo dell’ordine dei farmacisti appuntato sul bavero. Lo guardano, lo esaminano con attenzione, poi scuotono il capo, mentre l’uomo torna al banco con un discreto numero di scatole tra le braccia.

    «Ecco quello che ha chiesto. Sono 120 euro. È… uhm! è sicuro di sapere preparare la poppata per sua figlia?»

    Pietro lo guarda infastidito e sibilla un secco: «Sì». Poi si avvia verso l’uscita tra gli sguardi curiosi delle donne. Sul marciapiede vede un vigile che mette il foglietto della contravvenzione sotto il tergicristallo.

    «Amanda» sussurra dolce. «Mi sono sbagliato! La giornata non è fortunata per me!»

    Si interroga se rincorrere il vigile e conciliare la multa oppure pensarci domani.

    «Al diavolo i vigili! Ecco perché la donna mi aveva consigliato di andarci a piedi! Ci penserò domani. Ora corriamo a Cortina alla ricerca del negozio Prebebé!» borbotta Pietro guardando con amore quella figlia piovuta dal cielo.

    Caricato cesto e borsa della farmacia sul fuoristrada si mette in moto verso Cortina.

    5.

    Sono preso da Amanda totalmente. Ormai capisco ogni sfumatura di pianto o dell’espressione. Quando è stizzoso, lo so: vuole le coccole. Ma non sempre sono in vena di farle. Quando è rabbioso, devo subito controllarla: di sicuro ha dolore da qualche parte. Se sorride dolce con quella bocca senza denti, capisco che è contenta di vedermi. Se stringe le labbra e corruga la fronte, mi sta rimproverando per qualche mancanza. Quale sarà? Non è detto di sapere. Però è un vero incanto. Non mi stanco di osservarla, di analizzare ogni gesto, ogni sorriso.

    Pietro trascorre l’estate tra la casa di Belluno e la baita sulle pendici dell’Antelao. Ha trovato una donna che si occupa di Amanda quando è al lavoro. Non ha chiesto perché un single abbia una neonata in casa. Però è certo che qualche domanda se la sia posta sulla madre che non compare.

    Pietro rimanda di giorno in giorno la denuncia della figlia all’anagrafe e tutte le incombenze burocratiche relative.

    "Se mi chiedono dove è nata, a che ora e quando, non posso rispondere ‘Non lo so’. Susciterebbe un vespaio di domande. Però non posso nemmeno inventarmi tutto! Se Elisa avesse appuntato qualcosa in merito, ora non sarei in difficoltà. Quel biglietto, che conservo con cura, era molto laconico. Se mi chiedono chi sia la madre, ne conosco solo il nome: Elisa. Mi pare troppo poco. Il passo lo devo fare! Devo trovare la forza per farlo".

    Guarda il calendario che indica 15 settembre. E sospira. Ha imparato da subito a pesarla e misurarla con regolarità segnando in un quaderno a quadretti i vari progressi. In questi due mesi Amanda è cresciuta in altezza e in peso secondo quelle progressioni segnalate nei siti specializzati per neonati. Gli sembra però che abbia più dei sei mesi che secondo un calcolo a spanne dovrebbe avere.

    Ieri l’ho pesata e misurata. È lunga sessantacinque centimetri e pesa sei chili. Secondo certe tabelle dovrebbe avere almeno sette mesi. Però non conosco i dati di partenza. Quindi non so se è sottopeso oppure no. Beh! fingiamo che pesasse tre chilogrammi e quattro etti e fosse lunga i canonici quarantanove centimetri. Dovrebbe avere già sette mesi ed essere nata all’incirca a metà febbraio. Un acquario in sostanza. Ma se fosse nata il mese dopo sarebbe un pesci. Ma ha importanza questo? si domanda sbigottito, perso in un mare di dati non certi.

    Immerso in questi ragionamenti, sente la voce di Amanda che suona allegra come se stesse parlando con qualcuno. Scuote il capo perché sta solo fantasticando. Torna a leggere il giornale, ma

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